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La fine di Zelensky?

di Daniele Perra - 21/10/2025

La fine di Zelensky?

Fonte: Daniele Perra

Serve a poco inviare missili all'Ucraina per colpire il territorio russo in profondità se Kiev non ha uomini per combattere al fronte. È assai preferibile, per Washington ovviamente, continuare a fornire aiuti militari all'Ucraina, via Europa, per fare in modo che la guerra continui ad intensità medio/bassa e la stessa Europa (insieme alla Russia) si dissangui economicamente. Onestamente, credo poco agli scontri verbali Trump/Zelensky (o almeno fino ad un certo punto), per il semplice fatto che quando il secondo venne eletto, l'ambasciata USA a Kiev gli dettò letteralmente quella che sarebbe dovuta essere la sua politica estera (e stiamo parlando del primo mandato di Trump). Certo si può obiettare che il ruolo di presidente negli USA è più simile a quello di un autista di autobus; non decide la rotta, guida solamente da un punto A ad un punto B. Cosa che non è errata, se consideriamo che gli Stati Uniti hanno molto della dittatura oligarchica ed assai poco della tanto decantata democrazia. Ancora oggi, fanno piuttosto ridere quelli che parlano di democrazia in pericolo negli USA. Un modello che gli stessi padri fondatori USA avevano in spregio.
Tuttavia, se si tiene per buona l'idea dell'autista di autobus crolla automaticamente il "mito" dello scontro presidenziale con lo "stato profondo" che esiste solo fino ad un certo punto e, nello specifico, è semplicemente una lotta intestina tra correnti diverse presenti nella stessa amministrazione: neocon contro neorealisti.
I secondi sono del tutto disponibili a trovare una soluzione al conflitto ucraino perché (1), come affermerebbe un John Mearsheimer, non c'è alcuna possibilità che l'Ucraina da sola riconquisti i territori perduti e che (2) tale "riconquista" equivarrebbe ad una pulizia etnica degli stessi dalla popolazione russofona (ciò che si è cercato di fare già nel 2014-15).
A meno che la NATO non decida di intervenire direttamente. Qui bisogna valutare il come e quando. Tendenzialmente, ho sempre pensato che se la Russia dovesse avanzare verso Odessa, la NATO sarebbe costretta ad intervenire. Lo dissi anche durante un'intervista alla televisione di Stato iraniana, qualche settimana prima che questa venisse vigliaccamente bombardata da Israele.
Sul come, è probabile che la NATO scelga di accerchiare e attaccare Kaliningrad, pensando di poterla usare come pedina di scambio e sperando in una risposta russa moderata. È un gioco ovviamente rischioso e l'intera Europa potrebbe divenire oggetto di rappresaglia russa alla quale non è minimamente preparata.
Trovo piuttosto curioso, tra l'altro, il fatto che spesso si parli di NATO come di un qualcosa in cui gli USA hanno un ruolo limitato o paritario rispetto agli altri membri (almeno i più importanti). In realtà, comandano loro. E l'ha ben dimostrato il recente vertice in cui Pete Hegseth (personaggio a mio modo di vedere impresentabile) imboccava Mark Rutte (altro personaggio di uno squallore senza precedenti). Dunque, bisogna valutare quale futuro abbiano scelto gli USA per l'Europa: una distruzione solo economica o totale. Se ci aspetta in grande (sul piano continentale) il futuro che noi abbiamo destinato alla Grecia (soluzione preferibile?), oppure una guerra che, nei suoi esiti, potrebbe essere peggiore del secondo conflitto mondiale.
In questo senso le speranze per l'Europa sono due: sconfitta strategica della NATO in Ucraina (senza all'argomento del conflitto) come preludio al suo smantellamento; aumento dell', intensità della guerra civile statunitense (oggi ancora basso) attraverso la destabilizzazione del suo confine col Messico (Iran e Venezuela, ed anche Cina, dovrebbero lavorare in questo senso).
La Russia, dal canto suo, continua a muoversi in modo assai pragmatico mantenendo un canale di comunicazione con Washington anche per limitare il crescente ruolo cinese e la dipendenza da Pechino al suo interno. Mosca non può comunque fare a meno della Cina ed il sogno USA di separare le due potenze eurasiatiche rimarrà un sogno ancora a lungo (almeno fino a quando queste saranno le rispettive leadership).
Su Zelensky, infine, bisogna riconoscere che qualsiasi accordo di compromesso con la Russia sarebbe la fine della sua carriera politica, se non della sua fine in tutti i sensi. È strano il fatto che Trump, da affarista, non gli abbia offerto una via d'uscita economica ed un esilio dorato (a Londra?). Ma forse è ancora utile allo scopo.