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Le democrazie liberali rischiano di trasformarsi in oligarchie autoritarie

di Elena Basile - 21/10/2025

Le democrazie liberali rischiano di trasformarsi in oligarchie autoritarie

Fonte: Krisis

Nel suo ultimo libro «Approdo per noi naufraghi», Elena Basile analizza il declino delle società occidentali. Dalla dissoluzione dell’umanesimo alla scomparsa della sinistra, dall’ascesa dei potentati finanziari al conformismo mediatico, l’ambasciatrice denuncia un sistema che ha smarrito la dimensione collettiva e il senso di giustizia e solidarietà. Mai come oggi, denuncia, «prevalgono la giungla e la competizione in un individualismo sfrenato».

L’attualità della politica internazionale rimanda alle distopie descritte da autori come George Orwell oppure Aldous Huxley. Ma è la lettura di Se questo è un uomo di Primo Levi a ricordarci l’immutabile Dna umano che la vita nel lager ha evidenziato: l’istinto di sopravvivenza piega l’uomo. Rivalità con i pari e genuflessione al superiore sono le caratteristiche del microcosmo del lager.

In una società che ha perso l’anima, nella quale il senso di comunità è scomparso, trionfano la competizione, l’individualismo sfrenato, la sopraffazione del debole e l’allineamento feroce al potere. Non siamo nell’universo semplificato del lager forse, ma per molti aspetti la sua essenza spirituale vive nelle oligarchie illiberali attuali.

La corruzione ha plasmato la politica come le istituzioni culturali, l’accademia e lo spazio mediatico. Le democrazie liberali del secondo Dopoguerra si sono trasformate in oligarchie che tendono all’autoritarismo. Come nel lager descritto da Primo Levi, in una struttura piramidale, di assoluto conformismo e allineamento al potere, ciascun gruppo sociale cerca di sopraffare quello appena inferiore e si identica con l’altro appena superiore.

Osservare la realtà politica, italiana, europea, occidentale conferma le lucide visioni del grande scrittore umanista ebreo. Nell’indifferenza dell’opinione pubblica, la corruzione delle classi dominanti appare ormai senza camuffamenti. Il prevalere della forza contro il diritto è all’ordine del giorno come la retorica razzista, contro l’Islam e il terrorismo, contro il nemico russo, contro il diverso, che non è più l’ebreo oppure l’omosessuale ma colui che non si allinea alle logiche belliciste, filoatlantiche e filoisraeliane, suprematiste bianche.

La venezuelana María Corina Machado, premio Nobel per la pace 2025, il 5 ottobre 2023. Wikimedia Commons. Licenza CC0 1.0.La venezuelana María Corina Machado, premio Nobel per la pace 2025, il 5 ottobre 2023. Wikimedia Commons. Licenza CC0 1.0.

Due recenti eventi appaiono emblematici della degenerazione del discorso politico in Occidente. Emblematico il discorso di Donald Trump a Tel Aviv, che haaffermato pubblicamente di essere pressato dalla miliardaria Miriam Adelson, l’ebrea americana vedova di Sheldon Adelson, che irrompe nello Studio ovale per chiedere politiche filoisraeliane. Ma è significativo anche il Nobel per la Pace assegnatoaMaria Corinne Machado. Militante della destra radicale, filoisraeliana e finanziata dalla Ned (National Endowment for Democracy, ndr), chiede pubblicamente l’intervento degli Stati Uniti per spodestare il governo del suo Paese.

La sfida delle manifestazioni pro Gaza

La dimensione collettiva è stata cancellata. Prevalgono la giungla e la competizione in un individualismo sfrenato. Le nostre Ss, invisibili nel lager come nelle società occidentali, sono i potentati economici, le lobby della finanza che coincidono con quelle delle armi e di Israele. Non è antisemitismo denunciarlo. Come tutti dovrebbero sapere, l’antisemitismo è un fenomeno storico assimilabile al razzismo e al suprematismo bianco contro comunità di ebrei ghettizzate, perseguitate, odiate per i lori riti religiosi e costumi sociali, per i tratti somatici. Nulla a che vedere con l’indignazione delle piazze e i movimenti pro Palestina che difendono gli ebrei odierni, i palestinesi, un popolo senza Stato, martoriato da una potenza coloniale bianca.

Naturalmente il mondo è complesso, non è nitido e semplificato come quello del lager. Abbiamo variabili indipendenti di cui le manifestazioni popolari di condanna del genocidio di Gaza sono un esempio. Tuttavia è difficile, senza una strutturazione e una maggiore consapevolezza politica, che queste si trasformino in un vero e proprio movimento politico, in grado di cambiare le élite e il percorso dell’Unione Europea. Sono già strumentalizzate nella finta contrapposizione tra le due destre al potere, cavalcate dal partito Dem trasversale che fino ai 50.000 morti di Gaza ha sostenuto la politica di Israele, considerata difensiva contro il terrorismo, per poi impossessarsi insieme a Bbc e Cnn di una nuova narrativa contraria a Trump e a Benjamin Netanyahu.

Manifestazione a Milano per Gaza e la Global Sumud Flotilla il 3 ottobre 2025. Foto Elisabetta Burba.Manifestazione a Milano per Gaza e la Global Sumud Flotilla il 3 ottobre 2025. Foto Elisabetta Burba.

Come siamo arrivati alla distopia odierna, alla separazione tra oligarchie finanziarie da un lato e il resto della popolazione europea, tra la società dell’1%, che arriva al 5 o al 10% includendo l’intera classe di servizio, da un lato e dall’altro il 90%, la società civile fluida, atomizzata e apolitica? Le cause sono profonde di carattere geo-politico e economico-sociale, risalgono agli anni Ottanta.

Corruzione del sistema

Le ho esaminate nel libro Approdo per noi naufraghi, di prossima pubblicazione con Paperfirst. Molto schematicamente e in estrema sintesi se ne potrebbero elencare in questo breve spazio alcune: il patto tra capitale e lavoro che caratterizza in Europa il secondo Dopoguerra e permette le riforme a vantaggio dei lavoratori, la costruzione dello Stato sociale e l’accumulazione capitalistica termina negli anni Ottanta. Il ceto capitalistico si arrocca e rifiuta la tassazione condivisa e progressiva.

Nel saggio esamino come nasce la trappola del debito che secondo la narrativa mainstream sarebbe dovuta a un eccesso di democrazia, alla protezione delle classi più deboli nelle società affluenti. Dimostro invece come essa sia il risultato della remunerazione dei ceti capitalistici e dei loro prestiti sul mercato dei capitali agli Stati. Il secondo importante fattore che prepara il capitalismo finanziario e la trasformazione antropologica che sono ormai evidenti, è costituito dall’ordoliberismo di Ronald Reagan e di Margaret Thatcher.

Il libro di Elena Basile, «Approdo per noi naufraghi», Paperfirst, in libreria dal 4 novembre 2025.Il libro di Elena Basile, «Approdo per noi naufraghi», Paperfirst, in libreria dal 4 novembre 2025.

Nello slogan «non c’è alternativa», il capitalismo diviene un’entità a sé, astorica. Non è più una forma riformabile di governance economico-sociale ma costituisce l’unica possibile realtà. Negli anni Novanta il neo-liberismo e la libera circolazione di capitali, codificata nell’Unione Europea del dopo Maastricht, danno una spallata definitiva alle lotte per l’uguaglianza sociale di una sinistra sempre più disarmata e in via di disparizione. Lo slittamento da una economia industriale a quella finanziaria e terziaria frammenta la classe operaia che perde la soggettività cruciale fino agli anni Settanta e priva la sinistra di un suo punto di riferimento essenziale.

La società fluida di Bauman

Si fa strada la società fluida di Zygmunt Bauman. I corpi intermedi e le aggregazioni sociali spariscono. La politica diviene gestione del consenso, al fine di un referendum plebiscitario a vantaggio del politico carismatico di turno. L’ingegneria finanziaria, le catene speculative alla Ponzi e l’iniezione di liquidità straordinaria, successiva alla crisi del 2008 dei subprime, accelerano un processo che porta, grazie alla creazione di capitale cloud, alla divaricazione crescente tra il ceto privilegiato finanziario e la stragrande maggioranza delle classi lavoratrici e dei non garantiti.

Dal punto di vista geopolitico, lo smantellamento dell’Unione Sovietica nel 1991 porta al momento unipolare e alle politiche neoconservatrici statunitensi. Nella fase di massima potenza, l’egemone, restato solo sulla scena internazionale, sostituisce i pilastri del diritto internazionale e onusiano con un disegno di dominio imperialistico basato sull’espansionismo della Nato e sulle guerre cosiddette di esportazione della democrazia. In virtù del rafforzamento straordinario del capitale finanziario, la lobby di Israele gestisce fortune enormi, con le quali finanzia la politica e lo spazio mediatico occidentale. Israele, Paese di 9 milioni di abitanti, controlla la potenza sponsor.

Donald Trump e Benjamin Netanyahu a Gerusalemme il 23 maggio 2017. Foto Ambasciata degli Stati Uniti di Tel Aviv.  Wikimedia Commons. Licenza CC BY 2.0.Donald Trump e Benjamin Netanyahu a Gerusalemme il 23 maggio 2017. Foto Ambasciata degli Stati Uniti di Tel Aviv. Wikimedia Commons. Licenza CC BY 2.0.

L’Europa subisce i processi descritti, ne diventa l’espressione. L’integrazione, da sogno federalista, si trasforma in strumento di rafforzamento di una burocrazia non eletta e non legittimata democraticamente, al servizio della finanza. Le destre europee monopolizzano il dissenso, mentre con l’estrema sinistra si impadroniscono di una retorica nazionalista, anti-migranti che fa da sponda al suprematismo bianco dell’establishment.

Lo spazio mediatico si concentra in poche mani. I grandi aggregati emarginano le voci indipendenti. L’osmosi tra proprietà dei media e lobby finanziaria diviene evidente. Le poche agenzie di stampa diffondono su scala mondiale le veline di una narrativa univoca che sembra inventare la realtà.

La distribuzione della ricchezza a vantaggio degli emergenti, che si realizza a partire dal 2008 porta a uno scontro tra Usa e il rivale strategico, la Cina, intorno alla quale si raggruppa il Sud globale, spaventato dall’arbitrio unipolare, da un potere autocratico che ha perso l’egemonia. Le dottrine militari cambiano: dalla Mad (Mutual Assured Distruction) che era alla base della deterrenza durante la guerra fredda alla Nuts (Nuclear Utilization Targets Selection), una teoria che contempla il conflitto nucleare circoscritto.

Gli spettri degli anni Trenta

In questo spazio ristretto non possiamo approfondire i vari fattori della degenerazione politica che ha colpito il mondo occidentale. Si rimanda per questo all’analisi svolta nel saggio già citato. Si può concludere notando come la cultura umanistica sia seppellita da parossismi nazionalistici o bellicisti.  La Giornata della memoria diviene, nell’universo distopico odierno, la celebrazione esclusiva rivendicata gelosamente da un gruppo contro i nuovi ultimi della terra. Si utilizza persino la tragedia del genocidio per rafforzare un polo contro l’altro.

Manifestazione a Milano per Gaza il 3 ottobre 2025. Foto Elisabetta Burba.Manifestazione a Milano per Gaza il 3 ottobre 2025. Foto Elisabetta Burba.

La narrativa occidentale delle destre, come quella dei socialisti europei, inneggia alla guerra e utilizza la mistica dei diritti umani e della democrazia per demonizzare il nemico. Lo Stato sociale e i beni comuni sono cancellati, mentre i privilegi della classe di servizio aumentano. I garantiti votano. Gli esclusi, i precari, la vera intelligencija, i naufraghi di scuole politiche scomparse, si astengono.

La cultura e l’approfondimento storico si rifugiano in nicchie ancora esigue, mentre le mode del consumismo e dell’estraniamento autistico, dell’individualismo narcisista privo di vera empatia, si estendono alla maggioranza. Un nuovo conformismo aggressivo si manifesta.

I fantasmi dei totalitarismi degli anni Trenta fluttuano nuovamente all’orizzonte. Eppure la consapevolezza nella società civile, aiutata dalla brutalità del genocidio in diretta, comincia a farsi strada. Le migliori energie vanno spese affinché questo patrimonio non sia sprecato, non rimanga inghiottito da un sistema che tutto utilizza e ricicla.