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Il coronavirus e il mondo nuovo

di Guido Dalla Casa - 20/03/2020

Il coronavirus e il mondo nuovo

Fonte: Arianna editrice

Premesse

  Oggi sappiamo che:

-       L’Ecosfera (se preferite, la Terra) è un sistema ad altissimo grado di complessità che persiste da miliardi di anni;

-       Nei sistemi complessi si manifestano fenomeni mentali, anche se questo non significa necessariamente che siano coscienti;

-       Noi facciamo parte dell’Ecosfera a tutti gli effetti, come un tipo di cellule in un Organismo. In ogni caso l’Ecosfera si comporta come un Organismo;

-       I tempi di variazione dell’Ecosfera sono dell’ordine diecimila volte più lunghi di quelli della civiltà industriale (in sostanza, dello sviluppo economico);

-       L’Ecosfera è un sistema omeostatico, cioè è in grado di autocorreggere le anomalie non troppo grandi;

-       Le capacità omeostatiche della Terra dipendono dalla biovarietà del Pianeta;

-       Lo sviluppo economico distrugge la biovarietà, mette materia inerte (fabbriche, strade, impianti, città) al posto di sostanza vivente (foreste, paludi, savane, barriere coralline). Altera l’atmosfera in modo irreversibile. Avanza con tempi del tutto incompatibili con quelli di evoluzione del Pianeta;

-       Ne consegue che la crescita economica è una gravissima patologia della Terra.

  L’Ecosfera deve difendersi dalla sua malattia, anche se fosse un’Entità non cosciente, per riportarsi alla sua vita normale (o al suo funzionamento) e ai suoi tempi. La sua opera di difesa può avvenire attraverso qualunque suo componente, quindi eventualmente anche attraverso il pensiero o l’opera degli umani. Infatti noi siamo la Terra, o la Natura, non qualcosa di esterno, né certamente di superiore.

Il coronavirus

  Il coronavirus ha reso evidente, praticamente in tempi brevissimi, che la chiusura delle fabbriche e dei trasporti, ovvero l’arresto del processo produrre-vendere-consumare, ha fatto migliorare subito la qualità dell’aria: la corrispondenza è stata immediata, sia nella provincia cinese dove si trova Wuhan, sia nella Pianura Padana. Naturalmente sono diminuiti immediatamente anche i rifiuti industriali prodotti.

Ma allora il virus è un tentativo di difesa della Terra, un tentativo per iniziare un processo di guarigione dal suo male. Quindi si è tradotto in un avvertimento agli umani: cessare immediatamente la crescita economica e demografica.

  Se si chiudono le fabbriche, migliora la Vita.

  Comunque è un fatto che questo virus ha colpito soprattutto nelle aree più industrializzate del Pianeta. Temo tuttavia che gli umani non abbiano capito. Infatti:

- La Cina parla già di accelerare al più presto “la produzione”, e quindi la crescita economica, per ricuperare i punti perduti;

 - La Gran Bretagna e forse anche alcuni altri stati si sono addirittura posti il dilemma se sacrificare circa 100.000 cittadini pur di mantenere tutte le attività e quindi salvare “la crescita”. Anzi, in questo modo il governo inglese ha pensato che forse “potremo superare gli altri” che hanno invece fermato molte attività. Il tutto perseguendo la cosiddetta “immunità di gregge”. In pratica, volevano scegliere la morte di molti per salvare la crescita economica;

  - L’Europa in generale ha preferito salvare più vite possibile, ma con la mira di preparare anche tutto il necessario per una vigorosa “ripresa”.

E le istituzioni religiose?

  Mi sembra che le istituzioni religiose siano piuttosto assenti. Per limitarci alla Chiesa cattolica: dopo la famosa Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco (giugno 2015), c’è stato un quasi-silenzio sui problemi globali della Terra. L’Enciclica contiene importantissime condanne della crescita economica e dell’impiego dei combustibili fossili, ma condanna ancora una volta il controllo delle nascite e il Biocentrismo (nessuna idea di Ecocentrismo), inoltre non fa quasi nessun accenno alla sofferenza degli altri esseri senzienti. In sostanza contiene pesanti contraddizioni interne, pur costituendo una notevole novità nella storia della Chiesa, perché riconosce finalmente una certa spiritualità anche al mondo naturale.

  Da parte delle altre religioni abramitiche: silenzio.

E l’Italia? La Grande Utopia?

Al potere dovrebbero andare i saggi, ma quando mai si troverà un saggio cui interessa il potere? Non mi ricordo chi l’ha detto, o scritto.

  Supponiamo che sia avvenuto questo miracolo in Italia (ed è la prima utopia).

  Cominciamo a dire al resto dell’Europa:

-       Noi ce ne andiamo, ma non vogliamo lasciarvi perché ci siete antipatici, ma perché vogliamo uscire da tutta la civiltà industriale, riconoscendo che è un modello fallito, anzi è impossibile perché incompatibile con il Sistema Biologico Terrestre, cioè il sistema più grande di cui fa parte;

-       Non intendiamo “verniciare di verde” la civiltà attuale, che sarebbe del tutto inutile, ma cambiare completamente modello culturale;

-       Vogliamo uscire da tutta l’economia: per noi non esisterà più. Ne dimenticheremo anche il linguaggio. Il primo che nomina il PIL sarà espulso e accompagnato al confine;

-       Favoriremo in ogni modo il controllo delle nascite;

-       Nella formazione scolastica e successiva l’insegnamento avverrà inquadrando le conoscenze in un paradigma sistemico-olistico, abbandonando il paradigma cartesiano-newtoniano in auge da due secoli. Le idee di progresso e di civiltà saranno completamente revisionate, così come il concetto di primitivo. Metteremo in evidenza che lo sviluppo economico è nato in una sola cultura umana (l’Occidente) in un determinato momento della sua storia;

-       Ribalteremo il messaggio televisivo: basta con la pubblicità commerciale, faremo apparire come un fessacchiotto chi cerca la velocità, chi va di corsa, chi vuole “vincere” e teme di “perdere”, chi ha la smania del fare e dell’avere;

-       Diventeremo tutti quasi-vegetariani, come oranghi, gorilla, scimpanzé e bonobo, il cui fisico e comportamento sono molto simili ai nostri;

-       Saranno aboliti tutti gli allevamenti e consentiti solo i rapporti con gli altri esseri senzienti sulla base della simbiosi;

-       Non abbatteremo più alcun albero, né distruggeremo un solo metro quadrato di foreste, né boschi in generale;

-       Cesseremo immediatamente qualunque monocoltura e impiego di pesticidi. L’agricoltura sarà basata soltanto sugli insegnamenti della permacultura;

-       Cesseremo ogni estrazione e impiego di combustibili fossili. L’unica energia verrà dal Sole, come è accaduto per la Terra da cinque miliardi di anni. Non costruiremo più alcun veicolo con motore a combustione interna;

-       Smetteremo immediatamente la produzione e l’impiego di materie plastiche. Chiuderemo tutti gli impianti petrolchimici, o di chimica industriale in genere;

-       Ripetiamo: Non parleremo più di economia, di PIL, spread, reddito e simili. Abbiamo vissuto almeno uno-due milioni di anni senza queste sovrastrutture inutili. Poi aboliremo anche il denaro e i concetti di ricchezza e povertà. Cinquemila culture umane non li avevano e sono andate avanti per tempi lunghissimi.

  Tutto questo sarebbe un grande esempio di coraggio, lungimiranza e realismo, oltre che un grande messaggio culturale a tutto il mondo.

  Ero semisveglio quando pensavo a queste meravigliose utopie. Poi mi sono svegliato completamente, e ho pensato che c’è un solo grande ostacolo che le rende impossibili: La mostruosa densità umana che affligge il territorio italiano, quei 200 abitanti per Kmq!

Qualche citazione

       La battaglia del futuro sarà la battaglia contro l’economia.            Tiziano Terzani

            Ecco un pensiero di Konrad Lorenz: “L’unico introito legittimo di energia del nostro pianeta è costituito dall’irraggiamento solare, e ogni crescita economica che consumi più energia di quella che riceviamo dal sole, irretisce l’economia mondiale in una spirale debitoria, che ci consegnerà a un creditore spietato….”. Il Creditore Spietato, evocato da Lorenz, non è un fantasma del futuro. Si presenta ogni giorno, e ogni sua apparizione è una rapina: si porta via della vita vivente, ma ci lascerà fino all’ultimo lo sviluppo.

I governi possono governare - sono lasciati fare - fintanto che non si oppongano allo sviluppo, vuol dire che ne sono tutti, dal più potente all’ultimo di forza, prigionieri e servi. ...Vorrei un capo di governo o di azienda che facesse precedere da un purtroppo le frasi consuete: “dobbiamo aumentare la produzione”, “la ripresa è imminente”… Neppure questa libertà gli è data. Sono costretti anche ad adularlo, il Maligno: se aggiungono un purtroppo li scaraventa in basso come birilli. Questo non è più avere un potere, tanto meno corrisponde a qualcuno dei sensi profondi di comando. L’asservimento all’economia dello sviluppo, senza neppure un accenno di sgomento, dice l’immiserimento, la perdita di essenza e di centro, della politica. Se il fine unico è lo sviluppo, la politica è giudicata in base alla sua bravura (che è pura passività) nello spingerlo avanti a qualsiasi costo….

            Non c’è nessuna idea politica dietro, sopra o sotto: c’è il Dio dell’economia industriale geloso del suo culto monoteistico.

Un inferno urbano contemporaneo è fatto di molte cose. Tra le più evidenti, c’è l’eccesso di circolazione di macchine, auto e moto. Contro smog e paralisi si almanaccano palliativi di ogni genere, ma soltanto abbattendo la produzione automobilistica si potrebbe ridare alle città un po’ di respiro post-diluviale. Immediatamente sulle piazze liberate dai grovigli di auto, si adunerebbero a migliaia, e a migliaia di migliaia, i tamburi di latta della protesta di quelli a cui fosse stato restituito il respiro: non vogliono la cura, ma la malattia in tutta la sua spietatezza… La sola voce concorde, universale, in alto e in basso, grida che nessuna industria si fermi o chiuda, qualsiasi cosa produca, sia pure inutilissima o micidialissima, sia pure destinata a restare invenduta: la sola voce concorde invoca che si aprano cantieri su cantieri e che si investano finanze in nuovi progetti industriali: a costo di qualsiasi inquinamento e imbruttimento, a costo anche di fare accorrere, per l’immediata ritorsione morale che colpisce chi accolga progetti simili, le furie di una intensificata violenza. E se deve, sul mare delle voci tutte uguali, planare una promessa rassicurante, è sempre la stessa: ci sarà la “ripresa”, ne avrete il triplo di questa roba…

                                                                       (Guido Ceronetti, La Stampa, 9 marzo 1993)

Se Gaia è in qualche modo animata, allora deve possedere qualcosa di simile a un’anima, un principio organizzatore con fini e obiettivi propri. Ma non dobbiamo supporre che la Terra sia cosciente solo perché sembra viva e provvista di intenzionalità. Potrebbe essere cosciente, ma se lo fosse la sua coscienza probabilmente sarebbe incredibilmente diversa dalla nostra, che è inevitabilmente influenzata dalla cultura e dal linguaggio degli uomini. D’altro canto potrebbe anche essere completamente inconscia. Oppure potrebbe, come noi, essere una creatura dalle abitudini inconsce provvista, a volte, di una certa dose di coscienza. Questo interrogativo deve restare aperto.

            Che cosa cambia se consideriamo la natura viva piuttosto che inanimata? Primo, mettiamo in crisi le ipotesi umanistiche su cui la civiltà moderna è basata. Secondo, instauriamo un rapporto diverso con il mondo naturale e acquistiamo una prospettiva diversa della natura umana, Terzo, diventa possibile una nuova sacralizzazione della natura.

                                                                    (Rupert Sheldrake – La rinascita della Natura, Corbaccio, 1994 )