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Il Nemico perfetto

di Francesco Lamendola - 13/04/2020

Il Nemico perfetto

Fonte: Accademia nuova Italia

Quando l’autorità diviene potere, potere allo stato puro, ha bisogno di un nemico che ne giustifichi l’esistenza: e non di un nemico possibile, come lo è per l’autorità, ma di un nemico certo e attuale; e quanto più insidioso e inafferrabile, tanto più subdolo e capillare, tanto meglio: fornirà una più forte giustificazione e una maggior fonte di consenso. Limitandoci alla sfera della politica e lasciando da parte, in questa sede, le altre istituzioni, a cominciare dalla famiglia, un esempio di autorità è quella di uno Stato fondato su un rapporto consensuale fra governo e cittadini; non necessariamente un rapporto fondato sulle regole della democrazia liberale, così come sono state elaborate in Occidente sotto l’influsso della Massoneria: pietose, in questo senso, le accuse di illegittimità da parte dei vertici del Parlamento europeo, non eletti ma nominati, al presidente ungherese Orban, eletto a furor di popolo, o al presidente Putin, che la stragrande maggioranza dei cittadini russi riconosce come il più valido difensore dell’interesse nazionale. Uno Stato fondato sul principio di autorità, inoltre, è quello nel quale i cittadini possano vedere e riscontrare concretamente i vantaggi e i benefici che derivano dal fatto di sottomettersi spontaneamente ad un principio superiore. Se lo Stato deve impiegare gran parte delle sue energie per reprimere il dissenso dei cittadini o per controllarli e spiarli nelle manifestazioni della loro vita politica e sociale, allora non si tratta di legittima autorità, ma di potere puro e semplice.

Ora, uno Stato fondato sul principio di legittima autorità, tanto se tale legittimità è di tipo formale, quanto se è di tipo sostanziale – sa che i pericoli esterni esistono, se non altro allo stato potenziale, perché gli Stati sono retti da uomini e gli uomini sono governati da istinti e appetiti in cima ai quali vi è l’egoismo individuale, e solo in seconda o terza istanza emerge in essi l’istinto della collaborazione. Immaginare che gli altri Stati e gli altri soggetti internazionali, a cominciare dalla grande finanza, che è di per se stessa apolide, non siano guidati dall’istinto dell’egoismo e perciò non si adoperino in ogni modo per approfittarsi di uno Stato il quale, per una ragione o per l’altra, non prendesse alcuna precauzione, non difendesse i confini, non punisse la speculazione di borsa, non facesse nulla per proteggere i propri cittadini e porre la tutela del loro interesse al di sopra di tutto, sarebbe una colossale forma di ingenuità o forse qualcosa di peggio, che si può definire solo come alto tradimento. Eppure è esattamene quello che è accaduto e sta accadendo in Italia, dal 1945 in poi: una successione di governi i quali hanno posto in secondo piano la tutela dei propri cittadini, per inchinarsi davanti a un potere estraneo. Nei primi decenni del dopoguerra si trattava di una imposizione vera e propria: l’Italia era uscita sconfitta dalla Seconda guerra mondiale e gli Alleati l’avevano trattata come un nemico vinto, non come un vero cobelligerante. Nonostante ciò, fin verso gli anni ’80, i governi italiani avevano cercato di barcamenarsi fra le due istanze: rispettare i vincoli di un ”alleato” che era in realtà un vincitore ben deciso a perpetuare la sottomissione del nostro Paese e a limitare al massimo la sua autonomia, anche e soprattutto quella energetica; e tuttavia difendere, nei limiti del possibile, adottando varie strategie, i vitali interessi nazionali, a cominciare appunto da quelli energetici, come è accaduto in particolare con Enrico Mattei e la vicenda dell’ENI negli anni ’50 e fino al 1962. Senza formulare impossibili atti di accusa, i quali sarebbero supportati da numerosi indizi ma non da prove vere e proprie, ci limitiamo a constatare che tutti gli uomini politici che hanno perseguito con successo questa linea politica ed energetica, da Moro a Craxi, per non parlare dello stesso Mattei, dando respiro all’economia italiana e consolidando le sue posizioni strategiche sullo scenario internazionale, sono finiti male, e la loro azione è stata bruscamente interrotta.

A partire dai primi anni ’90, in concomitanza con la rivoluzione politica provocata dai processi di Tangentopoli, i governi italiani si sono sempre più appiattiti sugli interessi stranieri e sempre meno hanno offerto resistenza quanto alla difesa dell’interesse nazionale. Il punto culminante di questa svolta è stato l’incontro a bordo del panfilo Britannia, nel 1992, ove si decisero le privatizzazioni, ossia la svendita agli affaristi stranieri delle migliori industrie statali che godevano di ottima salute, e il successivo ingresso dell’Italia nell’UE; poi il governo Monti, imposto direttamente dalla BCE; e da ultimo il governo Conte 2, anch’esso espressione diretta dei banchieri di Bruxelles e perciò imposto al popolo italiano senza il suo assenso, anzi con la sua piena disapprovazione e con tutto il suo disprezzo, salvo quella minoranza di sinistra la quale, dopo aver gravitato per decenni nell’orbita ideologica e strategica dell’URSS, è saltata a pie’ pari nell’orbita ideologica e strategica degli USA e contemporaneamente della UE, senza neppure accorgersi che le due cose sono inconciliabili, ma in ogni caso ben decisa a farsi strumento degli interessi del turbo-capitalismo straniero ai danni dell’Italia, e a favorirne l’invasione straniera, africana ed islamica, sotto le apparenze speciose di emergenza umanitaria e di dovere di accoglienza (che non vale, guarda caso, per gli altri Stati europei, a cominciare dalla Germania che ci manda contro la “capitana” Carola Rackete e solleva un vespaio mediatico per denigrare l’Italia). La signora Bonino che sventola il denaro ricevuto dal bandito internazionale George Soros - colui che ha rapinato alla nostra economia 1 miliardo e 100 milioni di dollari nel Mercoledì Nero del 1992 – per spingere gli italiani a domandare più Europa, e il premier Gentiloni che nel 2017 riceve quello stesso personaggio con tutti gli onori, ma senza poi riferire in Parlamento di cosa abbiano parlato, sono due personaggi che ben illustrano questa umiliante politica di sudditanza verso poteri stranieri e di sacrificio dell’interesse nazionale, cioè, in parole povere, di ulteriori tagli alla spesa pubblica, di ulteriori svendite dei “gioielli di famiglia” agli affaristi stranieri, di ulteriori cedimenti alle clausole-capestro della UE, come il MES, la cui finalità è di distruggere l’economia del nostro Paese - della quale Germania e Francia hanno, in sostanza, paura – e ridurla ai livelli della Grecia, ossia di farne completa tabula rasa, dopo averla commissariata.

Questo è il quadro generale per ciò che riguarda il nostro Paese. E tuttavia, nell’era della globalizzazione, sono in atto dinamiche molto più vaste, addirittura planetarie, rispetto alle quali il nostro Paese rappresenta una variabile secondaria, semmai significativa in quanto l’Italia è da tempo una sorta di laboratorio e perciò destinata a fungere da test affinché il grande potere della finanza internazionale vi sperimenti tecniche e strategie da impiegare eventualmente su scala molto più ampia. Ora, a livello globale il potere, cioè quella forma di dispotismo finanziario e tecnocratico che si è sostituito, in Europa e in America, all’illusione della democrazia, e che ha sovvertito tutte le principali istituzioni, dallo Stato alle banche e dai sistemi sanitari a quelle educativi, ha bisogno, come dicevamo, di un nemico esterno per legittimarsi; e l’attuale governo Conte 2 ne è un classico esempio. Nella prima metà del secolo, il nemico, anzi il Nemico, ossia il male assoluto, secondo l‘analisi di Carl Schmitt, era il nazionalismo (non quello delle potenze anglosassoni, né quello francese, ma quello tedesco, italiano e giapponese, e a intermittenza quello russo); poi, dal 1945 al 1989, lo è stato il comunismo, capeggiato dall’Unione Sovietica e, in una certa misura, dalla Cina maoista; dopo la fine della Guerra Fredda, il terrorismo di matrice islamica, specialmente dopo l’11 settembre 2001. Ma non bastava ancora: non era un Nemico sufficientemente temibile; senza contare che molti altarini, specie durante la guerra civile siriana, si stavano scoprendo, e un numero crescente di cittadini occidentali si stava rendendo conto che le radici del terrorismo “islamico” sono, sì, nell’estremismo salafita, ma che la regia occulta era ed è tutt’altro che islamica, bensì occidentale, e più precisamente americana, britannica e israeliana, compreso l’attentato alle Twin Towers. Nel caso dell’Italia, poi, il collegamento va ricercato assai più indietro, quando ancora non si parlava di estremismo islamico fuori del Medio Oriente, tranne per casi assai rari e circoscritti, come il dirottamento della nave Achille Lauro (che fu l’antecedente della grave crisi italo-americana di Sigonella, nell’ottobre 1985), vale a dire nella stagione terroristica degli anni ’70, dominata dalle Brigate Rosse e culminata nel rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. Tutta una serie di vicende per alcuni aspetti misteriose, e che lasciano pensare, come l’hanno pensato, e talora messo nero su bianco, i magistrati inquirenti sulle stragi, cominciando da quella di Piazza Fontana del dicembre 1969, che vi siano stati largamente implicati i servizi segreti di alcuni Paesi della NATO e il Mossad israeliano. Citiamo una frase di Aldo Moro contenuta nel suo Memoriale, con riferimento a Piazza Fontana e in generale alla cosiddetta strategia della tensione: È mia convinzione però, anche se non posso portare il suffragio di alcuna prova, che l’interesse e l’intervento fossero più esteri che nazionali. Il che naturalmente non vuol dire che anche italiani non possano essere implicati. E se le prove non era in grado portarle lui, figuriamoci se lo possiamo fare noi, per giunta a più di quaranta anni di distanza.

Dunque, dicevamo che dopo la guerra in Siria il gioco del “terrorismo” si è fatto un po’ troppo scoperto. Questi terroristi che si fanno ammazzare in tutta Europa coi documenti in tasca, dopo aver compiuto le loro stragi e aver tenuto in scacco le più agguerrite forze di sicurezza; che addirittura salgono a bordo degli aerei che intendono dirottare per una missione suicida, tenendo nella valigia tutti gli effetti personali, compreso il Corano e la coperta da preghiera da orientare verso La Mecca; questi fantomatici oppositori democratici di Assad, che però tradiscono una strana familiarità coi tagliagole dell’ISIS  e che sono forniti di armi statunitensi nuove di zecca; questi ed altri fatti, come la palese invenzione delle ‘armi di distruzione di massa’ di Saddam Hussein, che giustificò l’attacco americano all’Iraq del marzo 2003; e gli evanescenti oppositori democratici di Gheddafi, per salvare i quali Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti aggredirono la Libia nel marzo 2011 (e colpendo al tempo stesso gli interessi vitali del nostro Paese): tutto questo appannò parecchio l’immagine di una nobile crociata per la sicurezza dei popoli e attenuò di molto l’entusiasmo dei più fieri sostenitori di una guerra permanente per la libertà, Enduring Freedom. Una guerra permanente, alla lunga diventa un po’ troppo gravosa da sopportare; le limitazioni alla libertà che essa comporta, e che ne sono il vero scopo, finiscono per generare un sentimento di stanchezza e quasi di claustrofobia, specie quando appare evidente che la meta, ossia la distruzione del nemico e il ristabilimento della sicurezza insieme alla piena libertà personale, si allontana indefinitamente e nulla lascia presagire che verrà mai conseguito. Ecco allora che entrano in scena le epidemie virali, ultima delle quali, per adesso, il Covid-19. Si tratta di un nuovo Nemico, tanto inafferrabile quanto letale, o che almeno così viene descritto; un Nemico che pur essendo invisibile, è in grado di paralizzare tutta la vita sociale ed economica, di sospendere tutte le garanzie costituzionali, di interdire alla gente non solo la libertà di parola e di opinione (chi diffonde notizie “errate” rischia la denuncia penale), ma anche le più semplici libertà personali, come quelle di uscir di casa e spostarsi a piacere, specie se si hanno dei bambini, oppure di stare accanto ai propri cari ricoverati in ospedale, oppure ancora di partecipare con gli amici e i parenti alle cerimonie funebri, per non parlare della sospensione della santa Messa e la chiusura ai fedeli delle chiese. Quale migliore alleato potrebbe sperare di avere il potere politico, entrato nella fase del potere fine a se stesso, moralmente illegittimo e ridotto a servire meschinamente il vero potere mondiale, quello massonico-finanziario, cioè a governare i popoli contro i loro legittimi bisogni e contro i loro interessi vitali? Quale migliore alleato di questo Nemico invisibile e inafferrabile, ma capace di suscitare un terrore così grande, e perciò di rendere i cittadini proni a qualunque limitazione della loro libertà, della loro attività lavorativa, scolastica e religiosa, e perfino del diritto di morire assistiti dai propri cari e di ricevere delle degne esequie cristiane invece di una cremazione imposta dalle autorità per non ben chiare ragioni di pubblica igiene? L’esperimento, se tale è stato, è riuscito benissimo: la gente si è prontamente adattata e rassegnata, chiudendosi in casa e indossando guanti e mascherina obbligatori; ha chiuso i negozi, i bar, i ristoranti, gli alberghi, moltissime aziende; il governo è stato libero di procedere con l’accordo-capestro del MES con l’UE, e il falso papa traditore e apostata è stato libero di chiudere le chiese, lasciare i fedeli senza Sacramenti e dileggiare Dio, Gesù e la Madonna con una dose sempre più forte di eresie e di bestemmie. Il tutto mentre un esercito di clandestini è libero di andare dove vuole e di spadroneggiare per le città, spacciando la droga praticamente alla luce del sole, senza nessuno che lo controlli e verifichi i permessi, tanto meno che imponga a quei gentiluomini le stesse limitazioni che devono subire sessanta milioni di cittadini italiani.  Intanto, in Parlamento, c’è chi si appresta a far passare una legislazione che punisce con la massima severità ogni forma di dissenso e che farà chiudere tutti i siti internet e i canali Youtube colti nell’atto nefando di mettere in guardia i cittadini contro le panzane del governo, delle sue televisioni e dei suoi giornali, annuncianti ogni giorno liste di decessi chilometriche e scaricando sul Coronavirus la “colpa” di ogni tipo di morte...