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In Italia chi tocca la magistratura muore

di Leonardo Lugaresi - 07/12/2022

In Italia chi tocca la magistratura muore

Fonte: Leonardo Lugaresi

In Italia chi tocca la magistratura muore. È così da almento trent’anni, perché la magistratura italiana ha un potere illimitato, che esercita su tutti gli altri soggetti, pubblici e privati, senza dovere, di fatto, rispondere a nessuno dei suoi atti. Un potere senza responsabilità e senza contrappesi, che non siano quelli, soggettivi, della personale correttezza morale dei singoli magistrati. Se si vuole una prova impressionante di tale assunto, che può sembrare a prima vista un po’ forte, basta guardare a che cosa è successo, nei mesi scorsi, dopo la dirompente e circostanziata denuncia di un “pentito”, quell’ex magistrato Luca Palamara, già segretario dell’Associazione Nazionale Magistrati, che sta al “sistema” – come lo chiama lui – esattamente come Buscetta stava alla mafia: un “pezzo grosso”, che sa tutto e che, per suoi interessi, rivela alcune cose importanti e gravissime, documentandole con precisi riferimenti a fatti, persone, luoghi e date. Che cosa è successo? Assolutamente niente. Palamara non è stato nemmeno querelato, mentre quasi ogni pagina del suo libro dovrebbe dare adito a querele, se le cose che dice sono campate in aria. Tamquam non esset, per stare al linguaggio dei legulei (di una volta, perché quelli di adesso il latino non lo sanno).
Una delle grandi colpe storiche di Berlusconi, che pure non era organico a quel sistema e da esso fu anzi ferocemente combattuto, è stata di aver sempre pensato esclusivamente alla tutela dei propri interessi privati, senza neanche mai neppure tentare di metter mano ad una riforma dell’ordinamento giudiziario italiano. Quando si farà il bilancio della sua opera nella storia italiana di questi decenni – bilancio che a mio avviso sarà pesantemente negativo proprio in ragione delle grandi potenzialità che la sua entrata in politica conteneva e che, in buona parte per colpa sua, non ha realizzato – tale scelta scellerata di impegnarsi solo in maldestre leggi ad personam peserà molto nel giudizio.
Ora, dopo l’incommentabile Bonafede e l’evanescente Cartabia, pare che il nuovo guardasigilli Carlo Nordio, che per quarant’anni è stato un magistrato stimatissimo, voglia accingersi all’impresa. Le reazioni scomposte dell’Associazione Nazionale Magistrati, che sarebbero grottesche se non fossimo in Italia dove suonano minacciose, fanno già capire che sarà guerra. Io non so se il ministro, e soprattutto il governo di cui fa parte, avrà la forza e la volontà politica di andare avanti, o se dopo un po’ si fermerà e farà marcia indietro. Ma se tenesse duro e portasse a casa almeno qualche risultato concreto nell’indispensabile opera di riforma del sistema della giustizia, riportando almeno in parte il potere della mogistratura entro i confini costituzionali, a garanzia dei cittadini e a ripristino della sovranità democratica, farebbe già moltissimo per il nostro paese. Solo per questo si sarebbero meritati il voto che gli ho dato. Sinceri auguri al ministro Nordio.