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In Svezia la vita continua

di Davide Viscusi - 03/05/2020

In Svezia la vita continua

Fonte: L'intellettuale dissidente


Senza azzardare conclusioni affrettate, la gestione svedese del Coronavirus non può che imporre una riflessione sulle scelte italiane.


Il New York Times ha dedicato un interessante articolo alla Svezia. Si parla di un Paese nel quale la vita scorre ancora regolare, in armonia. La signora intervistata, 84 anni, sosta all’aperto vicino a dozzine di giovani che beneficiano delle prime giornate di sole, tutti assieme in un parchetto, come fanno da tempi immemori gli abitanti di quelle terre. Le nostre forze dell’ordine avrebbero prontamente invaso il parco, a passo lesto, armati di penna e blocchetto, pronti a staccare dozzine di multe, magari col dovuto appoggio aereo, visto l’alto numero dei rei. La D’Urso, dal suo lussuoso salotto, avrebbe esternato profondo scandalo per l’indecente calca umana, e rammarico per i cittadini immunodepressi che non possono godere del sole. Conte, con la solita sofferenza stoicamente trattenuta, da vero virgulto dell’etica, avrebbe annunciato che il popolo deve portare pazienza, a tempo indeterminato. Gli svedesi, invece, trascorrono una vita ancora normale, seppur con qualche importante limitazione. Ai cittadini il Governo ha infatti consigliato di mantenere la distanza di sicurezza per ridurre la probabilità di contagio e l’adozione dei dispositivi di protezione. Tutti i diritti civili rimangono, gli esercenti sono aperti e lavorano. Importanti limitazioni riguardano gruppi che superano i 50 membri, le case per anziani e i luoghi di ristorazione, che sono tenuti a rispettare distanze e norme igieniche. Nulla di più.
Ma che corbelleria è mai questa, tuona l’italico lettore, uomini e donne assieme, ragazzi in bicicletta e seduti nei parchi? Ci saranno gli ospedali intasati, i morti bruciati a decine di migliaia! Non proprio. Il Governo svedese ha riscontrato un picco di mortalità piuttosto modesto, solo 400 casi in più ad aprile rispetto all’anno precedente. I più colpiti sono, naturalmente, anziani e pazienti con patologie pregresse, tuttavia non è stato ritenuto necessario mettere il Paese agli arresti domiciliari. Il ministro della salute, Lena Hallengren, fa notare che ci sono ancora 250 posti letto liberi. Dunque l’economia e la vita sociale, seppure in oggettiva difficoltà, non sono di certo sull’orlo del tracollo. A questo punto il nostro concittadino avrebbe bisogno di riordinare le idee, vediamo di aiutarlo. Non è scopo di chi scrive dare dimostrazioni di sorta circa la diretta consequenzialità tra azioni contenitive ed efficacia su larga scala. I dati che stiamo raccogliendo non sono affatto omogenei, e ci sono ancora molte zone oscure nello story telling ufficiale. La verità dei fatti si accerta sempre nel tempo, con molti dati, metodo, e perizia. Questa è per lo meno la verità storica, e noi non vorremmo di certo mancarle di rispetto azzardando conclusioni affrettate in questa sede. Eppure non possiamo esimerci dal guardare un Paese che, nonostante il Coronavirus, vive ancora una vita compatibile coi diritti civili, adottando norme comportamentali ragionevoli, consigliate e non imposte per decreto regio, in spregio al buon senso e alla Costituzione. La Svezia dimostra che un’altra via è praticabile rispetto al contenimento forzoso che sta subendo il popolo italiano, per il quale il “giorno della liberazione” sembra allontanarsi sempre più, tra fasi uno e tre quarti, uno e mezzo e, forse, due.
Sempre di più sono i medici e ricercatori che invitano il Governo italiano alla ragionevolezza: se ci sono evidenze in campo medico quando parliamo di salute, ebbene, queste riconoscono una diretta consequenzialità tra una vita salutare e l’aumento delle difese immunitarie. Dunque movimento giornaliero, buon cibo, e aria aperta dovrebbero essere i consigli basilari di una sanità che conosce il valore della prevenzione. Importante inoltre l’apporto giornaliero di sole per la produzione della vitamina D la quale, assieme alla vitamina C, è direttamente responsabile dell’efficacia dei nostri leucociti. E come potrebbe non esser ragionevole, fermo restando l’attenzione per le dovute norme igieniche, tornare ad occuparci seriamente della nostra salute, individuale e collettiva, per farci trovare preparati la prossima volta che incontreremo l’ennesimo virus? Forse è questo il semplice ma non banale ragionamento che sta guidando le scelte politiche di un Paese, diverso dal nostro, ma che condivide con noi il cuore e l’anima di un popolo che ha diritto a vivere sorridendo alla vita.