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L’essenza iniziatica del sapere in Hegel

di Giovanni Sessa - 17/12/2023

L’essenza iniziatica del sapere in Hegel

Fonte: Barbadillo

Giandomenico Casalino, studioso di cose tradizionali, da tempo va sostenendo nei suoi saggi una esegesi non convenzionale della filosofia di Hegel, tesa a sottrarre il filosofo idealista alle letture di impianto “moderno”, mirate a relegare l’idealista nell’ambito dello storicismo immanentista. Tale lavoro analitico ha, quale propria pars construens, la volontà di restituire l’hegelismo alla veneranda “Tradizione platonico-ermetica”. Lo si evince anche dalla lettura dell’ultima fatica di Casalino, L’essenza iniziatica del sapere in Hegel, nelle librerie per i tipi di Arỹa edizioni (per ordini: arya.victoriasrl@gmail.com, pp. 80, euro 18,00). L’intenzione dell’autore è esplicitata fin dall’incipit  del volume: «Hegel appartiene, da Proclo attraverso tutto il platonismo medievale sino a Giorgio Gemisto Pletone […] alla veranda Tradizione Platonica, che certamente concludeva la sua vita istituzionale nel 529 d.C. […] ma non cessava la vita spirituale, in termini di trasmissione» (p. 12). 

   L’appartenenza hegeliana a tale sequela speculativa sarebbe mostrata dal fatto che il pensatore pensò la filosofia quale: «considerazione esoterica di Dio» (p. 13). Il filosofare rappresenterebbe, pertanto, in tale ottica, il momento più elevato lungo la strada che conduce al Sapere: «in virtù del fatto che esso non è più fondato sulla convinzione fideistica dell’esistenza dell’Altro e della sua estraneità all’Io» (p. 13) come, al contrario, avviene nella rappresentazione propria del momento religioso ed essoterico. Solo attraverso la filosofia è possibile conoscere l’Assoluto, il Divino. Essa in Hegel ha tratto, rileva Casalino, teo-logico in quanto la Logica dell’idealista presenta quella che Mario Dal Pra definì la condizione del dio “incoato”, del dio prima della creazione, antecedente  l’uscire da sé. La Logica hegeliana è di fatto Ontologia, si identifica con la Metafisica e la Fisica, in quanto: «L’Essenza del Mondo-Natura è la stessa essenza concettuale e cioè eterna del Pensiero o che gli Dei-Metalli, come Potenze vive delle cose, sono gli stessi Numi-Astri-Metalli interiori, come afferma la Tradizione ermetica» (p. 14).

Il saggio di Casalino su Hegel

Per Hegel, alla luce di tali asserzioni: «La Conoscenza è e consiste nella coincidenza identificatrice del conoscente e del conosciuto, dove il simile è conosciuto dal simile; il conoscere è l’essere il conosciuto» (p. 15). In una parola, il panlogismo ci inviterebbe a prendere coscienza della nostra natura più vera e profonda, il divino, che da sempre vive in noi. Per questa ragione, il risultato cui giunge il sistema del filosofo di Stoccarda, lo Spirito, in realtà rappresenta un tornare all’origine. Si tratta di un processo anamnestico che induce il “Risveglio”, un processo auto conoscitivo circolare e uroborico. In forza di tale contesto concettuale, Casalino ravvisa un’evidente prossimità delle posizioni hegeliane a quelle espresse nel Novecento da Evola e Guénon, esponenti del tradizionalismo, che miravano, per vie diverse, al superamento del momento meramente religioso, fideistico e sentimentale, in quanto centrato sul dualismo Uomo/Dio. L’autore mostra di prediligere l’approccio, che definisce eroico-apollineo all’Assoluto, di Evola: questi si sarebbe posto, proprio come accade al Sapere hegeliano, oltre la stessa Misteriosofia ellenica che, come aveva colto Aristotele nel fr. 15 del Perì philosophias, trasmessoci da Simplicio, non si spinse mai fino al mathèin, all’Intelligibile, fermandosi alla dimensione del pathèin, alla dimensione animica.

   In particolare, lungo tale iter, Hegel avrebbe avuto contezza di un elemento rilevante dell’insegnamento di Plotino. Il neoplatonico, memore della visione classica della vita e della Conoscenza, invitava, infatti, i propri allievi a liberarsi dalla “coscienza”, tanto cara alla gnoseologia moderna: «vi è coscienza vigile, desta, intenzionale, nel significato moderno del termine, solo quando c’è una diminutio dal Nous, un procedere verso il basso» (p. 44). La coscienza, cadendo nel corpo: «sostituisce all’eternità del pensiero la continuità nel tempo e nello spazio […] è un declassare della contemplazione» (p. 45). Una cosa è il pensiero, ci dicono Plotino ed Hegel, ed altro la coscienza del pensiero: «tutto quello che si trova sotto il governo della coscienza sono le cose a noi più estranee, meno nobili, mentre della cosa che è la nostra vera natura […] siamo incoscienti» (p. 47). Nell’insieme delle opere del grande idealista, La Fenomenologia dello Spirito, svolgerebbe il medesimo ruolo che nell’iter platonico tenne il Timeo: «è il racconto verosimile della “storia” simbolica della coscienza che giunge al Sapere Assoluto» (p. 53).

   La Scienza della Logica corrisponderebbe, al contrario, al Parmenide platonico. La nota affermazione hegeliana: «Il Vero è l’Intero» mostra che a tale visione si può giungere, a dire dell’autore, attraverso una Conoscenza intuitiva ed istantanea: «la quale non esclude, proprio perché ne è al di sopra […] la Logica moderna […] dell’identità […] essendo quest’ultima la legittima modalità di conoscenza della dimensione essoterica» (p. 19). Il Circolo dei Circoli hegeliano, secondo Casalino, non rinvia, pertanto, ad un già avvenuto che deve essere riguadagnato e neppure ad un futuro, ad un davanti-a- noi, ma a quel sempre che si dà nei fenomeni quale Intero presente. Hegel, in tale ottica, si pone oltre il dualismo di essenza/esistenza, di interno/esterno e, libero dalla dimensione del sentire e del volere, invita ad ascendere al: «sovrasensibile mediante la thèoria […] l’indicibile visione dell’Idea che è l’Intelligibile» (p. 55).

Hegel in conclusione, per l’autore: «pur parlando[…] di movimento dell’Essere nel quale si compie l’Essenza che è l’Intero ed è l’Assoluto, questo è presente nel tempo e nello spazio ma è ab aeterno fuori dagli stessi» (p. 57). Si tratta di un sapere dal tratto ermetico, da realizzare nell’Istante che è l’Eterno, poiché in esso viviamo pur non avendone contezza. L’identità di reale e razionale non rinvia all’accettazione dell’esistente, in quanto: «L’Idea è reale, perché vera, solo nella Natura […] ed attraverso ed oltre essa così da essere […] Spirito!» (p. 42). Un’analisi da meditare…