Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'Italia vuota

L'Italia vuota

di Simone Torresani - 04/09/2019

L'Italia vuota

Fonte: Il giornale del Ribelle

Cosa hanno in comune la prima traduzione italiana appena giunta nelle librerie del saggio del giornalista spagnolo Sergio del Molino "La Spagna vuota" e la convocazione a Roma, il 14 settembre, di una assemblea da parte di Diego Fusaro per presentare il movimento sovranista-socialista "Interesse Nazionale"? In apparenza, nulla. Eppure, a ben guardare, un filo conduttore lo si troverebbe, una volta chiarito che è la "Spagna vuota", ossia la Spagna dimenticata e svuotata che si estende su un perimetro ben definito di 268.000 kmq con soli 7 milioni di abitanti (di cui l'11% viventi a Saragozza), in declino e in spopolamento e le cui istanze sono, citando del Molino "diametralmente opposte a quelle di Barcellona o Madrid". È la Spagna (sempre del Molino) di cui ci si ricorda solo "quando ci sono le elezioni oppure quando è tempo di vacanze". Le istanze della Spagna vuota che -cosa non secondaria- è custode sopravvissuta di quanto di tradizionale e di autenticamente spagnolo vi è ancora, per il momento, nel Paese -proprio per le sue esigenze e bisogni impellenti ben diversi da quelli delle ormai cosmopolite grandi città- ha orecchie più sensibili a sentire voci fuori dal coro. Poi è vero che da giornalista dell'establishment del Molino ci tiene a spiegare che forse la Spagna vuota è un mito, una trasposizione letteraria, che forse è un sogno d'un passato mai esistito, ma a noi che importa? La definizione calza a pennello, la prendiamo e la giriamo se possibile a nostro vantaggio.
Ebbene, per quel poco che io rappresento -cioè nulla, un semplice pubblicista di un blog anticonformista in cui ho l'onore, a volte, di poter pubblicare i miei scritti- vorrei consigliare a tutti quelli di "Interesse Nazionale" di coltivare l' "Italia vuota". Eh sì, non solo una Spagna ma anche un'Italia vuota esiste: un'Italia minore, proprio come la Spagna minore, di cui ci si ricorda solo per le elezioni e le vacanze. Magari con selfie davanti ad un ulivo seccato dalla xylella (e senza neppur sapere che è secco per la xylella, per giunta). Vi è una sola differenza sostanziale: la Spagna vuota ha un preciso perimetro geografico-storico-economico-paesaggistico-ambientale (tanto che del Molino ne pubblica una mappa, coi confini ben definiti) mentre l'Italia vuota è dappertutto. Non ha confini di regioni, di subregioni, di catene alpestri o appenniniche o fluviali. L' Italia vuota, oltre ad essere tutta la catena appenninica, la Lucania, l'interno calabrese, l'interno sardo e siciliano, è anche piena di enclave all' interno dell'Italia piena. Citiamo solo la collina romagnola, in fase di spopolamento, a un tiro di schioppo dalle brulicanti spiagge adriatiche. Citiamo l'entroterra ligure. Citiamo i colli e la montagna piacentina. O il profondo Oltrepò mantovano. È più facile andare per esclusione che per inclusione nell'elenco. Dalle città escluse (Milano, Roma, Torino, ecc.) andrebbero salvate solo quelle cinture periferiche e di prima fascia che formano un confine invisibile tra il centro e le periferie. Ora noi dobbiamo immaginare, sapere, capire che vi è una nuova dicotomia ed è tra vuoto-pieno, centro-periferia, provincia-metropoli. Tuttavia sono confini non rigidi, che sfumano. Una borgata romana abbandonata e degradata è provincia, il quartiere attiguo è metropoli. Ecco perché l'Italia vuota è dappertutto: anche nel cuore di quella piena.
Auspico dunque che Interesse Nazionale sia un movimento che vada laddove sia provincia, laddove sia vuoto, laddove sia periferia. Laddove i problemi sono, appunto, "istanze differenti dalle metropoli cosmopolite": un ospedale che chiude perché "antieconomico", agricoltori abbandonati, mancanza di fondi, mancanza di prospettive, pericolo di spopolamento e di emigrazione da parte delle forze vive giovanili. L'Italia vuota, nella sua ancor quasi intatta sensibilità provinciale, sarebbe il terreno di coltura fertile per gettare un primo seme di un movimento come quello che presenterà Fusaro. Se infatti l'omogeneità geografica della Spagna vuota porta a un fatale conservatorismo, la disomogeneità dell'Italia piena è un punto di forza notevole. Mischia il cittadino al paesano, il lavoratore dipendente all' autonomo, mischia mille tipi, mille esigenze, mille storie unite da una narrazione fatalmente anticapitalista, antimondialista, antiglobalizzatrice. È un auspicio e un desiderio. La speranza, si dice, è l'ultima a morire. E non dovrebbe morire. Mai.