L’ultimo treno
di Lorenzo Merlo - 14/09/2025
Fonte: Lorenzo Merlo
Lo stato della realtà, con qualunque definizione la si voglia investire, deriva da un concorso di forze che subiamo e che vediamo. La loro gittata – fatto salvo contesti dalle dinamiche assai limitate – si propaga per simpatie oscure alla ragione e non è quindi né misurabile né prevedibile. I loro effetti si mostrano come epiloghi della prospettiva che stiamo adottando.
In questi termini, la mira a mia – ma non solo – disposizione, mostra come lo stato della realtà politica, sociale e individuale dei tempi che stiamo vivendo ha anche – mille forze concorrono – a che vedere con una concezione della conoscenza, dell’uomo e di noi stessi che ci ha condotti nella condizione che i cristiani definiscono fuori dalla grazia di Dio.
Considerazione sull’esiziale separazione degli uomini dal cosmo.
Così come lo scientismo ha tradito sua madre, la scienza, il razionalismo lo ha fatto con suo padre, l’illuminismo, e il cristianesimo con lo spirito di Cristo.
Vulgata 1, lo scientismo
La cristallina consapevolezza della scienza di aver creato un campo di verità circoscritto dai paletti del suo metodo autoreferenziale, di ricerca e avanzamento verso la vera verità, detta oggettiva, si è nel tempo intorpidita a causa del successo della sua parola, ora in bocca a tutti. Ne resta una leggenda che riempie di sé i sussidiari, i programmi degli atenei e i prestigiosi master, il cui risultato culturale corrisponde a un appiattimento del pensiero, convinto dell’assoluta superiorità ed esclusività conoscitiva della scienza. Una deriva dal carattere idolatrico, detta scientista. Una fede passivamente acquisita, indiscussa e inscalfibile alla cui chiesa affluiscono le moltitudini. Sui cui banchi si recitano preghiere imparate a memoria, che sanno di luoghi comuni, di abitudini, di così fan tutti e di arroganza e prepotenza.
L’onda scientista è incontenibile. Neppure i più autorevoli frangiflutti, quali Popper, Gödel, Wittgenstein e Korzybski hanno potuto arrestarla, contenerla, smorzarla.
Vulgata 2, il razionalismo
Se la nascita della scienza è attribuita a papà Galileo ed è cresciuta con gli eredi Copernico, Keplero e Newton, la bontà della nuova ricetta scientifica è conclamata nella cucina dello chef Descartes. Il pensatore francese, con il suo binomio, res cogitans e rex extensa, avrebbe reciso in due parti impermeabili, e una volta per tutte, il corpo unico della realtà, stilettato di razionalismo al suo cuore inscomponibile. Seguirono i pestelli del materialismo e del positivismo che lo ridussero in poltiglia, servendolo poi sulle tavole e alle gole degli uomini quale pietanza prelibata, mai prima gustata. Irrinunciabile.
La soddisfazione della novità fu tale che, come accade con tutte le esperienze condivise, li ha istantaneamente aggregati in un corpo che si sono sentiti obbligati a definire Illuminismo, in quanto capace di porre fine alla presunta oscurità delle epoche precedenti.
Purtroppo, la fame era tale che – sebbene Kant avesse precisato il valore e il potere del razionalismo senza alcun intento di renderlo tsunamico nei confronti del pensiero empirico, magico e religioso che lo avevano preceduto – il “trangugia e divora” (Mel Brooks) nei confronti di un sapere creduto definitivo si è esteso a macchia d’olio, fino alle mense degli ultimi.
Un excursus folgorante al quale, come i soldati delle SS – abbiamo solo eseguito gli ordini – nessuno ha potuto sottrarsi. Presi dal raptus dell’emozione della presunta vera conoscenza oggettiva, nessuno ha potuto far caso al baco spirituale cresciuto nel piatto da cui si cibavano. Germe tossico all’origine della più mortifera malattia, sempre caratterizzata da una lunga agonia, inizialmente indolore e quindi non avvertita, in seguito riconosciuta come nichilismo.
Quel germe dall’aspetto di un pomo, della stessa genealogia di quello celestiale, li faceva credere superiori alla natura che li aveva generati, e perciò li convinceva a credersi separati dal mondo che osservavano, studiavano, scomponevano, analizzavano, definivano, catalogavano.
Vulgata 3, il cristianesimo
Nonostante la dimensione culturale dello scientismo e del razionalismo, che basterebbe per indicare l’origine della separazione degli uomini dalla natura, il principio del maledetto decorso – che oggi ha l’aspetto di un ripido toboga, sul quale tutte le idee appaiono gravemente insufficienti per frenare la caduta – lo dobbiamo all’idea giudaico-cristiana di un Dio separato dagli uomini. Un dualismo grave in quanto premessa al vittimismo, alla dipendenza, all’attribuzione di responsabilità. L’esatto contrario dell’uomo compiuto, quello che Nietzsche chiama übermensch, oltreuomo, capace di assumersi la responsabilità di tutto e riconoscere il pieno significato di volontà di potenza e, quindi, della vita che sta vivendo. Quello che Cristo ha incarnato, quello a disposizione di chiunque si emancipi dai tre vizi egoici prima citati.
L’ultimo treno
Ma sul treno della folle corsa, che portava lontano dal centro dell’uomo, della conoscenza, della salute e della serenità, la festa esaltante delle tre religioni coinvolgeva anche il pilota. Sull’altare unificato dell’egoismo, i bigotti celebravano i loro rituali, tra cui quello dei deliberati diritti civili, della cancellazione di culture e identità. All’ultima fermata era salito l’individualismo, quel sistema di pensiero che, senza remore, aveva sublimato l’io, eleggendolo a proprietario della vita che incarnava.
Nonostante il crescente numero di malesseri in forma di infelicità, alienazione, violenza su sé e sul prossimo, depressione, malattie, lotta tra ultimi, chi ancora danzava tarantolato non se ne curava. Siamo tutti sull’ultimo treno, tutti nella festa e tutti ai suoi margini, dunque siamo tutti l’ucraina Irina Zaruckaja e, non di meno, anche il negro che l’ha colpita e la negra che si è astenuta dal soccorrerla.
Sintomi politicamente volutamente tralasciati perché economicamente non rilevanti, classificati come problemi individuali e famigliari, ma che segnalano come la temperatura sociale stia progressivamente salendo. Un crescendo così nascosto dalle prime pagine della porno informazione, che non lascerà il tempo alle rane che siamo di sentire il bollire dell’acqua prima di agitarsi contro la masnada di fuochisti, la quale non aspettava altro che vederci combattere all’arma bianca contro i nostri vicini.
E chi s’è visto s’è visto.
Mentre l’abisso del nichilismo si avvicinava sempre più, qualche spirito, tra cui quello delle Tradizioni sapienziali e di Morin, Panikkar, Illich, Prigogine, Goethe, Jung, Eraclito, Buddha, Cristo, che non si era fatto coinvolgere da quella deriva esiziale, provava a risvegliare il macchinista. Ma anche loro non erano che paletti, del tutto inefficaci nei confronti di un’inondazione devastante quale era quella dell’onnipotenza della tecnologia, e in particolare di quella digitale, nuovo dio dell’inferno, abisso senza fondo, discendente dallo scientismo, dal razionalismo e dal cristianesimo.