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L’uomo massa. Dal cittadino idealizzato al consumatore sottomesso

di Roberto Pecchioli - 06/09/2023

L’uomo massa. Dal cittadino idealizzato al consumatore sottomesso

Fonte: EreticaMente

La trasformazione dell’uomo da soggetto libero, idealizzato nella definizione di cittadino titolare di diritti universali proposta dalla Rivoluzione francese, considerato naturalmente libero dalla costituzione americana, impegnato nel perseguimento della felicità, è un progetto secolare che vede il suo inizio nel secolo XIX, erede dell’Illuminismo e della prima rivoluzione scientifica, annunciata nel Seicento dal pensiero di Bacone, Cartesio, Spinoza.
La sua ideologia è il liberalismo – trasformato in liberalcapitalismo e da ultimo in globalismo. Mano a mano che il pensiero inclinava verso il principio di uguaglianza, la realtà concreta disegnava tutt’altro scenario, determinando – per l’azione dell’economia divenuta misura di tutte le cose, scopo dell’esistenza umana – nuove e più gravi diseguaglianze legate alla disponibilità di mezzi materiali. La nuova classe dominante disprezzava l’aristocrazia di ma ne perpetuava i privilegi , sostituendo il sangue con il denaro. Motore del cambiamento epocale furono le invenzioni, l’auge della tecnologia che permise di moltiplicare la produzione di merci, la creazione e la conquista di nuovi mercati, eufemismo che celava il brutale saccheggio coloniale intrapreso da alcune potenze europee.
Il positivismo ottocentesco imponeva la convinzione che tutto ciò fosse un formidabile passo avanti della civiltà, confusa con l’accumulo di denaro e di mezzi. Unico fine, l’ esortazione del ministro francese François Guizot del 1840: arricchitevi! Poco importava la miseria, la fame, lo sradicamento di imponenti masse umane dalle campagne, la disarticolazione della famiglie, lo sfruttamento minorile, il lavoro femminile in alcuni comparti industriali – l’ “esercito industriale di riserva” (K. Marx) – allo scopo di abbattere salari e costi di produzione. Un fenomeno che il nostro tempo ha enfatizzato con l’arrivo di milioni di stranieri da ogni parte del mondo.
Nella seconda metà dell’Ottocento iniziarono a svilupparsi le scienze sociali, innanzitutto la sociologia e la psicologia, mentre l’economia diventava una vera e propria scienza, pur non possedendone le caratteristiche. La presenza delle masse diventava una realtà crescente, prima con le rivoluzioni del 1848, poi con i movimenti operai e l’auge dei nazionalismi. La preoccupazione delle classi dirigenti, timorose di perdere il controllo della situazione, era massima. L’irruzione delle masse – il cui comportamento era ritenuto emotivo, pericoloso per l’ordine costituito – diventava una miscela esplosiva per la concentrazione di popolazione in aree urbane degradate e per il duro lavoro della fabbrica.
Lo sconvolgimento della vita di milioni di persone produsse un fenomeno che Emile Durkheim chiamò, ne La divisione del lavoro sociale, nascita della coscienza collettiva. “L’insieme delle credenze e dei sentimenti mediamente comuni ai membri di una stessa società, forma un sistema che ha vita propria: possiamo chiamarlo coscienza collettiva o comune. Si tratta di qualcosa di completamente diverso dalle coscienze individuali, anche se si realizza solo negli individui”. Un fenomeno di grande impatto psichico, che eccedeva la dimensione individuale in una forma prima sconosciuta. Nasceva la psicologia di massa, così descritta da William Mc Dougall, un precursore: “la mente può essere considerata un sistema organizzato di forze mentali o intenzionali, e nel senso così definito si può dire che ogni società umana possiede una mente collettiva. Le azioni collettive che costituiscono la storia di tali società sono condizionate da un’organizzazione descrivibile solo in termini mentali, che tuttavia non è compresa solo all’interno della mente di nessun individuo. La società è costituita da un sistema di relazioni tra le menti individuali, che sono le unità che la compongono. Le azioni della società sono, o possono essere , molto diverse dalla mera somma delle azioni con cui i suoi membri potrebbero reagire a una situazione, in assenza del sistema di relazioni che li rende una società.
In altre parole, finché pensa e agisce come membro di una società, il pensiero e l’azione di un uomo sono molto diversi dal suo pensiero e dalla sua azione come individuo isolato. Ogni personalità è psicologicamente individuale (biografia), ma all’interno di una vita condivisa (storia sociale) può essere riorientata. Era tracciato il cammino per dotare chi dirige la società di un potente strumento operativo – la psicologia sociale – in grado di condizionare la società di massa.
Il condizionamento indica la possibilità, mantiene un certo grado di libertà, la persistenza di differenze comportamentali. La coscienza collettiva contiene gli orientamenti culturali individuali e riconosce delle fasi: la famiglia conferisce una predisposizione, una cultura riconoscibile. La scuola si incarica di incorporare i giovani nella società (inculturazione). La ricchezza delle sfumature delle personalità è il tratto di un profilo che si realizza nel gioco delle relazioni sociali, proponendo ruoli incorporati dalla società in un disegno a cui le scienze sociali imprimono la direzione voluta dai gruppi dirigenti.
La società di massa ha rappresentato un punto di svolta in Europa e nel Nord America, diffondendosi in gran parte del mondo. La storia ha scritto un nuovo capitolo caratterizzato dalla presenza di un attore sociale che reclamava cambiamenti e diritti: il lavoratore. La necessità di reindirizzare la popolazione secondo i nuovi paradigmi imponeva di apportare cambiamenti politici, economici, culturali e istituzionali, adattati a un più sofisticato mondo di governare, depotenziando lo scontro delle classi sociali prodotto dalla rivoluzione industriale. Il concetto di società di massa nasce allo scopo di dirigere i fenomeni politici, sociali, i mutamenti antropologici avviati dalla prima rivoluzione industriale (1760-1840) che aveva introdotto la macchina , un processo che richiedeva un tipo umano nuovo: l’operaio della fabbrica. Ciò determinò il passaggio da stili di vita basati sull’agricoltura, sull’allevamento e la produzione artigianale, ad altri fondati sull’industria produttiva e la meccanizzazione. Una conseguenza fu il processo di intensa urbanizzazione che alterò definitivamente la struttura economica e sociale oltreché la mentalità delle persone. Non potevano che cambiare anche le modalità di governo degli uomini e della nazioni.
Lo comprese Napoleone Bonaparte . “Ci ​​​​​​sono solo due forze al mondo: la spada e lo spirito. La storia insegna che la spada è sempre stata sconfitta dallo spirito; per questo la forza di uno Stato risiede nell’opinione pubblica; tre giornali nemici fanno più paura di mille baionette.” Ecco arrivato il tempo, per i ceti di potere, di applicare la strategia che Tancredi Falconeri esprimerà al principe di Salina, il Gattopardo: se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. L’emergere delle masse e la loro irruzione negli affari politici è uno dei motivi principali per cui il potere moderno ha bisogno della propaganda, un meccanismo calato dall’alto –ma non percepito come tale – che diffonde le idee (ovvero gli interessi) delle classi dominanti. Jacques Ellul afferma che per realizzare la sua agenda, il potere deve agire per inganni: crea uno schermo in cui proietta ombre che rappresentano un tipo di politica, mentre la decisione avviene in un palcoscenico riservato di cui è visibile solo il boccascena. Il fenomeno della società di massa rappresentò una rivoluzione sociopolitica. Gli intellettuali proclamavano l’emancipazione dell’uomo dai “legami medievali” che lo avevano legato per secoli. La massa, diventata fenomeno sociale, iniziò ad essere oggetto di studio. Dalla comprensione sempre più profonda delle sue dinamiche si passò alla progettazione di tecniche di gestione tese alla manipolazione. Bertrand Russell, scienziato membro dell’oligarchia britannica, giunse a predire che le scienze psicologiche e sociali, unite al controllo dei mezzi di comunicazione, avrebbero fatto credere alla maggioranza che la neve è nera.
Nel XX secolo l’idea di propaganda avrebbe poi prodotto, parallelamente alla strumentalizzazione politica e culturale, il sorgere di due attività capitali, fondamentali per creare, diffondere, indirizzare, rendere un valore in sé il mercato e il consumo: il sistema della comunicazione e la pubblicità. Comunicazione di massa, propaganda e pubblicità si sono trasformate in saperi collegati ma autonomi, il cui scopo è, nella sostanza, mentire. La manipolazione elevata a scienza sociale è un fondamentale passaggio della trasformazione antropologica giunta a compimento. La modernità fu caratterizzata dall’apparizione di un nuovo soggetto: il cittadino. Diverso dal civis di impronta romana, ha in origine il significato di membro della comunità urbana: città contrapposta a campagna. In teoria, ogni cittadino ha gli stessi diritti e le stesse opportunità di influenzare il destino della società di tutti gli altri. L’esaltazione del cittadino fu il tema di gran parte degli intellettuali del Settecento e dell’Ottocento. Il cittadino, tuttavia, non corrispondeva all’immagine reale della società, limitato com’ era ad alcuni ceti urbani. Si rendeva necessario inventare un soggetto nuovo, superando l’intellettualismo astratto del cittadino disegnato dall’Illuminismo, l’uomo-massa.
Il più coerente a cogliere la novità – con le categorie del positivismo trionfante – fu Gustave Le Bon (1841-1931), autore de La psicologia delle masse, testo di enorme influenza, in cui compare l’analisi della folla. “La folla è un essere transitorio, formato da elementi eterogenei che si uniscono momentaneamente per formare un essere vivente. Affinché un gruppo di individui formi una folla, con i propri sentimenti e comportamenti, occorrono elementi che spiazzino la coscienza individuale, cedendo il passo all’inconscio del gruppo. La massa è sempre intellettualmente inferiore all’uomo isolato. Ma, dal punto di vista dei sentimenti e delle azioni che i sentimenti provocano, può, a seconda delle circostanze, essere migliore o peggiore. “L’idea di base era che, sebbene gli individui della stessa razza o società potessero essere intellettualmente assai diversi, erano uniti da sentimenti e passioni comuni. Affinché emerga la moltitudine è necessario che la coscienza individuale venga spostata; migliaia di individui riuniti in una piazza non costituiscono, di per sé una folla, in termini psicologici: è necessaria l’ influenza esterna di altre cause”. L’individuo deve alienare i suoi sentimenti e pensieri alla collettività della moltitudine. Sono tre gli elementi fondamentali che compongono una folla, il primo è il sentimento di forza del gruppo, l’individuo diventa un essere anonimo, irresponsabile. Il secondo elemento risiede nel contagio sociale, nell’ipnosi collettiva; un individuo è capace di sovrapporre gli interessi della collettività ai suoi interessi particolari; il terzo è la suggestione.”
Con queste linee generali la psicologia di massa spiega i comportamenti dell’individuo immerso nella massa privato della coscienza individuale, alienato nell’ inconscio collettivo, una miscela in cui suggestione e contagio lo rendono irrazionale. Le Bon fornì i primi rudimenti teorici , concettuali e tecnici per la manipolazione delle masse, anticipando le tecniche affinate dai ricercatori americani del secolo scorso, come Edward Bernays e Walter Lippman. Secondo Le Bon, “la creazione delle leggende che così facilmente circolano tra le moltitudini non è soltanto la conseguenza della loro estrema credulità. È anche il risultato delle prodigiose perversioni che gli eventi sperimentano nell’immaginazione di una moltitudine; la narrativa semplificata è il modo di trasmettere le idee tra la folla.” Una delle riflessioni più interessanti sulla mentalità delle masse riguarda il modo con cui esse gestiscono il processo cognitivo: “la folla pensa per immagini e queste immagini richiamano subito altre immagini. Le immagini non hanno alcuna relazione tra loro. La ragione potrebbe mostrarci che non esiste alcuna relazione tra le immagini, ma la folla è cieca di fronte a questa verità”. Le Bon comprese che le idee suggerite alle masse devono avere una forma semplice, traducibile in immagini. Non vi è alcuna necessità che le idee siano correlate tra loro; instillare idee è come proiettare diapositive da una lanterna magica; le idee più contraddittorie possono essere viste insieme nella mente della folla. Un concetto profetico che descrive l’attuale sistema mediatico. Le folle sanno pensare solo per immagini, dunque possono rimanere impressionate solo dalle immagini, che possono terrorizzare o attrarre le masse. Le sensazioni da esse suggerite sono ciò che può compiere e motivare un atto, un comportamento. Già da queste considerazioni risulta evidente l’enorme processo di manipolazione di cui siamo vittime, l’assimilazione della cultura – e della sottocultura – dominante , mediante l’uso massivo delle conoscenze scientifiche e tecnologiche a scopo di dominio e controllo per mezzo dell’ attivazione di dinamiche di massa. Analizzeremo nella terza parte alcuni meccanismi concreti che ci rendono marionette mosse dall’alto attraverso fili di cui ignoriamo esistenza, forza, pervasività.