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La ballata delle associazioni a delinquere e della società del malessere

di Franco Cardini - 03/07/2023

La ballata delle associazioni a delinquere e della società del malessere

Fonte: Franco Cardini

Io sono monarchico non per ideologia, ma per antica e radicata convinzione antropologica. Ovviamente, i Savoia non c’entrano: anzi, a parte di principe Eugenio e il “duca di Ferro” Amedeo di Savoia-Aosta (quello dell’Amba Alagi), mi stanno tutti piuttosto antipatici.
Le mie simpatie, anzi la mia incrollabile fedeltà di suddito, vanno agli Asburgo-Lorena che, come fiorentino e toscano, considero i miei “naturali sovrani”. Il mai troppo compianto arciduca Ottone, la cui spoglia mortale ho accompagnato insieme con migliaia di altri sudditi fedeli fino alla soglia della Kapuzinergruft di Vienna in un pomeriggio di sole di qualche anno fa, mi onorava della sua amicizia, e il granduca Sigismondo legittimo pretendente al trono di Toscana usurpato dai piemontesi nel 1859 mi ha insignito dell’Ordine Cavalleresco di San Giuseppe di cui vado fiero (ho anche una commenda dell’Ordine al Merito Melitense: accetto onorificenze solo da Santa Romana Chiesa e Ordini connessi, nonché dall’imperiale famiglia d’Asburgo: le patacche di altra provenienza non m’interessano e le ho sempre rifiutate).
Ciò implica il fatto che da qualche tempo guardassi – per quel che quasi nulla so delle cose mondane, specie quando hanno per protagonisti imprenditori maneggioni, palazzinari sospetti, politicastri ignoranti e procaci ma improbabili politicastre – con un qualche sospetto a quella che per quanto mi sembrava di capire fosse una “affettuosa amicizia” tra la signora Santanchè – della quale disapprovavo le evoluzioni politiche, le esternazioni ideologico-mondane, le non sempre irreprensibili esternazioni di competenza islamologica, le competenze turistico-schiavistiche in tema di Mediterraneo, di gommoni e di migranti e il “destrofemminismo à la mode” e l’eterna giovinezza clinicamente restaurata – e il “principe” (ma de che?) Dimitri Miesko Leopoldo Kunz Piast Bielitz Belice Belluno Spalla Rasponi Spinelli Romano (visti alcuni dei cognomi del quale la speranza è che, in quanto maneggiator di chissacchecosa, non finanzi anche la costruzione di dighe), il cui frondoso albero genealogico mi ha sempre ricordato da vicino quella vecchia canzone del Quartetto Cetra dedicata al Visconte di Castelfombrone fu Buglione fu Antenat, o quell’altra il protagonista della quale è il Visconte di Bragelonne, che faceva impazzire le donne. Del resto il superautoblasonato è solo l’ultimo arrivato alla corte della Santanchè, nella quale ottimi figuranti primeggiano e/o primeggiavano benemeriti rappresentanti della nostra Classe Prominente quali Luigi Bisignani, Fulvio Briatore, il “condannato al soggiorno obbligato” di lusso Denis Verdini (ma è ancora “suocerissimo” di Salvini?) eccetera. Alla faccia dei buoni e bravi italiani che lavorano, pagano le tasse e vorrebbero tanto un paese onesto e pulito.
Ma del principe-consorte della nostra ministra del turismo – frattanto piena fino al collo di guai affaristico-fiscali e il comportamento della quale poco consona appare alla sua militanza in un partito che discende da un altro, sostenitore della socializzazione e che trovava il suo emblema politico-sociale nei cosiddetti “Diciotto Punti di Verona” (rinfrescatevi un po’ la memoria, neofascistelli maquilloneggiati e atlantisti del cavolo che non siete altro…) – si è già occupata la cancelleria della Haus Habsburg Italia, i ben 516 membri della quale hanno già tirato a dovere le orecchie all’operettistico Dimitri Kunz Viendalmare Delcazz con quel che segue. A giudicare dai guai fiscali di Madame Daniela, essa si potrebbe annoverare tra le fedelissime del New Deal politico della sua leader, la quale ha avuto a dichiarare (ed è la sola cosa che non potrò mai perdonare a Giorgia Meloni, con la quale dissento politicamente su quasi tutto ma alla quale continuo a volere un gran bene e a nutrire per lei una grande stima: e qui non scherzo più) che “certe tasse sono in realtà un pizzo di stato” (le rispettive salme di Giuseppe Toniolo, di Benito Mussolini e di Angelo Tarchi si saranno “rigirate nelle bare”, come si usa dire). Meloniana tutta d’un pezzo, la Santanché ha con ogni evidenza reagito alla consegna con littoria obbedienza assoluta (Credere, Obbedire, Evadere – dalle tasse, naturalmente). All’odioso erario statale, reo di non rubare sempre ai poveri per dare ai ricchi, lei non gliela darà mai – nemmeno una lira, intendo dire. Del resto, tuttovabenmadamalamarchesa: non siamo forse un popolo di Santi, di Eroi, di Navigatori, di Viaggiatori a sbafo sui treni, di Seminatori d’immondizie per Strada, di nemici della raccolta disciplinata dei rifiuti e di grandi e piccoli Evasori fiscali?
Ma fossero tutti là i nostri guai d’italiani membri dell’UE e della NATO (ci manca il ginocchio della lavandaia), potremmo metterci la firma e andarci a nozze. E potremmo perfino inghiottire le giullarate senili del sottosegretario alla cultura Sgarbi, con le sue telefonate in diretta TV (“… c’è un sacco di fica” eccetera), con molto dispiacere per lui perché Sgarbi è un genio-e-sregolatezza, uno splendido ingegno che “si butta via”.
Senonché, ohimè, peiora premunt. Non illudetevi sulla questione delle violenze parigine e francesi, da collegarsi – molto alla lontana, ça va de soi – ai non ancor placati moti trumpiani di Washington e a quelli bolsonariani di Brasilia – ed espressione, come già l’affaire des gilets jaunes, del malessere diffuso e montante altri infiniti sintomi del quale sono il dilagare dell’abuso di droghe leggere ma non troppo, gli impulsi sociocidi e culturicidi (neologismi per indicare l’assassinio della società e della cultura) dei nemici giurati di qualunque forma di solidarietà familiare e di rispetto della vita, le idiozie della cancel culture, la crisi della Chiesa cattolica un nuovo capitolo della quale sta per aprirsi con il riemergere del “caso Orlandi”, gli esiti dell’ascesa della spirale inflazionistica (“c’avete fatto caso”, direbbe il vecchio Aldo Fabrizi, che ormai in tante città un cappuccino al banco del bar ha superato i 3 euri? Non vi dice nulla?), le scuole dove chi accoltella le professoresse e impallina i professori viene quasi premiato – signor ministro Valditara, invece di baloccarsi con le circolari anticomuniste fuoristagione e di far finta di non sapere che la nostra scuola crolla sotto il peso dei 200.000 docenti precari insoddisfatti, non ritiene Ella che tutto ciò sia un tradimento bello e buono del mandato affidato a Lei e al Suo partito dalla maggioranza della società civile italiana (almeno da quella che va ancora a votare, ormai poco più della metà della maggioranza effettiva?) –, i sempre più orribili casi criminali (oltre ai “femminicidi” e agli “omicidi stradali” che commuovono di più l’opinione pubblica ma che sono lungi dall’essere le cose più gravi), l’indiscriminato crollo della disciplina e del senso di responsabilità civile e sociale al quale del resto si assiste di continuo nelle nostre piazze e nelle nostre strade (e ci collaborano non già i poveri venditori senegalesi di collanine, bensì legioni di giovinastri consumatori di aperitivi serali e di turisti abbienti travestiti da fricchettoni che non si permetterebbero mai a casa loro di comportarsi come si comportano da noi). Per tacer della crisi dei taxi nelle grandi città in quanto i sindaci sono ostaggi delle associazioni di categoria e dei bagni marini che vanno a remengo. Fortuna che regge il Twiga di Marina di Pietrasanta.
Peraltro, se l’Atene di destra piange sull’esposizione alla gogna della Santanché sulla quale pende la spada di Damocle d’una clamorosa sfiducia parlamentare, la Sparta di sinistra non ride affatto: perché per lei non c’è nulla da ridere. C’era un po’ di tempo fa, quand’essa si scelse come leader l’Eterna Sessantottina in Ritardo Elly Schlein. Ma ora assisteremo forse all’ennesima débacle del partito-suicida dem: paradossalmente, il futuro della politica interna italiana sembra dipendere dal 5 luglio prossimo, allorché Madame Daniela quasi Asburgo-Lorena riferirà sui malumori dei suoi dipendenti che, più avidi di un migrante africano in cerca di lavoro (o d’elemosina) e più cattivi di un terrorista musulmano, pretendono ancora la corresponsione del tfr.
Ciliegione internazionale, infine, sull’immangiabile torta. La missione russa del cardinale Zuppi, dopo il flop di Kiev, ha trovato buona accoglienza e interlocutori interessati a Mosca, nonostante Putin non possa mai sbilanciarsi con la Chiesa cattolica in quanto da sempre in Russia esistono numerosi, agguerriti e influenti nemici implacabili degli “scismatici romani”: ma da noi non se ne è saputo quasi nulla, mentre il Grande Rincoglionito della Casa Bianca continua a dare e a promettere superarmi al suo factotum ucraino ammalato di bellicite acuta e, pur non avendo mai detto una parola di pace dal febbraio 2022, persevera nel dichiarare “vane” e “insufficienti” tutte le numerosissime offerte di negoziati che gli giungono dal Cremlino, perché da Putin si pretende la pregiudiziale dichiarazione di colpevolezza totale nella crisi che ha condotto alla guerra come conditio sine qua non per l’apertura di sia pur aleatori “tavoli di trattative”. Frattanto, il semestre di conduzione spagnola dell’UE si è aperto con l’immancabile visita ad limina Volodomirii, con bacio della T-Shirt paramilitare, da parte del capo del governo di Madrid, il socialista Pedro Sanchez specialista nel dissotterramento e della profanazione di cadaveri vecchi di quasi novant’anni (alludo alla rimozione del sepolcro di José Antonio Primo de Rivera dal Valle de los Caídos, pace e gloria all’anima sua e vergogna eterna ai suoi offensori). Ora, lo scoperchiacimiteri va a rendere omaggio all’instancabile mendicante di sistemi missilistici Atacms (oltre 300 chilometri di gittata) e di bombe a grappolo e insieme continuano a sognare l’avanzata a macchia d’olio dell’Occidente del Libero Mercato e dell’Area del dollaro. Dopo la Russia, sarà la volta della Cina.