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La città deve avere un limite/confine al di là del quale deve esserci la campagna

di Giannozzo Pucci - 14/08/2020

La città deve avere un limite/confine al di là del quale deve esserci la campagna

Fonte: Giannozzo Pucci

A proposito dell’intervista di Fuksas su Firenze apparsa su La Nazione del 30 Luglio u.s.

Che i piani regolatori e i regolamenti edilizi siano obsoleti si dice oramai da decenni,  basta guardare i risultati attorno a noi. La legge urbanistica del 1942 aveva come scopo la deurbanizzazione ma la cultura urbanistica influenzata dalle idee di Le Corbousier ha prodotto il contrario: tutto il territorio è diventato un continuum edificato. Il problema è come sostituire le regole burocratiche attuali che filtrano il moscerino e lasciano passare il cammello. Per ora non ho visto nessuno studio serio su questo argomento essenziale. Occorrerebbe che un docente di architettura e/o urbanistica avesse la fantasia di dare una tesi sulla storia dei regolamenti urbanistici e edilizi e dei loro rapporti coi limiti materiali e con la cultura della gente. Per ora nella mia ignoranza ho trovato solo Leon Krier a indicare delle regole sia culturali che legali per sostituire il disastro delle regole attuali dei piani regolatori. Le regole semplici, comprensibili a tutti, e chiare di Krier sono le seguenti:
a) la città deve avere un limite/confine al di là del quale deve esserci la campagna (con altre regole) e non deve superare quel confine per molti decenni, direi per almeno un secolo; e devono essere abolite le periferie, che vanno trasformate in rioni di città matura, simili al centro;
b) la città deve essere composta di rioni/borghi che a loro volta devono avere dei confini e un numero di ettari che può andare da 12 a 20 e una popolazione di circa 12 mila abitanti con tutti i servizi essenziali raggiungibili a piedi in circa 10 minuti;
c) la città deve essere formata di strade e piazze attorno alle quali
d) gli edifici normalmente non dovrebbero avere più di 3 o 4 piani e con forme adattabili a più funzioni secondo il cambiare delle necessità, ma ogni edificio dovrebbe avere il suo parcheggio sotterraneo per i residenti e il regolamento edilizio dovrebbe indicare solo i piani e non le altezze, perché il Duomo di Firenze, edificio più alto, in realtà ha un piano solo e quindi un valore simbolico molto alto in cui la città ha investito molto: creativamente, tecnicamente e economicamente, quindi a seconda del tipo di edificio si investirebbe di più o di meno con piani più alti o bassi.
Questo è quanto ricordo a memoria, dimenticandomi forse molto altro.
Aggiungerei anche il problema del piano delle funzioni, cioè del lavoro di riequilibrio e riconduzione alle regole umane della città esistente.  I criteri del riequilibrio riguardano le età degli abitanti, le loro condizioni economiche, il rapporto fra abitare e le altre funzioni condizionato dal successo nell’opera di disinquinamento. Tutto ciò non può fare a meno della griglia dei rioni e delle fasce circolari della città. Infatti gli obiettivi del piano delle funzioni dovrebbero essere:
1) che in ogni rione/borgo si trovi il massimo di diversità/complementarietà di generazioni (non come l’Isolotto degli anni ’50 in cui le case furono date allora tutte a famiglie giovani che oggi sono quasi tutte vecchie) di condizioni economiche (e non quartieri alti isolati e difesi da una parte e quartieri bassi dall’altra) infatti la città storica era fatta da ricchi in mezzo ai poveri che si aiutavano a vicenda.
2)Ma il mix più importante è quello che riesce a mettere fine al razionalismo urbanistico, mescolando di nuovo le funzioni produttive, commerciali, turistiche e residenziali. Naturalmente ogni settore di fascia circolare attorno al centro può avere vocazioni diverse, in base alla sua storia, ai trasporti e alla possibilità di ripulire le funzioni produttive dagli inquinamenti armonizzandole con la residenza.
Se Fuksas non accenna a nulla di tutto questo, la sua allergia alle regole diventa l’ennesimo capitolo di una moda obsoleta che vediamo da almeno sessant’anni e si chiama inginocchiatoio davanti alle sollecitazioni immobiliari che ha piegato ogni regola all’assenza di regole, cioè a un liberismo senza bene comune.
Per quanto riguarda l’altra proposta di progettare appartamenti più grandi cioè più adatti al lavoro da casa, bisogna ricordare che Firenze ha un impianto da almeno 8 secoli in questo senso e molto più completo rispetto a quello proposto da Fuksas perché nato dal principio monastico dell’ora et labora. Infatti molte botteghe artigiane sulle strade in Oltrarno hanno/avevano la casa sopra (uscio e bottega) e l’orto dietro. Un deio modelli da ripetere ovunque nel mix di funzioni. Naturalmente vanno cambiate le leggi che di fatto vietano l’artigianato di bottega, vietandone l’apprendistato, ma anche il lavoro da casa al computer può esser fatto in una simil bottega con affaccio sulla strada e sull’orto, tenuto conto che per la salute della mente e degli occhi una certa sosta ogni tanto è necessaria.
Per concludere sulle funzioni turistiche ricordo che ai tempi del dibattito sul trasferimento delle funzioni della giustizia a Novoli, che mi sembrava molto più appropriato ricollocare nel centro storico per non spostarne l’indotto di giudici, avvocati, cancellieri e personale vario molto adatto e competente a abitare il centro storico, proposi invece di costruire a Novoli l’accoglienza dei bus turistici e un museo moderno ricollocandovi il David, la Primavera di Botticelli e alcune delle opere su cui si concentra la gran parte del turismo, oltre a molte delle opere di valore che nessuno vede perché sono troppe e quindi chiuse nei magazzini. L’idea nasceva dal bisogno di allentare la pressione turistica e la museificazione del centro e migliorare la qualità di altre aree della città. Può darsi che in altri modi l’idea possa essere perseguita ancora.