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La "guerra ibrida" e il teatro delle coincidenze

di Pino Cabras - 23/10/2025

La "guerra ibrida" e il teatro delle coincidenze

Fonte: Pino Cabras

Il termine “guerra ibrida” è diventato una clava semantica, un’arma retorica impiegata selettivamente per criminalizzare il dissenso politico e nascondere vere operazioni di guerra economica e sabotaggio.
Negli ultimi anni — e con particolare intensità dopo il 2022 — nei paesi NATO si è assistito a una progressiva degenerazione del concetto di “guerra ibrida”, nato negli ambienti strategici per descrivere un conflitto che mescola strumenti militari, informativi, economici e psicologici. Oggi invece viene svuotato di contenuto analitico e riempito di propaganda:
• Se un cittadino europeo manifesta contro la NATO, contro l’invio di armi o contro l’aumento delle spese militari, viene facilmente etichettato come “agente di influenza russa”, “strumento di guerra ibrida”, “minaccia per la sicurezza nazionale”.
• Ma quando esplodono raffinerie o oleodotti che trattano petrolio di origine russa, come le recenti deflagrazioni in Slovacchia e Romania, improvvisamente cala il silenzio. Nessun talk-show parla di “attacco ibrido occidentale”, nessuna task force UE avvia indagini sugli autori. Oggi in TV si discuteva della polemica di Vespa contro Sinner, per dire...
• Eppure quei sabotaggi colpiscono infrastrutture energetiche strategiche, interrompendo flussi essenziali per economie come Slovacchia e Ungheria, paesi che dipendono in larga misura da quella filiera petrolifera.
Nelle ultime ore la serie di “incidenti” appare ormai troppo perfetta per essere casuale: - la raffineria MOL a Bratislava è in fiamme; un altro impianto MOL a Százhalombatta, in Ungheria, è esploso il giorno prima; e ancora un’esplosione nella raffineria Petrotel-Lukoil di Ploiești, in Romania. Tutte e tre trattano greggio russo.
Coincidenze? Forse. Ma nel frattempo Washington revoca le restrizioni all’uso da parte di Kiev di missili a lungo raggio occidentali, come gli Storm Shadow britannici. Il Wall Street Journal lo annuncia, poi Trump smentisce, accusando il giornale di "fake news". Ma intanto lo stesso Trump impone nuove sanzioni contro Lukoil e Rosneft, le compagnie che riforniscono proprio quelle raffinerie finite in fumo, e nello stesso momento annulla il vertice di con Putin a Budapest.
Aggiungiamo che le cosiddette “armi europee” restano, in realtà, sotto il controllo tecnologico degli Stati Uniti: missili come gli Storm Shadow integrano componenti e sistemi di guida made in USA, e non vengono impiegati senza il consenso - esplicito o tacito - di Washington. Se oggi raggiungono obiettivi a 500 chilometri, è segno che quel limite è stato revocato. La smentita di Trump è una vera smentita? Ci sta pure, può essere: potrebbe significare che si rivolge ai falchi e ai Dottor Stranamore per dire che non li copre. 
Ma mettiamoci anche nei panni di chi potrebbe essere un bersaglio: tutto questo può apparirgli come un classico esercizio di “plausible deniability”, ovvero la “finzione di estraneità” intanto che l’Occidente pratica una guerra ibrida di sabotaggi e menzogne.
Nel frattempo, il Senato americano discute tre nuove leggi sull’Ucraina, tra cui una per dichiarare la Russia “sponsor del terrorismo”.
Un teatro di decisioni, smentite, mezze verità e fiamme reali che si alzano nel cuore dell’Europa centrale.
Se dietro questi “incidenti” ci fosse la mano di Kiev — o meglio, della Direzione Principale dell’Intelligence (HUR) ucraina — la logica sarebbe fin troppo chiara: punire Budapest e Bratislava per la loro linea indipendente e per il rifiuto di piegarsi ai diktat bellici della NATO. Un segnale per Orbán e Fico, che chiedono negoziati e stop alle forniture di armi.
Ma la narrativa ufficiale funziona a senso unico: la “guerra ibrida” è tutto ciò che non serve alla NATO, e mai ciò che la NATO o i suoi alleati compiono contro interessi economici non allineati.
È lo stesso rovesciamento semantico che George Orwell descriveva come 'bispensiero': quando “difesa” significa attacco, “pace” significa riarmo, “sicurezza” significa censura.
Si costruisce così un campo linguistico di sorveglianza, dove l’etichetta “ibrido” serve a giustificare repressione politica interna ed escalation esterna.
Il risultato è un’Europa schizofrenica, dove i pacifisti vengono sorvegliati come spie e i sabotatori premiati come partner strategici.
La “guerra ibrida” non è tanto quella che ci dicono che staremmo subendo da fuori, quanto quella in cui ci immergono proprio dal nostro lato occidentale. Lo spiego così a voi, lo spiegherei così ai vigili del fuoco che spengono l’ennesima “coincidenza” in una Bratislava già tirata dentro la guerra.