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La scelta di Silvia, ragazza "xenofila" che non ha radici

di Karen Rubin - 20/05/2020

La scelta di Silvia, ragazza "xenofila" che non ha radici

Fonte: Il Giornale

Quando Conte con i suoi provvedimenti smetterà di trattarci come bambini che hanno bisogno di una tutela giudiziaria per non compiere atti nocivi per sé stessi forse il clima di odio si placherà.
Per ora non sembra esserci dialogo possibile tra le parti politiche e nella società civile. Non è permesso esprimere liberamente nessuna opinione senza essere bollati come sovranisti aggressivi e xenofobi. Gli eventi che hanno esasperato il clima sono stati due: la sanatoria per gli immigrati della ministra Bellanova e l'arrivo in divisa islamista di Silvia Romano.
Quando si parla di questa ragazza milanese andata in Kenya per restituire il gusto del gioco ai ragazzini africani alcuni ricordano che opere meritorie poteva farne nella sua città, dove ci sono bambini altrettanto sfortunati, i cui genitori fanno file chilometriche per un pasto alla mensa di via Vittor Pisani. La solidarietà e il supporto ai cittadini stranieri, all'estero o in Italia è esaltato mentre un aiuto al proprio vicino di casa in difficoltà non ha lo stesso valore. «Una parte dell'Occidente soffre di sentimenti di colpa ed è incline ad atteggiamenti autolesionistici che lo rendono simile al paziente melanconico» spiega lo psichiatra Sabino Nanni. Il melanconico è un soggetto mortificato, in uno stato luttuoso cronico e insuperabile in cui c'è un continuo avvilimento del sentimento di sé «alle autoaccuse eccessive e in parte ingiustificate fa da contraltare un'idealizzazione altrettanto eccessiva e ingiustificata di chi non appartiene alla nostra civiltà, questo si traduce in comportamenti ingiusti verso i nostri concittadini ed in privilegi concessi agli immigrati di altre nazionalità, anche se clandestini e non integrati», approfondisce lo psicoanalista. La Romano si è mostrata ai suoi connazionali con un abito che è imposto alle donne dall'Islam radicale come simbolo di sottomissione eppure i melanconici lo hanno giustificato mistificando la realtà e descrivendolo come un vestito legato alla tradizione locale. Silvia ha specificato di essersi convertita all'Islam e ha ringraziato per l'affetto i fratelli musulmani d'Italia: «Assalamualaikum» ha esordito «a tutti voi, che Allah vi benedica, grazie grazie!!!». Nessun ringraziamento ai suoi liberatori, agli uomini che per sottrarla alla prigionia hanno rischiato la vita.
«Molti italiani soffrono di xenofilia, al contrario di quanto avviene nella xenofobia in cui c'è una avversione per lo straniero, si privilegiano persone, parole e abitudini che non appartengono alla propria cultura», chiarisce Nanni. C'è una forte componente di ordine emotivo «l'orgoglio per la propria appartenenza nasce nella famiglia, ed è frutto di rapporti sufficientemente buoni che favoriscono nell'individuo il sentimento del valore proprio e di chi condivide le sue stesse caratteristiche. Dove tali rapporti sono stati carenti o inadeguati, l'individuo finisce per svalutare o disprezzare i propri simili e idealizzare chi è diverso da lui e dal raggruppamento umano cui appartiene». La causa è da ricercare nell'attuale crisi della famiglia occidentale, un'istituzione tendenzialmente in dissoluzione.
«La xenofilia è un fatto emotivo indipendente dal tipo e dal livello di cultura, anche una persona di grande valore come Ezra Pound, quando idealizzava gli italiani era sicuramente uno xenofilo» conclude.