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Meglio un’opinione idiota che questo fastidio per la libertà

di Claudio Risé - 01/04/2022

Meglio un’opinione idiota che questo fastidio per la libertà

Fonte: Claudio Risé

Ma è vero che l'opinione personale possiede un preoccupante potere nella società italiana? A sostenerlo, sul Corriere della Sera, è Giuseppe De Rita, presidente del Censis, tra le teste più fini della sociologia italiana. L'affermazione è inquietante e merita dunque una riflessione. È l'Italia che è preda di un opinionismo incontrollabile, oppure i grandi centri di potere politico e informativo stanno diventando ipersensibili alla libera generazione e circolazione di opinioni, la cui presenza è peraltro un'irrinunciabile caratteristica dei regimi democratici? Si può anche fare a meno delle opinioni libere, ma allora bisogna dichiarare francamente che a dare fastidio è la libertà, ormai diventata insopportabile.
Certo è anche vero che si dicono anche molte evidenti sciocchezze, ma le responsabilità di ciò non sono di chi le dice ma delle scuole fatte, che non hanno sviluppato correttamente il pensiero critico. È nelle cattive scuole, in genere malate di autoritarismo più o meno strisciante, che  le opinioni infondate  e contraddittorie affondano le loro radici. Sviluppate perché nutrite spesso da libri noiosi, privi di autentiche visioni e succubi di un potere politico spento come i suoi testi conformisti e superficiali. Ma sono cose che De Rita conosce perfettamente perché i rapporti del Censis hanno denunciato qual'è la condizione media della scuola pubblica in Italia, fucina del nostro relativo sottosviluppo. Non a caso il nostro audace Luigi Einaudi, primo Presidente della Repubblica invitava i suoi lettori, nella Predica inutile Scuola e libertà a non mandare i figli alla scuola pubblica, che obbliga a programmi decisi in modo uguale per tutti, sull'ipotesi che siano giusti e perfetti, ma a scuole che invece di inesistenti perfezioni corrano il rischio di presentare l'opinione dell'ambiente che le ispira. È proprio la libertà di valutazione che libera negli allievi il pensiero critico, indispensabile ad ogni autentica formazione e sviluppo.
Lo stesso De Rita, del resto, sospetta "si sia in presenza di un uso primordiale ma sofisticato dell'opinione, e non si sa chi e come la gestisce", e ricorda che a fine ottocento si fece altrettanto "prima con le fotografie e poi il cinema; ma nessuno si preoccupò dei pericoli". È così: è l'avanzata inarrestabile e onnipotente delle tecnoscienze che ha addirittura trasformato la gerarchia dei sensi dell'uomo, dove la vista e l'ascolto sono ora i primi, ed ultimi i sensi del tatto e il gusto, prima dominanti. È anche per questo che "la dimensione scientifica" di una malattia, come De Rita lamenta, non ha più molto credito: se la sensorialità dell'uomo in un secolo viene rivoltata  come un calzino senza che la scienza si occupi dei problemi conseguenti è difficile che l'opinione pubblica (ma soprattutto privata) le faccia ancora  molto spazio.
Del resto uno scienziato premio Nobel, come Daniel Kanheman spiega in Rumore (Utet) come la medicina sia la scienza dove più alta è la presenza dei "rumori", affermazioni e convinzioni senza fondamento. Allora però, forse, anche il prestigio sacrale attribuito alla scienza medica è tra le cause più importanti della moltiplicazione di opinioni personali più o meno bislacche. Gilles Deleuze, forse il più innovatore dei filosofi contemporanei, sosteneva che il pensiero si rinnova attraverso il "fare l'idiota". Idiota in greco è "quello che sta a casa" invece che in piazza, con tutti. Forse nella civiltà delle comunicazioni di massa per pensare autenticamente dovresti davvero stare fuori dalla massa, per conto tuo. L'importante è però che ti lascino formare e dire la tua opinione, per idiota che sia.