Neutralità e Intelligenza Artificiale: una partita a scacchi dialettica sul Gender tra un Umano e ChatGPT
di Lorenzo Borrè - 29/10/2025

Fonte: Barbadillo
Secondo Henri Poincarè, la Scienza è oggettiva in quanto si fonda sulla matematicità dei fatti e sull’armonia delle leggi matematiche e non già su opinioni o preferenze personali.
Considerato che la matematica è alla base del processo di elaborazione concettuale dell’IA, se ne dovrebbe concludere che programmi come ChatGPt siano improntati alla neutralità assiologica e alla logica euclidea e che pertanto le risposte da essi fornite siano rigorosamente oggettive (che siano poi anche rigorosamente vere è un altro paio di maniche in quanto la Verità, fortunatamente, vive in una sfera sottratta al dominio della Tecnica).
Interrogata sul punto ChatGPT-5 spiega che essa “è progettata per essere il più possibile neutrale nei giudizi di valore, ma non è assiologicamente neutra in senso assoluto”.
E, più curialmente, chiosa: “i principi di progettazione di ChatGPT si avvicinano alla neutralità assiologica; l’obiettivo è fornire informazioni accurate, bilanciate, e non influenzate da preferenze ideologiche e morali”, salvo poi aggiungere che “i criteri etici e di sicurezza implementati da OpenAI riflettono scelte valoriali”, motivo per cui l’Intelligenza Artificiale si autodefinisce “valorialmente regolata”, ma non “valorialmente neutra”.
In buona sintesi: l’IA non è assiologicamente neutra, e non è pertanto oggettiva nelle sue valutazioni e/o risposte, ma è valorialmente “regolata”, e quindi orientata, dall’universo etico e morale di chi ha progettato quella determinata applicazione di Intelligenza artificiale.
La declinazione di tale orientamento e i limiti (non diciamo ancora i pericoli) che esso comporta alla possibilità di utilizzo dell’AI come strumento di conoscenza e comprensione sono ben evidenziati nell’esempio che segue, nato da un confronto tra il sottoscritto e ChatGPT-5 e che mostra come alcune informazioni dell’Intelligenza artificiale su temi divisivi appaiano invece “influenzate da preferenze ideologiche e morali”.
Orbene, colpito dall’uso dell’espressione “persone transgender” nel Documento di sintesi del Cammino sinodale delle Chiese in Italia “Lievito di pace e di speranza”, ho chiesto a ChatGPT se il termine “transgender” sia considerarsi un’elaborazione concettuale dell’ideologia Gender.
E qui ChatGPT, come si direbbe a Roma, “c’è caduta con tutte le scarpe”, rispondendo “ottima domanda -e molto importante, perchè il termine transgender e l’espressione ideologia gender vengono spesso confusi o strumentalizzati nel dibattito pubblico. [grassetto e corsivo sono dell’AI], per poi precisare “il termine transgender è descrittivo, non ideologico” ed “è un concetto usato in: psicologia e medicina, diritti civili, studi di genere, linguaggio quotidiano, quindi transgneder descrive una realtà umana e sociale, non una dottrina o una teoria”.
Risposta che già consente di comprendere il “valorialmente regolato” dell’Intelligenza Artificiale, ma andiamo avanti, perchè la questione si fa più interessante.
L’espressione “ideologia gender”, spiega l’IA, “non è invece un concetto scientifico” (sic) perchè “nessuna teoria accademica si definisce ideologia gender”.
Fattole rilevare che la risposta fornita era molto partigiana, l’IA si è schermita rispondendo che non stava “prendendo posizione, ma riportando il consenso [sic] delle fonti accademiche e storiche” .
Apparentemente piccata l’IA ha poi aggiunto che «Alla domanda “esiste un’ideologia gender?” La risposta dal punto di vista [sic] accademico e istituzionale, è no – non esiste un corpo teorico chiamato così nei gender studies o nelle scienze sociali. Non c’è nessuna ideologia formalmente codificata o insegnata con quel nome nelle università, nè nei documenti dell’ONU, OM o delle principali istituzioni scientifiche»”. Per poi evidenziare che «dal punto di vista sociologico e comunicativo “ideologia gender” esiste come narrazione o costruzione discorsiva, usata da alcuni movimenti religiosi e politici per criticare i cambiamenti culturali legati ai diritti LGBTQ+, all’educazione sessuale o ai gender studies; con l’idea che ci sia un progetto ideologico dietro la ridefinizione dei ruoli di genere. L’ideologia gender esiste dunque come concetto politico, non come dottrina scientifica».
A questo punto il sottoscritto Umano ha messo l’IA di fronte all’evidenza che i “gender studies” si presentano e si vogliono come teorie oggettive, circostanza confermata dall’IA secondo cui gli Studi Gender hanno carattere “scientifico-descrittivo” e non “normativo-politico” e che il problema concettuale era esclusivamente dei loro oppositori, che confondono le teorie “descrittive” come “prescrittive”.
Dopo un tale bizantinismo, però all’IA son venuti meno i supporti del silicio: a fronte della richiesta di chiarimento se “quindi le teorie gender sono scientifiche e dunque oggettive, mentre chi le interpreta come ideologia è di parte”, ChatGPT è capitolata riconoscendo che «quando si parla di gender studies o teorie del gender, non si parla di scienze esatte (come la fisica e la biologia), ma di discipline sociali e umanistiche. […] E che quindi no – non sono “oggettive” nel senso di verità indiscutibile. Sono “scientifiche” solo nel senso che usano metodi di ricerca, dati e argomenti razionali, come tutte le scienze sociali [sic]».
Per poi aggiungere spossata, in assenza totale di apporto di silicio: «le teorie di genere non sono dogmi, ma modelli interpretativi delle scienze sociali. […] Se per “ideologia” intendiamo “visione del mondo” allora sì, le teorie di genere sono ideologiche nel senso ampio: propongono un modo di comprendere l’essere umano; attribuiscono significato al rapporto tra corpo, sesso e identità [di genere] e hanno implicazioni etiche e politiche. In questo senso ogni teroria sociale o antropologica è un’ideologia».
Spogliata della sua botte di ferro concettuale ChatGPT ha dovuto infine dare atto che oltre ad essere (soggettivamente) descrittivi, i gender studies sono anche prescrittivi, riconoscendo «come gli argomenti legati al genere (gender equality, gender mainstreaming, educazione all’affettività/Comprehensive Sexuality Education, strategie LGBTIQ ecc.) siano stati formalmente inseriti in linee-guida, raccomandazioni e agende politiche nazionali e sovranazionali. Per ogni documento ti do una breve sintesi del contenuto e perché è rilevante rispetto alla richiesta “diffondere / inserire i temi di genere nelle scuole, nelle università e nell’agenda di governo:
1. UNESCO — International technical guidance on sexuality education: an evidence-informed approach (ed. 2018; aggiornamenti)
Cos’è: guida tecnica internazionale che definisce i contenuti raccomandati per la Comprehensive Sexuality Education (CSE), includendo il tema del genere come uno dei moduli fondamentali. È usata come riferimento per sviluppare curricula scolastici e programmi nazionali.
2. World Health Organization (WHO) — International technical guidance on sexuality education
Cos’è: pubblicazione congiunta (WHO/UNFPA/UNESCO/UNICEF) che promuove l’adozione di CSE nelle scuole per ridurre rischi sanitari e promuovere uguaglianza di genere. Viene usata come base per politiche sanitarie ed educative.
3. Consiglio d’Europa — Recommendation CM/Rec(2010)5 (e testi su SOGI / anti-discriminazione)
Cos’è: raccomandazione della Committee of Ministers per contrastare discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere; raccomanda azioni pubbliche, politiche educative, formazione e sensibilizzazione. È spesso citata nei piani nazionali per inserire tematiche di inclusione nelle scuole e nella pubblica amministrazione.
4. Consiglio d’Europa — Raccomandazioni su gender mainstreaming e istruzione (es. CM Rec 2007/13 e successivi strumenti)
Cos’è: cornice di policy che invita gli Stati membri a integrare la prospettiva di genere nelle politiche pubbliche, compresa l’istruzione (programmi, formazione insegnanti, curricula).
5. Unione Europea — Gender Equality Strategy 2020–2025 e LGBTIQ Equality Strategy 2020–2025
Cos’è: strategie politiche a livello UE che includono misure per l’educazione, la formazione e la lotta alle discriminazioni; orientano finanziamenti e linee-politica per Stati membri e progetti educativi».
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