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Novecento assassino

di Marco Iacona - 06/02/2022

Novecento assassino

Fonte: Marco Iacona

Il suo nuovo libro “Novecento assassino. Nietzsche, Mishima, Camus e gli altri”, Giubilei Regnani editore, di cosa parla esattamente?

Parla della vita e della morte. Forse l’abbiamo dimenticato ma giunge sempre come fine di un ciclo. Adesso però hanno deciso di sconfiggerla, la morte. Continueranno dunque a fare a pezzi tutte quelle idee e credenze che facevano da raccordo tra l’una e l’altra. Chi lo farà? Semplice chi ha mezzi e forza per farlo. Cioè il potere. La religione diventerà anzi è già diventata un “volemose bene” e un sopportiamoci tutti. Tolleranza assoluta, non fare quello che potrebbe offendere un qualsiasi altro uomo (o donna: scusate, adesso è necessario dire “a tutti e a tutti”, “concittadine e concittadini”…). Solo che come aveva capito Leopardi e come d’altra parte sperimentiamo giorno dopo giorno, l’amore per l’umanità, primo grande articolo del regolamento del partito global prevede appunto un “amore” incondizionato verso l’altro e un assoluto disinteresse, anzi il disprezzo verso il prossimo, che è quello che concretamente vive accanto a te. Colpevole sicuramente di qualcosa, in primo luogo di essere se stesso e non essere te. Ritorno alla domanda. Il libro parla del Novecento, dell’“ultimo” secolo, un Novecento che ha distrutto qualunque forma conosciuta del sapere ed ogni forma tradizionale di relazione. E ci ha consegnato uno spazio fisico e concettuale privo di “verità”: è il compimento delle formulazioni nietzscheane. No, niente Superuomo né fedele alla terra, né altamente spiritualizzato né dotato di morale propria, adesso è tutto in mano ai navigatori a vista, a quelli che hanno “discreta memoria”.

Una dittatura progressista?

Se fossi un odiatore potrei perfino odiarla la sinistra… ma non sono un odiatore anche per questo non sono di sinistra... Ho una certa età e gli anni Settanta li ho subiti. Qualcuno poi è stato lì lì per rovinarmi la vita, infine continuando a non esserlo di sinistra ho trovato usci serrati a catenaccio. Ma è vietato dirlo. D’altra parte, stanno vincendo loro. Teatri, cinema è tutto un batticuore ipocrita verso disgraziati e diversi. Quando li avevano i “diversi”, ma diversi da loro, li prendevano a pesci in faccia come fecero con Gide; adesso è tardi. Ed è tardi perché non è rimasto in piedi nulla, solo questo vago e falso sentimento di solidarietà global. Un mondo unico senza frontiere, senza leggi o regole che non siano le “loro”, un unico “credo”; Carola, Greta odiatrici che celano (a volte a fatica) l’odio per l’altro da sé dietro questo strano miscuglio di buonismo che cola da ogni spigolo dell’universo. Ci siamo autodistrutti e abbiamo lasciato posto a questo dis-ordine reale e ideale privo di limiti, privo di virtù e qualità.

 

L’autodistruzione di cui parla era per così dire necessaria?

La questione è complessa. Freud parla di ultima ferita dell’umanità, quella decisiva probabilmente, quando la sicurezza del rifugio crolla. Adesso siamo “ospiti in casa nostra” e dobbiamo convivere con demoni tutt’altro che pacifici. Torna d’altra parte quel dionisismo di cui Nietzsche scrisse. Il nonsense, un accanirsi contro se stessi e gli altri, un ribellismo che de-costruisce ma che non getta una sola luce di “certezza” sul mondo, un finto trascinare se stessi ma in realtà negando qualunque conformità o normalità, ecco è il ritratto dei tempi ultimi. La critica ha lasciato il posto alla democrazia della parola, ai social. Tutti possono dire tutto e gli spazi per confrontarsi si moltiplicano, la bellezza è scomparsa; le grandi menti del Novecento avevano già ridotto l’Occidente a qualcosa di inclassificabile. Abbiamo fatto a pezzi un mondo ma non siamo riusciti a costruirne un altro, di mondo. Siamo a una svolta, a un tramonto. Forse era necessario. Ma stavolta, come ai tempi di Epicuro, l’amicizia non basterà. Né l’amore anch’esso ridotto a inappagabile cerca tra identità, realtà e più credibili urgenze. E poi l’amore, almeno per noi “eterno”, prevede una relazione stabile con una donna ma alle loro condizioni.