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Qualche appunto sui movimenti sociali

di Gennaro Scala - 21/10/2021

Qualche appunto sui movimenti sociali

Fonte: Gennaro Scala

Oggi vi è l'uso di chiamare “movimento” ogni gruppo che si presenta al di fuori della politica ufficiale. Tuttavia il significato del termine nell'ambito della teoria politica è un altro, movimento è una messa in moto di settori ampi della società intorno a delle questioni fondamentali. L'esempio principale è  il movimento operaio del 19° e 20° secolo, ma vi è stato anche il movimento femminile e vari movimenti giovanili, e movimenti o contro-movimenti della classe media, in opposizione ai movimenti delle classi inferiori. Movimento vuol dire masse di persone che scendono in campo e che sono disponibili alla lotta e al conflitto. Oggi il ciclo del lungo di tale movimento delle classi inferiori si è concluso per varie ragioni che sarebbe lunga affrontare (v. il mio Per un nuovo socialismo). I movimenti sono per loro natura spontanei, anarcoidi, privi di una direzione specifica, poiché sono composti da masse di persone che si mobilitano per delle questioni vitali. Di fronte ad essi sorgono i gruppi organizzati, nel passato partiti, sindacati, associazioni varie, che miravano ad organizzare e dare una direzione politica a tali movimenti spontanei, cercando di conquistare la fiducia delle “masse in movimento”. Si tratta di cicli lunghi. Il movimento operaio nacque in Inghilterra con il cartismo come rivendicazione del diritto di voto e di associazione nei confronto del Reform act del 1837, per poi diffondersi in tutte le nazioni europee. In relazione a tale “movimento” nacquero i primi partiti moderni, il primo fu infatti un partito “della” classe operaia tedesca, il partito socialdemocratico tedesco. Ho messo le virgolette perché l'organizzazione era composta soprattutto da individui provenienti dalla classe media, che avevano la necessaria istruzione per poter dare una direzione politica a un movimento composto da persone  spesso analfabete (ma con un senso della realtà molto più robusto della media dei laureati di oggi). Fu il movimento operaio a trasformare lo Stato “borghese” sostanzialmente oligarchico nelle moderne democrazie europee. Oggi tale ciclo si è concluso con la sostanziale sussunzione sotto il sistema di dominio delle classi dominanti dei partiti e dei sindacati nati dal movimento operaio. I sistemi politici si configurano di nuovo come delle oligarchie con esclusione della classi inferiori. Le stesse classi medie si stanno rendendo conto che senza la base crolla anche la loro collocazione nella società (da cui il grande errore strategico di puntare soprattutto nella lotta contro i movimenti delle classi inferiori). Da questa nuova grande questione democratica nasceranno nuovi movimenti, un nuovo ciclo di lotte? Qualche prodromo si vede in Francia e in Italia. Ma in ogni caso i tempi saranno lunghi, saranno i tempi delle trasformazioni sociali, che possono anche essere secolari.