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"Res publica" e "Res global": una governance fallimentare e suicida

di Fabrizio Pezzani - 12/02/2019

"Res publica" e "Res global": una governance fallimentare e suicida

Fonte: Fabrizio Pezzani

L’organizzazione delle Nazioni Unite venne formalmente fondata ed istituita alla fine della seconda guerra mondiale come segnale visibile di un percorso di pace e di condivisione sociale che avrebbe dovuto segnare il nuovo corso della Storia dopo le sanguinose guerre mondiali e riconciliare gli uomini con la propria società e con quelle collegate . A testimonianza l’ articolo 1 e 2 dello Statuto marcano con evidenza queste finalità :
1.    Mantenere la pace e la sicurezza internazionale;
2.    Promuovere la soluzione delle controversie internazionali e risolvere pacificamente le situazioni che potrebbero portare ad una rottura della pace;
3.    Sviluppare le relazioni amichevoli tra le nazioni sulla base del rispetto del principio di uguaglianza tra gli Stati e l'autodeterminazione dei popoli;
4.    Promuovere la cooperazione economica e sociale;
5.    Promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui;
6.    Promuovere il disarmo e la disciplina degli armamenti;
7.    “ Promuovere il rispetto per il diritto internazionale ed incoraggiarne lo sviluppo progressivo e la sua codificazione.
A conferma di quelle volontà che sembravano scolpite nella roccia , sempre nel 1945 , vennero creati gli organismi pensati come indipendenti del FMI ( Fondo Monetario Internazionale ) , della Banca Mondiale e del sistema di cambi fissi basati sulla convertibilità del dollaro in  oro ( gold exchange standard ), negli anni novanta venne istituito il WTO ( Organizzazione mondiale del Commercio ). L’enunciazione di quei principi , osservandoli oggi , era basata più sulla speranza di un futuro migliore che sulla realtà dei fatti che già davano mostra dello scontro , al tempo inconciliabile , tra modelli ideologici , quello comunista russo e quello capitalista occidentale che erano destinati a scontrarsi una volta ritrovati gli equilibri sociali ed economici che avevano dato la spinta alla crescita del dopoguerra ed alla temporanea pace sociale. Il bisogno di pensare ad un futuro migliore dopo i drammi passati ha spinto le società dell’uomo a scrivere un dettato normativo e di indirizzi sociali che si sarebbe ancora una volta trasformato in una crudele utopia . In quel disegno le singole “ res pubbliche “ particolari – i singoli stati – avrebbero nel tempo dovuto tendere ad una condivisione globale di un bene comune globale in grado di soddisfare i singoli beni comuni dei partecipanti a quella visione utopica  . Ben presto i sogni lasciarono spazio ad una realtà  fatta di scontri e di guerre più che di condivisioni. Infatti le guerre ai confini dei due imperi ,-Corea , Cuba , Medio Oriente , Vietnam …-, generarono un rincrudimento delle opposte posizioni alimentando la guerra fredda e la chiusura ad un confronto costruttivo e non distruttivo  .Comunque quell’iniziale visione di pace e di speranza specie  nel mondo occidentale contribuì a generare l’idea di forme democratiche di governo ispirate ai principi repubblicani ed un ritorno all’avvio della “ res pubblica “ che doveva trovare fondamento nei nuovi principi costitutivi dettati dalla ritrovata fraternità . Il tema della “ res publica “ è fondamentale , soprattutto , nel pensiero europeo a partire da Platone e ripreso da Cicerone che nel suo trattato politico “ De res publica “ (I, 25, 39 ) definiva «La  “res publica “ come cosa del popolo;  il popolo non è un qualsiasi aggregato di gente, ma un insieme di persone associatosi intorno alla condivisione del diritto e per la tutela del proprio interesse». L’idea ed il disegno della “ cosa pubblica “ si concretizza appunto negli anni del dopoguerra per dare luogo   agli stati odierni . Ma una “ res pubblica” necessita di un “ nomos “ come insieme di leggi che regolano l’interesse dei cittadini per evitare che la società cada in preda all’arbitrio ed alla violenza degli interessi individuali ed egoistici in conflitto reciproco , com’è l’attuale stato delle società dell’uomo che hanno perso il contatto con le loro radici . La “ cosa pubblica “ necessita non solo di regole ma di finalità etiche e di un “ ethos “ che non è solo il luogo in cui vivere ma anche il come vivere in quello stato o cosa pubblica . La progressiva e naturale aggregazione di paesi diversi in  una logica di ricerca di un  bene comune globale ha modificato nel tempo il sistema di governo dei singoli paesi  per favorire una loro unione collaborativa e non conflittuale a livelli superiori alla singola “ cosa pubblica “ . Queste dichiarazioni di intenti  sembrano , oggi , diventate  solo mere illusioni al punto che ci dovremmo chiedere  se esiste ancora una bussola in grado di governare non solo i singoli stati ma anche il loro insieme che ha dato luogo alla globalizzazione che potremmo definire come “ res global “ . Questa” res global “ oggi rappresenta un sistema totalmente asimmetrico alle speranze di pace mondiale e di fraternità  originali  che e dovevano costituire il tessuto  e la trama per costruire un bene comune globale e di fatto diventa oppositiva dell’autonomia delle singole “ cose pubbliche “ o meglio dei singolo paesi . La governance globale a cui i paesi avrebbero dovuto tendere nel tempo , infatti , si è sempre più andata definendo come una gabbia i cui soffocare i diritti fondamentali dell’uomo e l’autonomia dei singoli paesi ed una forma di potere  concentrata , di fatto , nel paese di riferimento del mondo occidentale , gli USA, la cui storia è completamente diversa da quelle dell’Europa .
La costruzione di un mondo globale rispettoso dei diritti di tutti è diventato il puro esercizio di un potere realizzato con armi sia convenzionali che non come vedremo . Questi  utopici organismi globali (“ Res global “) che avrebbero dovuto garantire le libertà individuali in una logica superiore sono diventati sempre meno rispettosi della libertà dei singoli stati ( “ Res publica “) ignorando ipocritamente la realtà ed arrivando a dichiarare il primo decennio dello nuovo secolo come il simbolo della pace perpetua.
Oggi nel leggere quelle dichiarazioni di intenti si rimane drammaticamente sconcertati per una miopia  che sfocia in una inaccettabile mancanza di coscienza storica e dimostra la sudditanza di organi al tempo creati come indipendenti per mitigare i conflitti tra stati i una logica collaborativa  come il FMI e la Banca Mondiale che sono invece divenuti strumenti di oppressione e di negazione della libertà e dei diritti universali dell’uomo dichiarati nel 1948 nell’interesse superiore di un sistema di potere globale che non ha alcuna legittimazione democratica né una rappresentatività che possa giustificare l’esercizio di un potere altamente concentrato . Il processo di concentrazione di potere e la conseguente posizione di sudditanza fatta prendere agli organismi globali “ indipendenti “ si  è avviata a partire dal 1971 e poi sempre più rapidamente in linea con il collasso dell’impero sovietico . Il sistema aureo è stato cancellato nel 1971 innalzando la finanza come strumento di governo mondiale ed il FMI come la Banca Mondiale sono diventati strumenti di attuazione di una politica di governo che si è sempre più intensificata con l’uso della finanza come arma non convenzionale . Il potere degli Usa nel controllo di questi organismo sovranazionali è stato senza dibattiti ma esercitato con lucida determinazione anche grazie all’occupazione dei posti di potere ; la Banca mondiale è sempre stata governata da un presidente statunitense ed alcuni fra questi non hanno mai nascosto posizioni fortemente conflittuali e di dominanza , Paul  Wolfowitz su tutti. Prima di essere nominato presidente della Banca Mondiale nel 2005 Wolfowitz era stato a lungo segretario alla difesa negli anni novanta per diventare ispiratore della politica estera di G.W.Bush e tra i principali ideatori della guerra in Iraq. Le guerre per la democrazia hanno toccato quei soggetti che più erano legati al sistema del petrodollaro ma anche che lo stavano minacciando : Saddam Hussein , Gheddafi , Assad ed ora Maduro e prima di lui Chavez.
Mai come in questo periodo storico si assiste alla totale mancanza di governance globale rispettosa degli equilibri dei singoli paesi ma usata in modo sistematico ed arbitrario  dagli stati più forti nei confronti dei più deboli che si vedono lesa la loro sovranità o “ res pubblica “ come dovrebbe definire lo spirito di una democrazia rappresentativa  . La finanza eretta a verità incontrovertibile nonostante la manifesta evidenza della falsità ha cominciato ad erodere la sovranità dei singoli paesi emettendo giudizi sui debiti sovrani privi di fondamento scientifico ma usati in modo dispotico e lesivo dell’autonomia delle scelte dei singoli governi locali . L’ultima dimostrazione di difesa della “ res publica “ italiana è stato lo scontro a Sigonella tra Reagan da una parte e da Craxi ed Andreotti dall’altra , le conseguenze delle posizioni assunte dai due politici le abbiamo poi seguite negli anni novanta quando la fine della Russia ha innalzato gli Usa a potenza dominante al mondo illudendo ancora una volta tutti di quanto l’arroganza del potere diventi l’esercizio di una drammatica eutanasia evidenziata dal degrado sociale di quel paese .   
La democrazia da “ esportazione “ è diventata una beffa che troppi continuano a subire passivamente  così in quei paesi dove avrebbe dovuto esserci la democrazia oggi vi è solo morte  , desolazione e l’impossibilità di viverci . Il modello socioculturale di un potere infinito senza limiti morali ha creato la più grande disuguaglianza nella storia in un mondo globale che è diventato  una trappola infernale . Si è creato un potere senza limiti  e senza apparenti responsabilità ; ma non può essere  un potere senza responsabilità.
Il dramma dei profughi che ogni giorno è oggetto di discussioni infinite sembra incapace di affrontare con lucidità la complessità ipocrita di un sistema di governance che è totalmente frantumato ; gli equilibri geopolitici nel tempo sono cambiati e non consentono più l’uso esclusivo del potere nelle sue diverse forme ma generano una confusione instabile che finisce per diventare l’espressione di una incapacità a pensare che sfocia nella stupidità . Il dibattito sulla dignità delle persone è stato sostituito dal valore delle persone che diventa indefinibile , il dramma dei profughi se non correttamente risolto ne genera altri . Se paradossalmente si decidesse di accogliere tutti i profughi si creerebbero due drammi : l’eccesso  di persone  in contesti abitativi già deboli e la mancanza di lavoro laddove sarebbe necessario crearlo . Le persone che arrivano lasciano un paese che ha perso il ruolo di “ res publica “ per venire in uno in cui la “ res publica “ è soffocata dalla “ res global “come la danza mortale  dei numeri della finanza dimostra in modo sempre più evidente il suo uso strumentale   ; ripensare il senso di un mondo globale è la sfida della sopravvivenza su questo pianeta . La cruda verità è il fallimento di una governance ma in particolare  di una classe dirigente a tutti i livelli incapace di rinnovarsi negli uomini e nelle idee , priva di creatività e di coraggio ed ostaggio di interessi superiori e dominanti che non ha mai voluto contrastare sempre a scapito della povera gente .
Coloro che abbiamo preposto al governo della cosa pubblica hanno la consapevolezza delle responsabilità di cui sono investiti? Questa responsabilità di resa di conto verso la società– principio di accountability – si riflette nell’esercizio delle loro funzioni o viene totalmente ignorata? Chi deve prendere decisioni vitali per la sopravvivenza dell’uomo ha la conoscenza necessaria per svolgere la sua attività e l’umiltà di capire le difficoltà che impone il dovere essere moralmente non riprovevole? I nostri giovani vengono educati in questa logica o abbandonati al nulla di una vita quotidiana senza punti di riferimento morali? Tutte queste domande che Romano Guardini si poneva n vario modo nel suo splendido libro La fine dell’epoca moderna. Il potere, pubblicato nel 1954, sono sempre lì a dimostrazione che il pensiero, quello che scende in profondità, non smentisce mai chi sa leggere la storia nei tempi lunghi che la compongono: «Quanto è più grande il potere, tanto più forte è la tentazione di scegliere la via più facile, quella appunto della violenza. “ Eliminare” la persona e la sua libertà, l’esistenzialità del vero, l’originalità del creare; ottenere con la forza ciò che ci si è prefissi e presentare come privo di valore ciò che con la forza non si può ottenere. Costruire quindi una cultura che ha solo un fondamento razionale e tecnico. Ma allora bisogna che l’uomo stesso sia concepito in modo tale da potere “essere”  afferrato, amministrato, formato a priori per determinati scopi  dal punto di vista psichico con la propaganda e i mezzi d’informazione».
Se la società occidentale non saprà trovare la via giusta per dare una risposta ai tanti problemi che la stanno strangolando allora vuole dire che dal punto di vista creativo non ha più nulla da dire.
Le responsabilità sono sempre individuali ma tutti, seppure in modo diverso, abbiamo contribuito, per comodità, interesse, negligenza, mancanza di coraggio, all’accettazione di questi comportamenti e tutti, ancora una volta, ognuno nella sua area di responsabilità, dovremmo scegliere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato nel rispetto dell’uomo come persona. Non siamo condannati a che la storia si ripeta, sta a noi decidere il nostro destino e non possiamo fingere che questo dipenda dall’evoluzione di fenomeni naturali o da una volontà divina; come uomini dotati di coscienza spetta a noi prendere sulle spalle le nostre responsabilità, dobbiamo decidere noi se lasciarci prendere dalla nostra aggressività e precipitare nel baratro o provare a portare a termine la missione unica e creativa che ci è stata affidata su questo mondo.