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Succubi della forma più bassa di sfruttamento

di Francesco Lamendola - 11/07/2019

Succubi della forma più bassa di sfruttamento

Fonte: Accademia nuova Italia

Non ci vuole poi molto per vedere e per capire, se appena si è dotati di un paio d’occhi e di una testa pensante, che lo spettacolo è sempre lo stesso, ovunque, sia pure in forme apparentemente diversificate: uno sfruttamento totale, materiale e morale, dell’intera umanità, in tutti e cinque i continenti e in tutte le classi sociali, nessuna esclusa, ad eccezione di una piccolissima minoranza di superfinanzieri che, dall’alto delle loro ricchezze favolose, stringono il laccio attorno al collo di tutti gli altri, asservendoli sempre di più col meccanismo del debito pubblico e privato, manipolando il loro presente e ipotecando il loro futuro, nell’ambito di un disegno molto antico e che si estende alle prossime generazioni. Abbiamo detto in forme apparentemente diverse: perché lo sfruttamento dell’Africa non è lo stesso dell’Europa, e perché lo sfruttamento del sottoproletariato non è lo stesso della media borghesia: ma sempre sfruttamento è. Si tratta di un immenso, costante e sistematico prelievo di risorse e di un crescente assoggettamento per mezzo del debito, al quale non può né deve sfuggire nulla e nessuno. Chi tenta di sottrarsi al laccio, come fece anche l’Italia negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, e come, assai timidamente e quasi clandestinamente, sta tentando di fare ancora, proprio in questi mesi, deve essere punito con la massima severità: con la guerra, se necessario, oppure con altre forme d’intimidazione e destabilizzazione: dal terrorismo all’arma dello spread, dalle politiche di austerità imposte dall’esterno alla crescita esponenziale e inesorabile del debito pubblico, che niente e nessuno possono fermare, dato che, se anche – per ipotesi assurda – il debito venisse interamente ripianato in un giorno solo, dalla mattina alla sera, ecco che l’indomani il meccanismo dell’indebitamento ricomincerebbe a camminare, per la semplice ragione che se uno Stato rinuncia alla sovranità monetaria non ha poi alcuno strumento per agire contro le speculazioni del mercato borsistico mondiale. Abbiamo anche detto sfruttamento materiale e morale: perché la sistematica rapina economica, volta a trasferire sempre più capitali da chi ne ha pochi a chi ne ha moltissimi, è accompagnata e resa possibile, anzi pressoché legittimata, da un consenso generale dei popoli e dei governi, a sua volta reso possibile da potenti mezzi di persuasione, espliciti e occulti. Sarebbe infatti impossibile, per un pugno di super-banchieri, perpetrare un tale crimine contro l’intera umanità, se questi non potessero contare sullo zelo e la partecipazione delle vittime stesse, trasformate in efficienti esecutori dell’intera manovra. I governi si possono comprare o intimidire o lusingare (dopotutto sono formati da uomini, e gli uomini, oggi, hanno quasi tutti pochi ideali e moltissima avidità, cioè hanno quasi tutti un prezzo); i popoli si possono addomesticare, mediante il lavaggio del cervello operato dai mass-media, dalla scuola, dall’università, dallo spettacolo. Per questo motivo il grande potere finanziario è riuscito a impadronirsi, direttamente o indirettamente, di tutto il meccanismo dell’informazione e dei sistemi scolastici e le agenzie educative, col risultato  che, nell’arco di due o tre generazioni, le teste hanno iniziato a non funzionare più, e le persone ad accettare per buone tutte le menzogne o le suggestioni provenienti dai giornali, dalle televisioni, dal cinema e dalle aule scolastiche, e in pratica hanno smesso di adoperare il proprio cervello. Anche l’immissione sul mercato di giochi elettronici, di una tecnologia elettronica sempre più pervasiva, sempre più multiforme e sempre più accessibile dal punto di vista economico, ha contribuito a questo risultato. È chiaro che una persona abituata sin dall’infanzia a trastullarsi col telefonino, e a fidarsi delle notizie riportate dai giornali e dai telegiornali, prima o dopo finisce per credere a qualsiasi cosa le venga detta, e ad abbandonarsi a qualsiasi partito, a qualsiasi chiesa e a  qualsiasi filosofia le vengano proposte come le migliori esistenti sul mercato.

Ma tutto questo non è ancora sufficiente; ci vuole qualcos’altro ancora, qualcosa di più sottile, di più facilmente smerciabile, e di più falsamente innocuo, per riuscire a condurre sette miliardi di pecore al macello, facendo sì che camminino di buon passo e con le loro zampe, sotto la custodia di pochissimi cani da pastore. Questo qualcosa in più è stato individuato dall’élite occulta nella teoria e nella pratica della bontà. Essere buoni, nell’accezione più diffusa del termine (che non è necessariamente quella giusta) significa armarsi di pazienza e di apertura, di buona volontà e di disponibilità al dialogo, all’accoglienza, alla comprensione delle ragioni altrui, e infine alla accettazione del diverso, di chi è portatore di altri valori, di un’altra visione del mondo e perfino di un’altra civiltà. Tutti ammirano la bontà, o almeno tutti fanno mostra di ammirarla; la bontà ci è stata insegnata e predicata fin da piccoli, è legata ai nostri primi ricordi: il nonno che faceva l’elemosina al povero fuori della chiesa, uscendo da Messa; il papà e la mamma che prendono in caso un cuginetto rimasto orfano, o che assistono sino alla fine una suocera bisbetica, così, per amor di Dio; la famiglia che resta colpita dal terremoto in un Paese lontano e compila un vaglia per soccorrere quelle persone sconosciute, ma bisognose, come vuole il Vangelo e come vuole il senso di umanità. Però… c’è un però. La bontà, in effetti, non è questo, non è solo questo. La bontà non è fare l’elemosina a tutti i poveri, sino a ridursi sul lastrico; né aprire la propria casa a tutti i barboni, fino a non aver più un letto e un posto a tavola neanche per se stessi e i propri cari. No, questa non è bontà, ma  buonismo. E ci sono delle persone abiette che sanno questa debolezza, sono specializzate nel lavorare ad arte sui sensi di colpa e non si dedicano ad altro lavoro, nella vita – perché di lavorare per davvero non hanno la benché minima intenzione – che quello di alimentare, gonfiare, portare fino al delirio tali scrupoli e sensi di colpa, tali imperativi morali che spingono a essere solleciti verso chi è in difficoltà. Ci sono delle culture, ad esempio quella degli zingari, costruite precisamente sullo sfruttamento della bontà altrui e del senso di colpa altrui; culture nelle quali ingannare un anziano, truffare un pensionato, derubare proprio chi si ferma a donare un po’ di denaro, cioè strappare un vantaggio disonesto sui più deboli o sui più buoni, non è una cattiva azione, ma un agire da furbi, e pertanto un qualcosa che merita l’ammirazione dei componenti del gruppo. Moltiplichiamo per migliaia, per milioni di volte questa mentalità, e avremo la psicologia dei superbanchieri. La loro filosofia consiste nel fare in modo che le persone si fidino, che abbassino le difese; e nel commuoverle o impietosirle mediante appositi spettacoli, generosamente mostrati dalla televisione e ossessivamente ripetuti sulla stampa. Alla fine, si crea uno stato d’animo di totale confusione mentale, grazie al quale le persone perdono anche la più elementare capacità di ragionare in maniera critica. L’Africa è povera, si dice e si ripete; gli africani soffrono a causa di guerre e fame; le guerre e la fame sono il risultato del colonialismo, di cui l‘Europa è colpevole: dunque, il dovere morale di ogni europeo, beninteso di ogni europeo che sia una persona rispettabile e non un mostro d’insensibilità ed egoismo, è permettere a tutti gli africani che lo vogliono, fossero pure un miliardo e mezzo di persone, di attraversare il Mediterraneo e venire a stabilirsi nei nostri Paesi. Per lavorare? No: per sostituire la popolazione europea, semplicemente col loro schiacciante peso demografico. Il che puntualmente avverrà nel giro di nemmeno altre due generazioni. E perché vogliono sostituire gli europei? Semplicemente perché sanno, o hanno sentito dire, che l’Europa è ricca (e debole), e pensano che basti occupare un Paese ricco per vivere nella ricchezza; non sanno, perché non fa parte della loro cultura tribale, che il benessere dipende da una capacità di lavoro assiduo, da un sacrificarsi al presente a vantaggio delle generazioni future. In altre parole, chi ha un atteggiamento psicologico parassitario crede e s’illude che sia possibile vivere indefinitamente sulle spalle di chi crea lavoro, benessere e opportunità sociali. Proprio come fanno gli zingari. Non solo: tutti costoro sanno, perché lo hanno sentito dire da autorevoli europei, primi fra tutti i membri del clero, che i deboli, i poveri, le vittime, i perseguitati, reali o presunti, hanno sempre e comunque il diritto di essere accolti, sfamati, aiutati in ogni modo: quindi pensano di non dover fare altro che presentarsi a riscuotere il pedaggio. In altre parole, non vengono in Europa per chiedere, ma per pretendere: il comportamento dei clandestini nei centri di accoglienza, ad esempio di fronte alla distribuzione dei pasti, ne è un segno eloquente. Molti di essi si lamentano perché il cibo non è di loro gradimento, protestano, vanno dal questore, minacciano lo sciopero della fame, qualche volta si rivoltano e spaccano tutto: è questo l’atteggiamento di chi fugge veramente dalla fame? Il buon senso dice di no; ma gli europei non hanno più buon senso, hanno l’ideologia buonista. Ed essa dice loro che è giusto così, che bisogna cercar di soddisfare ogni richiesta, perché noi siamo ricchi ed essi sono poveri, quindi abbiamo un dovere nei loro confronti.

Tutte queste cose, però, non si possono dire: sono politicamente scorrette. Chi le dice è un razzista, un fascista. Non si può dire che gli zingari vivono di furti e che gli africani non fuggono, nel 90% dei casi, da alcuna guerra o emergenza umanitaria. E se anche fuggissero dalla guerra, ciò non sarebbe ancora una ragione sufficiente a garantir loro il diritto di venire a stabilirsi in Europa. Forse che i nostri genitori e i nostri nonni, durante la Seconda guerra mondiale, sotto l’orrore quotidiano dei bombardamento aerei, con la fame vera che imperversava, pretesero tutti quanti di essere accolti come profughi in Svizzera, o in Vaticano o a San Marino? Forse che i tedeschi chiesero di essere accolti in Svezia, o gli inglesi chiesero di essere accolti negli Stati Uniti? L’idea che guerra e fame rappresentino automaticamente un diritto ad essere accolti come profughi è semplicemente assurda. Poniamo che in Africa scoppino per davvero tante guerra quanti sono gli Stati, da un’estremità all’altra, dal Sudafrica alla Tunisia. In tal caso, tutti gli africani avrebbero il diritto di essere accolti in Europa? Inoltre, da quando in qua i veri profughi si scelgono il porto d’attracco e il Paese di destinazione? Vanno nel primo Paese, approdano nel porto più vicino: beninteso, se sono veri profughi e non invasori travestiti da profughi. Invece, quel che vediamo è proprio questo: i cosiddetti profughi nigeriani non chiedono di essere accolti nel Niger, o nel Camerun, ma vogliono venire in Italia; e navi come la Sea Watch non li fanno sbarcare in Tunisia, ma in Italia, anche se la Tunisia è più vicina e anche se nulla, in Tunisia, rende insicuro un loro sbarco. E un’altra cosa ancora. I veri profughi cercano un rifugio temporaneo, privilegiando donne e bambini, cioè i soggetti più deboli della popolazione; mentre noi vediamo una maggioranza di baldi giovanotti africani che vengono qui non per un tempo limitato, ma con la pretesa di stabilirsi per sempre e farsi poi raggiungere da amici e parenti, mettendo su famiglia e sommergendo i Paesi ospitanti con la loro incontenibile pressione demografica. Tutto questo è molto strano, vero? O almeno, dovrebbe suggerire qualche riflessione alla nostra opinione pubblica. E invece che fanno, che dicono i mass-media e gran parte dei politici, per non parlare dei sedicenti intellettuali? E che fa e dice il clero cattolico, passato armi e bagagli a sposare un’idea tutta terrena e immanente del Regno di Dio, ma non più del suo Dio, avendo ufficialmente proclamato che Dio non è cattolico, bensì di un dio di tutti e di nessuno, cioè, in ultima analisi, dell’uomo che vuole farsi il dio di se medesimo. Anche questo dovrebbe suggerire qualche dubbio, dovrebbe suscitare qualche perplessità. Possibile che la maggioranza dei cattolici non trovi nulla strano in quel che fa e che dice la loro chiesa sulla questione dei cosiddetti migranti, così come su altre questioni scottanti, come quella delle unioni gay; mentre tace quasi del tutto su divorzio, aborto e altre sciocchezzuole dello stesso genere? Di nuovo: sfruttamento dei sensi di colpa; esasperazione del concetto di accoglienza; stravolgimento della pratica della bontà: la bontà imposta per legge; la bontà come parola d’ordine del nuovo totalitarismo politicamente corretto.

Ci si chiederà chi ci guadagno da tutto questo, e per quale scopo si favorisca questa sovversione del quadro materiale e morale dell’umanità. A che scopo sostituire gli europei con gli africani e gli asiatici; a che scopo sostituire la famiglia naturale con le cosiddette famiglie arcobaleno; a che scopo distruggere tutti i punti di riferimento, tutti i doveri verso se stessi e i propri cari, ogni rispetto verso la propria patria e la propria civiltà, ogni senso di appartenenza alla propria fede religiosa? E a che scopo instupidire le persone favorendo la diffusione di programmi televisivi sempre più stupidi, di una musica demenziale, di fumetti aberranti, di giochi diseducativi; a che scopo favorire la diffusione abnorme del telefonino cellulare, sino a rendere le persone totalmente dipendenti da esso, come fosse una droga, e ormai quasi incapaci di comunicare direttamente, faccia a faccia, come l’umanità ha sempre fatto sino alla penultima generazione. Ebbene, chi abbia l’interesse, lo abbiamo già detto: i superbanchieri della grande finanza internazionale; perché lo facciano è presto detto: perché più seminano il caos, più vedono distrutte le identità e le culture, più vedono meticciarsi gli Stati, più vedono dilagare le pratiche contro natura, più gli uomini si mettono a far le donne e le donne, gli uomini; più i cristiani perdono l’essenza della loro fede e la scuola abdica alla propria funzione educativa e la famiglia viene sommersa da nuove istituzioni mostruose, come coppie ufficiali d’invertiti che si procurano dei bambini mediante la pratica dell’utero in affitto, e più essi potranno agire indisturbati, e vedranno immensamente agevolati i loro disegni di dominio mondiale.