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Universalismo e guerre umanitarie

di Fabio Falchi - 23/08/2021

Universalismo e guerre umanitarie

Fonte: Fabio Falchi

Più che la questione dei “valori” mi pare che oggi sia rilevante soprattutto quella dei diritti umani, una questione assai più concreta (nel senso del participio passato del verbo “concrescere”) della prima anche se non senza connessione con quest'ultima.
Nell'articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 c'è scritto: “ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”. Ebbene - anche senza considerare che la Dichiarazione del 1948 privilegia una nozione di individuo "de-socializzato" e quindi dà assai meno rilievo a quei diritti sociali ed economici senza i quali, per chi non è liberale, i diritti individuali hanno ben poco "valore" - è chiaro che fondamentale è il diritto alla vita. Tolto questo, "cadono" tutti gli altri (un morto non è né libero né non libero).
Qui però cominciano i problemi, non solo perché c'è la legittima difesa, ma perché in molti casi si ritiene necessario e giusto o addirittura un dovere (come in guerra) uccidere. Facciamo qualche esempio.
Per alcuni era giusto uccidere il generale iraniano Qasem Soleimani, per altri invece si è trattato di un assassinio.
Per alcuni anche le cosiddette "guerre umanitarie" sono necessarie dato che si tratta di difendere la libertà e la sicurezza degli altri, anche se questo implica la morte di migliaia o decine di migliaia di civili (peraltro in questo caso - ammesso e non concesso che si sia sinceri ossia che si facciano delle guerre per difendere, sia pure in modo contraddittorio, i diritti umani) - non si rispetta il diritto alla vita per difendere altri diritti umani).
D'altronde, anche se si prende in esame l'imperativo categorico kantiano ("agisci in modo da trattare l'umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo") si presentano non poche difficoltà, giacché, ad esempio, per i marxisti è ovvio che in una società capitalistica i lavoratori siano trattati solo come mezzi (merci), mentre per i liberali la società liberal-capitalista è l'unica società in cui si rispetta l'imperativo kantiano. E si può forse ignorare che cinesi hanno una nozione di umanità che è mediata dalla loro storia e cultura?
 Certo, una "giustificazione razionale" dei diritti umani non implica necessariamente che i diritti umani siano da tutti rispettati. Tuttavia, "in pratica" ( che è ciò che conta) non c'è "giustificazione razionale" dei diritti umani o dei "valori" che non dipenda dalla storia e dalla cultura che si condivide.
 Gli stessi "principi trascendentali" dell'etica del discorso (verità, senso, sincerità e correttezza) significano quindi ben poco se non si tiene conto della storia e della diversa cultura che si condivide, tanto più se perfino nozioni fondamentali come umanità o vita umana  (come perfino il Covid ha dimostrato!) si possono interpretare diversamente.
Un “processo di intesa” può quindi sempre fallire e se non si è filosofi il conflitto non lo si risolve con la penna ma con "altri mezzi" (paradossalmente o, se si preferisce, "provocatoriamente" la guerra potrebbe anche essere definita come la prosecuzione del "discorso" con altri mezzi, e purtroppo la storia di esempi ne offre "a bizzeffe").
Questo significa che una "giustificazione razionale" dei diritti umani è impossibile, inutile, "ingenua" ecc.? No. Ad esempio, oggi sarebbe pressoché impossibile una giustificazione razionale dello schiavismo anche perché con ogni probabilità si dovrebbe assumere come vero ciò che è scientificamente provato che è falso (inferiorità razziale ecc.; del resto, un discorso analogo si può fare anche riguardo alla supposta "inferiorità naturale" delle donne).
Allora che si deve concludere? Probabilmente solo che "Ragione e Storia" non si possono separare, tanto è vero che chi cerca di farlo sovente è in malafede. Basti pensare alle "guerre umanitarie" in cui, in realtà, vi sono in gioco interessi che con i diritti umani o i “valori universali” hanno certamente poco o nulla a che fare.