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Medicina Naturale all'ASL

di Mimmo Tringale - 03/04/2007

 
Agopuntura in sala parto, fitoterapia in ospedale, omeopatia e massaggio shiatsu nell’ambulatorio asl. Si moltiplicano in tutta Italia, le esperienze di medicine non convenzionali praticate dal servizio pubblico...

(Articolo pubblicato su AAM Terra Nuova, aprile 1999)

San Donnino è uno dei numerosi borghi di origine agricola, assorbiti negli ultimi anni dalla tumultuosa e disordinata crescita della periferia di Firenze. Oltre che per l’infausta presenza di un grande impianto d’incenerimento, chiuso solo dopo un’estesa mobilitazione popolare, il piccolo centro è noto alle cronache per essere sede della più numerosa comunità cinese d’Italia.
Se si aggiunge che la quasi totalità dei cinesi lavora in proprio in piccoli laboratori di pelletteria, frequenta solo connazionali e spesso non parla neanche italiano, si possono comprendere bene le grandi difficoltà d’integrazione esistenti.

Agopuntura per tutti

In questa cornice di diffuso degrado urbanistico e sociale, decisamente lontana dall’immagine comune di Toscana felix cui siamo abituati, è in funzione oramai da ben quattro anni un’iniziativa pilota di grande interesse: l’apertura di un ambulatorio dedicato interamente alla medicina tradizionale cinese. Un progetto di grande respiro non solo per i riflessi positivi sul processo d’integrazione della comunità cinese di San Donnino, ma anche per l’intera popolazione del capoluogo fiorentino. Vediamo perché.

“Le ragioni dell’apertura di Fior di Prugna (è questo il nome dell’ambulatorio) - spiega Sonia Baccetti, medico agopuntore, responsabile del centro - vanno ricercate nella volontà della Regione Toscana d’offrire, da una parte un’assistenza sanitaria più vicina alla sensibilità della comunità cinese, dall’altra sperimentare l’introduzione della medicina naturale in una struttura pubblica”.
E’ ancora troppo presto, per capire se l’iniziativa farà sentire più a casa loro i cinesi di Firenze, ma di sicuro sono numerosi i fiorentini contenti di poter ricorrere all’agopuntura e al massaggio cinese, in un ambulatorio Asl e a costi decisamente ridotti (70.000 per 4 sedute).
 
I disturbi più comuni

Quali sono le malattie e i disturbi più comuni curati nell’ambulatorio “Fior di prugna”?
“I risultati migliori - spiega Sonia Baccetti - si registrano nelle patologie dolorose acute (cefalee, disturbi digestivi, respiratori, urinari, circolatori, dolori muscolari, articolari e mestruali), ma anche nei casi di ansia, depressione, malattie della pelle e in molti disturbi legati alla gravidanza”.
Oltre ad utilizzare esclusivamente tecniche e rimedi naturali, l’ambulatorio di San Donnino si distingue anche per l’approccio globale al malato, così com’è richiesto dalla corretta applicazione della medicina cinese. “Prima di tutto ci preoccupiamo di realizzare un’accurata anamnesi - commenta, la responsabile del centro - dove oltre ai vari sintomi si indaga anche sulle abitudini alimentari e comportamentali. Un’indagine necessaria per individuare la natura del ristagno energetico, ritenuto dalla medicina cinese l’origine di ogni malattia. Dopodiché effettuiamo l’esame obiettivo (torace, polmone, cuore, ma anche polsi, lingua, e colore della pelle)”.
Un’altra caratteristica del centro di medicina naturale di San Donnino è l’integrazione tra le varie discipline. Diagnosi e terapia vengono stabilite collegialmente dall’intera équipe, composta da un medico agopuntore, una dietista e una massofisioterapista. Inoltre, al fine di stimolare nei cittadini il recupero della cultura dell’autocura, prima ancora dell’inizio della terapia vera e propria, ai pazienti vengono impartiti consigli di natura dietetica, insieme ad alcuni semplici esercizi di automassaggio, di ginnastica o di respirazione. A sfogliare il registro delle prenotazioni i risultati sembrano più che soddisfacenti. L’interesse dei cittadini cinesi e italiani è tale che, tranne nel caso dei bambini e delle donne in gravidanza, è necessario aspettare diverse settimane per una visita. Il tutto senza gravare pesantemente sulle casse pubbliche.

Un grande risparmio

Un trattamento completo viene a costare non più di 4.000 lire per gli aghi (si tratta di aghi a perdere) e 300 lire per la moxa. Anche la spesa per il personale è molto contenuta. Per lanciare l’iniziativa, la Regione Toscana ha stanziato solo 100 milioni. Sufficienti comunque per pagare l’acquisto degli arredi del centro, la strumentazione tecnica e un anno di lavoro delle due massoterapiste. A restare fuori dal budget sono solo l’affitto dei locali (di proprietà Asl), le spese correnti e lo stipendio del medico agopuntore. Ed è proprio sui bassissimi costi che secondo Sonia Baccetti si deve far leva per favorire la diffusione della medicina naturale nelle strutture pubbliche. Un esempio per tutti: la correzione delle malposizioni fetali.

Con la moxa niente cesareo

Secondo un’accurata ricerca dell’Università di Strasburgo, moxa e agopuntura sono particolarmente efficaci nell’ottenere il rivolgimento dei bambini podalici. Tre soli trattamenti, della durata di venti minuti l’uno, sono risultati sufficienti per scongiurare nell’85% dei casi, il ricorso al parto cesareo. Non c’è che dire, si tratta di un notevole risparmio, sia in termini di costi sociali (si riducono notevolmente i tempi di degenza e la mamma è in grado di allattare subito il neonato), sia in termini economici (si evitano i costi dell’intervento e dei farmaci), per non parlare dei vantaggi diretti per le partorienti.
“L’esperienza di Firenze - afferma, Sonia Baccetti - può essere considerata un avamposto nella battaglia a favore dell’introduzione della medicina naturale nelle strutture pubbliche”. “Una battaglia - conclude il responsabile del centro Fior di Prugna - che si potrà vincere solo se si riesce a dimostrare che oltre all’assenza di controindicazioni, la medicina cinese e le altre terapie dolci sono più convenienti anche sul piano dei costi”. Un invito esplicito agli operatori del settore a uscire allo scoperto e cominciare a confrontarsi con la medicina convenzionale anche sul piano dei costi-benefici. E chissà che il grimaldello della riduzione dei costi riesca davvero a vincere, una volta per tutte, l’ingiustificata chiusura dei nostri amministratori nei confronti della medicina naturale.

Il panorama nazionale

L’ambulatorio di San Donnino, non è certo l’unico esempio di ottima integrazione della medicina naturale nel servizio pubblico. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le aziende sanitarie e ospedaliere appartenenti al servizio sanitario nazionale che erogano terapie non convenzionali: dall’agopuntura, all’omeopatia, dallo shiatsu ai fiori di Bach. Nonostante l’ostracismo di buona parte della classe medica nostrana, all’interno del sistema sanitario si sta compiendo una vera e propria rivoluzione silenziosa, forte oramai di prestigiose roccaforti in almeno dieci regioni e nelle principali città del paese.
Si tratta per il momento di esperimenti sporadici, dovuti più all’impegno di singoli medici e al coraggio di qualche amministratore illuminato che a una dichiarata apertura dell’establishment medico nei confronti della medicina naturale, ma certo è una grande conquista. I vantaggi sono evidenti, non solo per la possibilità di poter usufruire delle terapie non convenzionali al modico costo del ticket sanitario, ma anche perché l’ingresso nel Servizio sanitario nazionale è un primo passo per il definitivo riconoscimento della medicina naturale.
Purtroppo nella maggior parte dei casi i servizi erogati sono limitati a poche ore alla settimana e gestiti da un team ridotto di medici, per cui diventa necessario prenotare per tempo e aspettare a lungo prima di poter usufruire della prestazione, ma il grande interesse registrato per l’apertura degli ambulatori di terapie non convenzionali fa sperare bene per una diffusione più capillare e una maggiore estensione di tali iniziative.

Articolo pubblicato su AAM Terra Nuova, aprile 1999