Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Seconda introduzione alle energie alternative

Seconda introduzione alle energie alternative

di Angelo Aquilino - 04/04/2007





 

In una precedente occasione, su Megachip, è uscito uno scritto abbastanza lungo, in relazione alle preoccupazioni proposte da alcuni politici, capi di stato e di governo sul riscaldamento della superficie del pianeta.

Questo lavoro trattava, a livello assai elementare, in primo luogo i motivi del riscaldamento della superficie della terra. Poi esponeva i principi su cui si basa la produzione di energie alternative, ossia senza combustione di carbone, metano e derivati del petrolio. Infine illustrava due opinioni dell'autore. Una di natura tecnica: costruire piccoli impianti cercando di diffondere e di rendere popolare, quanto più possibile, la produzione di energia pulita anche a livello familiare, la seconda di tipo politico: allontanare dal potere (non votandoli) quei politici legati a consorterie petrolifere. Da questa trattazione era rimasta fuori la tecnologia del solare termodinamico. Il professor Rubbia diresse il progetto Archimede quando era presidente dell'Enea (Ente Nazionale Energie Alternative) ed i lavori per la realizzazione di un impianto pilota erano già cominciati. Differenze di vedute con ministri e burocrati del governo Berlusconi portarono il professore ad emigrare in Spagna dove ha diretto, pare con soddisfazione del governo spagnolo, la costruzione di alcune centrali elettriche basate su questa tecnologia. 

L'argomento è già stato trattato su Megachip da Gernana Pisa ed ha avuto una precisazione di Stefano Sylos Labini, ricercatore dell'Enea e collaboratore di Megachip.

Il principio di funzionamento dell'impianto  è assai semplice. I disegni sono tratti dal sito ufficiale dell'Enea all'indirizzo www.enea.it/com/solar/index.html  

Una lunga serie di specchi concavi cattura il calore solare e lo invia a riscaldare un tubo dove è contenuta una miscela di sali (nitrati di sodio e di potassio). I sali fondono e finiscono in un serbatoio isolato termicamente,  la temperatura supera i 500°C. I sali fusi cedono calore all'acqua che passa allo stato di vapore ad alta pressione. Esso alimenta una turbina per dare energia elettrica. L'impianto può funzionare da solo oppure può incrementare la produzione di vapore e di elettricità di una centrale alimentata con altro combustibile. I sali raffreddati ritornano in un altro serbatoio a 290°C e da lì ancora ai tubi riscaldati dagli specchi.


Il ritorno del Professor Rubbia

Di recente il  professore Prodi, con molti ministri del suo governo, è andato in visita ufficiale in Spagna. Naturalmente ha contattato il professor Rubbia per farlo tornare in Italia a continuare il progetto Archimede. Questo governo è composto da gente normale: il professor Prodi  non ha la natura divina di Berlusconi, Padoa Schioppa è un economista normale non ha la mostruosa bravura e la creatività del professor Tremonti ne consegue che hanno bisogno di tutto e non si possono permettere il lusso di regalare l'opera di un premio Nobel per la fisica ad altri paesi. Nei pressi di Siracusa, all'interno di una centrale Enel, il professor Rubbia sta costruendo questo impianto ad alimentazione mista che sarà pronto nel 2009. La scelta della città non è casuale. Si dice che Archimede, scienziato greco di Siracusa, utilizzasse specchi concavi (specchi ustori) per bruciare a distanza le navi romane che assediavano la sua città tra il 215 ed il 212 avanti Cristo. 


Polemiche scientifiche

Le dichiarazioni del professor Rubbia in relazione a questo progetto, hanno dato luogo a molte polemiche. In primo luogo perchè ha definito marginale il ruolo anche futuro delle altre energie alternative, tipo eolico e fotovoltaico, poi perchè non considera nella giusta misura le difficoltà intrinseche all'adozione su larga scala del suo progetto.
In alcuni paesi tra eolico e fotovoltaico riescono a coprire il 20% del fabbisogno energetico, mentre il solare termodinamico richiede una superficie enorme da ricoprire di specchi. Alcuni calcoli dicono che il nostro paese dovrebbe ricoprire di specchi una superficie pari a quella di una regione come le Marche, se volesse produrre con questa tecnologia tutta l'elettricità del suo fabbisogno. In effetti taluni smodati ammiratori di questo progetto hanno suggerito l'utilizzo del deserto del Sahara come luogo dove mettere i molti specchi occorrenti. Francamente non si capisce né la fattibilità politica di questo suggerimento e neppure la sua saggezza. Chiunque può rendersi conto che chi possiede il Sahara potrebbe spegnere l'interruttore quando vuole.

Malgrado ciò ben venga anche il solare termodinamico! Ad esempio con questa tecnologia potremmo raddoppiare la capacità produttiva di centrali elettriche alimentate per esempio ad idrogeno, mentre pannelli solari termici daranno acqua calda, microimpianti fotovoltaici (3-4 kilowatt) alimenteranno abitazioni singole e parchi eolici costruiti, in mare aperto, potranno portare il loro contributo.


Nota

Altri dettagli del solare termodinamico tratti dal sito dell'Enea


 figura 2: Il sole irradia gli specchi ed il calore si concentra sui tubi che contengono i sali fusi. Questi finiscono nel serbatoio visto nel disegno di prima

 


figura 3 : Foto degli specchi parabolici. I tubi sono tenuti nel posto irradiato dal sole (fuoco della parabola) da staffe metalliche.