Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Usa e Urss, la doppia guerra

Usa e Urss, la doppia guerra

di Arturo Colombo - 13/04/2007

    
In occasione dell’uscita del libro di John Lewis Gaddis La guerra fredda, Arturo Colombo ripercorre le tappe principali dello scontro ideologico, militare ed economico che caratterizzò il mondo tra il 1945 e il 1989.
Per Gaddis, il Piano Marshall fu la chiave di volta della politica statunitense, costringendo Stalin a costruire la cortina di ferro che avrebbe diviso in due l’Europa per più di quarant’anni.
Colombo ricorda i principali protagonisti della guerra fredda: Stalin, Truman, Kruscev, Kennedy.


C’è ancora chi si ricorda benissimo gli entusiasmi, seguiti alla fine dell’ultima guerra, quando sembrava che - sconfitto il nazismo [...] - dovesse davvero aprirsi nel mondo un’era di prosperità e di pace. [...] La dura replica della storia, invece, sappiamo che è stata diversa: altro che fattiva collaborazione fra i Big, che con la Grande Alleanza erano usciti vincitori rispetto alla famigerata Asse.
Da una parte, gli Stati Uniti avevano subito cercato di realizzare una grossa «influenza mondiale»; dall’altra, l’Unione Sovietica, di cui Stalin era incontrastato leader, puntava a dominare il vecchio continente, quasi a sostituirsi al fallito tentativo egemonico hitleriano. Il risultato lo abbiamo chiaro in mente: mentre dominavano le cicatrici dei bombardamenti, e c’era intorno lo spettro della fame e della povertà, nel giugno del ’47 la prontezza di Truman nel lanciare il famoso «Piano Marshall», con quel «programma di ricostruzione europea», aveva colto di sorpresa Stalin, facendolo cadere in una trappola «che consisteva nel fare in modo che fosse lui a costruire il muro che avrebbe diviso l’Europa», come sostiene adesso uno storico della Yale University, John Lewis Gaddis, che ha pubblicato un bel volume intitolato La guerra fredda, edito da Mondadori (pp. 326, € 19). [...]
Qui [...] ciascuno di noi riesce a rinfrescarsi la memoria di quegli anni, quando sembrava che la famigerata «cortina di ferro» dovesse da un momento all’altro offrire la terribile occasione per scatenare una terza guerra mondiale. E meglio ancora se, per chiarirci meglio le idee, leggiamo anche Storia di un’alleanza. Genesi e significato del Patto Atlantico, che uno storico acuto come Vittorio de Caprariis pubblicò nel lontano 1958 e che adesso torna, a cura di Giuseppe Buttà e Eugenio Capozzi (Gangemi, pp. 301, € 15).
«Vi seppelliremo» era stata l’arrogante minaccia che Kruscev aveva lanciato contro l’Occidente, convinto che i Paesi del cosiddetto capitalismo borghese sarebbero stati spazzati via dalla marcia trionfale del comunismo. Invece, seppure «pensata solo come soluzione provvisoria alla fine del secondo conflitto mondiale», proprio la «guerra fredda» - pur tenendo per anni con il fiato sospeso - ha sortito il risultato opposto. Tant’è vero che, malgrado gli «sfoghi» in zone lontane (la Corea, il Vietnam, l’Afghanistan), le due superpotenze non hanno mai fatto ricorso agli arsenali atomici, ma sono stati i Paesi del «socialismo reale», Unione Sovietica in primis, a mostrare l’impossibilità (e l’incapacità) di reggere il confronto, in termini di sviluppo economico-sociale e nel concreto esercizio delle libertà democratiche.
Certo, l’inquietante «ritorno della paura» durante gli anni Cinquanta e Sessanta ha avuto momenti drammatici: per esempio, col famoso scontro fra Kennedy e Kruscev, che aveva installato i missili sovietici a Cuba. Eppure, ha ragione Gaddis: quando Gorbaciov diventa capo dell’Unione Sovietica, riconosce che ormai la partita è persa. [...]