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Gli Afghani: rivogliamo i Taleban

di Chris Sands - 16/04/2007


 
 
   

Almeno ci sentivamo sicuri sotto gli estremisti, dicono i residenti di Kandahar, troppo spaventati per uscire quando è buio

Faiz Mohammed Karigar, padre di due figli, ha lasciato Kandahar mentre i Talebani erano al potere in Afghanistan, in quanto era contrario alle loro restrizioni sull'educazione. Ora vuole che i fondamentalisti tornino.

"Quando i Talebani erano qui, scappai verso il confine con l'Iran, ma non fui mai preoccupato per la mia famiglia", dice. "Ogni singolo minuto degli ultimi tre anni sono stato preoccupato. Forse questa notte gli Americani verranno nella mia casa, molesteranno mia moglie e i bambini ed arresteranno me".

La scorsa settimana, il presidenete Hamid Karzai ha riconosciuto per la prima volta di aver avuto incontri con i Talebani in un tentativo di raggiungere un accordo di pace e evitare una sanguinosa battaglia per il controllo del sud e dell'est del paese, dove il movimento ha goduto di una rinascita lo scorso anno.

Il fallimento delle forze NATO nell'assicurare sicurezza e sviluppo, e le crescenti vittime civili causate dalle forze occidentali negli scontri coi Talebani, hanno portato ad una perdita di supporto a Kandahar. "Come possiamo perdonare gli Americani?", chiede Karigar, che come la maggior parte delle persone, qui, non distingue tra i differenti elementi della Nato. "Li combatterò in ogni modo".

La maggioranza delle forze nella provincia di Kandahar sono canadesi, con un comandante britannico, il Maggior Generale "Jacko" Page, che sta per assumere la reponsabilità di tutto l'Afghanistan meridionale in un periodo in cui una rinnovata offensiva talebana è considerata imminente. Le truppe britanniche si sono stabilite principalmente nella confinante provincia di Helman, ma le truppe fresche che stanno arrivano ora operano in tutta la regione.

Lo scorso anno i Talebani non sono riusciti a mettere in atto la loro minacia di riprendere il potere nella provincia di Kandahar, la loro vecchia roccaforte, e la Nato insiste che il movimento non potrà mai vincere militarmente contro l'Alleanza, anche se molti Afghani lo reputano possibile. Ma gli occupanti hanno perso un sostegno cruciale nella città, che è diventata uno dei luoghi più pericolosi dell'Afghanistan.

La violenza politica e criminale si è ampiamente diffusa tra la popolazione, e la maggioranza cerca di evitare di uscire dopo il calare della sera, quando gli unici suoni sono gli elicotteri che volano sopra le loro teste e sinistre scariche di fuoco nelle strade. Gli attacchi suicidi sono comuni, e in molte occasioni, nei mesi recenti, nervosi soldati della Nato hanno sparato a civili che credevano erroneamente stessero per farsi saltare in aria.

Qualunque sia la causa del massacro, quasi sempre la popolazione locale accusa i soldati stranieri nel mucchio. Persino gli Afghani moderati stanno apertamente dichiarando che si uniranno all'insorgenza.

Il Governo Britannico chiama i Talebani "terroristi" ed "estremisti", ma la gente a Kandahar li associa con la sicurezza. Prima dell'invasione nel 2001, dicono, potevano camminare nelle strade in sicurezza, a patto che si conformassero con la rigida interpretazione della Legge Islamica del movimento. Ora persino una semplice uscita al mercato locale è vista come un rischio, e i Talebani, insediati negli anni '90 come risposta al caos, stanno guadagnando nuova forza.

"Penso che la vita sotto i Talebani fosse molto buona", ha detto Maria Farah, madre di cinque figli. "Se avevamo fame, potecano almeno avere un po' di cibo e andarcene a dormire, e se andavamo fuori da qualche parte non c'erano problemi. Ma adesso? Se usciamo, non sappiamo se arriveremo a casa o meno. Se c'è un'esplosione e gli Americani stanno passando, apriranno il fuoco su chiunque. I problemi di sicurezza sono troppi qui".

I tentativi stranieri per lo sviluppo vengono respinti da Haji Abdul Rahman, un'anziano locale, che ha chiesto: "Se viene costruita una strada, e tu vieni ucciso, che razza di bene è? Chiunque fa lo scipattore. Ti garantisco che se sali nella mia auto e ci facciamo un giro, nessun Talebano ti porterà via. Ma non posso garantirlo per la polizia. Se ti fermi, ti ruberanno il denaro e la tua macchina fotografica".

La Forza Internazionalle di Assistenza alla Sicurezza guidata dalla Nato nega che l'insorgenza stia guadagnando forza. "La maggior parte dei dati dai sondaggi dimostra che solo il 5 % circa della popolazione supporta davvero gli estremisti Talebani", ha detto un portavoce, insistendo che combattere nella provincia di Kandahar è un risultato delle truppe straniere e locali, che hanno "esteso l'influenza del legittimo governo" nelle roccaforti militanti.

Ma un recente sondaggio a molte migliaia di uomini a Kandahar ed Heland del Senlis Conuncil, un thinktank con sede a Brussels, ha scoperto che il sostegno ai Talebani tra i civili è balzato vicino al 27 %. Solo il 19 %, nelle due provincie pensava che i soldati stranieri li stessero aiutando personalmente. [Ndt: E' ovvio che - con il rischio concreto di essere giustiziati o di finire a subire anni e anni di tortura in qualche centro di detenzione - non tutti sono disposti ad ammettere di sostenere un movimento di resistenza. Aggiungiamoci che il Senlis Council è un'organizzazione conservatrice che fornisce stime sistematicamente al ribasso e...]

Nell'Afghanistan meridionale, ha detto il rapporto, la gente "è sempre più pronta ad ammettere il proprio supporto per i Talebani, ed è diffusa l'idea che il governo e la comunità internazionale non saranno in grado di sconfiggere i Talebani".

Nel distretto di Panjwayi, ad ovest di Kandahar, che lo scorso hanno è stato teatro di aspri combattimenti, Mawlawi Abdul Hadid dice che 18 membri della sua famiglia morirono in un attacco aereo, lo scorso maggio, contro sospetti insorti. "All'inizio avevate solo un nemico. Poi ne avete fatti due, poi tre e adesso anch'io sono contro di voi", ha dichiarato.

Chris Sands
Fonte: http://news.independent.co.uk/
Link: http://news.independent.co.uk/world/asia/article2432448.ece
08.04.2007

Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI