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Usa, un'altra Columbine. Una società violenta

di Luca Galassi - 17/04/2007

Il massacro al Virginia Tech, specchio di una società sempre più armata e violenta

Il Virginia TechL'ipocrisia. Che il presidente Bush sia sconvolto e inorridito, che il Congresso abbia ordinato un minuto di silenzio e che tutta l'Ameria sia rattristata e sotto shock non sono che espressioni di un paradosso. Se non forme di vera e propria ipocrisia. La morte di 32 persone, avvenuta ieri in un college della Virginia, luogo d'eccellenza del sapere tecnologico, è un tributo pagato dalla società del Paese più potente della terra al suo diritto all'autodifesa. Gli americani "hanno il diritto di portare armi", ha ribadito Bush ieri, ribadendo quanto già sancito dal secondo emendamento della Costituzione. Ma possedere un'arma per difendersi significa anche poter offendere. E ieri lo si è visto, secondo un copione iconografico fin troppo familiare: il college circondato da parchi e boschi, la follia che ne sconvolge la quiete, le ambulanze e poliziotti impazziti, il lutto. Il dibattito sul porto d'armi si riapre, in ogni angolo degli Stati Uniti, ad ogni nuova Columbine. A seguito di quel massacro, e del documentario di Michael Moore, ci fu un’ondata di proteste per la facilità con cui si possono acquistare armi da fuoco, fioccarono sia le richieste di un maggiore controllo che le denunce nei confronti dei grandi produttori di armi. La National Rifle Association fu messa sotto accusa per le continue pressioni sui  membri del Congresso e per le campagne di disinformazione sul rapporto criminalità-armi da fuoco (sostenendo che non c’era nessun nesso – anzi). Ma poco o nulla cambiò. Anzi. Nel 2004 decadde il termine di 10 anni della legge fatta approvare da Clinton  per limitare la vendita di armi da guerra. Da allora è stato possibile acquistare liberamente sul mercato vari fucili automatici come l'Uzi e il Kalashnikov.

Tre studentesseTremila bambini morti. Negli Stati Uniti circolano oltre 200 milioni di armi da fuoco. Circa una famiglia su tre possiede un'arma. Ogni tre omicidi, due vengono commessi sparando. Secondo una ricerca dello scorso anno elaborata dalla Harvard School of Public Health, una particolare classifica stilata secondo il possesso di fucili e pistole, nei 12 Stati con più armi pro capite, rispetto ai 12 che ne hanno meno, il tasso di omicidi per arma da fuoco è più alto del 114 per cento. Un rapporto del Children Defense Fund ha rivelato nel 2006 negli Stati Uniti sono morti 2.827 minorenni a causa delle armi da fuoco. Quasi quanti i soldati Usa morti nella guerra in Iraq sino ad allora. I morti totali per arma da fuoco sono circa 10 mila all'anno, da dieci anni a questa parte. Nel 1990, è stato calcolato che il 20 per cento degli studenti di scuola media superiore possedeva un'arma. Non solo, ma secondo l’Us Preventive Service Task Force le armi da fuoco vengono utilizzate per compiere circa il 60 per cento dei suicidi.

Poliziotto di fronte al college"Il fronte siete voi". A simboleggiare con precisione quanto la società Usa stia diventando sempre più armata, aggressiva e violenta è stato ciò che ha riferito uno studente del Virginia Tech, Matt Woldren, intervistato dalla Cnn alcune ore dopo la strage: "Un amico militare mi ha chiamato dall'Iraq per assicurarsi che non mi fosse successo nulla. Oggi tutta l'azione è lì da voi, mi ha detto, il vero fronte oggi siete voi". Se si considera che, durante gli ultimi 22 mesi, ci sono state circa 160 mila truppe in Iraq e un totale di 2.112 morti, la media è stata di 60 morti per armi da fuoco per 100 mila soldati. Nello stesso periodo, nel distretto della capitale americana, Washington, D.C., il più restrittivo circa le armi da fuoco, ci sono stati 80,6 morti per 100.000 abitanti. Per qualcuno il vero fronte sono davvero gli Stati Uniti.