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L’album di famiglia dei banchieri italiani si sfoglia come una Margherita

di redazionale - 17/04/2007

Nella lunga partita bancaria cominciata

con le opa del 2005, c’è un versante

politico, un sistema di sponde, che vede

un solo partito in grado di tessere rapporti,

la Margherita. Dall’elenco escludiamo i tre

casi più macroscopici. Giovanni Bazoli e

Corrado Passera sono vicini alla Margherita,

d’accordo, ma in un rapporto di assoluta

parità di status (molti hanno notato il modo

in cui Bazoli ha risposto ad Aldo Cazzullo

sull’eredità politica di Beniamino Andreatta).

Alessandro Profumo ebbe a suo

tempo una sbandata prodiana, ma oggi è un

sostenitore del Partito democratico.

Nel complesso, i due banchieri considerati

maggiormente vicini alla Margherita sono

Enrico Salza e Fabrizio Palenzona. Il secondo

è stato anche presidente della Provincia

di Alessandria in quota Margherita.

Considerato molto vicino a Franco Marini, è

vicepresidente di Unicredito e Mediobanca

e siede nel comitato esecutivo di entrambe

e quindi partecipa a tutte le decisioni strategiche.

Palenzona è stato un sostenitore

senza se e senza ma di Gianpiero Fiorani. Il

vicepresidente di Unicredito è stato anche

coinvolto personalmente nell’inchiesta. Sia

Boni sia Fiorani hanno raccontato di avergli

dato delle somme di denaro, accuse che

Palenzona ha sempre smentito, ma che hanno

messo in difficoltà il moralizzatore Francesco

Rutelli. Palenzona, che è anche (e soprattutto)

presidente dell’Aiscat e da ieri

anche di Aeroporti di Roma, è stato incaricato

dalla Margherita di riallacciare i rapporti

con i Benetton, dopo lo strappo Autostrade-

Abertis. Tentativo che sembra essere

caduto nel vuoto, visto che ormai la famiglia

di Ponzano Veneto, i cui manager sono rimasti

piacevolmente stupiti dagli interventi

in commissione Trasporti del senatore di

Forza Italia Angelo Maria Cicolani, da sempre

ispirata a un progressismo compassionevole

e interprete della tradizione di filantropismo

della grande imprenditoria veneta,

è delusa dal centrosinistra e non sarebbe

disponibile a far valere alcuna influenza

territoriale, né alcun sostegno di vicinanza

culturale a vantaggio delle disordinate

truppe di maggioranza.

Assieme a Palenzona, il banchiere organicamente

più margheritino è Enrico Salza,

ex presidente del Sanpaolo Imi e ora numero

uno del consiglio di gestione di Intesa

Sanpaolo. Innanzitutto salziano, e in seconda

battuta prodiano, Salza ha consentito

a Rutelli, al contrario di quanto accaduto

a Massimo D’Alema, di non essere preso

in contropiede dalla fusione fra le due banche

e consente alla Margherita un presidio

importante nella prima banca del Paese, a

prescindere dal duo Bazoli-Passera.

La Margherita ha un presidio anche nel

Monte dei Paschi di Siena, banca diessina

per definizione. Gabriello Mancini, succeduto

a Giuseppe Mussari alla presidenza

della Fondazione, è uno dei capi della Margherita

senese. Un altro gran commis toscano,

Alberto Monaci, senese anch’egli, ex

dipendente del Monte e consigliere regionale

della Toscana, assicura anche un forte

legame con Banca Leonardo, la merchant

bank fondata da Gerardo Braggiotti

che contende a Mediobanca il ruolo di centro

strategico del capitalismo italiano. Monaci

infatti è molto vicino a Piero Barucci

che di Banca Leonardo è il presidente.

A Francesco Rutelli in persona sono

ascrivibili rapporti diplomatici con le due

banche romane, Capitalia e Bnl. Nel consiglio

di amministrazione della banca presieduta

da Cesare Geronzi è in buoni rapporti

con il vicepresidente Paolo Cuccia,

già direttore centrale di banca di Roma, attualmente

uno degli uomini di vertice della

struttura manageriale di AbnAmro in

Italia, che gode anche della stima di Walter

Veltroni. Il presidente della Margherita ha

anche ottimi rapporti con lo stesso Geronzi

e con il presidente del patto di sindacato di

Capitalia Vittorio Ripa di Meana. Più radi

gli agganci in Bnl, dopo l’avvento dei francesi

di Bnp. Secondo alcuni osservatori i

rapporti con il presidente di Bnl Luigi Abete,

vicino all’Udeur ma grato per il supporto

anti Unipol, si sarebbero intensificati.