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Bisanzio sei già mia

di Silvia Ronchey - 19/04/2007

Il 29 maggio 1453 Costantinopoli venne espugnata dai Turchi. Per Silvia Ronchey si tratta di una di quelle date epocali nella storia dell’umanità, paragonabile alla scoperta dell’America e alla Riforma protestante.
La Ronchey commenta la pubblicazione in italiano della
Cronaca del Padre della conquista in cui lo storico ottomano Tursun Bey raccontò la biografia dell’imperatore ottomano Mehmet II.
La conquista di Costantinopoli viene descritta attraverso un simbolismo sessuale dominato dal desiderio di Mehmet II nei confronti della città. Eros mistico e ordine astrologico si fondono nell’affascinante narrazione mitica della presa di Bisanzio.


Ci sono giorni che possono cambiare la storia, date che diventano un simbolo [...] come quelle cui si è soliti riferire la nascita dell’evo moderno: il 1492, quando la scoperta dell’America proiettò lontano dall’area d’irradiazione dell’ex impero romano, poi bizantino, le rotte commerciali per secoli contese tra le repubbliche mercantili; o il 1517, quando Lutero affisse le sue 95 tesi sul portale della Chiesa del castello di Wittemberg. Ma questi due eventi sono strettamente legati a un terzo [...]. Se volessimo indicare il vero inizio della modernità, l’evento che ha cambiato rotta ai traffici mediterranei spingendoli a Ovest, che ha tolto al papato l’antagonista secolare dell’ortodossia lasciando spazio alla Riforma protestante, dovremmo indicare un’altra data: il 29 maggio 1453, quando Costantinopoli cadde in mano ai turchi osmani di Mehmet II Fâtih, il Conquistatore. Questo è il giorno che ha inserito violentemente l’Islam nella dinamica geopolitica europea. La data di una caduta o di una conquista, a seconda dell’ottica con cui la si guarda. «Quando l’ombra dei riccioli scompigliati della notte simile a un indiano scese sulla guancia bianca del giorno, i combattenti della jihâd traversarono il fossato e appoggiarono scudi e scale alte come il cielo alle mura delle torri. La battaglia durò fino al mattino, fino a che l’Armata Greca dell’Alba non ebbe irrorato di sangue la piana dell’aurora per contendere la Fortezza Celeste dalle dodici torri al Comandante Negro del Crepuscolo l’esercito ottomano che l’aveva occupata». Così racconta lo storico turco Tursun Bey nella sua Cronaca del Padre della conquista, il capolavoro della letteratura ottomana antica, di cui esce (domani nella collana «Islamica» di Mondadori, con il titolo La conquista di Costantinopoli, pp. 299, € 15) la prima traduzione italiana integrale, voluta da Pietro Citati e affidata a Luca Berardi. È incantata, quasi allucinata, la descrizione dell’assalto all’alba del 29 maggio 1453, così crudamente e tragicamente riportato invece da Isidoro di Kiev, uno dei testimoni oculari bizantini, rocambolescamente sfuggito alla strage. La conquista di Costantinopoli fu un trionfo di sangue e di morte, ma l’occhio ottomano la paragona a una seduzione. [...] Per lei il giovane sultano prova un’attrazione fisica, come per una donna desiderata in modo incontenibile. Il simbolismo sessuale ricorre ossessivamente nello strano linguaggio di Tursun Bey, in cui la poesia si mescola alla prosa e il persiano all’arabo e al turco. È esplicitamente erotica la descrizione stessa della Città: grande fessura profonda tra il Mar Nero e il Mediterraneo, è un immenso organo sessuale femminile «che può accogliere nel suo seno infiniti vascelli, e contiene giardini meravigliosi e odora dei soffi profumati del Nord e del Nord-Est». Per tutto l’assedio, del resto, il ventenne Mehmet si astiene dai piaceri sessuali. Costantinopoli è «la compagna inseparabile delle sue notti». [...] La frenesia di conquista di Mehmet è, a occhi islamici, «provvidenziale» perché ispirata dall’«ordine dell’incomparabile Bontà Divina», motore della storia. Nella spiritualità islamica, animata dal «grande vento del platonismo», l’ordine divino si traduce, sul piano terreno, in eros mistico, proprio come vediamo l’ordine celeste e zodiacale rispecchiarsi, per Tursun Bey, in uno stato di continuo presagio e di delirio astrologico. Il simbolismo zodiacale, l’attenzione al cielo, alle sue congiunzioni, delineano la topografia e la cronologia dell’assedio, condizionano gli stati d’animo e determinano anche l’azione bellica.[...] La struttura dell’accampamento del sultano rispecchia un ordine non solo gerarchico ma anche esotericamente cosmico: «Al centro fu posta la sala del trono, simile al Mondo, adorna come il Padiglione dell’Eden. Le tende dei giannizzeri formavano un cerchio tutt’attorno e la circondavano così come l’alone circonda la luna». Ancora oggi la bandiera turca rispecchia la congiunzione di necessità provvidenziale e geometria astrale nel cielo di quella notte: una falce di luna calante, com’era il 29 maggio 1453, con accanto la fulgida stella mattutina della sospirata Città.