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Il codice Odifreddi ovvero la Rifondazione delle Scienze

di Professor Paolo Martino - 20/04/2007

 
 
Piergiorgio Odifreddi è docente di Logica matematica a Torino e collaboratore de La Repubblica.

E' uscito il libro del Millennio.
S'intitola «Perché non possiamo essere cristiani» (e meno che mai cattolici), di Piergiorgio Odifreddi, Longanesi editore.
Il libro, in continua frenetica ristampa, contiene una Rivelazione esplosiva: «il cristianesimo è una religione per letterali cretini... la fede cristiana pretende di continuare a propinare all'uomo occidentale contemporaneo stantii miti mediorientali e infantili superstizioni medioevali».
Sconcerto in Vaticano.
Papa Ratzinger è preoccupato, mentre il mondo assiste attonito allo smascheramento della più grande mistificazione della storia.


Cristianesimo «indegno dell'uomo»

I cristiani avrebbero fondato la civiltà moderna insegnando ai popoli a leggere e a scrivere?
Cretinate!
Il monachesimo avrebbe attuato il salvataggio della civiltà classica consegnandola alla modernità?
Macché.
Per dimostrare che «il cristianesimo è indegno della razionalità e dell'intelligenza dell'uomo», il nostro professore è costretto ad improvvisarsi esegeta della Bibbia.
Per nulla intimidito della immensa letteratura scientifica che si è accumulata nei secoli, la ignora semplicemente come viziata in radice.
Il Rifondatore della Filologia ci fa edotti, tanto per cominciare, che «Bibbia» viene dal greco «biblia» che vuol dire «libri». Impressionante.
Poi passa in rassegna tutto, dal «Genesi» al «Catechismo», passando per il «Vangelo» (dal greco «eu angelion» «buona novella»! Ma vah!).
Una teoria interminabile di personaggi, da quel poveretto di Francesco d'Assisi a quel burino di Benedetto da Norcia, da quel cretino di Dante Alighieri a quel credulone di Tommaso d'Aquino, milioni, miliardi di persone hanno perso il loro tempo a pregare, immersi com'erano nell'ignoranza.
Veramente qualche perplessità rimane nel comune mortale, che scienziato non è: come facevano, ad esempio, quei cretini di Galileo, Campanella, Bruno, ecc., che incapparono nei rigori della Chiesa, a credere in Dio?
E, dopotutto, lo stesso Aristotele non era credente?
Ad ogni modo, la lettura di queste pagine illuminate incute riverenza: è chiaro che l' Autore è un essere superiore, uno Scienziato che sa di tutto, dalla fisica alla biologia, dalla filosofia alla linguistica, dalla logica alla matematica, dalla storia alla teologia, dalla genetica all'esegesi biblica, dal greco all'ebraico, dalla mitologia all'archeologia, e via di seguito.
Non arretra davanti a nessun settore scientifico-disciplinare, che rifonda ab ovo.
Spregiudicato, versatile, brillante.
Incute timore la vastità del suo sapere; una girandola spumeggiante di autori, teorie, aneddoti, etimologie sconcertanti, tutto volto a mettere in luce per il volgo ignorante e allocco (circa «la metà del genere umano» secondo i suoi calcoli) le palmari verità che lui scoprì precocemente, già da ragazzo sui banchi dell'Istituto Tecnico.
Ma anche l'altra metà del genere umano avrà tutto da imparare, mentre preti e cardinali avranno pane per i loro denti.
Una rivoluzione, a confronto della quale Copernico fa ridere i polli: per tremila anni e più l'umanità si è lasciata turlupinare dai preti.
Oramai l'Odifreddi-pensiero circola vittorioso e salutare per tutto il pianeta: il blog è alla portata di tutti.
Basta un rapido cabotaggio nella Rete per vedere che il mondo è diviso tra chi è pro (laici sensati) e chi è contro (integralisti insensati).
Poi ci sono le case editrici che fiutano l'affare e fanno ressa per accaparrarselo.
Dopo duemila anni di inganni e di violenze qualcuno doveva pur sobbarcarsi la fatica di processare la storia e sbugiardare la Chiesa.
E chi poteva farlo se non Lui, Premio Peano della Mathesis?
Finalmente Ratzinger ha il fatto suo.
Ebraismo e cristianesimo sono smascherati e distrutti, «Mosè, Cristo e il papa sono nudi» (dal risvolto di copertina)
Bertrand Russel non fu che un precursore, un Mosè, «umbra» di Colui che doveva venire: Piergiorgio Odifreddi.
Avevamo bisogno di questa Rivelazione.
Una Summa per il terzo millennio.


L'etimologia e la verità

Non essendo io tuttologo, anzi facendo fatica a studiare la mia materia, non posso che rimanere soggiogato dalla vastità dei saperi che il Nostro mostra di dominare con tanta disinvoltura.
Poiché però il suo verbo rivoluzionario si pronuncia anche su temi che mi affaticano da una vita, come la natura, le funzioni e la storia delle lingue, vorrei esprimere il mio stupore nell'apprendere che Aristotele era per l'isomorfismo tra lingua e mondo.
Tanti studiosi sono ancora convinti che per Aristotele il segno linguistico è convenzionale («katà sunthéken»); qualcuno li dovrà avvertire che hanno sbagliato tutto.
Ecco una frase «albo signanda lapillo»: «la conoscenza del mondo è riducibile alla conoscenza del linguaggio, e quindi il sapere è riducibile alla linguistica».
Io veramente sapevo che cercare la verità stando dietro alle parole è come inseguire gli uccelli.
Lo disse Aristotele nella Metafisica, io non c'entro.
Il nostro Professore di Tuttologia si avventura poi impavido nelle sabbie mobili dell'etimologia.
Qualunque mortale ne rimarrebbe impantanato.
Apprendiamo così che «christos» significa «unto», «laicismo» viene da «laikos» «popolare» (per cui «i comuni cittadini devono farsi carico della difesa della laicità»)...!
Ignorante come sono, e subornato dai preti, ho sempre creduto che parole come laico riassumessero in maniera eccellente ciò che è avvenuto nella cultura occidentale in questi ultimi duemila anni: che «laos» «popolo» non fosse il popolo dei No-Global, ma il «popolo di Dio», cioè la Chiesa; giacché, se la lingua è il precipitato delle culture e dà forma al pensiero, la cultura e il pensiero dell'Europa hanno un DNA cristiano, come dire, sono «infettati» dal Vangelo.
Poi, alla lunga cristianizzazione delle parole seguì la loro secolarizzazione, o risemantizzazione laicista, diciamo dall'Illuminismo in poi, fino a Odifreddi.
Dove trova quel satanasso le numerose etimologie che farciscono il libro?
La fonte è una sola, come l'Enciclopedia Britannica per i Testimoni di Geova: è Wikipedia: l'uovo di Colombo!
E quale dizionario etimologico compulsa il Nostro per i doverosi approfondimenti? Il Pokorny? Il Frisk?
Lo Chantraine? Il Walde-Hofmann? L'Ernout-Meillet? Il von Wartburg? Il Mayrhofer? Il Cortelazzo-Zolli? Lo Pfister? E chi erano costoro? La fonte la scopriamo tra le righe: è il famigerato Pianigiani del 1907, che è in rete; ma Lui lo cita solo per gli approfondimenti (si fa per dire), dato che non consente il copia-incolla.


Cristiani e cretini

L'etimologia come calembour, divertissement per conferenzieri arguti, è vezzo antico.
Ma lui, assalitore di razza, ne fa un'arma micidiale contro il cristianesimo.
Vuoi vedere che il professore ha preso sul serio la sentenza di Isidoro di Siviglia: «omnis rei inspectio, etymologia cognita, planior est» (I,29,2)?
Ma come ha potuto? Isidoro era un vescovo!
Tuttavia, quanto alla sentenza terribile «cristiani = cretini», che riassume il giudizio ormai definitivo sulla civiltà di questi ultimi venti secoli, e che sarebbe «confermata anche dall'etimologia», mi sorge un dubbio, e di ciò chiedo venia ai miei quattro lettori.
Non sulla verità dell'asserzione, che - essendo uscita dalla laica e loica Mente del Sullodato - non può essere che vera, ma sul proclamato richiamo alla conferma etimologica.
Proviamo a leggere la spiegazione che il Pianigiani dà della parola italiana «cretino»: è un prestito dal francese «crétin» «stupido», a sua volta penetrata nel francese standard dal dialetto del basso Vallese, dove «crétin» significa «cristiano».
Ora io credevo, nella mia ingenuità, che la singolare vicenda semantica di questa parola segnalasse la grandezza del cristianesimo, che ha trasformato le umane belve in esseri dotati di mente e di cuore: per chi segue Gesù un ammalato di cretinismo è un «essere umano» come gli altri, cioè un «cristiano».
Citiamo il testo del Pianigiani: «Crétin è il nome che si dà ad ognuna di quelle misere creature, di piccola statura, mal conformate, con gran gozzo e affatto stupide, le quali si trovano specialmente nelle valli delle Alpi occidentali: per alcuni dal latino 'christianus' (francese 'chrétien') perché cotali individui erano considerati come persone semplici ed innocenti, ovvero perché, stupidi ed insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti; e difatti nelle Prealpi lombarde dicesi addirittura 'christiàn' un cretino, un povero di spirito».
Qui, stranamente, il Pianigiani ci azzecca, o quasi, allorché pensa che una «persona semplice ed innocente», ovvero una persona «assorta nella contemplazione delle cose celesti» possa essere scambiato - tout court - per un cristiano.
Ma il nostro Esegeta, omettendo la prima parte della frase, che contiene il referente, il topic, della predicazione, ci lascia intendere lucciole per lanterne.
In definitiva l'etimologia insegna che non i cristiani sono da considerare cretini, ma i cretini sono da considerare cristiani, cioè esseri umani (in questo senso possiamo dire che Odifreddi è un cristiano a pieno titolo).
Come vanno altrimenti definiti questi infelici?
Handicappati non sta bene; oggi li chiamiamo con laica ipocrisia «diversamente abili».
La pietà popolare, deviata dall'influsso di quel «sedicente cristo» che era Gesù, li definì cristiani.
Il buon Pianigiani, evocando le parole evangeliche «Beati i poveri di spirito...» gli offre poi il destro per svelare al mondo la «stupidità» delle Beatitudini.
I soliti malevoli diranno che è operazione sporca, se non addirittura cialtronesca; io dico che è geniale.
La stessa origine del nome «Europa», su cui si sono profusi fiumi di studi e che è rimasta tuttora - a quanto mi constava - oscura, non ha misteri per il nostro Professore, che sciorina una graziosa interpretazione etimologica: Europei dal greco «eurys ops» «faccia larga»; il tutto per argomentare argutamente che «siamo anche letteralmente dei 'faccioni', ma questo non ci basta per dedurre che allora abbiamo tutti un'espressione cretina e dunque come Europei non possiamo non dirci Cristiani...»!
Non c'è che dire.
Un pozzo di scienza.


La linguistica di Odifreddi

Ma la vera inapprezzabile perla è quella di pagina 95: «Un minimo di linguistica basta a smascherare l'anacronismo della fede in Dio Padre»!
Come?
Siccome il latino «deus», il greco «theos» e il sanscrito «dyaus» derivano da un'unica radice che significa «cielo luminoso» (e qui con mezza riga il Nuovo Filologo distrugge le fatiche di 200 anni di indoeuropeistica), e siccome i cristiani pregano il dio che sta nei cieli, questa è la prova provata che essi adorano Giove.
L'etimologia non scherza!
Così nessuno osi pensare che il monstrum grammaticale di pagina 37 («sarkos heteros»), possa attestare ignoranza elementare del greco: è certo un deplorevole refuso.
Quel che conta è la schiacciante argomentazione odifreddiana che la sodomia non è affatto contro natura, dato che la praticherebbero pure topi e balene.
Uno studente di linguistica del I anno che sostenesse la parentela etimologica di latino «deus» e greco «theos» sarebbe bocciato con ignominia.
Ma Lui, Premio Galilei dei Rotary italiani, è al di sopra del bene e del male.
Lui la Linguistica la crea (stavolta a portare fuori strada il nostro Etimologo è il Pianigiani, che cita un abbaglio del grande Ascoli).
Odifreddi, dunque, è geniale.
Chi avrebbe pensato di cavalcare l'anticlericalismo estremo per sfondare nella grande palude dell'editoria? Crepino i malpensanti, che se la prendono con chi ha messo in rete il Pianigiani.
Odifreddi ha studiato in Unione Sovietica e, «of corse», negli States.
I malevoli (e gli invidiosi) parleranno di sicumera, di infantile euforia per le magnifiche sorti e progressive della scienza e della morale, evocheranno la «boria dei dotti» di vichiana memoria, diranno che in questo profluvio di scritti manca qualcosa, manca l'anima.
Ma il nostro Copernico continuerà impavido la sua battaglia, dacché l'anima non esiste, e comunque non può trovar posto in un corpo ingombrato da tanta Ragione.
Immaginiamo per un attimo (è fanta-storia) che la flotta di Mehmet Alì abbia avuto la meglio nelle acque di Lepanto nel 1571.
Oggi a Cuneo si parlerebbe arabo.
E il Nostro si vedrebbe costretto ad appuntare i suoi strali contro Maometto e l'Islam.
A proposito, perché la sua destrutturazione si limita a Gesù e Budda e non se la prende con Allah?
La battaglia altamente intellettuale di Odifreddi fa il paio con quella di un partitino internazionalista com'è il Radicale, che si batte strenuamente per liberare la donna in Italia.
Ma perché, internazionalisti e libertari, non vanno a liberare la donna in Arabia Saudita?
Strana democrazia l'Italia, fondata sulla dittatura di minoranze sparute ma combattive e sugli umori di chi confeziona i palinsesti televisivi.
Paese postmoderno, dove ogni intolleranza è bandita, ad eccezione di quella contro i cattolici.
Paese democratico, dove le maggioranze silenziose non contano un fico secco.


Il teorema Odifreddi

Perché Odifreddi è così smaccatamente falso e irritante?
Ma perché solo così si buca lo schermo e si fa il colpaccio.
Un anticlericalismo moderato passerebbe inosservato.
Penso alla legittima soddisfazione della mamma, specie dopo l'accredito delle prime tranches dei diritti d'autore: ma quanto è intelligente questo figlio mio!
Il fatto è che sparare a zero rende.
«Codice da Vinci» docet.
Inutilmente quei talebani del Vaticano protestano: la colpa non è di Odifreddi, ma della lobby mass-mediale massonica che gonfia il «caso» del grande genio matematico; la colpa è degli imbonitori radiotelevisivi che hanno decretato il pensionamento delle barbose agenzie educative tradizionali, la Chiesa e la Scuola, e hanno portato in cattedra «maîtres à penser» nuovi di zecca, come Platinette, Busi, Sgarbi, Luxuria, i nuovi educatori dei giovani e bla bla bla.
Quel che conta è che la Rivoluzione è in atto: la corona di spine del Galileo s'è salvata, per ora, dalla Spada di Allah, ma nulla può contro l'Etimologia di Odifreddi.
Ora, il libro di Dan Brown è un romanzo; il Libro di Odifreddi è invece la quintessenza delle Scienze, e le scienze sono tutte ancelle della Matematica, il nuovo Dio.
Infatti, all'umanità che soffre le vertigini dopo la liquidazione del vecchio Jahvè, Egli risponde tranquillizzante in una intervista: «la Matematica è dio».
Compie così con successo l'impresa in cui tal Nicolò Cusano, un suo antico predecessore, matematico e «cretino», fallì miseramente: la quadratura del cerchio.


Il Divulgatore

Meritatissimo il Premio Italgas per la divulgazione.
La divulgazione è attività nobile.
L'opinione che il Nostro ha del popolo è scolpita nella nota a pagina 229: siccome l'era cristiana è detta anche «era volgare», la sua sentenza è: «e poiché volgare è, Volgare sia»!
Alla fine del libro, l'Incursore, la Spada del Logos, che ha distrutto il cristianesimo e tutte le religioni a colpi di etimologie, rivela ai fedeli la sua vera natura: lui non è il paladino della scienza, lui «è» la Scienza.
Nella fremente attesa del prossimo Volume, pieghiamo ora il capo per la benedizione (pagina 227):
Benedicat vos omnipotens Logos: Pater Pythagoras Filius Archimedes, et Spiritus Sanctus Newtonius.
Amen.
«Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi»: l'aforisma, attribuito erroneamente a un certo Albert Einstein, sembra - stando a fonti agiografiche ben informate - partorito invece dalla Mente del Nostro, che in altri passi del Libro esprime la sua opinione sulle masse che comprano i suoi libri: «metà del genere umano ha un'intelligenza media(na) inferiore».
E anche noi cadiamo nella trappola.
Perché è importante che quella folla immensa di mediocri con un'intelligenza inferiore, cristiani, cattolici, clericali e benpensanti, abbocchino e si straccino le vesti.
Così le vendite salgono.
Travolto dalle sue folgoranti tournées, il Professore Tuttologo non leggerà certo queste righe, nelle quali, per dirla col Pascarella, c'è sicuramente «lo zampino de li preti, nimici de la Patria e der Progresso».
Wittgenstein non aveva torto: su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Per ora ci fermiamo qui – «sat prata biberunt» -, ma il discorso rimane, ovviamente, aperto.
Come bocca di lupo.


Professor Paolo Martino
(Per gentile concessione di Lumsa News, mensile d'informazione dell' Università Lumsa)