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Implode il Brasile: il governo socialdemocratico Lula mobilita l'esercito

di Stella Spinelli - 01/05/2007

A Rio è sempre più violenza e il governo manda 900 militari. Peccato che non potranno intervenire
Aveva 23 anni e una brillante carriera universitaria davanti. È morta ammazzata da una pallottola vagante sparata da chissà quale pistola fra quelle impugnate da orde di narcotrafficanti impegnati, da ore, a spararsi contro per ottenere il controllo del territorio. A Rio de Janeiro è sempre peggio e il governo di Brasilia ha finalmente deciso di ascoltare le accorate richieste di aiuto del governatore dello stato: novecento uomini dei reparti speciali dell'esercito brasiliano saranno inviati nella capitale carioca e schierati in quelli che sono stati definiti i “punti strategici della città, ma il loro mandato sarà alquanto limitato”.

Poliziotti trasportano un cadavereFar West. Si chiamava Juliana Perreira da Silva. È stata colpita all'inguine mentre in auto percorreva l'Avenida Brasil, fra le arterie principali della zona est di Rio. L'unica sua colpa: trovarsi nel punto sbagliato al momento sbagliato. Sì, perché quella lunga strada per alcuni tratti costeggia zone di favelas e disperazione, dove lo stato è presente solo nelle pistole della polizia che cerca di avere la meglio sui criminali, in vere e proprie terre di nessuno. Questa volta però, nel duello scatenatosi di prima mattina, i poliziotti non c'entrano: a scaricarsi addosso raffiche di proiettili, in scene da far west, erano i narcotrafficanti. Due gruppi rivali l'uno contro l'altro armati: l'uno, gli Amici degli Amici, intento a difendere la loro zona di spaccio, l'altro, niente di meno che il Comando Vermelho - il più antico e temuto clan del Brasile - impegnato a conquistare un'altra golosa fetta di città.

Poliziotti fra la follaI fatti. Erano le sette del mattino di giovedì. Juliana viaggiava con due amici, uno di 26 e uno di 23 anni, su un'auto, destinazione: università. All'improvviso il panico: pallottole da ogni dove sono piovute da ogni parte, ferendo a morte lei e leggermente i suoi due compagni. Disperata la corsa all'ospedale, dove poche ore dopo è morta. La sparatoria ha scatenato il panico fra tutti i passanti della trafficata Avenida Brasil, gente ormai sempre più stressata da una violenza senza fine.
Dal primo febbraio 2007, si contano 802 morti e 438 feriti, una vera e propria guerra, con una media di nove persone uccise al giorno.

Narcotrafficante armato di mitraArrivano i nostri. Il giovane governatore dello Stato, Sergio Cabral, ha accoratamente chiesto al governo federale l'intervento dell'esercito: “Non voglio passare quattro anni del mio Governo assistendo a funerali di agenti e civili assassinati nelle strade”, aveva detto poche settimane fa. Un appello che ha toccato il presidente Luiz Inacio Lula da Silva che da subito aveva promesso di aiutare "l'amico Cabral”. E così si è mosso. Il governo brasiliano ha, infatti, messo a disposizione di Rio de Janeiro circa novecento unità, destinate al controllo della sicurezza, con un piano ideato dal ministro della Giustizia, Tarso Genro, che ha coinvolto uomini di Esercito, Aeronautica e Marina. Eppure un “ma” resta: i militari non faranno, almeno per ora, operazioni dirette nelle strade di Rio. Questi sono gli ordini. La loro è una missione di presenza, mirata ad "aumentare la sensazione di sicurezza in città. "Le forze armate - ha spiegato Genro - avranno un ruolo di sostegno alla polizia", non di sostituzione. Il compito delle forze armate, quindi, sarà solo di appoggio logistico e d'intelligence, tanto che qualcuno ha commentato: “sempre meglio di niente”. Il piano, che scatterà in quindici giorni, prevede un primo utilizzo di 600 militari, a cui verranno poi aggiunti altri 300 uomini. Ma al di là dei numeri, resta da chiedersi se questa missione “effetto placebo” basterà a migliorare la qualità di vita di una città ormai teatro di una guerra interna.