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Al-Hassabiya, o la resistenza delle tribù irachene

di Gilles Munier - 02/05/2007



A differenza dei Britannici, gli Americani avevano a lungo considerato le tribù irachene una quantità trascurabile nella guerra che preparavano per rovesciare il Presidente Saddam Hussein. Oggi se ne pentono amaramente. La resistenza non sarebbe ciò che è rapidamente divenuta se vi fosse mancata la partecipazione delle tribù.

Gli oppositori anti-baathisti si erano ben guardati dal consigliare ai loro tutori di prendere contatto con degli sceicchi dissidenti, sia perché li percepivano come eventuali concorrenti sia perché preferivano spartirsi tra di loro i fondi del Congresso americano. Essi sapevano, inoltre, che la grande maggioranza degli sceicchi era pronta a giurare fedeltà a Saddam Hussein e non ignoravano che cosa questo significasse.

« Cash squads »

Solo nel 2000 il Dipartimento di Stato prendeva contatto con alcuni sceicchi rifugiati a Londra, senza dubbio su insistenza di Sharif Ali, cugino dell’ultimo re d’Iraq e pretendente al trono. Egli avrebbe detto loro : « Saddam ha comprato i capi delle tribù. Perché non fate altrettanto ? »

Secondo l’Observer (1), la CIA costituì nel 2000 una dozzina di commando speciali dall’evocativo nome di « Cash squads ». Essi si sarebbero infiltrati in Iraq con borse di dollari. Il denaro è stato sì distribuito ma, visto il prosieguo degli avvenimenti, i risultati non sono stati per niente probanti.

Nel 1991, Bush padre aveva registrato lo stesso fallimento con l’operazione « laundry », cioè « pulizia ». Casse di falsi dinari iracheni – allora il dinaro valeva tre dollari – erano state paracadutate nel sud del paese. Avevano arricchino alcuni gangster e dirigenti delle Brigate Badr, ma non avevano impedito a delle tribù – sunnite o sciiti, come si dice oggi - di aiutare Saddam Hussein a riprendere il controllo delle province sollevate dalle milizie filo-iraniane (2).

Il prezzo del sangue

In Iraq, ci sono circa 1 500 tribù, se per tribù si intende un clan o un khams, una casa allargata (3). Le tribù sono ripartite sull’insieme del territorio (4) e rappresentano i ¾ della popolazione. Alcune hanno il proprio quartiere nelle grandi città, sull’immagine di ciò che era Kufa al tempo della conquista musulmana.
In una tribù – la cui consistenza oscilla tra alcune migliaia di membri a oltre 100 000 - ognuno deve fedeltà alo sceicco ed eseguire i suoi ordini senza discutere. Ogni membro ha un dovere di solidarietà verso il suo prossimo, compreso quando si tratta di vendicare un assassinio. Fortunatamente, un compromesso può risolvere questo genere di conflitto, con il versamento ai parenti della vittima di una somma il cui ammontare – la diya, il prezzo del sangue – è deciso da un comune accordo.

In Iraq, i costumi e i valori tribali non sono più quelli di uno o due secoli fa, ma hanno ripreso vigore dopo la guerra Iran-Iraq. Negli anni 1960-70, il tribalismo era considerato dal partito Baath retrogrado, un freno allo sviluppo del paese e all’espansione del nazionalismo arabo. I nomi tribali erano stati proibiti impedendo ogni identificazione settaria. Si era tal dei tali, figlio di tal dei tali… Al massimo si poteva dedurre che una persona che portava il nome di uno dei primi tre califfi o dei compagni che si erano opposti all’imam Ali, non fosse certo sciita…

La guerra Iran-Iraq e soprattutto due guerre del Golfo e l’embargo costrinsero i dirigenti iracheni a fare marcia indietro e a rimandare a giorni migliori il rinnovo delle strutture sociali. La Muruwwah, l’ideale arabo di virtù cavalleresca che associa coraggio, lealtà e generosità (5), e la Hassabiya – fraternità tribale e spirito di resistenza – che caratterizzavano la vita nella tribù, furono modernizzate in solidarietà nazionale e lotta patriottica. Il ritorno in auge di questi ideali spiega in parte l’incredibile tenacia e la coesione della società irachena in questi ultimi 20 anni. A partire dal 1992 e con un po’ di retorica, il partito Baath divenne per certuni « la tribù di tutte le tribù » e Saddam Hussein lo « Sceicco degli Sceicchi ».

Le tribù, punta di diamante della Rivoluzione del 1920

La partecipazione delle tribù alla resistenza nazionale risale almeno alla conquista della Mesopotamia da parte degli Inglesi. I consigli di agenti segreti così pieni di talento come Thomas Lawrence, St John Philby, o Gertrude Bell, non impedirono l’umiliazione inflitta alla corona britannica nel 1916 a Kut Al-Amara quando le truppe ottomane, sostenute dalle tribù locali, costrinsero il corpo di spedizione del Generale Charles Townshend ad arrendersi senza condizioni (6). In seguito, benché padroni di Bagdad, gli Inglesi furono costretti a bombardare con gli aerei gli accampamenti beduini per riscuotere le tasse che avevano istituito (7).

Gli Occidentali non trassero alcun insegnamento dalla sollevazione delle tribù all’epoca della Rivoluzione irachena del 1920. Continuarono a ridurla ad una rivolta confessionale puramente sciita, versione data allora dall’Intelligence Service per salvare la faccia ai suoi collaboratori locali, un’interpretazione assimilabile a quella data all’attuale resistenza.

Per capire bene quanto accaduto, bisogna tener conto degli avvenimenti premonitori – che non avevano niente di religioso - e che permisero ad esso di estendersi al paese nel suo complesso. Sei mesi prima, Ramadhan Shlash aveva preso Deir Ez-Zor e Abu Kamal, alla frontiera iracheno-siriana, con l’appoggio delle tribù Dulaym, Shammar e Jubur. Re Faysal, allora a Damasco, lo destituì dalle sue funzioni. Mawlud Mukhlis, un ufficiale tikrita che aveva preso il suo posto si ribellò anche lui alla collera degli Inglesi che si erano agitati per la piega presa dagli avvenimenti. Non avevano torto : un altro ufficiale, Jamil Al-Madjfa’i, marciò su Mossul e prese Tell Afar con l’aiuto di Ajil Al-Yawar, sceicco degli sceicchi di Shammar. I Britannici batterono le sue truppe di misura. Per la maggioranza degli Iracheni, fu la prova che l’esercito d’occupazione non era invincibile.

Oggi, gli Sciiti filo-iraniani, per legittimare l’accaparramento del potere a Bagdad, fanno riferimento al ruolo svolto nel 1920 dagli ayatollah. Essi dimenticano di dire che il Grande Ayatollah Yazdi era filo-britannico e che si dovette attendere la sua morte perché il suo successore Muhammad Taqi Shirazi scagliasse la sua fatwa proclamando lo jihad. La sollevazione delle tribù nella quale i Munafiq e iTamim ebbero una parte importante, non fu scatenata che dopo l’espulsione di suo figlio in Iran.

Dopo aver messo Faysal I sul trono dell’Iraq, i Britannici iniziarono a rendere sedentarie le tribù per controllarle meglio. Essi attribuirono immensi territori ad alcuni capi tribù per ammansirli. Con ciò, trasformarono in servi i membri delle tribù interessate (8). Più tardi, sotto il Generale Kassem (1958-1963) e dopo la Rivoluzione baathista del 1968, le leggi di riforma agraria, la confisca di terre e la creazione di un sindacato contadino, ridussero l’autorità degli sceicchi. La conseguenza perversa di tutto questo fu l’emigrazione in massa verso le città di lavoratori agricoli e delle loro famiglie, troppo contenti di liberarsi della tutela dei loro capi. A Bagdad, il quartiere di Al-Thawra (La Rivoluzione) battezzato in seguito Saddam City – e oggi chiamato Sadr City – è popolato da più di un milione di loro, giunti per lo più dal Sud sciita.

Tribalismo, patriottismo e resistenza

La cura meticolosa adottata da Saddam Hussein nell’organizzare le reti attorno alle quali sviluppare dal 2003 la resistenza anti-americana – o anche anti-iraniana – è passata attraverso la mobilitazione dei capi delle tribù. Non si contano le riunioni – al palazzo presidenziale o in occasione di feste tribali – con il Presidente iracheno a spiegare il loro ruolo in caso di invasione.

Una delle immagini che simboleggia, e simboleggerà ancora a lungo, lo spirito di resistenza degli Iracheni è quella del Presidente iracheno che saluta a colpi di fucile una parata di volontari dell’esercito Al-Qods – vivaio dei futuri resistenti. Essa aveva fatto ridere a crepapelle gli Americani e i media, ma non gli Iracheni che conoscevano il suo significato e sapevano che l’arma usata era… un fucile britannico Enfield preso al nemico nel 1920.

A Bagdad, gli Americani si sono accorti ben presto che gli sceicchi dei quali avevano comprato la collaborazione erano degli imbroglioni o, peggio, che essi li tradivano. Hanno allora chiamato il colonnello Alan King, che aveva dato prova di sé a Panama nella «Operazione Giusta Causa», al servizio di azione psicologica incaricato delle questioni tribali. Gli sono state date una guida delle tribù pubblicata dal Colonial Office inglese e la missione di convincere i circa 3500 sceicchi e capi religiosi, inventariati dai servizi segreti iracheni, a sostenere gli Stati Uniti! A parte la defezione di alcuni sceicchi più o meno rappresentativi,, specialmente nella regione di Al-Anbar (9), il « nuovo Lawrence d’Arabia» - come lo hanno chiamato i media americani – non ha registrato molti successi. L’appello alla resistenza delle tribù, lanciato nel 2003 da Saddam Hussein, è stato ben compreso.

(25/4/07)

Note :

(1) US cash squads « buy » iraqi tribes, di Jason Burke (Observer – 15-12-02).

(2) Washington Times, citato dal Bagdad Observer (28/3/92) – Operazione « laundry » : La CIA et la bataille du dinar irakien, di Gilles Munier, prima pagina in quinta colonna, novembre 1992.

(3) Infatti, in Iraq vi sono circa 150 grandi tribù e 2000 clan e tribù più piccole. Esse rappresentano i ¾ degli Iracheni. Una tribù – ashira - comprende numerosi clan o fakhdh. I suoi membri si rifanno ad un comune antenato. Quando diviene troppo grande, un clan si distacca naturalmente dalla tribù per formarne una nuova. I clan sono divisi in case - bayt - corrispondenti ad una famiglia o, ancora, in case allargate che possono raggiungere un migliaio di membri. Delle tribù sono riunite in confederazioni, o qabila. Le più importanti, a volte comprendono sia tribù sunnite che sciite o kurde. Gli Abu Nassir – la tribù di Saddam Hussein – comprendono una branca sciita diretta da Hussein Sayyid Ali.
Le principali qabila sono : gli Shammar, i Munafiq, gli Zubayd, i Dulaym, gli Jubur, gli Ubayd, i Khaza’il, i Rubai’a, i Bani Lam, gli Zafir, gli Al Bu Muhammad, gli Anaza, i Ka’ab, e i Bani Tamim. Certe confederazioni portano i nomi delle città attorno alle quali vivono : Tikrit, Fallujah, Dur, Rawa… etc…

(4) Major tribes and clans in Irak (carta) – http://healingiraq.blogspot.com

(5) La Muruwwah ispirò la creazione della cavalleria occidentale durante le Crociate.

(6) La maggioranza dei 10 000 soldati - Inglesi e Indiani - fatti prigionieri non tornò mai a casa.

(7) The « Daily Mail » inquiry at Baghdad, di Sir Perceval Philipps – Carmelite House, London (senza data, ma probabilmente dell’ottobre 1922, secondo una lettera di Gertrude Bell).

(8) Questo accade oggi nel Kurdistan iracheno, specialmente sulle terre di Barzani o del «socialista» Talabani.

(9) Come lo Sceicco Abdel Sattar Al-Rishawi che avrebbe convinto una ventina di piccole tribù e clan della regione di Al-Anbar a combattere la resistenza. Egli minaccia di inseguire Al_Qaïda « fino in Afghanistan », se gli Americani gliene daranno i mezzi. Ha per oggettivo alleato sul campo « Al-Qaïda in Mesopotamia» - ex gruppo di Abu Musab Al-Zarqaui – che assassina capi tribù e ultimamente un dirigente delle Brigate della Rivoluzione del 1920, una delle principali organizzazioni delle resistenza irachena.
Al-Rishawi è stato trattato da « ladro e da bandito » dallo Sceicco Hareth Al-Dhari, capo dell’Associazione degli Ulema musulmani. Quest’ultimo è nipote dello Sceicco Al-Dhari, eroe della resistenza irachena degli anni 20, noto per aver ucciso il colonnello Gerard Leachman, una delle principali spie britanniche dell’epoca.