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Venezuela: una nuova ALBA per l'America Latina

di Siro Asinelli - 03/05/2007



L’Alternativa Bolivariana per i Popoli dell’America Latina (ALBA) è il motore dello sviluppo del continente sudamericano attraverso trasformazioni strutturali delle politiche economiche e sociali. Nella due giorni di vertice dell’ALBA i capi di Stato e di governo hanno dato gran risalto al ruolo politico che l’organismo ricopre ormai da tre anni nella vasta regione, sottoscrivendo una dichiarazione congiunta che esorta a continuare sulla strada delle politiche economiche e sociali per l’integrazione latinoamericana tracciata da Venezuela, Cuba, Bolivia e Nicaragua.
Il vertice, cui oltre ai quattro Paesi membri hanno partecipato presidenti e rappresentanti di altre sei nazioni della regione, si è svolto sabato e domenica a Barquisimeto, capoluogo dello Stato del Lara, Venezuela occidentale. Due giorni intensi in cui i quattro indiscussi protagonisti, Hugo Chávez per Caracas, Evo Morales per La Paz, Daniel Ortega per Managua e il vice presidente Carlos Lage per l’Avana, hanno saputo rilanciare il processo di cooperazione ed integrazione nato per volontà di Cuba e Venezuela nel 2004 quale unica valida alternativa al Trattato di Libero Commercio proposto per le Americhe dall’amministrazione statunitense.
Politica ed economia al servizio dei popoli è stata ed è ancora la parola d’ordine, mentre l’ALBA continua a suscitare il vivo interesse di altri papabili partner. Molte le iniziative su cui è stato fatto il punto, molte altre le proposte vagliate dal V Vertice di Barquisimeto. La novità più importante, al di là dei tanti proficui progetti lanciati negli ultimi anni, è la sottoscrizione di una dichiarazione politica con cui gli Stati membri – e con essi i Paesi osservatori – si sono impegnati nella creazione di un Consiglio dei presidenti, un Consiglio dei ministri e un Consiglio dei movimenti sociali, oltre a tutta una serie di commissioni di settore. Il segnale è forte ed arriva ad appena due settimane dall’altro grande evento che ha catalizzato l’attenzione internazionale, il primo Vertice Energetico sudamericano: l’ALBA non è eterea, l’ALBA è un’associazione organizzata che intende proseguire nel suo sforzo politico ed economico. “Ci sforzeremo per dare vita a questa struttura – ha dichiarato Chávez – affinché divenga permanente tanto per i Paesi che già integrano l’ALBA, quanto per i Paesi osservatori che potranno diventarne membri in maniera formale”. Il Consiglio dei presidenti avrà il compito, ha spiegato lo stesso inquilino di Palacio Miraflores – ideatore e motore del processo di cooperazione ed integrazione latinoamericana -, di stabilire una comunicazione permanente finalizzata ad adottare decisioni adeguate tra i capi di Stato e di governo degli Stati membri. Al Consiglio dei ministri il compito di discutere proposte ed accordi nei vari settori ALBA, in collegamento diretto con le commissioni politica, economica, sociale, delle finanze, energetica e per l’ambiente. Il tutto sarà organizzato attraverso una Segreteria che risponderà direttamente a capi di Stato e di governo. Un ruolo innovatore avrà il Consiglio dei movimenti, organo di rappresentanza dei movimenti sociali che hanno aderito all’Alternativa, il cui fine è dare voce ai popoli latinoamericani nell’ambito continentale.
Dove vuole arrivare l’ALBA lo si è capito sin dalle battute iniziali del vertice: “L’ Alba rappresenta storicamente il primo sforzo per la costruzione di un progetto globale latinoamericano da una posizione politica favorevole”, ha esordito il primo mandatario venezuelano nel corso del dibattito di sabato. Cooperazione ed integrazione sono obiettivi intesi a rafforzare l’idea di un continente unito e sovrano, le cui basi vanno oltre la stessa Alternativa, trovando riscontro nella Comunità delle nazioni sudamericane al cui vertice di dicembre a Cochabamba, Bolivia, sia Chávez che Morales hanno voluto dare un’impronta unitaria. E il termine “unità” rimbomba più volte quale altra parola d’ordine di questo fine settimana: “Il giorno che la provvidenza ci permetterà di unirci, su questa terra nascerà la più grande nazione dell’universo, e questa grande nazione la potremo chiamare la madre delle repubbliche e la regina delle nazioni”. L’oratoria di Chávez riporta alla mente istanze bolivariane mai sopite, semmai stritolate dall’ingombrante vicino nordamericano. Ma allo stesso tempo guarda al futuro con una solidità nuova, piena di speranza e basata su fatti ed iniziative concrete. L’ALBA è una di queste.