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Libano: la commissione sulla guerra fa a pezzi Olmert

di Elle Emme - 04/05/2007

 

A dieci mesi dalla fine della Seconda Guerra del Libano, un vero e proprio linciaggio pubblico si sta abbattendo sul governo israeliano del premier Ehud Olmert e sul ministro della Difesa Peretz. Nell'atteso rapporto sul fallimento della guerra libanese, una commissione pubblica d'inchiesta, nominata dallo stesso Olmert alcuni mesi fa, ha ribadito la totale incompetenza e le gravi responsabilità dell'esecutivo Olmert-Peretz e dell'ex Capo di Stato Maggiore Halutz, già dimessosi in Gennaio. Ma il fatto più grave emerso dall'inchiesta è la sistematica e consapevole manipolazione degli avvenimenti sul campo e l'uso spregiudicato dei media, che la troika al potere ha utilizzato per coprire di giorno in giorno lo sciagurato andamento della guerra. Le rivelazioni hanno risvegliato un'opinione pubblica silente da mesi -solo ieri sera centocinquantamila persone sono scese in piazza per "licenziare" Olmert - e hanno dato il via ad una reazione a catena tra manifestazioni anti-governative e defezioni all'interno della stessa maggioranza di governo, che presumibilmente porterà alle dimissioni dell'intero esecutivo. Trascurando comunque la responsabilità più grave di Olmert, ovvero la deliberata e insensata distruzione di un intero paese, il Libano, che in un mese di guerra è stato raso al suolo e riportato indietro di venticinque anni, ai tempi della guerra dell'82, quella voluta dal predecessore di Olmert, Ariel Sharon.

La guerra in Libano, iniziata il 12 Luglio 2006 come rappresaglia israeliana al rapimento da parte delle milizie Hizbullah di due soldati dell'IDF, è finita il 14 Agosto con il cessate il fuoco imposto dal Consiglio di Sicurezza, che ha portato al dispiegamento della missione internazionale Unifil II, attualmente sotto il comando italiano. Per quanto insensato possa sembrare, lo scopo dichiarato del Capo di Stato Maggiore Halutz all'inizio della guerra era distruggere completamente le infrastrutture del paese dei cedri, per ristabilire il potere deterrente della macchina bellica israeliana e spingere la popolazione libanese a rivoltarsi contro le milizie Hizbullah. Risultato netto: la morte di cinquecento militanti Hizbullah e oltre un migliaio di civili libanesi, di cui un terzo bambini; un milione di profughi, cinque miliardi di dollari di danni e, con il bombardamento di una centrale termoelettrica, il più grande disastro ecologico che il Mediterraneo ricordi. La risposta dei razzi Katyusha, con cui il movimento islamico Hezbollah ha tempestato il nord d'Israele, ha causato a sua volta la morte di circa centocinquanta israeliani, di cui un terzo militari e la fuga verso sud di trecentomila israeliani.

All'inizio della guerra, Olmert aveva stabilito gli obiettivi in un discorso alla nazione: la liberazione dei due soldati rapiti e l'estirpazione delle milizie Hezbollah dal sud del Libano. Nessuno degli obiettivi è stato raggiunto: al contrario, alla fine della guerra lo sceicco Nasrallah ha potuto annunciare trionfalmente la “divina vittoria” del movimento sciita sulle truppe ebraiche. Sul fronte israeliano, il fatto che l'IDF non sia minimamente riuscita a fermare il lancio di Katyusha ha messo in crisi l'intero establishment militare e politico, smascherando agli occhi del mondo arabo il mito dello strapotere dell'esercito israeliano e mostrando che un migliaio di razzi leggeri possono mettere in scacco lo stato ebraico. Le pressioni dell'opinione pubblica subito dopo il cessate-il-fuoco, che premevano per le dimissioni dell'esecutivo dato il fallimentare andamento della guerra, avevano spinto Olmert a scegliere il male minore, ovvero la nomina di una commissione d'inchiesta pubblica senza poteri giuridici, con a capo l'ex giudice della Corte Suprema Winograd.

La sopravvivenza del trio Olmert-Peretz-Halutz era segnata: la popolarità dell'esecutivo, scesa a percentuali a singola cifra, non si è più rialzata e il Capo di Stato Maggiore è stato costretto a dimettersi in anticipo dai generali suoi sottoposti. Tuttavia, Olmert ha deciso di tirare avanti, sperando che qualche evento esterno potesse salvarlo dalla gogna della pubblicazione del rapporto Winograd, forse in attesa della programmata “guerra estiva contro la Siria.” Ma nessun deus ex machina è accorso in suo aiuto.

Il quadro complessivo che emerge dal rapporto della commissione Winograd è una fotografia spietata del mix di incompetenza ed estrema arroganza della leadership israeliana. Le responsabilità evidenziate sono circostanziate e puntuali. Innanzitutto, vengono messe in evidenza le gravi responsabilità dei governi precedenti (Barak, Netanyahu e Sharon) nel deterioramento della situazione libanese e nel crollo della preparazione dell'esercito, a partire dal ritiro unilaterale dal sud del Libano nel 2000 da parte di Barak. In particolare, viene messo in rilievo il fatto che dal duemila l'esercito è addestrato esclusivamente in operazioni di polizia nei Territori Occupati, mentre viene del tutto ignorata l'ipotesi di una guerra su larga scala. Nel rapporto Winograd viene quindi analizzata la catena di eventi che portò alla decisione di intraprendere l'attacco al Libano. In sostanza, il Capo di Stato Maggiore era perfettamente al corrente dell'impreparazione dell'IDF e dell'inefficacia di un prolungato attacco aereo contro il lancio di razzi da parte di Hezbollah.

Nonostante ciò, Halutz, pilota di carriera, suggerì al governo questa sola opzione, ignorando deliberatamente le obiezioni del suo stesso staff e dell'intelligence militare. Il ministro della Difesa Peretz, non avendo alcuna esperienza in questioni militari (leader del Labor, proviene dal sindacato), pensò bene di seguire passivamente le indicazioni di Halutz, uscendo dalla vicenda come un totale incompetente, trascurando persino di mandare la protezione civile ad aiutare la popolazione in fuga dai villaggi vicini al confine.

Ma mentre Halutz e Peretz si dimostrano l'uno violento e arrogante e l'altro completamente incompetente, le responsabilità di Olmert risultano molto più gravi. In qualità di capo del governo, la responsabilità finale di tutte le decisione spetta a lui. Nelle ore concitate che precedettero gli attacchi aerei, Olmert sapeva bene che l'esercito non disponeva di alcun piano di guerra e che il fronte interno era indifeso contro i Katyusha. Solo un attacco di terra e un'invasione in forze del sud del Libano avrebbe potuto fermare i miliziani sciiti; tuttavia Olmert la rinviò fino agli ultimi tre giorni di guerra, bombardando senza motivo l'intero paese per un mese. In sostanza, Olmert prese la decisione di entrare in guerra basandosi sui sondaggi, favorevoli per il novanta per cento ad un qualche tipo di attacco, ma contrari ad un'invasione che avrebbe causato grosse perdite.

Dalle testimonianze rese dai vertici militari e politici, è emerso un quadro raccapricciante. Privo di qualsiasi strategia od obiettivo concreto, Olmert decise di giorno in giorno di modificare lo schieramento dell'esercito, manipolando le informazioni rilasciate ai media per creare in corsa uno scenario a sé favorevole, fino alla decisione di invadere il Libano negli ultimi tre giorni di guerra, mandando migliaia di giovani riservisti privi di addestramento e male armati allo sbaraglio a conquistare il fiume Litani. Nel rapporto della commissione Winograd viene più volte stigmatizzato il fatto che, nonostante Olmert sapesse dell'inefficacia complessiva di un'azione militare contro una guerriglia ben addestrata come Hezbollah, egli abbia rifiutato di cercare soluzioni alternative: in particolare come abbia ignorato canali diplomatici di trattativa e, consapevolmente, trascinato l'intero paese in un'avventura dai costi enormi e dai risultati impossibili da raggiungere.

Dopo questa fotografa impietosa della meschinità del governo e dei vertici militari, nessuno in Israele ha più il coraggio di dare il proprio appoggio ad Olmert. Un ministro laburista si è già dimesso, mentre lo stesso partito del premier, Kadima, sta vagliando se chiedere le dimissioni del proprio leader per sostituirlo con il Ministro degli Esteri Tzipi Livni, l'unica personalità ad uscire pulita dall'inchiesta sulla guerra. Il capo del gruppo parlamentare di Kadima, Avigdor Yitzhaky, si è dimesso dal suo incarico per protestare contro il rifiuto del primo ministro Ehud Olmert di dimettersi, nonostante le dure critiche espresse nei suoi confronti. Yitzhaky ha dato il suo annuncio nel corso di una riunione dei 29 parlamentari del partito e sarà rimpiazzato dal deputato Tsahi Hanegbi. Nessuno tuttavia vuole andare alle elezioni, dato che nei sondaggi l'attuale maggioranza Kadima-Labor è in crollo verticale di consensi e senza dubbo il Likud del redivivo Netanyahu incasserebbe a piene mani lo scontento popolare.

Giovedì a Tel Aviv le opposizioni di destra, le famiglie dei soldati prigionieri in Libano e le organizzazioni dei coloni scenderanno in piazza per chiedere le dimissioni del governo e il voto anticipato, mentre per il momento la sinistra e i pacifisti si ritrovano spiazzati, non potendo proporre alcuna alternativa in attesa delle primarie del Labor Party. È forse uno scherzo del destino che, nel lontano '82, la Prima Guerra del Libano fu la causa della disfatta politica del predecessore e mentore di Olmert e un'altra commissione d'inchiesta ne fu lo strumento: si trattava dell'inchiesta sul massacro di Sabra e Chatila, per cui Sharon fu riconosciuto responsabile e per questo dovette dimettersi da ministro della Difesa del governo Begin, il quale di lì a poco fu costretto a dimettersi a sua volta e finì i suoi giorni in uno stato di depressione in seguito ai pessimi risultati conseguiti nella campagna libanese. Ma Sharon si riprese e poi tornò al governo più autorevole che mai durante l'Intifada di Al-Aqsa, prima che un'ictus consegnasse le redini del governo a Olmert l'anno scorso. Da questo punto di vista, sembra che la storia si stia ripetendo ancora una volta, senza che nessuno impari dagli errori del passato, come ironicamente puntualizzato dal giudice Winograd.