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Comprare per essere eco-chic

di M.P. Dunleavey - 07/05/2007





 

Non ha mai fatto tanta tendenza, essere ambientalisti. Con questo non voglio dire che improvvisamente tutti si siano messi a installare pannelli solari in casa, o si siano impegnati a riusare, ridurre, riciclare quanti più prodotti possibile. Adesso ci si può considerare un campione di ecologismo semplicemente facendo shopping.

Di questi tempi il diventare verde dell'America sembra aver a che fare con lo spendere soldi, qualche volta anche quantità scioccamente grosse di soldi, per comprare qualcosa che semplicemente è etichettato “biologico”, “sostenibile”, o riporta qualche altra scritta a rassicurare chi compra: il prodotto è ambientalmente friendly .
Nessun dubbio, che in molti casi costi di più comprare cose che sfruttano fonti di energia alternativa: basta pensare alle auto ibride. Molta gente, compreso chi scrive, crede che valga la pena spendere di più in alimenti biologici perché sono più sani, e richiedono meno sostanze chimiche dannose per essere prodotti.
Però negli ultimi tempi ho notato che uno dei principi guida dell'ambientalismo – ovvero che l'iperconsumo porta a un ipersfruttamento di risorse, e dunque dobbiamo consumare meno – ha subito una strana distorsione. Il messaggio che ha più echi, che trova più spazio oggi, è che in realtà comprare di più è una grande idea. Basta essere certi che ci sia appiccicata sopra la parolina verde giusta.

Il fatto che molti di questi cosiddetti prodotti verdi abbiano un prezzo esorbitante, sembra solo aggiungere fascino. Sapevo che i pubblicitari mi avevano abbagliato, quando poco tempo fa sono stato tentato dalla promozione Crate & Barrel per un fantastico divano bianco “ progettato per la casa che chiamiamo Terra ” con telaio “ garantito dalla Sustainable Forestry Initiative ” e cuscini “ ambientalmente rinnovabili ”: a soli 1.999 dollari.
lasciando perdere la questione di cosa possa mai essere un cuscino ambientalmente rinnovabile (si re-imbottisce da solo?), vorrei mettere in dubbio il fatto che esistano effettivi vantaggi a spendere di più per essere eco-chic . Prendiamo ad esempio il vestito firmato in canapa che ho visto poco tempo fa a 185 dollari.
La canapa è una fibra che cresce naturalmente e abbondantemente, senza bisogno di tanti pesticidi (anche se non si tratta ancora di una coltura commerciale negli Stati Uniti, a causa del collegamento con la cugina psicoattiva marijuana). Io lo comprerei volentieri, un vestito fatto di una fibra a basso impatto ambientale come la canapa: solo, non tentate di vendermelo a 185 dollari.
Ho avvertito il medesimo choc al portafoglio quando ho visto il numero di marzo di Domino , lussuosa rivista per la casa, che mostrava la supermodella Shalom Harlow in copertina, insieme al titolo, “ 125 idee davvero intelligenti per rifare ecologicamente ogni stanza ”. Ho smesso di leggere dopo aver appreso che i colori a basso contenuto di diluenti volatili mi avrebbero alleggerito di circa 20 dollari al litro, e un divano letto con imbottiture prodotte senza pesticidi e colla a base d'acqua ne costava 1.700.

Certo, non sono un chimico. Può darsi che faccia bene alla terra, pagare un forte sovrapprezzo verde per questi prodotti, perché così si sostengono modi di produzione alternativi. Ma quando vi chiedono 245 dollari per i jeans “eco 501” della Levi's – o addirittura 7,99 per un quartino di smacchiatore universale Mrs. Meyer “ prodotto con oli essenziali naturali ” e pure “ biodegradabile e senza fosfati ” – c'è da chiedersi dove stiano andando, i nostri soldi.
Se non altro, io me lo chiedo. Chiamatemi fuori moda, ma da quando in qua essere amici dell'ambiente significa eccessi finanziari? Sicuro, non c'è niente di sexy nel detto “ridurre, riusare, riciclare”, ma probabilmente fa molto meglio al pianeta, e quasi certamente fa benissimo al bilancio familiare, pensare di consumare di meno, non di più: specialmente se si spendono dei soldi solo perché una cosa si presenta bene, ha un bell'aspetto, propone la giusta serie di aggettivi.
Non è che sia contraria a tutti i tentativi di rendere tante delle cose di cui abbiamo bisogno più ambientalmente sostenibili. Ma mi sento più ispirata da cose come il gruppo Compact, una rete nazionale di persone che hanno deciso di smettere di comprare qualunque cosa nuova (eccetto alcuni oggetti personali), e passare invece a oggetti usati, o a riadattare quanto già si possiede.

Se volete investire soldi in uno stile di vita più verde, ci sono moltissimi modi per farlo senza necessariamente andare in un centro commerciale.
Nel nome di una maggiore efficienza energetica, insieme a mio marito sto sostituendo alcune vecchie finestre, cerchiamo di usare la macchina il meno possibile, e proprio ora stiamo sperimentando una di quelle lampadine fluorescenti a basso consumo nella camera da letto.
Si tratta di piccoli passi, ma nello stesso modo in cui spendere di più per il cibo biologico sembra un buon investimento, credo che pagarsi nuove finestre o lampadine costose ci porti nella direzione giusta. Forse manca il glamour di uno spolverino di canapa da stilista, ma va bene lo stesso.


Nota: il testo originale anche sul mio sito Mall sezione Environment (f.b.)

di M.P. Dunleavey - da The New York Times - scelto e tradotto per Megachip da Fabrizio Bottini