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Amo ergo sum. Non esiste filosofia senza amore

di Jean-Luc Marion/Bruno Ventavoli - 07/05/2007

 




Amore e Psiche di Antonio Canova

Amo dunque sono. Jean-Luc Marion rovescia molti secoli di pensiero occidentale che ci hanno insegnato a privilegiare la ragione, l'intelletto, e a guardare con disprezzo il borboglio del desiderio. Grande conoscitore di quel Cartesio che postulò il celebre «penso dunque sono», il filosofo francese riporta invece alla luce la dimensione «erotica» dell'uomo. Nessuno pensi subito euforico a un film di Moana, o a una scollatura della Gregoraci, perché sarebbe lontano anni luce. Marion elabora piuttosto un'affascinante e originale filosofia dell'eros, dove l'amore non deriva dall'Io, ma lo precede, e gli offre una possibilità autentica di esistere. Nato nel 1946, insegna all'Università di Paris-Sorbonne e in quella di Chicago. Cattolico osservante, per lunghi anni è stato a contatto con le figure più prestigiose della filosofia francese contemporanea come Ricoeur, Levinas, Derrida, instaurando un dialogo fecondo sull'ermeneutica, su Heidegger, sulla fine della metafisica e il diffondersi del nichilismo.

Perché la questione dell'amore è così importante?
«L'amore ha un ruolo molto speciale dal punto di vista della filosofia e, insieme, della vita. La stessa filosofia significa innanzitutto "amore" della sapienza. La filosofia moderna però non considera l'amore seriamente. Da Cartesio a Hegel, l'amore è stato relegato a un ruolo secondario, minimo rispetto alla razionalità, alla coscienza. È considerato passione, malattia. L'unico pensatore moderno che ha riportato l'amore al centro della riflessione è stato Freud. Ma anche per la psicoanalisi l'amore è una questione patologica che deve quindi scomparire di fronte alla razionalità. L'amore invece è una parte centrale della razionalità. C'è una logica dell'atto amoroso, del fenomeno erotico. Naturalmente sono diverse da quelle che pensano il mondo attraverso formule matematiche. Il desiderio e la promessa, l'abbandono e la fedeltà, la gelosia e la menzogna, sono tutti eventi che sfuggono a una certa definizione di razionalità, e che rivelano figure di un'altra ragione, di una ragione più grande, la ragione erotica».

Che cos'è l'amore?
«È qualcosa di misterioso. È il più profondo dei desideri umani. E ciò che ci caratterizza in quanto uomini. Il bisogno di essere amati e di amare è il nostro orizzonte comune. Ma se questa è la prima caratterizzazione dell'essere umano, significa, ancora una volta, che la razionalità è una conseguenza di questo desiderio e non il contrario. L'esperienza dell'amore definisce la nostra dimensione del tempo e dello spazio. Faccio un esempio: quando amiamo un'altra persona, lei diventa il centro del mondo. Tutto ciò che accade intorno non ha più senso. Il tempo esiste solo quando c'è lei. Quando non c'è più, manca il presente. Il tempo diventa ricordo, o attesa del futuro».

Si può fare a meno dell'amore?
«No, non si può. Rinunciare all'amore significa essere morti. Se proponessimo a qualcuno di rinunciare definitivamente alla possibilità di essere amato, nessuno accetterebbe. Neanche il più cinico degli uomini. Perché se rinunciassi opererei su di me una sorta di castrazione trascendentale, mi abbasserei al rango di un'intelligenza artificiale, di un calcolatore meccanico o di un demone. Rinunciare a porsi la domanda "qualcuno mi ama?", rinunciare soprattutto alla possibilità di una risposta positiva, vuol dire rinunciare all'umano in sé».

Se parliamo di amore, abbiamo in mente molte gradazioni, quella per un figlio, per un genitore, per un'amata, per Dio… Lei che cosa intende?
«Non lo so. So solo che la logica dell'amore è sempre la stessa. Anche l'amore più cattivo, il più brutale, obbedisce alle stesse leggi. Alle stesse figure della coscienza».

Qual è la legge fondamentale dell'amore?
«La rinuncia alla reciprocità. Per iniziare il processo dell'amore devo andare oltre me stesso. Devo iniziare ad amare senza essere sicuro che l'altro mi amerà. Certo, c'è sempre la speranza, il desiderio che l'altro mi ami. Ma l'amore vero fa a meno della sicurezza della reciprocità. Don Giovanni, per lo meno all'inizio, è disposto a rinunciare alla reciprocità. Il seduttore è capace di amare per primo, di assumersi il rischio di essere rifiutato. In questo punto non c'è differenza tra l'amore di Dio e l'amore erotico in senso stretto. Anche Dio, come don Giovanni, ci ha amati per primi, senza avere la sicurezza di essere riamato».

Quando guardiamo negli occhi la nostra amata, rabbrividiamo se sfioriamo il suo corpo, respiriamo affannati nell'orgasmo, ci sembra che la dimensione corporea dell'amore abbia un'importanza non da poco. Ci sbagliamo?
«Il piacere fisico ha una dimensione certamente importante. Solo che ha una dimensione limitata nel tempo. È un'esperienza forte e insieme molto debole. Ha bisogno di essere ripetuto. E questa necessità della ripetizione significa che il piacere sessuale non è capace di darci la totalità dell'esperienza del fenomeno erotico».

L'esperienza piena dell'amore dove avviene?
«Per avere l'esperienza completa del fenomeno erotico abbiamo bisogno dell'assoluto. Non possiamo dire a una donna "ti amo" senza l'implicazione tacita o espressa del "per sempre". Se io dico ti amo "per un'ora", "per un mese", non solo rischio un ceffone… significa dire "non ti amo". Amore significa eternità. Oppure la durata di una vita, che è la stessa cosa nella dimensione umana. Il fenomeno erotico implica questa totalità».

L'uomo è capace di questa totalità?
«Penso che non sia capace. Ma ne ha bisogno. È anche una visione tragica del destino umano. Abbiamo bisogno di qualcosa che non raggiungiamo mai, se non a pezzettini. Sarebbe più terribile che fossimo capaci di realizzare tutte le cose di cui abbiamo bisogno. Che fossimo inclusi in una totalità perfetta, già attuata. L'amore è l'apertura del nostro orizzonte infinito. Nell'ambito erotico possiamo fare un'esperienza dell'infinito molto più autentica che negli altri campi della conoscenza».

L'amore, nella sua pienezza, può anche diventare un atteggiamento per migliorare il mondo?
«Non mi sono mai occupato di filosofia politica. E non voglio cominciare oggi. Certo è che il mondo moderno ha accantonato l'amore, ha fatto trionfare l'interesse. L'amore ha perso il suo ruolo politico. E questo spiega, credo, parte della crisi dell'attuale società occidentale, dove l'amore è considerato sia come una malattia, sia come un prodotto per il mercato. L'enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est è stata importante. Perché ha ribadito che Dio è amore. Se la nostra società non prende mai l'amore sul serio, e se l'amore è Dio, significa che la nostra società non prende sul serio neanche Dio».

Perché ci fa così paura l'amore?
«Forse perché non abbiamo il coraggio del nostro desiderio. L'amore quotidiano è devastante. Non c'è bisogno di ricorrere a millenni di poesia romantica. Ogni giorno l'amore ci spaventa, abbiamo paura di essere ingannati, abbandonati, derisi dall'oggetto del nostro amore... La nostra società privilegia la sicurezza. Tutto ci ricorda che la sicurezza è importante. Che è più importante del coraggio d'amare. Ma chi rinuncia all'amore, per paura dell'incertezza, poi odierà se stesso perché saprà chiaramente di aver rinunciato alla forza più profonda e più autentica, il desiderio. Non c'è un compromesso sul desiderio».

Qual è il modo per dire io ti amo? Come si fa?
«Ripeterlo fino alla fine. Per sempre. Non c'è un gesto d'amore che si avvicini più di altri alla perfezione. Va bene qualunque cosa. Una parola, una carezza, un'azione. Ogni gesto però resterà sempre in sospeso. Se io ti ho amata, se il mio amore è stato davvero eterno, si potrà verificare solo quando morirò. Ancora una volta un paradosso. Di cui, però, abbiamo disperatamente bisogno».

  • Titolo: Il fenomeno erotico
  • Autore: Marion Jean-Luc
  • Editore: Cantagalli
  • Data di Pubblicazione: 2007
  • ISBN: 8882723208