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In che modo sviluppismo e deculturazione uccidono? L'esempio dell'isola di Nauru

di Raoul Anvélaut - 05/12/2005

Fonte: filosofiatv.org

 

 

C’era una volta una piccola isola di nome Nauru, sperduta nel Pacifico, a nord delle isole Salomone, a circa 2000 km a est della Papuasia – Nuova Guinea. Nauru  è la più piccola repubblica del mondo ( 21 kmq. ) ! Il punto più alto dell’isola culmina a 61 metri. Durante migliaia e migliaia di anni, gli uccelli hanno deposto i loro escrementi su quel suolo. Questi escrementi si sono trasformati col passar dei secoli in un fosfato di qualità eccezionale. Il fosfato naturale è prezioso: serve per i fertilizzanti e i detersivi. Gli abitanti di Nauru (uomini e donne) erano più di 12000. Vivevano in semplicità dalla notte dei tempi. Quando scoprirono la ricchezza rappresentata dal fosfato, cominciarono a venderlo. Ma prima, era stato necessario scacciare i colonizzatori bianchi: i Tedeschi, poi gli Inglesi, i Giapponesi, i Neozelandesi e gli Australiani, i quali espropriavano gli abitanti della loro ricchezza.

Il fosfato si vendeva molto bene. Gli abitanti di Nauru non avevano più bisogno di andare a pesca, di raccogliere frutti o di coltivare la terra. Puntarono all’acquisto di grosse vetture, di televisori, di telefoni portatili o ancora di elettrodomestici alla rinfusa. Cominciarono a ingurgitare quantità impressionanti di hamburger e di bevande gasate e zuccherate, a guardare film americani e della serie kung-fu. I medici rimasero stupefatti nel vederli tutti obesi e apatici. Per le mansioni ad essi non più gradite, importarono mano d’opera dai paesi più poveri…

Ma, un giorno, l’isola cedette il suo ultimo pezzetto di fosfato. La ricchezza di Nauru era esaurita ! Gli abitanti  ormai non potevano neanche ritornare alle loro occupazioni tradizionali: l’attività mineraria aveva rovinato tutte le terre coltivabili dell’isola. Essendo il suolo devastato, era ormai impossibile piantarvi un qualunque vegetale locale. Gli abitanti di Nauru si ritrovarono sprovvisti di tutto su una pietraglia arida in mezzo all’oceano.

Allora si imbarcarono in traffici di ogni genere per cercar di prolungare il loro livello di vita: riciclaggio di denaro sporco, spaccio di passaporti…essi avevano sperperato il loro capitale naturale e distrutto la loro fonte di sostentamento tradizionale. Erano passati da una società sostenibile ad una civilizzazione della crescita. Sulla piccola scala della loro isola, essi avevano fatto ciò che noi rischiamo disgraziatamente di fare su scala planetaria.

Di fatto, a quando si riferisce questa storia di Nauru ? Ebbene, Nauru rischia ufficialmente di mettere la chiave sotto la porta nel 2004. Forse l’isola sarà il primo paese del mondo moderno ad ammettere un “fallimento assoluto”. Gli abitanti obesi stanno cercando ormai un’altra isola in cui insediarsi.

 

 

Traduzione a cura di M. L. Moro