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Perchè in Italia non è garantità la libertà di opinione, insegnamento, e ricerca storica?

di Claudio Moffa - 13/05/2007

Fonte: claudiomoffa

LA LOBBY SI SCATENA.

MA LA LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO, DI OPINIONE
E DI RICERCA STORICA NON SI TOCCA

 

 

Al Rettore dell’Università di Teramo, prof. Prof. Mauro Mattioli,

al Preside della Facoltà di Scienze Politiche,  prof. Adolfo Pepe,

Al Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica, dr. Fabio Mussi

alle redazioni de: “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “La Repubblica”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, “Il Riformista”, “Il Foglio”, “Libero”, “Il Giornale”, “Liberazione”, “Europa”, “L’Avvenire”, “Il Messaggero”, “Il Secolo XIX”, “Il Sole – 24 ore”, Agenzia di stampa “ANSA”

 

Libertà va cercando che è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta

Dante Alighieri, Purgatorio, canto I, vv.71-72.

 

Eccola, la preannunciata e “temibile” lista degli “storici” contro la lezione che il prof. Paul Faurisson svolgerà il 18 maggio prossimo a Teramo. Una lista di nomi speditami da Brunello Mantelli, docente a Torino, che già ci provò a sobillare il mondo accademico nel gennaio scorso, al primo attacco del Pezzana, il gestore del centro di diffamazione permanente che svolge azione di terrorismo psicologico contro giornalisti, professori e intellettuali italiani che deviano dal suo pensiero malato di pasdaran dell’Olocausto. Mantelli non provi a smentire il fatto, perché è assolutamente vero. Il master Enrico Mattei è sotto osservazione banditesca ben prima di adesso, e anche ben prima del gennaio scorso: fin dal suo inizio,  prima edizione, 16 novembre 2005, quando un tal Emanuele Ottolenghi si produsse in un clamoroso falso niente meno che sul web inglese di un tal Institute for Jewish History. Tutte cose provate, come documentato riga per riga, citazione per citazione, nel sito www.mastermatteimedioriente.it. La menzogna reiterata per affossare la ricerca della verità e la libertà di insegnamento.

 

Quanto alla lista costituisce nei fatti la reazione emotiva, dogmatica, pericolosa per le libertà civili in Italia e in Europa ad una iniziativa didattica del tutto legittima, ai sensi della Costituzione Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Primo, i docenti universitari sono solo 43, una minoranza infima della ben più ampia comunità degli storici e intellettuali italiani. Secondo, i sottoscrittori sono quasi tutti ebrei, e questa cosa va detta, senza mascherarsi dietro ipocrisie presuntamente antirazziste o simili, per contestualizzarne il significato: si tratta di persone emotivamente coinvolte, o che antepongono gli interessi della propria comunità etnico-religiosa di appartenenza a quelli supremi della libertà di pensiero e di ricerca storica, come Finkelstein insegna. Terzo, il testo dell’appello è come una Bolla papale: impone una verità storica acquisita una volta per sempre, il che costituisce la negazione del mestiere di storico, che è continua revisione. Secondo Mantelli infatti “in atto da più di mezzo secolo un dibattito vivacissimo (!! Ne sanno qualcosa Irving, un anno, e Zuendel, 5 anni di galera!!), che ovviamente parte però da un indiscutibile dato di fatto: … il numero delle vittime ammonta a cinque - sei milioni. Questo è incontrovertibile, sul resto ci si sforza di arrivare progressivamente più vicini alla verità, come è dovere di ogni studioso degno di questo nome”.

Cifra stabilita una volta per sempre? Ma quando mai, se la lastra commemorativa all’ingresso di Auschwitz ha subito il defalcamento della cifra iniziale di 4 milioni di vittime a un milione e mezzo! Quando mai, se la questione delle cifre è notoriamente complessa in ogni conflitto dell’età contemporanea, dalla Jugoslavia all’Iraq al Darfur!!! In realtà la Bolla di Mantelli pretende di imporre alla comunità degli storici la visione religiosa degli stermini di Ebrei nella II guerra mondiale – non è un caso che parli di Olocausto e di Shoah, senza virgolettare – e non una verità storica scientificamente e laicamente accertata.

 

Infine, l’appello viene trasmesso dal Mantelli con alcuni nomi sottolineati, simbolo evidente del suo ultimo significato e valore: i nomi, in particolare, di due o tre “testimoni” del cosiddetto Olocausto e quello, indubbiamente autorevole dal punto di vista politico-mediatico, del presidente della Comunità Ebraica italiana Renzo Gattegna.

Ma i testimoni sono fonte attendibile solo in parte, solo se comprovati da altre fonti, solo se vagliati con attenzione, come insegna la corretta revisione storiografica delle “fonti orali” come presunta “storia dei vinti” di voga negli anni Sessanta, in campo non solo contemporaneistico e africanistico, e come ogni storico serio e persona di buon senso sa: la testimonianza del nazista Hoss al processo di Norimberga non ha in sé alcun valore, è il corrispettivo storiografico delle deposizioni dei “pentiti di mafia” di casa nostra.  Il caso Limentani, l’anziano ebreo che accusò un politico italiano di essere figlio del suo picchiatore in gioventù (ma il padre di quel politico aveva  all’epoca 13 anni! Un errore clamoroso), la dice lunga sulla validità di certe dichiarazioni frutto di emotività eccessiva. Perché del resto, mute fino agli anni Settanta, queste testimonianze si sono moltiplicate negli ultimi due decenni, parallelamente allo sviluppo della “industria dell’Olocausto”, e alla crescita esponenziale del potere di condizionamento di Israele in tutti i paesi del mondo?

Infine, il nome del Presidente dell’UCEI Renzo Gattegna:  la sua evidenziazione in grassetto, è il vero ultimo significato della Bolla Mantelli: un documento non culturale, ma eminentemente politico, non laico, ma finto laico, pronto ad attaccare ad ogni piè sospinto Pio XII, ma prono all’integralismo ebraico. Renzo Gattegna, il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche, già uscito sostanzialmente sconfitto dalla sua sortita del 21 aprile scorso, ripresa da pochissimi giornali, nella quale accusava falsamente il convegno la storia imbavagliata di essere  un convegno “negazionista”, sta evidentemente mobilitando le sue truppe. Ma non ci sarà alcuna guerra. Semplicemente si terrà il 18 maggio prossima una normale lezione di un ex professore universitario della Sorbona, Paul Faurisson, perseguitato dal 1981 con processi a catena, e ancor più sotto pressione dopo l’approvazione dell’infame legge liberticida voluta dal socialista ebreo Fabius e  promossa dal “comunista” Gayssot, con i quali il sottoscritto – come già detto in altra occasione – non vuole avere nulla a che fare nonostante la propria collocazione politica di sinistra.

 

Due ultime annotazioni riguardano la radiografia effettiva del master Enrico Mattei in Medio Oriente, e la contestualizzaizone di questo grave attacco alla libertà di insegnamento e di libertà d’opinione in Italia ad opera della Comunità ebraica italiana del suo appello. Sul primo punto, ecco alcuni dei nomi che hanno partecipato al master Enrico Mattei in medio Oriente, incuranti degli attacchi ripetuti al corso di studi:  i giornalisti Morrione, Ferdinando Pellegrini, Al Qaryouti, Irace, Massimo Fini, Ugo Traballi; i giuristi Sinagra, Bargiacchi, Ainis, Manetti, Siclari, Rosati di Monteprandone, gli avvocati Mellini e Barletta Caldarera, il sociologo Melotti; storici e politologi come Cardini, D’Orsi, Dan Segre, Losurdo, Aliboni, Strika, Marzano, Bagnato, Aruffo, islamisti come Bono, Barbero e Scarcia, operatori in Medio Oriente come Fabio Alberti, l’antropologa Gallini, gli ambasciatori Scialoja e Napoletano, l’archeologo di fama internazionale Paolo Matthiae etc etc. Sono stati invitati inoltre, Sarfatti, Pezzetti, Gattegna e l’ambasciatore israeliano. Come è possibile  sostenere, se non pregiudizialmente e faziosamente, che questo master non garantisce un’offerta formativa pluralista (i docenti sono di tutte le tendenze) e valida?

 

Quanto alla contestualizzazione dell’attacco, è duplice: nel microcosmo dell’Ateneo di Teramo, esso investe una serie di colleghi che si nascondono dietro un inesistente “Collegio consultivo”, inventato da Pepe  per dare veste formale ad una classica azione di mobbing, che nasce soprattutto dall’invidia di chi registra con suo dispiacere il successo incredibile del master Mattei in Medio Oriente. Colleghi che hanno provato con i loro master e sono andati a buca. O colleghi proni al “vertice” quale che sia, sempre e comunque: come quel cattolico, sembra collaboratore di cardinali, che si è fatto eleggere a carica istituzionale omaggiando il cubo, i triangoli e gli esagrammi simboli dell’Ateneo di Teramo. Vergogna! Quanto a Pepe,dopo aver fatto tutto di nascosto, ieri mi fa al telefono, con voce imbarazzata: “come stai Claudio?” . Ma come stai tu, Pepe! Come stai tu che già ti inchinasti due anni fa di fronte ai soliti “poteri forti” in un convegno sul contributo degli ebrei – secondo breve cronaca giornalistica – alla storia del socialismo, entrando in contatto allora con uno dei recenti denigratori del master! Come stai tu, che sei presidente di una Fondazione intitolata al grande Di Vittorio, che  si starà rivoltando nella tomba a vedere come tratti la memoria di Luciano Lama, il segretario della CGIL contestato negli anni Settanta perché avrebbe agito non come sindacalista, ma come statista, e che nonostante questo, finì non presidente del Senato ma sindaco di Amelia, forse perché aveva osato rimproverare nel 1982 gli ebrei italiani, dicendo loro: “ebrei, uscite dal ghetto!”.

Assassino della memoria della CGIL. L’appello di Lama vale ancora oggi, nei confronti dei firmatari della bolla Mantelli-Gattegna!

 

Ma queste sono beghe accademiche, anche se non secondarie visto che una recente sentenza del tribunale di Teramo ha espresso “allarme e preoccupazione” per lo stato della legalità e dell’autonomia dei docenti nell’Ateneo abruzzese. 

L’altra contestualizzazione  è ben più importante: il mio nome è mediaticamente ben poco rispetto alla nomea  di ministri e politici, ma non esito egualmente a dire che la battaglia di libertà culturale stiamo portando avanti, assieme a decine  e decine di giuristi, avvocati, docenti universitari, gente “di popolo” di tutti gli orientamenti, è il corrispettivo di quella politica di Berlusconi, assaltato dal kapo’ Shultz all’inizio del suo mandato di governo, di Bertinotti  oltraggiato in Israele, e di D’Alema sotto costante attacco da parte degli ebrei italiani; sarebbe dunque, per i politici (così come per i giornalisti liberi), un errore formidabile non capire la partita che si sta giocando, e usare la cavia Teramo sperando di placare la belva liberticida, per guadagnare qualcosa in altro campo.

Non lo dico per mia autodifesa, ma per fredda analisi della realtà. Il problema di fondo è in effetti lo stesso: è la violenza che minaccia tutti, vera (gli assalti ai ragazzi con la kefiah i cui cortei transitano a Roma per Piazza Venezia) minacciata (Agnoletti, la sede di Rifondazione, la presentazione di un libro nella sede della Provincia di Roma) psicologico-mediatica (le telefonate alle radio private o a Prima pagina, gli email minacciosi) della Comunità ebraica italiana e dei suoi sostenitori acritici nei confronti di chiunque, nel suo campo professionale, non accetti il diktat di una verità e di una opinione precostituite. Una violenza esplicita che si accompagna a ricatti e pressioni nelle carriere di ciascuno, come io so per certo, e come credo sappiano bene alcuni “autorevoli” colleghi di Teramo.

 

Molti hanno paura di questo “potere forte” nell’Italia democratica del III millennio: il vero fascismo della nostra epoca, di fronte a cui il più cretino e violento dei naziskin è nulla. Anch’io ho qualche paura, visti peraltro i segnali di possibili minacce di morte che ho ricevuto negli ultimi anni, l’ultimo qualche giorno fa. Ma prima di aver paura sono serenamente furibondo. Non ci sto. Non accetto che 290 firme possano valere più di 250 firme, o anche di una sola firma pro-lezione di Faurisson, per il semplice motivo che nessuna maggioranza può imporre il bavaglio alla libertà di pensiero a nessun individuo.

Non accetto che venga leso il mio diritto di docente universitario e di libero intellettuale garantito dalla Costituzione. Non accetto che un messaggio accademico contro le leggi liberticide che infangano l’Europa delle libertà borghesi e socialiste, venga obnubilato da una gazzarra indecente attorno ad un tranquillo ed educato signore francese, di cui tutti sparlano ma nessuno – a cominciare dai sottoscrittori della Bolla Mantelli – sa  verosimilmente un tubo.

Potranno a questo punto essere ritirate per paura tutte le 250 firme dall’appello pro-lezione di Faurisson pubblicato sul sito mastermatteimedioriente.it. .Mi aspetto di tutto. Comunque. per conto mio, la lezione di Faurisson, si svolgerà: fossi anche io l’unico “studente”  presente in aula a sentire  il professore francese dire la sua verità sugli stermini nazisti di ebrei nella II guerra mondiale.

 

Claudio Moffa

320 0892770 - 06 33266662 (anche fax)

www.claudiomoffa.it

www.mastermatteimedioriente.it

claudio.moffa@fastwebnet.it

Roma 13 maggio 2007
 
 
__________________________________________________________________________________________________________________________________________
ma per seguir virtute e canoscenza.

Per l'appunto ciò che, in quel di Teramo, a qualcuno difetta...

Per conoscenza.

Brunello Mantelli, anche a nome di altri 269 cittadini dell'Unione Europea.



 

Al Magnifico Rettore dell’Università di Teramo, ch.mo prof. Prof. Mauro Mattioli,

al Preside della Facoltà di Scienze Politiche, ch.mo prof. Adolfo Pepe,

e, p.c.,

al Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica, dr. Fabio Mussi,

alle redazione de: “Il Corriere della Sera”, “La Stampa”, “La Repubblica”, “L’Unità”, “Il Manifesto”, “Il Riformista”, “Il Foglio”, “Libero”, “Il Giornale”, “Liberazione”, “Europa”, “L’Avvenire”, “Il Messaggero”, “Il Secolo XIX”, “Il Sole – 24 ore”, Agenzia di stampa “ANSA”


Ch.mo prof. Mattioli,

ch.mo prof. Pepe,


da tempo, sia in quanto studiosi sia in quanto cittadini siamo assai preoccupati di quanto sta avvenendo nell’Ateneo e nella Facoltà di cui siete a capo nell’ambito del “master ‘Enrico Mattei’ in Medio Oriente”, coordinato dal prof. Claudio Moffa.

Ufficialmente, a quanto si legge sul sito dell’Università di Teramo (http://www.unite.it/Offerta_Formativa/offerta_formativa_0607/off/post_laurea/med_ori_pri.htm) obiettivo del master stesso sarebbe: “fornire una coscienza multidisciplinare della complessità della regione medio-orientale e mediterranea, e dei sui conflitti, al fine di preservare, potenziare e sviluppare in ogni campo professionale il dialogo fra civiltà e fra Paesi diversi per cultura, storia, religione e sviluppo economico”, nell’ottica di formare: “esperti destinati all’attività politico-diplomatica; cooperanti in operazioni di peace keeping; giornalisti e corrispondenti dalla regione mediterranea medio orientale; esperti in immigrazione e interculturalità; esperti in questioni energetiche e relative al mercato del petrolio”.

In realtà, ben lungi dal porsi nell’ottica di sviluppare nei giovani un pensiero ad un tempo critico e consapevole delle vicende che hanno attraversato il secolo scorso e si prolungano in quello attuale, il master “Enrico Mattei” è diventato da tempo una tribuna dove si spaccia per legittima critica alla politica dello Stato di Israele la negazione della Shoah; dove si attribuisce a quelli che il grande antichista Pierre Vidal Naquet ha definito: “gli assassini della memoria”, i negatori dell’Olocausto, lo statuto di “storici”; dove si consigliano ai corsisti iscritti al master stesso, quali sussidi didattici, le opere di Carlo Mattogno, autore di testi in cui si mette in dubbio l’uso criminale delle camere a gas di Auschwitz; dove si organizzano convegni, come quello svoltosi alla metà di aprile scorso, in cui, nascondendosi sotto il drappo, quanto mai improprio in quell’occasione, della “libertà di parola” sono state prese le difese dei negazionisti, considerati quali “storici che negano uno o più tasselli della versione ‘ufficiale’ dello sterminio degli Ebrei nella II guerra mondiale” (dal sito del master “Mattei”, http://www.mastermatteimedioriente.it/). È invece a tutti noto che costoro non negano questo o quell’aspetto della Shoah, ma sostengono che essa non sia mai avvenuta. Dar loro la parola in una sede scientifica sarebbe come pretendere che sostenitori del sistema tolemaico intervengano ad un convegno di astronomi!

Va da sé che le sedi universitarie debbano essere spazi di libertà di pensiero, tuttavia in esse la serietà, il rigore metodologico e scientifico devono rappresentare un elemento di discrimine irrinunciabile; ci pare invece che nel master “EnLuca Arcaririco Mattei” la tendenziosità abbia prevalso su qualunque minimo criterio di scientificità, svilendo così anche la credibilità di un importante ateneo italiano.

Non per caso, sempre in nome di una malintesa “libertà di parola”, il prossimo 18 maggio è annunciata, presso la sala lauree della Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo teramano - così si legge sul sito del master “Enrico Mattei” - una conferenza di Robert Faurisson, un ex professore di letteratura francese presso l’università di Lione– non quindi uno storico – noto propugnatore delle tesi che negano lo sterminio degli ebrei d’Europa per mano dei nazisti e delle forze collaborazioniste, ragion per cui di alcuni milioni di esseri umani si sarebbero perse le tracce senza che si sappia bene il perché...

Permettere che in un luogo deputato alla ricerca scientifica si proclamino assurdità del genere è come chiedere che ad insegnare geografia vadano persone convinte che la terra sia piatta.

Come studiosi, intellettuali, donne e uomini di cultura troviamo estremamente grave che tesi insostenibili e falsificatorie come quelle sostenute e diffuse da Faurisson e dai suoi seguaci, dimostratesi false e pretestuose nonché contrarie ai risultati di decenni di ricerche condotte da storici specialisti di tutti i paesi, e perciò frutto rigorosamente di malafede e partito preso (non esente da sfumature a nostro giudizio antisemite), ottengano la legittimazione implicita nel fatto che vengano enunciate in un’aula universitaria, così come è assai preoccupante che le posizioni espresse da Claudio Moffa e da chi ne condivide il punto di vista siano veicolate da un master universitario, e quindi ricevano, inevitabilmente, una patente di legittimità scientifica, che non meritano in alcun modo perché viziate irreparabilmente da ignoranza e malafede.

Ignoranza perché – come è noto anche solo ai lettori delle monografie sulla Shoah – su tempi, modi, cause prossime e remote, luoghi, cifre è in atto da più di mezzo secolo un dibattito vivacissimo, che ovviamente parte però da un indiscutibile dato di fatto: lo sterminio degli ebrei d’Europa si è fattualmente verificato e ed il numero delle vittime ammonta a cinque - sei milioni. Questo è incontrovertibile, sul resto ci si sforza di arrivare progressivamente più vicini alla verità, come è dovere di ogni studioso degno di questo nome.

Malafede perché i personaggi i cui curricola sono sottoposti ai corsisti e le cui tesi vengono loro esposte fino ad invitarne addirittura uno dei capifila perché parli nel luogo dove la Facoltà di Scienze Politiche dell’Ateneo teramano laurea i suoi dottori, non si limitano certo a criticare questo o quell’aspetto dell’imponente massa di studi che dal 1945 ad oggi si è accumulata, in tutte le lingue del pianeta, sulla Shoah, ma negano puramente e semplicemente che essa sia mai avvenuta.

Per tutto ciò chiediamo al ministro dell’Università e della Ricerca ed agli organi dirigenti l’Ateneo e la Facoltà di esprimersi pubblicamente sul valore formativo e sui contenuti culturali che informano il master “Enrico Mattei”, a nostro giudizio inferiori agli standard minimi di scientificità che devono valere in una Università della Repubblica; contestualmente proponiamo al MIUR, all’Ateneo teramano ed alla sua Facoltà di Scienze politiche di rendersi disponibili ad organizzare a Teramo un seminario, aperto agli studenti, che abbia al centro da un lato l’analisi del negazionismo e del suo uso politico, dall’altro le vicende di persecuzione e poi di deportazione che travagliarono l’Abruzzo nel periodo 1938-1945.


Cordialmente,


prof. Daniela Adorni (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

prof. Aldo Agosti (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

dr. Giorgio Ajò (“Progetto Memoria”, Roma)

dr. Luca Alessandrini (Direttore dell’Istituto Storico “Parri”, Emilia-Romagna)

prof. Luciano Allegra (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

dr. Margherita Angelini (Università Ca’ Foscari, Venezia)

dr. Luca Arcari (segretario della rivista Henoch, Università di Torino - Michigan University)

dr. Barbara Armani (Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici, Università di Pisa)

prof. Silvia Q. Angelini (insegnante, Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea in provincia di Lucca [ISRECL])

prof. Mariangela Ariotti (insegnante, Torino)

Lorella Ascoli (collaboratrice del Museo Ebraico, Roma)

dr. Maria Bacchi (Direttrice Scientifica dell’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea)

prof. Fiorella Bassan (Facoltà di Filosofia, Università di Roma “La Sapienza”)

prof. Michele Battini (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Pisa)

prof. Stefano Batori (insegnante, Roma)

Goti Bauer (sopravvissuta ad Auschwitz)

prof. Mauro Begozzi (Direttore Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea nelle province di Novara e Verbania-Cusio-Ossola “Piero Fornara”, Novara)

prof. Alvaro Belardinelli (insegnante, Roma)

Maria Grazia Beltrami (comune di Gorizia)

prof. Elissa Bemporad (Hunter College, New York City)

Patrizia Benfenati (regista Rai, Roma)

prof. Anna Maria Berruto (insegnante, Moncalieri)

Paola Bertilotti (dottoranda in storia contemporanea presso Sciences-Po, Parigi)

dr. Ester Bielli (storica, Assago)

Andrea Billau (giornalista, “Campo della pace ebraica”, Roma)

prof. Elia Boccara (insegnante in pensione)

prof. Giovanni Boggio (biblista, Istituto filosofico-teologico viterbese – Viterbo)

Kristina Ruth Boka Di Cave (“Progetto Memoria”, Roma)

Prof. Giovanna Brogi Bercoff (Università di Milano)

prof. Marco Brunazzi (Direttore Istituto di studi storici “Gaetano Salvemini”, Torino; Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università di Bergamo)

prof. Antonio Brusa (Università di Bari)

prof. Sara Bucciarelli (insegnante, Viareggio)

dr. Stefano Bucciarelli (SSIS Toscana, Pisa)

on. prof. Alberto Burgio (Camera dei Deputati; Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Bologna)

prof. Marco Buttino (Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università di Torino)

prof. Marina Caffiero (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Roma “La Sapienza”)

dr. Guido Caldiron (giornalista, Roma)

dr. M.Roberta Cappellini (saggista e counselor, Monte San Savino)

dr. Annalisa Capristo (Centro Studi Americani, Roma)

dr. Francesco Cassata (Dipartimento di Economia, Università di Torino)

prof. arch. Davide Cassuto (Facoltà di Architettura, Università di Ariel)

prof. Tullia Catalan (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Trieste)

prof. Marina Cattaruzza (Università di Berna)

dr. Francesca Cavarocchi (Firenze)

dr. Alessandra Chiappano (INSMLI; Fondazione “Memoria della Deportazione”, Milano)

prof. Lucia Cinato (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi di Torino)

dr. Anna Cividalli (biologa, Roma)

prof. Anna Chiarloni (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

prof. Jeanne Clegg (Università dell’Aquila)

dr. Laura Cerponi (insegnante, Savona; dottoranda presso la Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Genova)

Monica Coen (“Progetto Memoria”, Roma)

Carla Cohn (Psicoterapeuta infantile, ex deportata, Roma)

prof Angelo Colacrai (Pontificia Università Gregoriana, Facoltà diTeologia, Roma; Sociedad Bíblica Católica Internacional, Madrid)

prof. Margherita Coletta (insegnante e giornalista- Benevento)

prof. Alfredo Colucci (Università di Udine)

prof. Bruno Contini (Facoltà di Scienze Politiche, Università di Torino)

dr. Giovanni Contini Bonacossi (Soprintendenza Archivistica per la Toscana; docente presso l’Università di Roma “La Sapienza”)

Fabrizio Crespi (funzionario, Roma)

Maria Luisa Crosina (storica dell’ebraismo, Riva del Garda, socia AISG)

prof. Carmen Dal Monte (insegnante – Bologna)

prof. Antonella Dallou (insegnante)

prof. Guido D’Agostino (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università “Federico II”, Napoli; Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza “Vera Lombardi”)

dr. Giovanna D’Amico (Dipartimento di Storia, Università di Torino)

Franco Debenedetti Teglio (Responsabile Gruppo d'aiuto Antimobbing - Associazione Risorsa – Torino)

prof. Albertina della Croce (insegnante, Foggia)

avv. Ariel Dello Strologo (Centro “Primo Levi”, Genova)

prof. Aurora Delmonaco (Presidente del Landis- Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia e INSMLI)

prof. Mario Del Pero (Università di Bologna)

Prof. Marcello Del Verme (Università degli Studi “Federico II”, Napoli)

prof. Luisa Deriu (insegnante, Cagliari)

dr. Carlo Di Cave (Centro Bibliografico dell’UCEI, Roma)

prof. Paola Di Cori (Università di Urbino)

prof. Nella Di Giacobbe (insegnante, Termoli)

dr. Marco Di Giulio (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Perugia)

dr. Olindo De Napoli (dottorato AISEN, Università Federico II, Napoli)

prof. Marco Dogo (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Trieste)

prof. Antonio Donno (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Lecce)

Mustafa El Ayoubi (caporedattore del mensile “Confronti”)

dr. Bruno Enriotti (Direttore Fondazione “Memoria della deportazione”, Milano)

prof. Ester Fano (Dipartimento Scienze Economiche, Università di Roma “La Sapienza”)

dr. Nicoletta Fasano (Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti)

prof. Maria Feretti (Università della Tuscia)

Antonio Ferrara

dr. Carlotta Ferrara degli Uberti (Fondazione “Luigi Einaudi”, Torino)

Carolina Figini (traduttrice, Milano)

dr. Enzo Fimiani (direttore Biblioteca provinciale di Pescara)

prof. Marco Fincardi (Dipartimento di Studi Storici, Università "Ca' Foscari", Venezia)

dr. Giovanni Focardi (Università di Padova)

prof. Emilio Franzina (Università degli Studi di Verona)

prof. Guido Franzinetti (Facoltà di Scienze Politiche, Università del Piemonte Orientale, Alessandria)

Ilaria Furno-Weise (Monaco di Baviera - Firenze)

Graziella Gaballo (insegnante e ricercatrice storica)

Manuela Galaverni (giornalista, Roma)

Marco Galeazzi (insegnante e storico – Roma)

dr. Valeria Galimi (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Siena)

Stefano Gambari (Responsabile della Biblioteca della Casa della Memoria e della Storia)

prof. Luigi Ganapini (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Bologna)

prof. Manuele Aviva Garribba (Università di Chieti)

Nicola Garribba (giornalista, Roma)

Pupa Garribba ("testimone della Shoà" e consigliera dell'ANED di Roma)

avv. Renzo Gattegna (Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Roma)

dr. Francesco Germinario (Fondazione – Archivio “Luigi Micheletti”, Brescia)

prof. Luciana Giacheri Fossati (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

prof. Anna Maria Giachino (Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università di Torino)

prof. Aldo Sabino Giannuli (Università di Bari)

prof. Giorgio Giovannetti (Insegnante CISEM Milano)

Giorgio Gomel (Banca d’Italia, Roma)

prof. Maria Carmela Grasso (insegnante, Ariano Irpino)

prof. Andrea Graziosi (Università di Napoli)

dr. Giovanna Grenga (Programma Operativo Nazionale "La scuola per lo sviluppo", MPI, Roma)

prof. Maria Grossmann (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università dell'Aquila)

dr. Davide Guarnieri (Ferrara)

Silvia Guastalla (Gallerista e editore)

dr. Irene Guerrini (Università di Genova)

Hamos Guetta (assessore ai giovani della Comunità Ebraica di Roma)

avv. Guido Fubini (Torino)

Pierangela Hoffmann

prof. Gabriele Iannaccaro (Università di Milano – Bicocca)

prof. Ursula Isselstein (Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Università di Genova)

dr. Giancarlo Lacerenza (Dipartimento di Studi Asiatici, Università degli Studi "L'Orientale", Napoli)

prof. Michel LAFFITTE (agrégé d'histoire, docteur de l'EHESS, chercheur associé au laboratoire IRICE-CNRS de l'université Paris I)

prof. Fabio Levi (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

prof. Giovanni Levi (Università di Ca’ Foscari – Venezia)

dr. Simon Levis Sullam (University of California, Berkeley)

dr. Gisèle Lévy (Biblioteca Centro Bibliografico UCEI - Roma)

dr. Italo Libri (assistente ordinario di Macchine, Università di Roma “La Sapienza”)

Giacoma Limentani (scrittrice, Roma)

dr. Véronique Lippmann (insegnante d'italiano in Francia)

dr. Massimo Livi (Westfälische Wilhelms-Universität, Repubblica Federale Tedesca)

prof. Sara Lorenzini (Università di Trento)

prof. Gadi Luzzatto Voghera (Boston University, Padova)

prof. Michele Maccherini (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università degli Studi dell'Aquila)

Carl Wilhelm Macke (giornalista, Monaco di Baviera - Ferrara)

Elena Magoia (attrice, Roma)

prof. Bruno Maida (Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Torino)

prof. Brunello Mantelli (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

prof. Maria Mantello (insegnante e saggista, Roma)

prof. Maria Laura Marescalchi (Direttrice del Landis - Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia)

sen. avv. Gianfranco Maris (Presidente nazionale ANED; presidente Fondazione “Memoria della Deportazione”, Milano)

prof. Marcella Marmo (Università “Federico II”, Napoli)

prof. Corrado Martone (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Torino)

dr. Sandro Masini (Presidente dell'Associazione “Giuditta Tavani Arquati”, Roma)

prof. Alberto Masoero (Università Ca’ Foscari di Venezia)

dr. Katia Massara (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università della Calabria, Arcavata di Rende)

prof. Marie-Anne Matard-Bonucci (Università di Grenoble II)

dr. Fulvio Mazza (storico, Rende)

prof. Elena Mazzini (Scuola Normale Superiore, Pisa)

prof. Daniele Menozzi (Scuola Normale Superiore, Pisa)

prof. Maria Grazia Meriggi (Università di Bergamo)

prof. Giovanni Miccoli (emerito di Storia della Chiesa, Università di Trieste)

Olek Mincer (attore, Roma)

prof. Simone Misiani (Facoltà di Scienze Politiche, Università di Teramo)

Donatella Misler (Milano)

dr. Enrico Modigliani (“Progetto Memoria”, Roma)

prof. Paolo Momigliano Levi (storico, responsabile per la Valle d'Aosta del progetto INTERREG La Memoria delle Alpi / Mémoire des Alpes)

dr. Marina Moncelsi (Direttore dell'Istituto per la Storia della Resistenza e dell'Autonomia ISSRA, Nuoro)

prof. Giancarlo Monina (Università di Roma 3; Fondazione Lelio e Lisli Basso)

Guido Monis (laureando in Storia, Università “Ca' Foscari”, Venezia)

prof. Vittorio Morabito (Università di Catania)

dr. Italo Moretti (giornalista, Roma)

dr. Alessandro Moroni (dottorando in Fisica, Università di Roma3)

Lucia Morselli (manager- Milano)

prof. Ludovica Muntoni (insegnante, Roma)

prof. Simone Neri Serneri (Facoltà di Scienze politiche, Università di Siena)

dr. Serge Noiret (Istituto Universitario Europeo, Fiesole)

prof. Livia Noris (insegnante, Bergamo)

prof. Fabrizio Oppo (Insegnante, Cagliari)

Gianni Orecchioni (storico dell'internamento e della deportazione degli ebrei in Abruzzo)

dr. Anna Maria Ori (Fondazione ex campo Fossoli, Carpi)

prof. Fabio Maria Pace (insegnante, studioso della Shoah)

Daniela Padoan (scrittrice, Milano)

prof. Marco Paganoni (Università di Trieste)

prof. Maria Paiano (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Firenze)

prof. Marco Palla (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Firenze)

prof. Anna Beatrice Pandini (insegnante, Roma)

prof. Sandra Pani (insegnante, Quartu - Cagliari)

prof. Antonio Parisella (Facoltà di Scienze Politiche, Università di Parma)

ing. Leone Paserman (Presidente della Comunità Ebraica di Roma)

dr. Ilaria Pavan (Scuola Normale Superiore, Pisa)

Aldo Pavia (presidente sezione ANED di Roma)

prof. Claudio Pavone (Università di Pisa)

dr. Marco Pedretti (storico, Milano)

Mauro Perani (Presidente della European Association for Jewish Studies (EAJS) e Segretario dell’Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo (AISG))

Ernesto Perillo (Direttivo e della Segreteria dell'Associazione “Clio '92”)

prof. Gianni Perona (Università di Torino)

prof. Stefano Petrungaro (Università Ca’ Foscari, Venezia)

Marcello Pezzetti (Direttore del Museo della Shoah, Roma)

prof. Paolo Pezzino (Facoltà di Lettere e Filosofia, Università di Pisa)

dr. Nicolò Pianciola (Università di Trento)

Barbara Piattelli (Presidente della Fondazione Museo Ebraico, Roma)

prof. Donatella Picciau (insegnante, Cagliari)

dr. Liliana Picciotto (Storica Fondazione CEDEC, Milano)

Ispettrice Anna Piperno (MPI, membro della delegazione italiana della Task Force for international Cooperation on Holocaust Education, Remembrance and Research)

dr. Domenico M. Pisanelli (ricercatore ISTC-CNR)

prof. Mariavittoria H. Pitzalis (Director of Heart Failure Program, East Caroline University, USA)

prof. Luisa Plaisant (Direttrice dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Autonomia, Cagliari)

dr. Marco Pluviano (storico, Genova)

prof. Pier Paolo Poggio (Fondazione – Archivio “Luigi Micheletti”, Brescia)

prof. Ilaria Porciani (Università di Bologna)

prof. Alessandro Portelli (Facoltà di lingue e letterature angloamericane, Università di Roma “La Sapienza”)

prof. Regina Pozzi (Università di Pisa)

prof. Silvana Presa (Direttrice dell'Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in Valle d'Aosta)

prof. Alberto Preti (Università di Bologna)

Angelina Noemi Procaccia (archivista, Roma)

dr. Micaela Procaccia (Direzione generale per i beni archivistici, Roma)

prof. Laura Quercioli Mincer (Università La Sapienza, Roma)

Barbara Raggi (storica, Roma)

prof. Giovanna Ragionieri (Supervisore SSIS Toscana)

dr. Gabriele Rigano (Università per stranieri di Perugia)

Leonardo Rossi (Istituto Nazionale per il Movimento di Liberazione in Italia)

Silvia Rebuzzi (Roma)

Mario Renosio (Direttore Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti)

Lina e Stefano Roffi (Roma)