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Un sistema economico profondamente ingiusto

di Sabrina Lauricella - 06/12/2005

Fonte: rinascita.info



Il libero mercato non porta un’adeguata distribuzione della ricchezza tra le diverse classi sociali e rivela tutta l’inefficienza della sua teoria della (re)distribuzione del reddito tra i diversi soggetti economici.
Secondo la fotografia del Censis resa nota ieri, in Italia il 10% delle famiglie più ricche possiede quasi la metà della ricchezza netta del Paese, pari ad una percentuale del 45,1%. Negli ultimi dieci anni, più o meno dalla fine del mondo bipolare e dall’inizio della rapida diffusione del libero mercato e della globalizzazione, la quota di ricchezza detenuta dal 5% delle famiglie agiate è cresciuta, passando dal 27% al 32%. Di contro, negli ultimi tre anni, il 23,4% dei nuclei familiari con reddito basso o medio-basso ha visto diminuire le sue entrate e solo il 9,5% di essi ha constatato un aumento.
Tendenza contraria invece per le classi più ricche. Nello stesso periodo, il 19,5% di coloro che appartengono alla classe medio-alta ha rilevato un accrescimento del proprio reddito e solo il 13,8% ha subito una riduzione dello stesso.
Contemporaneamente, ha rilevato ancora il Centro Studi Investimenti Sociali, nei primi 8 mesi del 2005 le vendite di auto di lusso del valore di 80 mila euro solo salite del 12,6% così come sono aumentate le immatricolazioni di barche di dimensioni superiori ai 12 metri (+10,6% rispetto al 2004). Le barche superiori ai 18 metri, poi, sono cresciute addirittura del 16,5%, a conferma che i pochi Paperoni del Belpaese diventano ogni giorno più ricchi. Il numero delle famiglie con patrimoni superiori a 500.000 euro, infatti, è salito rispetto al 2004 dell’8% e ha raggiunto quota 702.000, pari a circa il 3,3% delle famiglie dello stivale. Incremento ancora più elevato si è registrato tra gli italiani che nel 2004 avevano, al netto della casa di proprietà, una ricchezza individuale superiore al milione di dollari: i ricconi italiani sono cresciuti del 3,7%, sfiorando quota 195.000.
Per le classe più disagiate, che nel 2004 erano appena 2,6 milioni e nel 2005 sono diventate il 13,2% della popolazione per un totale di più di 7,5 milioni, anche le aspettative sono negative. Secondo il Censis, appena il 3,5% delle famiglie con introiti mensili inferiori ai 1000 euro è convinto che l’anno prossimo i redditi potranno aumentare. Nelle classi più elevate, con un reddito superiore ai 3.100 euro mensili, tale percentuale è invece del 22,5%.
Inutile dire che per coloro che vivono in condizioni di povertà o che non hanno alcun patrimonio il disagio continuerà ad aumentare nel prossimo futuro anche a causa dell’effetto combinato dell’erosione dell’inflazione, dell’aumento della precarietà e della diminuzione del sostegno pubblico e degli ammortizzatori sociali come richiesto dalla teoria economica dominante.
Dal punto di vista geografico, infine, i Paperoni sono concentrati soprattutto nella regione Lombardia (25%) anche se sono molti anche i residenti nel Lazio, nell’Emilia Romagna e nel Veneto.
Dal quadro che emerge dallo studio del Centro studi romano, emerge chiaramente la necessità di rimettere in discussione l’attuale sistema di sviluppo; è infatti chiaro che la preoccupante fotografia disegnata dal Censis non sembra destinata a migliorare nel prossimo futuro ma, al contrario, promette di inasprirsi con un progressivo allargamento della forbice tra ricchi e poveri e la conseguente concentrazione sempre più marcata di ricchezza nella mani di pochi ricchi e il progressivo depauperamento dei molti poveri.