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Stato di eccezione permanente: cento Guantanamo

di Simone Bisacca - 12/12/2005

Fonte: Umanità Nova


Senza freni

Nuova luce sullo stato di eccezione permanente in cui viviamo getta la notizia, contenuta in un articolo del Washington Post del 3.11.05 e ripresa dal sito di Human Rights Watch (hrw.org/english/docs/2005/11/07/usint11995.htm), della presenza sul suolo europeo, in particolare in Polonia e Romania, di prigioni segrete utilizzate dagli americani per custodire o interrogare sospetti terroristi.
Nello specifico, HRW ha raccolto informazioni secondo cui tra il 2003 e il 2004 alcuni aerei partiti dall'Afganistan avrebbero compiuto voli diretti verso piste d'atterraggio isolate in Polonia e in Romania. Human Rights Watch ha esaminato alcuni resoconti ufficiali di volo secondo cui un Boeing 737, numero di protocollo N313P - un aereo che la CIA ha usato per trasportare svariati prigionieri da e verso l'Europa, l'Afganistan e il Medio Oriente nel 2003 e nel 2004 -, era atterrato in due occasioni nel biennio 2003-2004 in Polonia e in Romania dopo un volo diretto dall'Afganistan. HRW ha trovato conferme di fonti indipendenti ad alcuni dati di quel resoconto ufficiale e ha integrato i dati con ricerche proprie.
L'aereo N313P e altri velivoli usati a quanto pare dalla CIA per il trasporto di prigionieri, sono anche atterrati a più riprese in Giordania, Marocco, Egitto e Libia, oltre che in Germania, nel Regno Unito, in Svizzera, in Spagna, in Portogallo, in Macedonia, a Cipro, nella Repubblica Ceca e in Grecia. In genere questi atterraggi si sono svolti in importanti aeroporti civili o in aeroporti misti civili e militari, di modo che è improbabile che vi abbiano avuto luogo operazioni clandestine. Le piste d'atterraggio Szymany e Mihail Kogalniceanu [rispettivamente in Polonia e in Romania] sono invece più isolate.
Human Rights Watch conosce il nome di 23 sospetti di alto livello detenuti in segreto da personale statunitense in luoghi ignoti. Un numero sconosciuto di altri prigionieri potrebbe trovarsi su richiesta del governo degli Stati Uniti in carceri del Medio Oriente e dell'Asia. Alcuni funzionari dei servizi segreti USA hanno dichiarato alla stampa in via anonima che circa 100 persone sono detenute in segreto in paesi esterni al territorio statunitense.
Human Rights Watch sottolinea che queste strutture di detenzione segrete gestite dagli Stati Uniti esistono senza dubbio. L'amministrazione Bush ha parlato, in discorsi e in documenti pubblici, dell'arresto di vari individui sospettati di terrorismo che al momento si trovano in luoghi ignoti. Tra i detenuti nominati dal governo vi sono. Abu Zubaydah, un palestinese arrestato in Pakistan nel marzo del 2002; Ramzi bin al-Shibh, arrestato nel settembre del 2002; Abd al-Rahim al-Nashiri (anche noto come Abu Bilal al-Makki), arrestato negli Emirati Arabi Uniti nel novembre del 2002; Khalid Sheikh Mohammed, arrestato in Pakistan nel marzo del 2003 assieme a Mustafa al-Hawsawi; e Hambali (alias Riduan Isamuddin), arrestato in Thailandia nell'agosto del 2003.
Diversa la storia dell'iman Abu Omar, rapito a Milano da agenti CIA e finito torturato nelle carceri egiziane. Per questa vicenda un PM di Milano vorrebbe processare ventidue agenti CIA coinvolti, ma evidentemente trova resistenze sia da parte americana che italiana… Abu Omar non è stato legalmente arrestato e poi fatto sparire in qualche località segreta, ma, letteralmente, rapito in pieno giorno per strada a Milano, a testimoniare ancora una volta che gli americani prediligono le vie di fatto.
L'Unione Europea ha chiesto ufficialmente una risposta agli USA sulla vicenda dei luoghi segreti di detenzione. L'esistenza di una cento mille Guantanamo conferma lo stravolgimento avvenuto nel modello dello stato di diritto occidentale. Lo stato di diritto nasce proprio con la pretesa del singolo di non essere alla mercè dell'autorità statale, inizia come argine all'assolutismo regio, con provvedimenti di habeas corpus contro le incarcerazioni e le torture indiscriminate. Parallelamente alle rivoluzioni borghesi del '600-'700 che portavano la nuova classe al potere in tutto l'occidente, si è proceduto ad ampliare le garanzie del singolo contro lo Stato. È proprio il modello illuministico dell'universalità dei diritti (uguali diritti per tutti) che è andato in crisi nel momento in cui ad alcuni soggetti è stato applicato un regime giuridico diverso (ad es. agli immigrati) o addirittura alcuni soggetti sono stati fatti cadere fuori dell'ordinamento giuridico, totalmente in balia della forza altrui.
Vengono incarcerati illimitatamente semplici sospetti o veri e propri prigionieri di guerra senza che sia loro applicato lo status giuridico proprio. Da un lato, infatti, vige(rebbe) il principio che non è ammessa la detenzione sul semplice sospetto e che in ogni caso anche la detenzione preventiva ad una condanna deve essere a tempo. Dall'altro, il diritto di guerra è una delle forme di ordinamento giuridico più antiche, proprio perché da sempre ci si è preoccupati di porre un limite alla violenza dispiegata della guerra: uno dei cardini del diritto bellico è il riconoscimento e il trattamento dei prigionieri di guerra.
Ma se non si riconosce ad un soggetto lo status di prigioniero di guerra, né quello di delinquente comune, chi è costui? Un non-soggetto da detenere in un non-luogo. Del resto viviamo una non-pace, ma anche una non-guerra, nel senso che la guerra permanente al terrorismo, per il suo non essere una guerra tradizionale, ci ha spostato tutti in un nuovo spazio giuridico dove le vecchie regole non vigono più o vigono ad intermittenza. E a decidere su questa intermittenza così come sulla sospensione delle vecchie regole è sempre lo stesso. Per fare un esempio, anche in Italia si straparla da anni di guerra, ma nessuna procedura specifica per la dichiarazione dello stato di guerra prevista dalla Costituzione (artt. 78, 87) o da leggi ordinarie, è stata applicata. In compenso, militari italiani occupano un paese straniero sovrano quale è l'Iraq e sono state approvate norme penali e di procedura penale per affrontare la nuova situazione della minaccia del terrorismo islamico con la iperdilatazione del penalmente rilevante, punendo non solo condotte lesive di beni primari come la vita o l'incolumità personale, ma anche tutte quelle condotte anche indirettamente o latamente connesse o riferibili al terrorismo (si vedano le modifiche all'art. 270bis del codice penale che punisce l'associazione con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico).
È nota la vicenda dei tre islamici assolti a Milano in primo grado (e da pochissimi giorni anche in appello) dall'accusa proprio di terrorismo, quando le loro attività erano riconducibili al sostegno alla guerriglia irachena antiamericana. Qui ha giocato a favore degli imputati la circostanza che i giudici abbiano resistito alle pressioni politiche perché la nozione di terrorismo fosse dilatata fino a ricomprendere tutto ciò che è antiamericano, con un'equazione antiamericano = terrorista che ha in realtà il solo scopo di criminalizzare il dissenso verso le politiche liberticide dell'amministrazione Bush.
Con le prigioni segrete si chiude il cerchio del sistema ombra creato dopo l'11.9.2001: non-soggetti giuridici cui sono applicati trattamenti speciali (tortura) sulla base di provvedimenti generali (Patriot Act) di autorizzazione al contrasto di un certo nemico (terrorismo) e detenuti in luoghi segreti. Il potere si dispiega privo di freni e mostra il vero volto di sempre.