Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Cina. La storia della nascita del Celeste Impero

Cina. La storia della nascita del Celeste Impero

di Neil MacGregor - 10/09/2007

Il 13 settembre sarà inaugurata al British Museum la mostra “The First Emperor: China’s Terracotta Army”, che raccoglie opere rinvenute nel corso degli scavi nella tomba di Qin Shihuangdi, il fondatore del Celeste Impero.
Testimonianze di una civiltà raffinatissima e dell’operato di un uomo che gettò le basi della scrittura odierna e introdusse l’utilizzo di monete rimaste in uso fino alla metà del secolo scorso.
Un secondo aspetto fondamentale di questa esposizione consiste nell’aver rivelato come questa tomba rappresenti un vero e proprio “impero parallelo” a quello reale, di cui riproduce in ogni dettaglio tutte le componenti, fornendo così un’importantissima testimonianza storica che permetterà, in un futuro non troppo lontano, di approfondire il nostro livello di conoscenza.


Come è nato lo Stato cinese? È questa la domanda di fondo nascosta sotto il titolo “The First Emperor: China’s Terracotta Army”, la mostra che apre il 13 settembre al British Museum [...]. Sono 150 le opere che ospita, provengono dal Museo di Xi’an, dalla tomba di Qin Shihuangdi, il primo imperatore della dinastia Qin, l’uomo che riuscì a unificare la Cina, i cui odierni confini sono ancora quelli da lui tracciati più di duemila anni fa, tra il 221 e il 210 avanti Cristo.
La tomba dell’imperatore è una delle più importanti scoperte archeologiche della storia, avvenuta casualmente più di trent’anni fa, nel 1974, dopo il ritrovamento di una testa di terracotta da parte di un contadino. Da allora è cominciato lo scavo di grandi fosse da dove sono spuntati arcieri, fanti, carri, cavalli, statue di servitori, mandarini, concubine e oggetti di vita quotidiana. Le statue colpiscono per il loro realismo, realizzate con una tecnica particolare: cerchi di argilla compatta formavano un tubo (il torace) a cui venivano aggiunte gambe, braccia, la testa, blocchetti per creare la corazza. Poi la decorazione e le armi. Le sculture però occupano solo una parte del complesso archeologico che ha una superficie di 56.000 metri quadrati. Lo storico cinese Sima Qian, nato un secolo dopo, sostenne che la costruzione del mausoleo fu un vero e proprio affare di Stato a cui lavorarono oltre 700.000 prigionieri. La camera funeraria dell’imperatore sarebbe così profonda da attraversare tre livelli di falde acquifere, con pareti in bronzo e circondata da fiumi di cinabro, cioè solfato di mercurio che, per la filosofia taoista, è un mezzo per raggiungere la strada dell’immortalità. Era questa una vera fissazione dell’imperatore che organizzò numerose spedizioni alla ricerca dell’elisir dell’eternità. A Qin Shihuangdi si deve però anche l’inizio della costruzione della Grande Muraglia [...].
Ma i confini del suo impero, contrariamente a quello romano, sono sopravvissuti al trascorrere del tempo, a guerre e rivoluzioni, ed era un impero raffinatissimo come testimoniano la magia dei guerrieri di terracotta ma anche le figure che rappresentano i burocrati, i giocolieri, che erano al servizio dell’imperatore, le gru di bronzo che hanno adornato e abbellito la tomba.
Sono queste le ultime scoperte avvenute a Xi’an, che presenta il British museum con una spettacolare esposizione che vuole rivelare le radici della Cina odierna [...]. Spiega Neil MacGregor, direttore del British: «Dalla Cina sono arrivate 150 opere, tra cui venti figure di terracotta dell’esercito di Xi’an. Ma la nostra non è semplicemente una mostra sull’esercito di terracotta».

Perché, qual è l’obiettivo?
«Questa mostra esplora due soggetti: da una parte l’archeologia. Gli scavi proseguono molto lentamente ma ci sono continuamente nuove scoperte che presentiamo al pubblico occidentale: a Xi’an ad esempio è stata ritrovata una grande sala e al contempo negli ultimi anni sono stati portati alla luce meravigliosi uccelli di bronzo che ora sono al British. È interessante anche il modo di procedere degli archeologi cinesi, lentissimo, diverso da quello occidentale, da Pompei o Ercolano. Ma al contempo la nostra vuole essere un’esposizione dedicata al primo imperatore, Qin Shihuangdi. Abbiamo avuto una precisa sensazione: l’esercito di terracotta è entrato nell’immaginario collettivo ma è collocato all’interno di una specie di vuoto storico. Pochi sanno che è stato realizzato per l’uomo che ha creato la Cina, che ha fissato i confini dello Stato odierno. Uno degli scopi principali di un museo è di presentare al mondo la storia, quella che magari non abbiamo studiato a scuola ma che è oggi essenziale. Una parte di questa storia è la nascita della Cina, più straordinaria anche della tomba».

Com’è rappresentata questa vicenda politica?
«Qin Shihuangdi ha unificato il paese non solo con un intervento militare. Ha usato i caratteri della scrittura, sono divenuti universali e non fonetici e ha gettato le basi delle scrittura odierna. Ha creato la moneta: sono sue le monete rotonde con un buco quadrato al centro che sono rimaste in circolazione fino agli anni Cinquanta. Qin Shihuangdi ha unificato pesi e misure. Fu un grand’uomo, il fondatore della patria o fu un tiranno? È una questione davanti a cui si trova ogni cinese. La prossima mostra del British museum sarà dedicata all’imperatore Adriano. Ma l’impero romano non è sopravvissuto. Perché invece esiste ancora lo Stato cinese? A questa domanda non so rispondere, ma c’è bisogno di una seria riflessione. In mostra ad ogni modo l’impero politico, reale che ha creato Qin Shihuangdi, che ha cambiato il mondo, lo confrontiamo con l’impero funebre, parallelo scoperto a Xi’an».

Una tomba come un impero?
«Sì, come un impero. Non ci sono soltanto figure di guerrieri. Sono state ritrovate gru in bronzo che sembrano ballare, accompagnate da musici e da moltissime figure di burocrati imperiali. Si capisce quanto fosse importante l’amministratore imperiale. E poi sono stati scoperti dei giocolieri. Tutto questo ha cambiato l’idea della tomba. Inizialmente si pensava ad un esercito messo a difesa dell’imperatore, ora si capisce che era una realtà molto più complessa. È un vero regno parallelo quello che fu costruito, con tutte le componenti dello Stato: dall’amministrazione ai divertimenti. Nel tempo pensiamo che saranno trovati gli altri elementi del regno».

Anni, probabilmente. Gli scavi non procedono speditamente.
«Ci sono molti problemi. Ci sono sculture dipinte: i colori svaniscono a contatto con l’aria, c’è il problema del fissaggio. È tutto molto complicato, difficile. Non vanno avanti velocemente per questo, soprattutto per non danneggiare la tomba».

La tomba è mai stata violata? È vero che è protetta da un sistema di difesa?
«La tomba di Qin Shihuangdi ancora esiste e probabilmente è intatta. Il soffitto della sala quasi sicuramente non è crollato. Sono state fatte indagini con i raggi infrarossi e non sembra avere subito danni. Ed è vero, stando a delle testimonianze scritte, che ci sono dei sistemi di difesa, archi che scattano automaticamente all’arrivo degli intrusi e lanciano frecce. Per uccidere il sacrilego invasore».