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Città di tenebra

di Marco D'Eramo - 29/12/2005

Fonte: ilmanifesto.it

 
Pistole puntate, una dozzina di poliziotti incalzano lenti un uomo ben vestito, alto, nero, che retrocede lungo St. Charles Avenue, il viale più elegante di New Orleans. Il video amatoriale, trasmesso dai telegiornali, è stato girato lunedì pomeriggio da un primo piano. L'operatore si sposta da una finestra all'altra mentre il numero dei poliziotti cresce. Nel filmato l'uomo appare non aggressivo bensì incerto e disorientato, anche se in mano ha un piccolo coltello, una lama lunga appena 7,5 centimetri. L'operatore decide di scendere per strada per filmare la scena più da vicino. Mentre sta per uscire dalla porta sente una serie di spari. Il nero, 38 anni, è stato ucciso da almeno sei pallottole. Gli agenti dicono di essere stati minacciati e di aver prima cercato di neutralizzarlo con uno spray al pepe. Ma la città non crede alla sua polizia. E ne ha ben donde. Una settimana fa due agenti sono stati licenziati per aver pestato a sangue un nero nel turistico Quartiere Francese. E tutta l'America ricorda le immagini d'inizio settembre quando la polizia respinse a fucilate, sguinzagliando i cani, una folla di neri inermi e disperati che tentava di fuggire la città inondata. Ma oltre al razzismo, il ciclone Katrina ha messo a nudo anche l'indicibile viltà, la delinquenza, delle sue forze «dell'ordine»: a fine ottobre 51 agenti sono stati licenziati per aver disertato dopo l'uragano. Altri 26 sono sotto inchiesta per aver saccheggiato la città (4 di loro già condannati). E di altri 228 (su un totale di 1.400 agenti) non se ne sa più nulla: volatilizzati.

Perciò a New Orleans un nero ucciso dagli agenti è una non notizia. Anzi, sembra quasi un ritorno alla normalità, quella di una delle più povere città Usa, con il più alto tasso di omicidi, i più bassi livelli d'istruzione, ridotta a pura attrazione turistica caricatura di se stessa. Ma la caccia al nero è l'unico sport che ha riaperto a New Orleans. E il razzismo della sua polizia è il solo aspetto tornato alla normalità. Per il resto la città sta letteralmente morendo. Dopo quattro mesi, in più di metà non ci sono ancora elettricità, né acqua, né telefono. I semafori sono ancora spenti. La notte è buia: il giornale locale Times Picayune titolava «Città di tenebra». Pochissime scuole hanno riaperto. Solo un terzo degli abitanti è tornato. L'inondazione ha inferto a New Orleans una ferita che forse non era mortale, ma poi qualcuno ha deciso di ucciderla per calcolo, o per mancato soccorso. E il tragicomico è che tutto poteva essere evitato.
Bastava che... Bastava che le dighe fossero costruite a norma, invece che lucrandoci sopra con bustarelle; che il senato Usa non avesse negato i fondi per irrobustire gli argini; che gli speculatori non avessero costruito nelle zone troppo sotto al livello del mare. O che i piani di evacuazione tenessero conto di quel 30-40% di famiglie di New Orleans che non avevano un'auto. O che la Protezione civile fosse più sollecita; che il governo federale facesse intervenire prima l'esercito con i suoi mezzi di trasporto... Ma non è bastato non aver preso nessuna di queste misure.

Una volta avvenuto il disastro (non a causa di Katrina che ha solo sfiorato la città, ma a causa della trascuratezza umana), una volta messa in moto la più grande diaspora umana nel secondo dopoguerra statunitense, la logica fiscale ha fatto il resto. Negli Usa i fautori del localismo fiscale hanno vinto, e si vede: ogni ente locale vive solo grazie alle proprie entrate tributarie. Così dopo Katrina il gettito locale si è prosciugato perché non c'erano più esercizi da cui esigere imposte sul commercio, né c'erano più case su cui pagare Ici, e soprattutto non c'erano più contribuenti. Risultato, il comune ha fatto bancarotta e ha licenziato metà dei suoi dipendenti (senza pensione). E altri licenziamenti sono in vista: oltre al danno la beffa; non solo inondati ma anche licenziati. Senza casa e senza lavoro. Come già senza lavoro erano tutti gli insegnanti delle scuole che non hanno riaperto. Le scuole non riaprono perché non vi sono scolari. Gli scolari non ci sono perché le famiglie non possono tornare in case senza luce né acqua corrente. Senza questi abitanti i negozi non riaprono per mancanza di clientela, e così di seguito. Ma non tutto era fatale: la lumachesca lentezza nel riparare le infrastrutture di base non è innocente al 100%. All'inizio era forse impreparazione, sciatteria, menefreghismo nei confronti dei poveri. Ma poi è intervenuto un calcolo politico meno ingenuo. Prima di Katrina, New Orleans aveva 469.000 abitanti di cui il 67% neri che votavano al 90% democratico: erano loro a riequilibrare il predominio repubblicano delle campagne e dotare la Louisiana di un senatore e una governatrice democratici. Se questi 300.000 neri non tornano, la città e lo stato cambiano campo. Ecco perché, di tutte le attività economiche della città, solo due sono ripartite. La prima è il petrolio: le raffinerie sono state le prime a riaprire, non per nulla New Orleans è una delle città più inquinate d'America. E la seconda è il turismo. Stanno riducendo la città a puro Parco a tema della - si suppone - lussuriosa e peccatrice civiltà creola francese. Il suo destino è perciò di stare al Vieux Carré come Orlando sta a Disneyworld. Ben sapendo che il massimo della raffinata viziosità offerta dal Quartiere Francese è sbronzarsi per strada in bicchieri di carta.