Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il suono inquietante[1].

Il suono inquietante[1].

di Antonello Colimberti - 12/01/2006

Fonte: Antonello Colimberti

 

Divagazioni su Aleksandr Blok e la musica

 

 

 

L'idea di musica è un tema che ricorre frequentemente negli scritti in prosa e in versi di Aleksandr Blok[2]. Tuttavia, è un'idea che non si riferisce direttamente a nessuna particolare musica, né del passato né del presente. Eppure l'idea di musica di Aleksandr Blok non è neppure una pura metafora, un mezzo per designare con una analogia qualcosa che altrimenti non si saprebbe come denotare. Una prima via d'uscita al problema si può trovare riprendendo un'antica classificazione che per secoli ebbe libero corso nella cultura dell'Occidente, e non solo. Secondo tale classificazione, la musica fatta con gli strumenti è solamente una parte, l'ultima e la meno rilevante, della musica tout court. Secondo Boezio, che di tale classificazione è divenuto il tramite più conosciuto, dalla musica fatta con gli strumenti (instrumentalis) si deve risalire alla musica humana (nel corpo, nell'anima, e in qualunque altra connessione compresa l'amicizia), e a quella mundana (negli elementi, nei pianeti, nei tempi).

Tale classificazione per secoli è stata interpretata in senso gerarchico, come una progressione dal sensibile al sovrasensibile, dal molteplice all'Uno, in precisa corrispondenza alla prevalente concezione metafisica delle cose. Il progressivo accantonamento della concezione metafisica ha portato simultaneamente ad una rivalutazione dell'aspetto fisico (strumentale) della musica, ma al contempo ha fatto dimenticare le potenziali valenze cosmiche dell'idea di musica[3].

Aleksandr Blok, da questo punto di vista, è stato un precursore della riscoperta di un sentire cosmico[4] connesso all'idea di musica. "...e in quel rumore c'è una nuova musica. Noi amammo quelle dissonanze, quei suoni, quei passaggi improvvisi...nell'orchestra. Ma se li abbiamo amati veramente e non sono serviti soltanto a solleticare i nostri nervi in una sala di teatro alla moda, dopo pranzo, allora dobbiamo ascoltare e amare quegli stessi suoni ora, quando scaturiscono dall'orchestra mondiale, e, ascoltandoli, capire che ci parlano sempre della stessa cosa, sempre della stessa cosa. La musica non è un balocco; e quella bestia che riteneva la musica un balocco, si comporti ora da bestia: tremi, strisci, stia a guardia del suo bene!... Compito dell'artista, dovere dell'artista è vedere ciò che fu ideato, ascoltare quella musica di cui risuona l'aria dilaniata dal vento".[5]

Lo spirito della musica di Aleksandr Blok non coincide con un ordine, magari numerico, del mondo di cui la dimensione sensibile sarebbe al più un imperfetto rispecchiamento, bensì con una configurazione dinamica, priva di fratture fra sensibile e non sensibile, molteplicità e unità. In altri termini, il mondo "stupendo" [6] non è un altro mondo rispetto al mondo "orrendo", ma è lo stesso mondo con uno spostamento minimo.[7] Come nell'espressione buddista, dove "nirvana è samsara" (la liberazione non è diversa dal quotidiano). Ciò che vale per "l'altro mondo", vale anche per "l'altro tempo".

"...io affermo infine che l'esito della lotta, è deciso, e che il movimento della civiltà umanitaria è stato sostituito da un movimento nuovo, nato anch'esso dallo spirito della musica; ora si presenta come una fiumana impetuosa nella quale precipitano le schegge della civiltà; tuttavia, in questo movimento già si nota un nuovo ruolo della persona umana, una nuova razza; il fine del movimento non è più l'uomo etico o politico, non l'uomo umanitario, bensì l'uomo artista; lui e solo lui, sarà capace di vivere avidamente e agire in quell'epoca, or ora iniziata, di uragani e tempeste, verso la quale irrefrenabilmente precipita l'umanità".[8]

Per quanto tali parole facciano pensare ad analoghe affermazioni di Leon Trockij[9], di inequivocabile stampo utopistico, tuttavia nel caso di Blok non si può parlare né di ideologia (come prescrizione sacerdotale del rispetto dei dogmi fondanti l'ordine sociale), né di utopia (come annuncio profetico della conversione dei cuori)[10]. Piuttosto conviene parlare di "escatologia realizzata", nella quale la resurrezione non è qualcosa da aspettare, ma è già avvenuta. È la concezione "gnostica" del tempo, né lineare né ciclica, ma piuttosto spezzata, che non mantiene le leggi cosmiche ma le sconvolge, con una brusca interruzione della catena temporale[11]. La musica-tempo di Blok non è quindi né progresso né regresso, ma catastrofe, nemesi.[12]

"...vi sono come due tempi, due spazi; l'uno storico, da calendario, l'altro incalcolabile, musicale. Soltanto il primo tempo e il primo spazio sono immancabilmente presenti nella coscienza civilizzata; nel secondo, viviamo soltanto quando avvertiamo la nostra prossimità alla natura, quando ci lasciamo trasportare dall'onda musicale prorompente dall'orchestra mondiale. Non ci occorre nessun equilibrio di forze per vivere nei giorni, nei mesi, negli anni; tale inutile dispendio di creatività riporta rapidamente la maggioranza delle persone civilizzate al livello di piccoli e meschini uomini di strada. Ma l'equilibrio ci è indispensabile per essere vicini all'essenza musicale del mondo, alla natura, alle forze elementari; per questo ci occorre innanzitutto un corpo e uno spirito adatti, perché la musica del mondo si può sentire solamente con tutto il corpo e tutto lo spirito. La perdita dell'equilibrio corporeo e spirituale ci priva inevitabilmente della facoltà di uscire dal tempo del calendario, dal balenio dei giorni e degli anni storici, che non dice nulla sul mondo per entrare in quell'altro tempo, quello che non si calcola".[13]

Così lo spirito della musica e il sentire cosmico di Blok non solo non coincidono con l'ordine del tempo della boeziana musica "nei tempi", ma ad essa si contrappongono.

La musica per Blok non è neppure "elevazione" (cfr. le parole di Trockij), ma piuttosto "scavo nella roccia" [14], come per i rishi (veggenti) vedici che parlarono di "tesoro nella roccia infinita" e "sole che dimora nell'oscurità"(Rig Veda, III.39.5). In una certa misura vale per Blok  quanto è stato scritto per Bataille: "per lui la rivoluzione non è affatto il trionfo futuro di una positività alienata e oppressa, ma il profluvio di un movimento sotterraneo e negativo, già presente, al di là dei limiti entro i quali la borghesia e il potere cercano di contenerlo: non è una super-aquila, ma una vecchia talpa".[15] Tuttavia, rispetto a Bataille manca in Blok il primato del "negativo". In Bataille c'è una separazione netta fra l'ordine delle azioni e dei motivi e quello sacrale della dépense, dunque l'ordine logico "dualistico" instaurato dal pensiero metafisico è mantenuto, sia pure rovesciandone le valenze. In Blok invece prevale un pensiero "antinomico", che fa coincidere i contrari. Blok non opta né per il mondo chiaro e distinto delle azioni e dei motivi, né per quello buio e indistinto della sacralità originaria.

"...la vita del mondo consiste in una incessante creazione di nuove specie, nuove razze. Le culla l'anarchico caos; le alleva, le seleziona la cultura; l'armonia dà ad esse volti e forme che di nuovo si disfano in anarchica nebbia. Il senso di ciò ci è incomprensibile; la sostanza ci è oscura; ci consola il pensiero che la razza nuova è migliore di quella vecchia; ma il vento spegne questa fiammella con la quale tentiamo di illuminare la notte del mondo. L'ordine del mondo è inquieto, è figlio del disordine e può non coincidere con i nostri concetti di bene e di male".[16]

Così come il sentire cosmico di Blok contrappone una nuova musica mundana alla boeziana musica "nei tempi", allo stesso modo il sentire teatrico[17] di Blok contrappone una nuova musica humana alla Boeziana musica "nel corpo e nell'anima". Laddove emergeva il principium individuationis (il principio d'individuazione, fondatore dell'identità individuale, e di conseguenza dell'ordine sociale tout court) qui invece si scioglie la personalità stessa[18].

Il male della personalità è denunciato costantemente da Blok, che ne vede peraltro il crollo in tutt'uno con quello dell'Umanesimo:

"la civiltà muore, nasce un nuovo movimento, il quale sorge dalla stessa forza musicale e quel movimento si distingue già per tratti nuovi, non assomiglia più a quello precedente... Là, sottoterra, nacquero rumori e brusii musicali che presero a risuonare nelle voci delle forze delle masse barbariche, nelle voci dei grandi artisti dell'epoca; così si allargava la nuova fiumana che per un seccolo era fluita sotto terra, infrangendo ora qua, ora là la crosta della civiltà, erompendo con forza irrefrenabile, permeata dallo spirito della musica. Questa musica è un coro selvaggio, un grido discorde per l'udito civilizzato".[19]

Dal dissolvimento della personalità e del suo connesso ordine sociale nascono perciò una psiche non più egoica ed "eroica", ma abitata e posseduta da forze che possiamo anche tornare a chiamare "dèi" o "demoni"[20], e una "anarchia" sociale selvaggia fatta di molteplici desideri che nessuna mediazione politica "civile" può contenere e ricondurre all'Ego collettivo e istituzionale: lo Stato[21].

Anche per quanto riguarda la terza grande categoria della classificazione boeziana della musica, quella instrumentalis, che comprende anche la poesia (in carminibus), Blok mostra una notevole differenza.  Anche le più diverse poetiche che si sono succedute nelle arti dell'Occidente hanno per lo più tenuto fermo il principio di un connubio fra il sapere e l'esprimere. In altre parole ogni linguaggio, artistico e non, si è basato su una grammatica, sia pur specifica ad ogni disciplina, così, ogni arte ha potuto venir considerata anche una scienza, e il giudizio estetico ha potuto riposare su solide fondamenta. Persino il furore iconoclastico delle avanguardie e post-avanguardie spesso è rimasto intrappolato in tale logica; non ha parlato nuove lingue, ha piuttosto mostrato il livello inarticolato e, per così dire, pre-espressivo, e che è semplicemente il fondamento inespresso. Di qui il proliferare in poesia, ad esempio, di suoni inarticolati e di onomatopee, che pur non esprimendo un senso compiuto, esprimono la volontà di significazione. (Un discorso analogo potrebbe farsi per le differenti arti.)

Altra la via seguita da Blok. L'idea di linguaggio poetico cui si viene rimandati dalla lettura delle sue liriche è piuttosto quella di una "lingua materna" di dantesca memoria, quella lingua che non si apprende mediante alcun sapere grammaticale, per quanto specifico ad una singola arte[22].

Significative le seguenti parole di Mandel'stam: "egli sentiva con straordinario vigore lo stile come una specie, e per questo intendeva la vita del linguaggio e della forma letteraria, non come rottura e distruzione, ma come incrocio, accoppiamento di specie e nature dissimili, e come innesto di frutti diversi su uno stesso albero".[23]

 



1. Cfr. Aleksandr Blok,  "Pietroburgo", in La nemesi Einaudi, Torino 1980, p. 75 << e chinando la testa appesantita sul granito ormai tutto levigato potevi udire, lontano lontano, un suono inquietante, per l'entità Divina impossibile, e per la terra estremamente insolito...>>.

2. Fra l'ampia bibliografia disponibile sull'argomento segnaliamo, in lingua italiana, Eridano Bazzarelli, Aleksandr Blok, L'armomia e il caos nel suo mondo poetico, Mursia, Milano 1968; Vittorio Strada, Aleksandr Blok e Richard Wagner. Musica e storiosofia nel simbolismo russo, in idem, Simbolo e storia, Marsilio, Venezia 1988. Inoltre, per le differenze con il "teosofo" Belyj, cfr. A. Blok-A. Belyj, Lettere (1903-1908), Edizioni E\O, Roma 1982.

3. Per una risonanza contemporanea delle tematiche boeziane cfr. L'ascolto del tempo. Musiche inudibili e ambiente ritmico, a cura di Albert Mayr, Antonello Colimberti, Gabriele Montagano, MX2 Editore, Firenze 1995.

4. Per i termini "sentire cosmico" e "sentire teatrico" cfr. Mario Perniola, Del sentire, Einaudi, Torino 1991.

5. Aleksandr Blok, L'intelligencija e la rivoluzione, Adelphi, Milano 1978, pp. 60-61.

6. Cfr. Aleksandr Blok, Prologo - Il popolo e il poeta, in  La nemesi Einaudi, Torino 1980, p. 13: "e il mondo è per me orrendo..."; "cancella i lineamenti occasionali e vedrai per me com'è stupendo il mondo" e ancora Poema di Varsavia, Ibidem, p. 115: "... e allora tu benedirai ogni cosa, una volta compreso che la vita è smisuratamente più complessa del quantum satis della volontà di Brand, e che il mondo è stupendo, come sempre".

7. Fra gli Hassidim si racconta una storia sul modo avvenire; dove ora dorme il nostro bambino, là dormirà anche nell'altro mondo, e quello che indossiamo in questo mondo lo porteremo addosso anche là. Tutto sarà com'è ora, solo un po' diverso", (parabola ebraica citata, nella redazione di Walter Benjamin, in Giorgio Agamben, La comunità che viene, Einaudi, Torino 1990, p. 36).

8. Aleksandr Blok, L'intelligencija..., pp. 148-149.

9. Cfr. Leon Trockij, "L'Arte della rivoluzione", in idem, Letteraura e rivoluzione, Einaudi Torino 1973, pp. 225-26: <<L'uomo diventerà infinitamente più forte, più intelligente, il suo corpo più armonioso, e i suoi movimenti più ritmici, la sua voce più musicale. Le forme della vita quotidiana acquisteranno una teatralità dinamica. Il tipo umano medio si eleverà a livello di Aristotele, Goethe, Marx [...]  fino a creare un tipo biologico superiore, un superuomo>>. Cfr. anche il Manifesto sull'Arte Rivoluzionaria Indipendente scritto da Trockij e Breton in Messico nel 1938.

10. La distanza fu colta dallo stesso Trockij nel saggio "Blok",in idem, Letteratura e rivoluzione.

11. Cfr. Giorgio Agamben, "Tempo e storia", in idem Infanzia e storia, Einaudi, Torino 1978.

12. Cfr. Aleksandr Blok, Prefazione a La Nemesi, cit., p. 7: "...posso solo dire che tutta questa concezione è sorta sotto l'assillo dell'avversione, che andava via via crescendo in me, contro le diverse teorie del progresso".

13. Aleksandr Blok, L'intelligencija..., pp. 130-131.

14. Cfr. Aleksandr Blok, Prologo, in Nemesi, cit., p. 17: "s'è formato un nuovo genere di roccia, il carbone si trasforma in diamante. Ai colpi della zappa laboriosa, senza fretta, sorgerà dalle viscere della terra, verrà mostrato al mondo! Batti così, senza conoscer requie, sia pur fonda la vena della vita: il diamante risplende di lontano; iroso giambo mia, spacca la pietra!" e cfr. anche La nuova America, in Poesie (a cura di A. M. Ripellino), Oscar Mondadori 1990, p. 339: "...il nero carbone è il messia sotterraneo, il nero carbone è il sovrano e lo sposo, ma non spaventa fidanzata, Russia, la voce dei tuoi cantici di pietra! Geme il carbone, ed il sale biancheggia, ulula il minerale di ferro... sopra la steppa deserta s'è accesa per me la stella di una nuova America".

15. Cfr. Mario Perniola, Georges Bataille e il negativo, Feltrinelli, Milano 1977, p. 51.

16. Aleksandr Blok, L'intelligencija..., p. 153.

17. Cfr. nota 4.

18. Cfr. Franz Kafka, "Terzo quaderno in ottavo" in Idem Confessioni e immagini, Mondadori, Milano 1960, p. 98: <<[...] "conosci te stesso"  non significa: ossèrvati. Ossèrvati è la parola del serpente. Significa: fatti padrone delle tue azioni. Ma tu lo sei già, sei padrone delle tue azioni. Questa frase pertanto, significa: ignorati! Distruggiti! Dunque una cosa cattiva. E solo chi si china profondamente  ne ode anche il messaggio buono che dice: per fare di te stesso quello che sei>>.

19. Aleksandr Blok, L'intelligencija..., pp. 144-145.

20. Cfr. Pierre Klossowski, La rassomiglianza, Sellerio, Palermo 1987, p__: <<L'anima è sempre abitata da qualche potenza, buona o cattiva. Non è quando le anima sono abitate che esse sono malate: è da quando non sono più abitabili. La malattia del mondo moderno è che le anime non sono più abitabile, e che esse ne soffrono!>>.

21. Cfr. Hakim Bey, Via radio. Saggi sull'immediatismo, Shake Edizioni Underground, Milano 1995, pp. 8-9: <<La logica della passione porta alla conclusione che tutti gli "stati" e tutti gli "ordini" sono illusori, eccetto quelli del desiderio. Non c'è nessun "essere" c'è solo il "divenire": ne consegue che l'unico possibile governo è quello dell'amore e dell'"attrazione" [...] il nomadismo e l'insurrezione ci procurano possibili modelli per una "vita quotidiana dell'anarchia ontologica>>.

22. Per le categorie filosofico-linguistiche adoperate, cfr. le opere di Giorgio Agamben, soprattutto Il linguaggio e la morte, Einaudi, Torino 1982.

23. Osip Mandel'stam, Barsucija nora (1922), in O poezii, 1928, e ora in Sobranie socinenij (Opere Scelte, New York, p. 361, (tr. it. di Angelo Maria Ripellino, in Aleksandr Aleksandrovic Blok, A. Blok, Poesie, cit., p. 436-437).