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Boicottare la Cina? No, grazie

di Franco Cardini - 17/03/2008

 

Foto di Giliola Chistè, www.giliolachiste.com

Boicottare la Cina? No, grazie. Assolutamente no. Ipocrita o stupido chi lo chiede. E vi spiego perche.
Una premessa. Sono fondatore e Presidente onorario d’una piccola associazione di europeisti patetici, quelli che sognano un’Europa solidale, forte, unita e veramente indipendente: il suo nome e “Identita Europea”, e siamo quattro gatti. Da alcuni lustri denunziamo gli orrori dell’occupazione cinese in Tibet, della quale l’opinione pubblica fino a ieri o quasi non sapeva nulla perche non voleva saperlo. Le informazioni c’erano, il Dalai Lama parlava, le associazioni  e i blog umanitari strepitavano. Ma i grandi mass media e l’opinione pubblica, sordi e muti. Come se non si dicesse a loro.
Tuttavia la Cina era nell’elenco degli “stati canaglia” diligentemente stilato dalla Superpotenza che  tiene aperto il carcere illegale di Guantanamo, e tra i primi in classifica per le esecuzioni capitali, si e opposta alla moratoria alla pena di morte ma si ostina a dar lezioni di moralita e di diritti umani agli altri. Solo recentissimamente il governo Bush, che quanto a gaffes non se ne risparmia proprio nessuna, ha dichiarato di punto in bianco che tutto sommato i cinesi stavano migliorando e potevano esser promossi a una miglior graduatoria sulla loro diligente lavagna dei buoni e dei cattivi. Un capolavoro d’intempestivita: con, diciamolo pure, anche un po’ di scalogna. Perche ventiquattr’ore o giu di li dopo la lieta novella  della derubricazione, zacchete,  il governo cinese ne ha combinata un’altra: quasi peggio di Tien an-Men. E allora,  contrordine my friends: ci si era appena adattati alla Voce del Padrone che diceva che in fondo i cinesi non sono poi cosi male, ma ora giu con gli eroici furori. Anche perche ormai siamo in piena campagna elettorale: e ricordare un po’ a giro che i comunisti mangiano i bambini  ramazza voti. Si boicotti la Cina, quindi! Diritti umani e subito, o altrimenti niente commercio e magari niente Olimpiadi! Cosi ragionano gli anticomunisti duri e puri, tra i quali ce ne sono tanti che fino a qualche anno fa erano rossi come il fuoco: quando esserlo pagava.
Ma pare proprio che sia il saggio Dalai Lama a essere il primo che non ci sta, a questo inutile, demagogico e autolesionista gioco al massacro. Per piu ragioni.
Primo. La storia insegna senza possibilita d’equivoco che i boicottaggi non hanno mai fatto male a nessun governo boicottato: anzi, ottengono che le opinioni pubbliche interne , magari oppositori compresi, si sentono ingiustamente attaccate e fanno quadrato attorno alla loro classe dirigente. E’ successo cosi in Italia nel ’36, in Iraq fra 1991 e 2003, in Iran da quando c’e al governo Ahmedinejad. Piaccia o no, e successo cosi anche a Cuba. Noi vediamo solo la repressione: ma ci sfugge il fatto che c’e anche il consenso; specie in un paese abituato alla disciplina capillare.
Secondo. I boicottaggi  provocano privazioni e sofferenze inaudite nelle popolazioni (in Iraq, oltre un milione e mezzo d’inutili “morti bianche” per denutrizione e carenza di cure, specie tra i bambini, in dodici anni)  ma non scalfiscono quasi per nulla le classi dirigenti e i governi. Vogliamo sul serio abbandonare i tibetani e tutte le altre minoranze soggette a Pechino alla violenza del governo comunista? Allora boicottiamo.
Terzo. I boicottaggi si aggirano bellamente, con infiniti trucchi: specie poi quando quello boicottato e un grande paese, con un miliardo di abitanti, molte materie prime, potenti risorse,  infiniti interessi e investimenti all’estero. Ci avete fatto caso che negli ultimi mesi la Cina si sta  accaparrando pezzi interi del continente africano?
Quarto. Si dice che quando ci sono le mareggiate nella Manica, gli inglesi commentano che “il continente e isolato”.  Carino, ben trovato: ma e un’illusione, un  errore di prospettiva. Cerchiamo di non farlo anche noi. Il subcontinente cinese, immenso, con interessi e rapporti diplomatici innervati in tutto il mondo, boicottato starebbe piu o meno come prima: e se controboicottasse, ce ne accorgeremmo. Ormai, in molti settori, sono la Cina e i cinesi a “tirare”. Da un braccio di ferro con una Cina che si tirasse dietro (e se li tirerebbe) la Russia, l’Iran e una parte dell’Africa e dell’America latina, rischieremmo d’esser noi a uscire economicamente malconci. Specie nell’attuale congiuntura.
Quinto, e last, but not least. Vogliamo davvero giocar duro sulla questione  morale? E allora, ci siamo mai chiesti quanti paesi dovremmo boicottare per faccende  legate alla questione dei diritti umani, a cominciare da alcuni che sono nostri fieri alleati, dagli emirati del Golfo al Pakistan alla Guinea equatoriale?
Invece, un modo di colpire la Cina violenta e aggressiva c’e.  Ed e proprio quello indicato dal papa e dal Dalai Lama. Accettare il dialogo, ma pretendere chiarezza, trasparenza, cambio di metodi. Pechino prepara la sua vetrina olimpica ed ha una gran paura che qualcuno gliela sfasci a sassate. La cattiva fama, l’indice di tutto il mondo rigorosamente puntato contro, la ferma e severa pretesa da parte della comunita internazionale che quella che sta apprestandosi a divenire una  potenza mondiale cambi metodi e registro. Denunziare senza tregua, accusare in maniera stringente e documentata senza stancarsi mai: non dare quartiere a un governo che non aspetta di meglio che il boicottaggio per giocare alla vittima e puntare sull’indignazione del proprio paese contro gli stranieri. esigere un cambio di rotta e programmare, se esso non viene, censure programmate, rigorose e progressive. Far sentire a Pechino che ormai la Grande Muraglia e di vetro trasparente e che il tempo in cui all’interno dei propri confini si poteva far quello che si voleva e finito. Questa musica, la capiranno. Il boicottaggio sarebbe un ridicolo autogol: e i primi a soffrirne sarebbero i tibetani.

                                                                                Franco Cardini