Afghanistan, una guerra sporca. Squadroni della morte afgani al servizio delle truppe d’occupazione
di Enrico Piovesana - 20/05/2008
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![]() “Ho raccolto molte testimonianze di violenti raid contro presunti insorti condotti da milizie afgane pesantemente armate agli ordini di militari stranieri”, ha dichiarato Alston a Kabul. “Azioni che spesso si concludono con l’uccisione dei sospetti, senza che nessun esercito o istituzione se ne prenda la responsabilità. Queste unità segrete, chiamate Campaign Forces, pur essendo sottoposte a una regolare catena di comando, operano al di fuori di ogni legge e nella più totale impunità. E’ una situazione assolutamente inaccettabile”.
L’inviato speciale dell’Onu ha spiegato che queste milizie operano in tutte le zone ‘calde’ del Paese, dalle province di Helmand e Kandahar nel sud a quella di Nangarhar nell’est.
![]() Provincia di Helmand, Afghanistan meridionale. Appena fuori Grishk c’è la base militare statunitense: un fortino in mezzo al deserto, dominato da una torre di legno su cui sventola la bandiera stelle e strisce. La base ospita una delle tante prigioni Usa ‘non ufficiali’ dove vengono interrogati, e torturati, i sospetti membri dei talebani o di Al-Qaeda, prima di essere spediti a Kandahar, Bagram e poi a Guantanamo.
A difendere la base non ci sono militari americani, ma mercenari afgani. La gente del posto li chiama khakhprush, venduti al nemico. Sono ragazzi dei villaggi vicini. Non indossano nessuna divisa. Quando non escono in missione per o con gli statunitensi, se ne stanno sui tappeti stesi davanti alle baracche che circondano le mura della base. Passano la giornata bevendo tè, fumando hashish e facendo manutenzione del loro arsenale: fucili, mitragliatrici e lanciarazzi.
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