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Progetto ecobiologia olistica

di Tatiana Taglia - 18/09/2005

Fonte: www.filosofia-ambientale.it

 

“... se la natura è ordine, è perfezione, è “in se” naturistico, e se la nostra “anima” è il
mondo della vita, è il mondo della natura, l’elemento base, l’epistema, allora entrare in
rapporto, in osmosi con la natura, significa entrare in rapporto con il proprio in sé”.
Tutto questo è “ecobiologia olistica” (1): … ma che cosa significa?
Eco: vuol dire casa, ambiente. Biologia: sta per conoscenza della vita organica. Olistico:
intero, armonico.
L’ecobiologia olistica, intesa proprio come un insieme di più cose ordinate e sincrone,
insegna a saper vivere con qualità superiore la propria vita, insieme con l’ecosistema
naturistic o. Insegna quindi a saper connettere il macrocosmo vivente con il nostro microcosmo
quotidiano, propone di saper costruire senza distruggere, di usare edilizia, energia organica e
una confortevole bioarchitettura secondo logistica di sanità del corpo, e trasparenza viva con la
natura.
Cercare di capirne il significato a livello teorico, non porta certo a quello che veramente è il
significato vero, profondo: solo l’esperienza pratica, solo “saper fare”, ti aiuta a capire
veramente.
“Prima divieni, poi capisci”.
Si può iniziare, un po’ per divertimento e un po’ per relax, ad innaffiare un piccolo orto, un
giardino; tutti i giorni, tutte le sere, dopo la giornata di lavoro, non appena il sole inizia a
calare, ci si reca nel luogo scelto, per “adempiere” mansione e interazione col divenire
naturistico dei semi e degli ortaggi.
Ogni giorno che passa, ci si sente più responsabili nel fare questa azione, si capisce che non
è un gioco: con la natura non si scherza. Bisogna cercare di capire che cosa questa azione può
ridare, in che modo si può fare al meglio del proprio possibile, perché “nella misura in cui
faccio questo, vengo costruito” .
Il semplice innaffiare è un’arte, non puoi farlo tanto per fare; mentre lo fai, capisci ad
esempio quanta acqua vuole quella specifica pianta e in che modo vuole essere innaffiata,
perché ogni pianta, è, distinta e diversa dalle altre.
Capisci che quella pianta, quella terra, quella pietra, sono mondi perfetti. La natura è pulita,
è ordine imperturbabile, non ti sta a giudicare, non ha nessuna morale.
Quando arrivi in quel luogo, arrivi con i tuoi problemi, con il tuo lavoro, con i tuoi stereotipi,
con i tuoi memi, ma lei, la natura, rimane li, sembra quasi dirti “se tu mi aiuti, io aiuto te”.
Dopo un po’ che inizi a dare quello di cui ha bisogno, facendolo con amore, con pazienza, con
una forma di disponibilità interiore, la mente inizia a placarsi, tutto quello che pensavi, inizia a
diventare relativo, l’unica cosa che ti interessa veramente sei tu e il luogo, sei tu e il tuo in sé.
Vuoi capire quindi quello di cui quella pianta, quella terra, hanno bisogno; inizi così a
togliere quelle erbe intorno che la soffocano, la danneggiano, quel sovrappiù non funzionale. È
un progetto pratico, che deve avere una corrispondenza con il gioco della natura, in quel
posto: mentre lo fai, inizi a capire quello di cui tu hai bisogno, inizi ad apprendere come
salvaguardare le azioni migliori della tua vita. Imparando a togliere le cose superflue, impari anche ad estirpare certi atteggiamenti mentali, certe situazioni non funzionali alla tua identità.
Imparare a lavorare la terra, saperla contattare, seminare, toccare, significa apprendere dalla terra, perché questa ci offre la prima forma di pedagogia. Saper mettere il seme nel luogo giusto, piantare un albero nel momento opportuno, irrigare, zappare, distinguere l’erba buona da quella cattiva, significa gestire in modo pratico la propria interiorità.
Pulire, toccare la terra, significa avere contatto con la vita che è, significa ossigenarsi di questo ordine che è la natura.
Quando si è sereni e tranquilli nei confronti della Terra, si inizia a sperimentare il contatto con se stessi, con la propria “anima”, perché nel mentre si cerca all’esterno cosa fare, in realtà si sta facendo una ricerca interiore; mentre ci si struttura con la terra, specificandola a proprio servizio, ci si nutre di potere. Ho bisogno della terra perché tramite essa mi realizzo psicobiologicamente.
Ecobiologia quindi significa sapermi inserire dentro il progetto già operativo di ciò che è la natura; si ha la possibilità di mantenersi in un’attivazione costante di vitalità, sia come ricostituente, che come disposizione in progress.
Attraverso l’ecobiologia olistica, si acquisiscono nuove conoscenze su come capire il ciclo vitale tra natura e uomo, come saper coniugare le esigenze di cibo, le esigenze della casa e dei vestiti in un ordine continuo e aperto alla riciclicità, sempre reversibile e interattiva.
L’importanza quindi di avere cibi puliti nella stagione appropriata, la coltivazione di un proprio orto stagionale dove operare e collaborare in stretto rapporto con la Madre Terra, che produce fiori, frutta cibo e delizie di salute e di cura.
Bisogna mettere insieme quindi questi tre elementi:
1-uomo
2-ambiente
3-natura, amica universale del vivente qui e adesso.
Ecobiologia olistica: funzionalità per l’uomo di oggi, in un luogo possibile, all’interno delle leggi universali della natura.

Note
1) Estratta dal pensiero scientifico dell’Acc. Prof. Antonio Meneghetti

Tatiana Taglia, Imprenditrice, Consulente Aziendale, Presidente società Artel S.r.l. Borgo San Benedetto Lizori – 06042 Campello Sul Clitunno (PG)
tatiana@aeconomicus.it - www.artelizori.it