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La mente della vita di Gregory Bateson

di Augusto Sabbadini - 28/01/2006

Fonte: globalvillage-it.com


Per molti versi, il pensiero contemporaneo va ritrovando un senso organico e olistico della realtà, la percezione di un tutto vivente che include l'essere umano, la visione di una totalità sistemica assai più complessa e misteriosa dell'universo "macchina" che ha rappresentato il paradigma del pensiero riduzionista. A questa ricchezza, complessità e mistero, Gregory Bateson ha dato contributi fondamentali.

Uno di questi contributi è l'allargamento del concetto di "mente", che viene ad abbracciare un campo più vasto del concetto tradizionale, che identifica la mente con una specie di software del bio-computer cervello. La "mente" di Bateson non è un attributo esclusivamente dell'individuo umano o animale, bensì una forma, un complesso di caratteristiche sistemiche, che abbraccia per esempio, tutti quei "fenomeni che chiamiamo pensiero, evoluzione, ecologia, vita, apprendimento".

Questo modo di vedere è non solo sottile e fecondo, ma anche ricco di speranza per il futuro dell'umanità e del pianeta. Quando la mente umana ritrova il proprio posto, forse per la prima volta da tempi antichi e mitici, in dimensioni più vaste, che la includono come l'organismo include la cellula, ci troviamo di fronte simultaneamente alla grandezza e piccolezza del nostro destino, a un senso di mistico stupore e a una nuova consapevolezza. Se questo modo di conoscere riuscirà a permeare il nostro essere e il nostro agire collettivo, che sono attualmente informati da modelli di separazione e di dominio, possiamo sperare che la specie umana continui ad avere un ruolo nell'evoluzione di questo prezioso piccolo pianeta dove abitiamo.

Un altro importante sviluppo di pensiero che si muove verso una visione più organica della realtà è la descrizione della dinamica dei processi della vita contenuta nella termodinamica delle strutture dissipative di Ilya Prigogine e altri.

Le strutture dissipative potrebbero rappresentare qualcosa come "l'anello mancante" che congiunge l'inorganico all'organico. Esse sono forme che evolvono spontaneamente in un sistema inorganico inizialmente caotico in certe particolari condizioni.

Com'è più dettagliatamente illustrato altrove in questo numero, una struttura dissipativa è un sistema che ammette una descrizione statistica (costituito da un gran numero di componenti), aperto (interagente con l'ambiente circostante), dotato di una sufficiente complessità, attraversato da un opportuno flusso di energia e in una particolare condizione di lontananza dall'equilibrio.

Cruciale è la complessità del sistema, che tipicamente è caratterizzata dalla presenza di anelli di feedback, cioè da catene di determinazione circolari in cui gli effetti di un processo reagiscono sulle cause. Questa situazione, che matematicamente è descritta da equazioni non lineari, è caratteristica della chimica degli organismi viventi, in cui molto sovente un prodotto di una reazione influisce, catalizzando o inibendo, sulla produzione di un reagente. In una dinamica con queste caratteristiche, l'approssimazione lineare della termodinamica classica perde significato e si apre la via a fenomeni molto più complessi e interessati della semplice evoluzione verso l'equilibrio (che è tendenza al disordine e all'uniformità). Al contrario di quanto avviene nella classica termodinamica lineare, nelle strutture dissipative assistiamo all'instaurarsi di ordine e differenziazione a partire dal disordine, all'emergere di struttura dal caos. Un sistema inizialmente omogeneo può ripartirsi in celle, disegnare spirali o geometrie complesse, sviluppare direzioni preferenziali. La sua evoluzione nel tempo può presentare ricorrenze, cicli. Uno degli aspetti più interessanti del fenomeno è l'instaurarsi di una sorta di sintonia in cui il sistema si comporta come un tutto, in cui il processo locale sembra essere informato della totalità, con un comportamento in qualche modo "preorganico". E un aspetto altrettanto interessante è.la presenza nella dinamica del sistema di "punti di biforcazione", punti in cui l'evoluzione del sistema diviene indeterminata: il sistema ha, per cosi dire, libertà di scelta fra due cammini alternativi e fluttuazioni microscopiche manifestano effetti macroscopici.

Questi processi, con ogni probabilità, ci insegnano qualcosa di importante su come funziona un organismo vivente e forse sulle origini stesse della vita. Ma non nel senso di una comprensione meccanica, della comprensione del funzionamento di una macchina. Al contrario, essi suggeriscono una lettura dei processi fondamentali della vita come espressione di una "mente" nel senso di Bateson, di qualcosa come una mente dei processi biologici.

Rendiamo un po' più concreta questa immagine con qualche commento alla caratterizzazione di "mente" offerta da Bateson nel quarto capitolo di Mente e natura, caratterizzazione che rappresenta, secondo l'autore, "la pietra miliare dell'intero libro". Esistono notevoli analogie tra i criteri di Bateson e la fenomenologia delle strutture dissipative. All'inizio del capitolo, Bateson afferma: "Questo capitolo è un tentativo di creare una lista di criteri tale che se un qualsiasi aggregato di fenomeni, un qualsiasi sistema, soddisfa tutti i criteri elencati, dirò senza esitazione che l'aggregato è una mente...". I criteri proposti sono i seguenti:

1) Una mente è un aggregato di parti o componenti interagenti.

2) L'interazione tra le parti di una mente è azionata (triggered) da una differenza.

Una differenza è un fenomeno non sostanziale non situato nello spazio o nel tempo; la differenza è un rapporto con la nega-entropia e l'entropia piuttosto che con l'energia.

3) I processi mentali richiedono energia collaterale.

4) I processi mentali richiedono catene di determinazione circolari (o più complesse) .

5) Nei processi mentali gli effetti di una differenza vanno visti come trasformate (cioè versioni in codice) di eventi precedenti.

Le regole di tale trasformazione devono essere relativamente stabili (cioè più stabili del contenuto) ma sono esse stesse soggette a trasformarsi.

6) La descrizione e la classificazione di questi processi di trasformazione dischiudono una gerarchia di tipi logici immanenti nei fenomeni.

I criteri di Bateson sono molto densi, la loro esplicitazione e illustrazione occupa l'intero capitolo IV di Mente e natura, e quindi non si può dare un'idea adeguata della complessità del pensiero. È comunque interessante cogliere qualche impressione, notare le somiglianze che esistono tra la caratterizzazione di mente di Bateson e le caratteristiche delle strutture dissipative di Prigogine.

Il fatto che colpisce immediatamente è che il quarto criterio (catene di determinazione circolari) è una descrizione diretta del tipo di complessità determinante per la possibilità di strutture dissipative. L'ouroboros, l'antichissimo simbolo circolare del serpente che divora se stesso, sembra essere una rappresentazione cifrata di una fondamentale comprensione dei processi vitali.

Il primo criterio è relativamente ovvio, è il presupposto minimo della complessità sistemica. Più interessante è il terzo criterio (energia collaterale), che suggerisce un'altra caratteristica essenziale delle strutture dissipative: il sistema scambia energia con l'esterno, ma i processi di auto-organizzazione non sono conseguenza diretta degli apporti esterni, bensì trasformazioni, governate da parametri esterni, dell'energia interna del sistema. L'effetto delle interazioni con l'esterno è in un certo senso analogo all'effetto che ha la pressione di un tasto sullo stato interno del computer: tale effetto è assai più legato alla complessità interna del sistema che all'energia meccanica impartita al tasto. L'energia collaterale di Bateson è in questo caso l'energia elettrica che alimenta i circuiti interni del computer.

Il secondo e il quinto criterio, "tradotti" in termini di strutture dissipative, ci dicono una cosa di questo genere: le interazioni con l'esterno influiscono sull'auto-organizzazione della struttura (interazione tra le parti della mente) essenzialmente come apporto di informazione (differenza), non di energia, e i processi di auto-organizzazione ( gli eventi precedenti).

Ancora una volta l'immagine del computer può aiutare a rappresentarli più concretamente quanto detto. La "differenza" fra la pressione o meno di un tasto (non, come livello del software, ciò anche determina quello che succede) e le conseguenze della pressione del tasto sono descrivibili come rappresentazione codificata dell'azione di chi sta seduto alla tastiera.

Questi rapidi cenni vogliono essere soltanto delle suggestioni. Se è vero che le strutture dissipative, come sembra, sono i "mattoni" della vita, le analogie che esse presentano con le strutture di una mente suggeriscono che non vi è forse una discontinuità così netta tra i "mattoni" e l'edificio", fra i processi di quella che è stata tradizionalmente considerata "materia inerte" e quelli immensamente più complessi, della nostra mente. Siamo fratelli e sorelle non solo di tutti gli esseri viventi, ma forse dell'intera realtà.