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Il principe "italiano" Riccardo III, grande e legittimo monarca d'Inghilterra

di Giovanni Armillotta - 27/06/2008

 

Il principe




A Londra, nel giardino degli York
Il duca di York (1) – Miei cari signori Salisbury e Warwick, finito così il nostro pasto frugale, mentre faremo quattro passi all’ombra di questo viale solitario, concedetemi di chiedervi il vostro avviso sul titolo che credo mi spetti indiscutibilmente, alla Corona d’Inghilterra.
Il conte di Salisbury (2) – Monsignore, sono ansioso di sentirne da voi una relazione molto precisa.
Il conte di Warwick (3) – Caro York, parla; e se le tue pretese risulteranno legittime, i Nevil saranno ai tuoi ordini come fedeli sudditi.
York – Ecco: Edoardo III [1312-27-77], miei signori, ebbe sette figli. Il maggiore, Edoardo detto il Principe Nero, principe di Galles [1330-76]; il secondo, William di Hatfield [febbraio-luglio 1337]; il terzo, Lionello duca di Clarenza [1338-68]; il quarto, Giovanni di Gand, duca di Lancaster [1340-99]; il quinto, Edmondo di Langley duca di York [1341-1402]; il sesto, Tommaso di Woodstock duca di Gloucester; il settimo e ultimo, William di Windsor (4). Edoardo il Principe Nero premorì al padre e lasciò, figlio unico, quel Riccardo che alla morte di Edoardo III salì al trono col nome di Riccardo II [1367-77-99] e regnò fino a quando Enrico Bolingbroke duca di Lancaster, primogenito e erede di Giovanni di Gand, depose il suo re legittimo Riccardo II, si impadronì del regno; salì al trono col nome di Enrico IV [1367-99-1413], rispedì la povera regina di Riccardo in Francia donde era venuta e chiuse il re a Pomfret; dove, come tutti sapete, il povero Riccardo fu assassinato a tradimento [1400].
Warwick (a Salisbury) – Padre, il duca ha detto esattamente la verita. Proprio così la casa dei Lancaster ha usurpato la Corona.
York – E ora la detiene con la forza, non per buon diritto: ché essendo morto Riccardo, erede legittimo di Edoardo III, avrebbe dovuto succedergli la progenie del secondogenito, William di Hatfield.
Salisbury – Peraltro, William di Hatfield morì senza prole.
York – Ma il terzo figlio di Edoardo III, Lionello di Clarenza, dal quale discendo in via materna e in nome di lui reclamo la Corona, ebbe una figlia: Filippa, andata sposa a Edmondo di Mortimer conte di March, la quale ebbe da lui un figlio: Ruggero conte di March, da cui nacquero Edmondo di Mortimer, Anna e Eleonora.
Salisbury – Questo fu quell’Edmondo di Mortimer che durante il regno di Enrico IV, come ho letto, reclamò la Corona e sarebbe salito al trono se Owen Glendower (5) non lo avesse tenuto prigioniero fino alla morte. Ma procediamo.
York – La sua sorella maggiore, Anna, mia madre, erede della Corona, sposò Riccardo principe di Cambridge, figlio di Edmondo di Langley quinto figlio di Edoardo III. In nome di mia madre reclamo il regno perché era lei l’erede di Ruggero di March figlio di Edmondo Mortimer, marito di Filippa figlia unica del conte di Clarenza; e così se la prole del primogenito, nella successione, prevale agli altri, io sono re.
Warwick – Mi pare evidente: Enrico Bolingbroke [Enrico IV] reclama la Corona per discendenza da Giovanni di Gand, quarto figlio; York la reclama per discendenza dal terzo figlio Lionello di Clarenza; ché solo in mancanza di discendenti da Lionello, il ramo di Gand avrebbe potuto regnare; ma la discendenza a Lionello non solo non manca, anzi prospera in te, York, e nei tuoi figli, floridi germogli del tuo ramo. E cosi, Salisbury padre mio, inginocchiamoci ai piedi di York e nel segreto di questo giardino salutiamo noi primi il nostro legittimo sovrano; riconoscendolo nostro re e rendendo omaggio al suo giusto titolo.
Salisbury e Warwick (insieme) – Viva il nostro sovrano Riccardo re d’Inghilterra!

La storia
Nella superba traduzione di Cesare Vico Ludovici (1885-1968) dell’atto secondo, seconda scena della seconda parte dell’Enrico VI di William Shakespeare (1564-1616) si racchiude la legittima discendenza della corona inglese oggi, putroppo, rappresentata da macchiette surreali che fanno a gara coi Savoia a provocare maggior ilarità al Bagaglino e fastidio delle opinioni pubbliche internazionali e locali. In poche parole: dai troni a Striscia la notizia.
Ma torniamo alla nostra storia. Il duca di York, Riccardo Plantagenèto, nel corso della Guerra delle Due Rose (1455-85) – Bianca-York e Rossa-Lancaster – cadde assieme al figlio Edmondo di Rutland (n. 1443) nella battaglia di Wakefield (30 dicembre 1460) quando le sue forze furono distrutte dal nemico. Le loro teste, tagliate e portate in giro per la città su delle picche, si esposero quale monito; cinsero quella di Riccardo con una corona di carta e paglia, quale dileggio per le sue pretese al trono.
Ma i tre figli di Riccardo: il diciottenne Edoardo di March (1442-83) e i bambini Giorgio di Clarenza (1449-78) e Riccardo di Gloucester (1452-85), continuarono a pretendere la Corona per il fratello maggiore, com’era loro diritto.
Un fase favorevole agli York si ebbe dopo la battaglia di Mortimer’s Cross (2 febbraio 1461), in cui il diciannovenne Edoardo inferse una cocente sconfitta all’esercito del gallese Owen Tudor, sposo in seconde nozze di Caterina di Valois (1401-37), madre di re Enrico VI (n. 1421), il quale aveva già iniziato a dare dal 1453 i primi segni di squilibrio mentale. Edoardo il 2 marzo si proclamò re con l’ordinale IV. Edoardo IV decise di farla finita con Enrico VI: forte del titolo regale, raccolse un fortissimo esercito e si pose al suo comando assieme ai fratelli ed al conte di Warwick. Si diressero a settentrione e colsero le forze avversarie a Towton (29 marzo 1461). La battaglia fu la più sanguinosa della guerra trentennale: su ottantamila soldati (più o meno ugualmente ripartiti) sul far della sera ventimila erano morti.
Nel 1470 le rivalità interne alla nobiltà proiorchista e le mene di Warwick convinsero il genero Giorgio di Clarenza (a cui il conte aveva dato nel 1469 in moglie la figlia Isabella) che egli, e non suo fratello Edoardo, fosse degno di portare la corona. “Dettaglio” che Shakespeare finge di dimenticare quando accusa il “cattivo” Gloucester di far affogare nella malvasia il “semplice e candido” Clarenza.
Warwick e Giorgio, messo assieme un esercito, ad Edgecote Moor (26 luglio 1469) sconfissero le truppe guidate dal sovrano in persona, che fu tratto in prigione. Warwick lo costrinse a convocare il Parlamento a York, davanti al quale Edoardo IV (che allora non aveva figli) avrebbe rinunciato alla corona in favore di Clarenza. Edoardo IV riuscì però ad inviare una richiesta di aiuto al diciassettenne fratello Riccardo di Gloucester che, unitosi alla nobiltà, lo liberò, mentre Warwick e Giorgio scappavano in Francia dal loro alleato Luigi XI (1423-61-83), cugino di Margherita d’Angiò, moglie di Enrico VI. Nonostante la giovane età di Gloucester e la presunta deformità (gobbo, zoppo e col braccio sinistro avvizzito) già da verdissimi anni Riccardo stava dando testimonianze di essere un grande soldato sui campi di battaglia, nonché politico dotato di finissime intelligenza e astuzia, entrambe insuperabili.
Siamo d’accordo con Gian Renzo Morteo e Renato Oliva quando affermano che il venturo Riccardo III «è il tipico tiranno italiano» coevo, e – a parere di chi scrive – non sarebbe azzardato scorgere in lui il vero Principe di machiavelliana memoria in luogo di Cesare Borgia (1475-1507) il quale, al contrario del Plantagenèto, riuscì a unificare ben poca cosa e non il Paese, così come auspicava il Grande Fiorentino (1469-1527); o al pari di ulteriori signori del Rinascimento dei quali ci parlò Francesco Guicciardini (1483-1540) nella sua Storia d’Italia. Gabriele Baldini tratta di un Riccardo III virtuoso contrapponendolo al Tito Andronico macellaio. Ma senza spingerci all’antica Roma, di macellai senza virtù ne vediamo sin troppi. Bush e le sue bombe intelligenti sono Tito Andronico, Stalin e il senso dello Stato sono Riccardo III. Il resto: Elisabette sempiternamente seconde e Carli Parker Bow-lesi.
Ma leggiamo i fatti.
Dopo aver fatto sposare l’altra sua figlia Anna con Edoardo di Westminster (n. 1453, figlio di Enrico VI), Warwick tornò in Inghilterra e strinse accordi che persuasero Edoardo IV a riparare in Borgogna. Warwick liberò il proprio consuocero, ormai impazzito, e lo rimise sul trono il 30 ottobre 1470.
Nel volgere di pochi mesi Warwick, alleato del suo sostenitore Luigi XI, con imprudenza dichiarò guerra alla Borgogna, il cui duca Carlo I di Valois il Temerario (1433-67-77) reagì fornendo ad Edoardo IV l’aiuto necessario per riprendersi il trono con la forza.
Nella battaglia di Barnet (14 aprile 1471), Warwick trovò la morte, ed il giorno stesso Edoardo IV fu rintronizzato.
A quel punto il traditore Clarenza, si riconciliò con il fratello Edoardo. La successiva battaglia di Tewkesbury del 4 maggio fu la disfatta per i Lancaster, ed Edoardo di Westminster rimase ucciso, dicono, da Riccardo di Gloucester, diciannovenne capo dell’esercito iorchista, il quale – secondo i testi scespiriani – soppresse pure Enrico VI agli arresti nella Torre di Londra (21 maggio). L’anno dopo Gloucester sposò Anna, già moglie di Westminster.
Nel 1478 Clarenza, fu processato per complotto ai danni del re, ed eliminato “in forma riservata” nella Torre di Londra ov’era stato imprigionato.

Il dramma scespiriano
La grandiosa e notissima rappresentazione tragica del Riccardo III ha come fonti rilevanti la seconda edizione de The Chronicles of England, Scotlande, and Irelande [sic] (1597) di Raphael Holinshed (ca. 1529-80) e una cronaca di Edward Hall (c 1498-1547): The Union of the Noble and Illustre Famelies of Lancastre and York [sic] (1542). Scritti fondati sulla Anglica Historia (1534) di Polidoro Virgilio da Urbino (ca. 1470-1555), umanista giunto in Inghilterra nel 1502; e, soprattutto, su The Tragicall Historie of the Life and Reigne of Richard the Third [sic] (ca. 1513-18) dell’inglese San Tommaso Moro (n. 1478), lasciata incompiuta e pubblicata postuma. Essa è considerata una discutibile opera storica, che però influenzò tantissimo Shakespeare. Moro doveva offrire alla dinastia Tudor, andata al potere senza diritto, la legittimità necessaria ai successivi regnanti.
Non importa poi sei il “gioviale” e “buono” Enrico VIII (1491-1509-47), figlio del golpista Enrico VII (1457-85-1509), mozzasse il capo al Santo perché si opponeva al divorzio del suo re. Infatti Moro fu processato, condannato, incarcerato nella Torre di Londra e quindi giustiziato il 6 luglio 1535. La sua testa fu mostrata sul Ponte di Londra (6) per un mese, quindi recuperata (dietro pagamento di una tangente) da sua figlia, Margaret Roper.
The Tragicall Historie resta comunque un’opera di storia propagandistica intendendo con questo una considerevole quantità di fantasie calunnianti, tirate fuori dall’immaginazione dell’autore di Utopia – specie le deformità fisiche che al tempo si univano pre-lombrosianamente alla malignità di carattere a derivazione demoniaca. A maggior ragione, l’elisabettiano Shakespeare doveva esaltare e “validare” il tutto con la sua ineguagliabile e sublime arte.
Riccardo III divenne uno dei re più controversi. Gli storici moderni concordano nel rilevare il danno provocato alla sua immagine dagli “storici” dei tempi posteriori. È stato dimostrato tuttavia che non commise la maggior parte dei crimini che gli sono stati attribuiti. Edoardo di Westminster forse lo uccise in battaglia. La sorte del demente Enrico VI era già stata decisa da Edoardo IV. Non s’inventò le profezie contro il fratello per metterlo in disgrazia: Clarenza era un vero e proprio traditore. Non contribuì alla dipartita del re fratello Edoardo IV: il monarca era un dissoluto vizioso, bevitore e mangiatore che morì all’età di 41 anni non ancora compiuti per stravizi che gli avevano fiaccato il corpo, avendo avuto concubine, amanti e anche fidanzate legali prima del falso matrimonio ufficiale (e dell’estraneità di Riccardo all’anticipata dipartita del monarca “pure” Shakespeare concorda). Non uccise la moglie Anna per sposare la nipote Elisabetta di York, figlia di Edoardo IV, come non costrinse la stessa Anna a sposarlo contro la di lei volontà. Non ha fatto spiccare la testa proditoriamente al conte di Rivers (fratello di Elisabetta Woodville, 1437-92, moglie di Edoardo IV), al marchese di Dorset (figlio della suddetta Elisabetta) e a Sir Tommaso Vaughan. Essi erano coinvolti nel tentato colpo di Stato dei Woodville. Non ha accusato Giovanna Shore (1445?-1527, amante di Edoardo IV e del Lord Ciambellano Willam Hastings, 1431-83) e la stessa Woodville di stregoneria, per aver paralizzato il suo braccio, e poi far sopprimere lo stesso Hastings, processato, invece, per alto tradimento. In realtà era viva una cospirazione della famiglia Woodville contro Riccardo di Gloucester, ultimo fratello vivo degli York, per gestire il dodicenne illegittimo re fantoccio Edoardo V, a favore dei francesi. I Woodville erano dei parvenu invisi alla nobiltà e detestati dal popolo.
Forse resta il dubbio se Riccardo III sia stato responsabile o meno della morte dei suoi nipoti, figli di Edoardo IV: Edoardo V e Riccardo di Shrewsbury, duca di York. Non si sono mai trovate prove a carico di Riccardo III. Anzi occorre, ed a maggior ragione, una precisazione sulla legittimità dei figli di Edoardo IV.
Il 22 giugno 1483, fuori dalla Cattedrale di San Paolo, fu letta pubblicamente una dichiarazione in nome di Riccardo di Gloucester, ove per la prima volta dichiarava la sua volontà di ascendere al trono. Quando i membri del Parlamento si incontrarono, il 25 giugno, un sacerdote rese testimonianza di aver celebrato un matrimonio (od un fidanzamento) tra Edoardo IV e Lady Eleonora Talbot (o Butler) prima del suo matrimonio con la Woodville. Secondo gli usi del tempo, perfino un fidanzamento era un vincolo precontrattuale, di conseguenza il matrimonio di Edoardo IV e della Woodville fu ritenuto bigamo e la loro prole fu dichiarata illegittima (7). Una parte degli atti di quella sessione parlamentare sono sopravissuti in un documento noto come Titulus Regius, emanato il 9 luglio dal Parlamento. Una sola copia dello stesso sfuggì alla distruzione poi ordinata ovviamente da Enrico VII Tudor. Il Titulus Regius addusse due ulteriori ragioni in base alle quali il matrimonio di Edoardo IV era invalido, ovverosia che era stato celebrato in un luogo profano e senza il consenso dei Lord (8). Con la tentata distruzione del documento che ratifica le regolarità dell’ascensione al trono di Riccardo III si evince l’ossessione di dare legittimità ai Tudor e distruggere ogni testimonianza a favore degli York.

L’ultimo vero
re inglese
Il 6 luglio 1483, Riccardo fu incoronato a Westminster. A parte tre conti, non ancora maggiorenni, e qualche nobile di basso rango, l’intera aristocrazia presenziò alla cerimonia (9).
Riccardo III è stato il secondo e ultimo monarca della casa di York – il primo, come abbiamo visto, suo fratello Edoardo IV – e con lui il monarca inglese a più alto concentrato di sangue nazionale e reale di sempre.
Non ha assassinato Santi come il suo ignobile e libertino successore sei-volte-sposato Enrico VIII, poi autoproclamatosi “papa degli inglesi”. Riccardo III era noto per essere uomo pio, austero e rigoroso nei costumi e nell’alimentazione, nonché stratega e generale di genio, efficiente amministratore.
Di conseguenza il tentativo di rafforzare lo Stato eliminando il sistema feudo-baronale, gli procurò nemici giurati e spietati, che causarono la sua rovina nella battaglia di Bosworth il 22 agosto 1485. Fra questi Lord William Stanley, conte di Derby, che cambiò bandiera improvvisamente per accorrere in aiuto al suo figliastro, il gallese usurpatore Enrico Tudor, poi VII (nel 1495 il figliastro condannò a morte il patrigno per alto tradimento). Poi vi fu la diserzione di Enrico Percy, conte di Northumberland (1449-89), e di altri.
Sul campo di battaglia, quel giorno d’estate Riccardo III si gettò nella mischia da solo contro l’esercito avversario, esaltando ancor più la grandezza di una vita. Fu disarcionato e proseguì a tirar di spada a menar strage d’avversari fino a che non lo uccisero e la corona che portava in quei momenti rotolò nel fango, ov’è rimasta. La sua frase: «Un cavallo! Un cavallo! Il mio regno per un cavallo!?», assieme a lui è entrata nella Storia chiudendo il Medioevo inglese.

Adalberto Maria Merli, il più giovane Riccardo III
Nonostante Riccardo III cadesse all’età di 32 anni, 10 mesi e 20 giorni, egli è spesso raffigurato in teatro, al cinema e in tv da attori più anziani. Ian Holm e Ron Cook avevano 34 anni, Paul Daneman 35, Carmelo Bene e Peter Sellers 40, Basil Rathbone e Peter Cook 46, Laurence Olivier 48, Vincent Price 51, Al Pacino e Ian McKellen 56, Frederick Warde 61.
Adalberto Maria Merli, notissimo attore romano è stato, invece a 30 anni, il più giovane interprete di Riccardo III nella storia, recitando il ruolo del monarca (quand’era ancora Duca di Gloucester) nella prima edizione dello sceneggiato televisivo La freccia nera, in una memorabile e convincente parte pure dal punto di vista fisiognomico.