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Louis-Ferdinand Celine: viaggio al termine della notte

di Manuel Zanarini - 01/07/2008

“La questione è che noi siamo i colpevoli della pubblicità. Perché è l’orrore del mondo moderno che produce la pubblicità. Dunque, io sto dalla parte della modestia” (L-F Celine)

 

“Il viaggio (sia fisico che mentale) è l'unica cosa che conta, tutto il resto è delusione e fatica” (L-F Celine)

 

 

Louis-Ferdinand Celine (vero nome Louis-Ferdinand Destouches) nasce a Courbevoie sulla Senna il 27 Maggio 1894. Sua madre faceva la modista, ma nel paese natio gli affari andavano male, così si trasferì a Parigi, per fare la commessa; il padre invece era un impiegato presso la compagnia assicurativa Phoenix, dove sbrigava la corrispondenza alla sezione incendi.

Arrivati a Parigi, si trasferiscono nel quartiere “passage Choiseul”, caratteristico in quanto formato da strette viuzze coperte da archi che collegano i due palazzi ai lati della strada, formando una specie di serra. Le abitazioni sono delle specie di casa- bottega, con al piano terra l’attività e al piano di sopra le stanze. Celine, a proposito di questa sistemazione, dirà: “Quello che aveva di bello il passagge Choiseul, all’epoca, era il troppo gas; c’erano 360 lampioni accesi dalle 4 di sera. Con tutti quei lampioni Auer funzionanti, eravamo tra il gas. Sono stato cresciuto sotto una campana di gas”. La sua infanzia non è stata felice, soprattutto per le maniere dure del padre (“sono stato cresciuto a suon di ceffoni, perché servivano i ceffoni, perché era così; a quel tempo si veniva cresciuti a ceffoni e a “Zitto, sei un monello!”), una delle poche figure positive è la nonna materna Celine, da cui trarrà il suo nome d’arte. Svolge diversi lavori come “ragazzo di bottega”, senza mai guadagnare cifre consistenti.

Nel 1912, appena diciottenne, si arruola volontario nell’esercito francese, e viene aggregato al "12e régiment de cuirassiers" a Rambouillet. La sua adesione alla vita militare, come per molti giovani, è spinta dall’entusiasmo per le cariche della cavalleria francese durante la battaglia di Froschwiller-Worth del 6 agosto 1870. Nel 1914, scoppia la I Guerra Mondiale, e Celine parte come volontario. Durante il conflitto ottiene diversi riconoscimenti, il più prestigioso dei quali a seguito di una missione rischiosa (per la quale si era offerto volontario) nel settore di Poelkapelle (Fiandre Occidentali), dove rimane seriamente ferito ad un braccio. Per tale episodio, viene decorato con la Croce di guerra con una stella di argento e si guadagna la copertina dell'Illustré National.

Le ferite però sono piuttosto gravi, così nel 1915, dopo un lungo peregrinare per vari ospedali militari, ottiene il congedo con una invalidità riconosciuta del 70%.

 

Da qua inizia un periodo pieno di viaggi per Celine. Infatti, viene inizialmente assegnato all'ufficio visti del consolato generale francese di Londra (dove conoscerà e sposerà la sua prima moglie, un ex prostituta), ma nel 1916 firma un contratto con la “Compagnie Francaise Shanga Oubangui” per dirigere una piantagione di cacao in Camerun. La sua permanenza in Africa dura solo 9 mesi, in quanto contrarrà la malaria e la dissenteria. Tornato in patria inizierà a lavorare presso una piccola rivista di divulgazione scientifica. Intanto si sposa per la seconda volta, con Suzanne Nebout, ma il matrimonio non viene registrato all'anagrafe francese ed è quindi nullo. Meglio così: nel 1919 Céline sposa un'altra donna, Edith Follet, il cui padre instrada il giovane verso lo studio della medicina. Iscrittosi all’Università, si laureerà in medicina nel 1924, con una tesi di laurea, sulla vita del medico Semmelweis (colui che introdusse il metodo dell'asepsi nella pratica ospedaliera)  che metterà in evidenza le dote di romanziere che si riveleranno qualche anno più tardi.

Dal 1924 al 1928, lavora per la Società delle Nazioni, girando mezzo mondo: Svizzera, Camerun, Stati Uniti, Cuba, Canada, ecc.

 

Tornato a Parigi, si stabilirà a Montmartre, “lavorando” come medico dei poveri, praticamente in modo gratuito. Durante le notti insonni, causate dagli strascichi delle ferite di guerra, scriverà il suo capolavoro: “Viaggio al termine della notte”, che verrà pubblicato nel 1932, ricevendo critiche esaltanti e apprezzamento notevole da parte del pubblico. Celine trae ispirazione dalla sua vita perennemente a contatto con la povertà, e questo ingenera in lui un forte risentimento contro il mondo moderno, che pensa solo al denaro ed al potere, lasciando alla loro sorte i più sfortunati, i poveri ed i malati. Uniche via di salvezza sono l’ironia e la morte, auspicabile se l’uomo non riuscirà a ritornare l’ “individuo” lontano dal gregge omologato della massa moderna, che gli prospetta una vita piatta e grigia, certamente non preferibile al decesso.

 

Gli anni ’30 saranno quelli in cui Celine pubblicherà i suoi scritti più politici (“Mea culpa” e “Bagatelle per un massacro” soprattutto). Anche da questo punto di vista, si scaglia contro il materialismo ed il capitalismo che sono caratteristici di quell’epoca, quindi in particolar modo contro Stati Uniti e Unione Sovietica, i portabandiera di quelle due ideologie. Ma il tema più caratteristico della produzione celiniana è l’antisemitismo. Va detto che questo sentimento era ampiamente diffuso nella società francese, sia nella fasce più popolari che in quelle medio-borghesi, come spiega chiaramente l’ “affaire Dreyfuss”, almeno fino alla guerra con la Germania. Detto questo, non che possa essere una giustificazione, Celine vede nelle sorti dell’uomo moderno una congiura ebraica, tanto da augurarsi un’alleanza tra Francia e Germania nazista, per sconfiggere il comunismo e le democrazie occidentali da lui definite “giudaizzate” (mentre precedentemente si schierava contro il nazismo in nome del pacifismo di cui era un convinto sostenitore). Inoltre, difendeva l’ideale di una Francia legata alle tradizioni del Nord Europa, lontana dalle altre nazioni mediterranee e libera da influenza ebraiche. Nonostante le simpatie hitleriane, allo scoppio della guerra si arruola come medico volontario nella marina francese. Una volta sconfitta la Francia ed instauratosi il governo di Vichy, Celine rifiuta di “collaborare”, ma al contempo anche di unirsi alla “resistenza”. Andrà a lavorare nella clinica municipale di Satrouville dove continua a praticare la professione medica. Dopo essersi sposato per la terza volta (nel 1936 aveva conosciuto la giovane ballerina Lucette Almanzor) Céline decide però di compromettersi e inizia a dare voce alla sua campagna filo-tedesca e antiebraica. Ma non sarà una vera e propria “collaborazione”.  Anzi, tra il 1940 ed il 1944 partecipa ad alcuni ricevimenti a cui sono invitati esponenti nazisti che rimangono sconcertanti dalle visioni di Celine, che d’altronde mai lavorerà per agenzie tedesche in Francia e non risulterà mai a libro paga dei nazisti.

 

Finita la guerra, nel modo che tutti sappiamo, Celine e signora sono accusati di collaborazionismo”, quindi seguono la ritirata tedesca fino a Berlino, e successivamente riparerà a Sigmaringen in Danimarca. Il 17 settembre 1945 la legazione francese a Copenaghen chiede la sua estradizione; la notte stessa viene incarcerato. Cominciano le trattative tra i governi francese e danese: quest’ultimo rifiuta l’estradizione. Céline resta in prigione undici mesi. Nel 1950, il governo francese gli concederà la grazia, sequestrandogli però tutti i beni, tranne qualche piccolo guadagno derivante dalle precedenti pubblicazioni e qualche risparmio.

Rientrato in patria, Celine tornerà ad esercitare la mansione di medico dei poveri, in un piccolo paesino a 10 km da Parigi, Mendou, dove resterà fino alla sua morte, giunta il 1 Luglio 1961, per aneurisma cerebrale.

 

Celine è uno di quei grandissimi scrittori che hanno pagato, prima fisicamente poi con l’oblio, le proprie idee politiche (va ricordato che anche in questo caso si è sempre e solo trattato di reati d’opinione), ma la cui grandezza non è certamente cancellabile dall’odio ideologico. Tanto più che inizialmente verrà considerato comunista, vista l’attenzione verso i ceti più poveri. Inoltre come giustamente, e stranamente, ha affermato Sarkozy: “non tutti quelli che apprezzano Celine sono antisemiti, così come non tutti quelli che leggono Proust sono omosessuali”.

 

 

PRINCIPALI OPERE:

 

Viaggio al termine della notte (1932): E’ la storia di un medico, Bardamu, che dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale si imbarca per le colonie, di qui agli Stati Uniti e poi nuovamente in Francia dove diventa medico dei poveri. L’autore usa questo espediente per tratteggiare la condizione degli “ultimi”, condizione per cui incolpa la società moderna, e l’insensatezza della vita così come vissuta attualmente.

 

Morte a credito (1936): E’ un romanzo autobiografico, che racconta le gesta del ragazzo Ferdinand: la sua vita nel Passage Choiseul, il suo inserimento nel mondo del lavoro, i suoi viaggi studio. Rappresenta una presa di distanza dalla vita, intesa come un percorso che ci condice a riscuotere l’unico credito certo che abbiamo: la morte.

 

Bagatelle per un massacro (1937): Il pamphlet politico più “duro” di Celine, dai toni fortemente antisemiti e fortemente contrari alla società moderna.