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Home / Articoli / Atrium - Studi metafisici ed umanistici (nuovo numero)

Atrium - Studi metafisici ed umanistici (nuovo numero)

di redazionale - 11/08/2008

Fonte: Atrium

ATRIUM- Studi metafisici ed umanistici, X (2008), 2 Il Sacro, l'Arte, la
Memoria: la misura dell'Arte

a cura di Massimo Marra e Stefano Serafini

14,50 €, 186 pagine - Ordini: atrium48@tiscalinet.it 
atrium@adytumedizioni.it


Dopo l’utilitarismo metafisico darwiniano, e il nichilismo compiaciuto
di sé, è venuto il turno di analizzare la dissacrazione della bellezza,
cioè la diffusa convinzione secondo la quale la bellezza (e così
l’ordine, la vita, il significato) sorga dal basso, come dal limo un
fuoco fatuo; sia una convenzione, un concetto soggettivo; in sostanza,
che la bellezza non abbia autonomia ontologica, e possa danzare e
disparire in obbedienza alle diverse prospettive, o agli interessi ch’è
chiamata a servire; che, dunque, sovvertirla e dileggiarla, piegarla a
fini umani e più che umani, sia non soltanto un fatto da sempre
accaduto, ma anche un dovere intellettuale, progressista. E come
potrebbe difatti l’artista intelligente e colto accettare a stella
polare della propria azione un’illusione naïf, peraltro socialmente
sospetta? In suo luogo porrà piuttosto, l’arguzia intellettuale,
l’ideologia e, soprattutto, il denaro – in breve, il proprio ego
narcisistico. Talentuoso e vincente businessman, manager di se stesso e
del suo marchio di bottega, egli sa bene che anche quella d’artista non
è che una maschera, consapevolmente indossata da un brillante artigiano
introdotto in società.
Da oltre un secolo d’altronde l’alternativa suona scandalosa (e tale
sempre suonerà per certi beghini dell’intelletto applicato, guardie di
quel grande mercato che compone il 90% del mondo accademico). Essa dice
che la bellezza ha una radice al di là del mondo; che l’ordine, la vita
e il significato non derivano da questo prato visibile di cause ed
effetti esistenziali, tremulo come un miraggio, ma sorgono da una realtà
più profonda e vera, inarrivabile alla categorizzazione orizzontale del
pensiero analitico, alla riduzione universale sulla quale è fondata la
civiltà dell’uso. Tale realtà radicale, tradizionalmente la chiamiamo
Essere; e quando si concede e si rivela, trasparendo attraverso certi
incanti della natura o della mimesis umana, Sacro.


Indice:

Stefano Serafini, Prefazione

Tatjana Tolstaja, Il Quadrato

Marco Toti, Iconografia, sogno e ascesi. Note introduttive sul mundus
imaginalis

Pavel Florenskij, Il volto e la maschera

Nikos A. Salingaros, Religione e natura: le fonti architettoniche della
bellezza

Paolo A. Rossi, Sant'Angelo in Formis: l'immagine come veicolo verso il
mistero

Maurizio Elettrico, Celebrazioni oroscopali e paganesimo politico tra
Medioevo e Rinascimento

Andrey Smirnov, La harya (perplessità) Sufi e l'Arte islamica: la
contemplazione della decorazione attraverso i Fusus al-Hikam

Paolo Magnone, Introduzione al Cosmogramma del tempio hindu

John Lindsay Opie, Il dio Siva nell'arte dell'India del Sud

Recensioni e Segnalazioni

Massimo Marra, Congedo

Profilo Autori



Gli Autori

Maurizio Elettrico
Artista, storico e studioso di filosofia. A partire dagli anni ’90 si è
occupato di ricerche sui valori simbolici delle immagini nell’arte del
Rinascimento, e delle interconnessioni tra arti figurative, scienza ed
astrologia. Su queste tematiche è autore di una copiosa produzione
saggistica, edita su diverse riviste e pubblicazioni. All’Università di
Napoli ha collaborato con la cattedra di Storia del Rinascimento (prof.
De Maio) ed è stato, tra il 1997 ed il 2001, ricercatore presso
l’Istituto Italiano di Studi Filosofici. Ha svolto per alcuni anni
lavori di consulenza scientifica per R.A.I. Educational. Alcune sue
produzioni artistiche sono nella collezione permanente dello S.M.A.K. in
Belgio, uno dei più importanti musei di arte contemporanea d’Europa. Ha
esposto in Italia, Germania, Olanda e Belgio. Una sua personale si è
svolta di recente a Napoli, al Museo Nazionale di Capodimonte. Nel 2004
ha pubblicato presso le Edizioni Morra il volume The New Empire, un
singolare testo di fanta-filologia, che descrive una ipotetica quanto
utopica società avveniristica e biotech, dominata da una teocrazia
sincretistica denominata Nuova Chiesa Universale. In continuità con il
progetto di The New Empire, è in corso di pubblicazione presso le
edizioni Mimesis il volume L’Infante Demiurgo, che affronta la questione
della biodemiurgia, intesa come capacità umana di manipolazione della
natura, a partire dalle coordinate ideologiche della tradizione magica
rinascimentale.

Pavel Florenskij
(Evlach,1882 - Leningrad, 1937) Scienziato, religioso, filosofo e
teologo russo poliedrico e di grande complessità. Ispirato nella
primissima giovinezza da Lev Tolstoj, amico del poeta Andrey Belij e dei
filosofi Sergej Bulgakov e Nikolaj Berdiaev, si laureò in matematica con
il fondatore della Società Matematica Russa, B. N. Bugaev. Si iscrisse
quindi alla Facoltà Teologica del Monastero di San Sergio (Sergev Posad)
accedendo al sacerdozio nel 1911 poco dopo il matrimonio, e laureandosi
subito dopo con una tesi sul concetto di verità spirituale. Si interessa
di mistica, logica, ontologia ed estetica, alla ricerca di un nuovo
realismo capace di coniugarsi a un idealismo immanente. Le sue
riflessioni confluiranno nell’opera fondamentale La colonna e il
fondamento della Verità (1914, trad. It. Rusconi 1974, 1998), capolavoro
del pensiero religioso russo, alla quale seguiranno numerose opere,
conferenze, scritti. Dal 1921 lavora come ricercatore presso
l’Amministrazione Centrale per l’Elettrificazione della Russia e
all’Istituto Elettrotecnico di Stato, pubblicando anche in questo
settore, e brevettando alcune invenzioni (ad es., durante la prigionia,
un liquido anticongelante). Dirige il progetto dell’Enciclopedia
Tecnica, partecipando a spedizioni mineralogiche dal 1927 al 1933, anno
in cui verrà arrestato dalla polizia politica e tradotto nei campi di
lavoro forzato. Verrà fucilato nel 1937. Tra le sue opere ricordiamo in
traduzione italiana: Attualità della parola. La lingua tra scienza e
mito (Guerini e Associati, 1989), Il sale della terra. Vita dello starec
Isidoro (Qiqajon, 1992), Lo spazio e il tempo nell’arte (Adelphi, 1995),
Il significato dell’idealismo (Rusconi, 1999), "Non dimenticatemi". Dal
gulag staliniano le lettere alla moglie e ai figli del grande
matematico, filosofo e sacerdote russo (1933-1937) (Mondadori, 2000), Il
valore magico della parola (Medusa, 2001), L’arte, il simbolo e Dio
(Medusa 2004), Iconostasi (Medusa 2008).


John Lindsay Opie
Massimo esperto d’iconografia russa del mondo accademico italiano, è
stato il primo cattedratico di Storia dell’Arte Bizantina nel nostro
Paese, presso la III Università di Roma. Ha studiato Lettere Classiche e
Letteratura Inglese alla Columbia University di New York, Storia
dell’Arte preso l’Università di Firenze, e Filosofia e Teologia
all’Università di Catania, insegnando quindi negli atenei di Catania,
Genova, L’Aquila, Roma La Sapienza e Roma III. Il fuoco della sua
ricerca – dalla grecità classica alle culture tradizionali orientali – è
l’arte sacra, con particolare attenzione alla pittura cristiana
d’Oriente, l’iconologia, e la lettura mistica e teologica dell’immagine
ieratica. Ricordiamo fra i suoi scritti A time of Gods (1965), Island
Ceylon (1970), Il significato iniziatico delle icone pasquali (1975), I
sensi esoterici delle icone pasquali (1975), What is icon painting?
(1977), Some remarks on the colour system of medieval byzantine painting
(1981), Profane art in Byzantium? (1995), The Trinity in Rublëv’s icon
of the Holy Trinity (1998), Le icone post-bizantine di Piana degli
Albanesi (1990), Le icone di Mezzojuso (1991), The Siculo-Cretan School
of icon painting (1991), Icona (1996), Manolis Chatzidakis e l’icona
post-bizantina (1998), Icone: un’icona (1999), “Ikonostas” and its
context (1999), Agnus Dei (2002), Iconostasi (2003), La simbologia e
l’icona in Pavel Florenskij (2005) e Le icone menologiche e la
trasformazione del tempo (2007). Una sua importante lettera aperta sul
culto ortodosso ad Aleksandr Solženicyn, tradotta in più lingue ed edita
in diversi Paesi, è stata resa in italiano da Cristina Campo (Il Nemico
Interno, 2003).


Paolo Magnone
Insegna dal 1992 Lingua e Letteratura Sanscrita all’Università Cattolica
di Milano. È membro ordinario dell’International Association of Sanskrit
Studies, dell’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente e della Società
Italiana di Storia delle Religioni. Collabora al progetto telematico
TITUS (Thesaurus Indogermanischer Text- und Sprachmaterialien)
dell’Università di Frankfurt.
Tra i suoi preminenti interessi di ricerca, cui ha dedicato una copiosa
e varia produzione saggistica su pubblicazioni nazionali ed
internazionali, figurano i grandi corpora mitologici dell’epica e dei
Purāna (“Antiquitates”) e la filosofia delle Upanisad e del
Sāmkhya-Yoga. A proposito di quest’ultima, è degna di nota in
particolare la sua traduzione/esposizione dell’opera fondamentale della
scuola, i celebri Aforismi dello Yoga (Yogasūtra) con la glossa di Bhoja
(quest’ultima tradotta per la prima volta in Italiano, Promolibri 1999).
Nel 2001 ha pubblicato, per i tipi della Mimesis, il classico di Bhāsa
(II-III secolo d. C.) Vāsavadattā in sogno. È curatore di una pagina web
personale espressamente dedicata all’indologia ed agli studi sanscriti,
raggiungibile all’indirizzo http://www.jambudvipa.net.


Massimo Marra
Napoli, 1965. Saggista, esperto di discipline esoteriche occidentali e
storia dell’esoterismo, ha approfondito particolarmente la rinascita
occultista francese a cavallo tra XIX e XX secolo. Dal 2004 è il
direttore editoriale del trimestrale Atrium. Fra le sue pubblicazioni,
ricordiamo Il pulicinella filosofo chimico: uomini e idee dell’alchimia
a Napoli nel periodo del Viceregno (Mimesis, 2000), la cura della
ristampa del classico di Giovanni Carbonelli, Sulle fonti storiche della
chimica e dell’alchimia in Italia (La Finestra, 2003), e insieme ad
Andrea De Pascalis, Alchimia (Mimesis, 2007). Ha prodotto il primo
studio critico sulla figura e l’opera di Schwaller de Lubicz, R. A.
Schwaller de Lubicz: la politica, l’esoterismo, l’egittologia (Mimesis,
2008). Dal 2001 collabora alla redazione della rivista di medicine
antropologiche e storia della scienza Anthropos & Iatria (Genova). Con
P. A. Rossi, Ida Li Vigni ed Andrea De Pascalis, ha varato il progetto
no-profit di divulgazione culturale Airesis (www.airesis.net). Sempre
insieme a Rossi dirige la collana “I Quaderni di Airesis” dell’editrice
Mimesis, dedicata ai rapporti tra l’uomo e il sacro.


Paolo Aldo Rossi
Novara, 1946. Ordinario di Storia del Pensiero Scientifico e di Storia
del Pensiero Medico e Biologico presso l’Università degli Studi di
Genova, direttore scientifico delle case editrici Unione Tipografica e
Nova Scipta di Genova e della rivista Anthropos & Iatria, è membro del
Comitato scientifico delle riviste Atrium, Epistemologia, Antropology
and Philosophy, Arkete, Letteratura e Tradizione, Hiram, e direttore
delle collane Airesis e Quaderni di Airesis dell’editrice Mimesis. In
passato ha diretto le riviste Abstracta e Ars Regia, e le case editrici
Ecig, Erga, General Ed. Storia d’Italia, Bramante, Heliopolis,
Miriamica. Si occupa di storia della scienza con particolare riguardo
alla storia della medicina e alla epistemologia. Tra le sue
pubblicazioni, che contano oltre 200 articoli scientifici e numerose
curatele, presentazioni e postfazioni, ricordiamo Cibernetica e Teoria
dell’informazione, La Scuola Editrice, 1979; Epistemologia, metodologia
e didattica della storia, La Scuola Editrice, 1986; Storia della
filosofia italiana e delle scienze umane in Italia nel vol. IV di Storia
politica e culturale d’Italia, Bramante, 1987; Metamorfosi dell’idea di
natura e rivoluzioni scientifiche, ERGA, 1999; Il volume, vincitore del
Premio Bancarella 2007, Gola mater amatissima. Alimentazione e arte
culinaria dall’età tardo-classica alla fine del medioevo (con Ida Li
Vigni), De Ferrari Editore, 2006; Manuale di acustica e teoria del suono
(con S. Leoni), Rugginenti, 2006.


Nikos A. Salìngaros
Urbanista e teorico dell’architettura di fama mondiale, è professore di
matematica presso l’Università del Texas a San Antonio, e ha insegnato
nelle facoltà di Architettura della Terza Università di Roma e della
Delft University of Technology. È consulente dell’Istituto Tecnológico
de Monterrey, Santiago de Querétaro, Mexico, e, fra le altre, delle
riviste Resource for Urban Design Information (Oxford), Urban Land
Institute (Washington), Katarxis III. Nato a Perth, in Australia, è
figlio del noto compositore greco Stelios Salingaros, e nipote del
baritono Spyros Saligaros, compagno di Maria Callas presso l’Opera di
Atene. Abbandonata la giovanile passione per la pittura, studia Fisica
presso l’Università di Miami con Paul Dirac, per laurearsi quindi al
collegio Stony Brook dell’Università di New York con Max Dresden. Si
occupa di relatività, fisica matematica e fusione termonucleare,
pubblicando una cinquantina di articoli scientifici. Quindi comincia la
sua collaborazione con l’architetto e programmatore Christopher
Alexander, del quale curerà The Nature of Order, opera grandiosa e
monumentale in quattro volumi sull’estetica e la geometria in natura.
Seguendo le orme del maestro, Salingaros si dedica dunque
all’architettura, e propone di rimettere al centro dell’attenzione degli
architetti i bisogni e l’ordine di natura degli uomini. Nei suoi due
libri più importanti, Principles of Urban Structure (Techne Press,
Amsterdam, 2005) e A Theory of Architecture (Umbau-Verlag, Solingen,
2006) ha teorizzato la “ri-umanizzazione” del design e dell’urbanistica,
proponendo dei principi scientifici per relazionare in maniera semplice
i moduli costruttivi alle esigenze di ordine naturale dell’essere umano,
anche prendendo spunto dal passato, più vicino alla sensibilità umana.
In Italiano è stato tradotto Antiarchitettura e demolizione (Firenze,
Libreria Editrice Fiorentina, 2007), una raccolta di scritti critici nei
confronti del sistema economico-ideologico dell’architettura
contemporanea e dei suoi prodotti innaturali e non confortevoli. Altri
scritti sono apparsi in Italia su Il Corriere della Sera, Il Domenicale,
Libero e Il Covile.


Stefano Serafini
Roma, 1971. Filosofo di formazione classica (Università San Tommaso
d’Aquino) e psicologo (Università di Roma), si interessa di storia del
pensiero scientifico e di epistemologia con particolare attenzione al
medioevo cristiano e al problema della forma. Collabora alle ricerche
del prof. Giuseppe Sermonti sull’origine degli alfabeti semitici. Già
direttore della Angelicum University Press, ha pubblicato saggi e
contributi in miscellanee e riviste, tra le quali Angelicum, Atrium,
Diorama Letterario, Enclave, Lo Straniero, Rivista di Biologia, Rivista
Italiana di Archeoastronomia, e curato la collana “Studi” dell’Istituto
di medievistica della Pontificia Università San Tommaso d’Aquino. Nel
1999 ha pubblicato il volume Vita quaerens intellectum. Tommaso d’Aquino
e ricerca filosofica, Millennium. Ha tradotto ed editato in italiano
Evoluzione senza Selezione. Autoevoluzione di Forma e Funzione di A.
Lima-de-Faria, Nova Scripta, 2003. Ha curato i numeri speciali di Atrium
1/2007 sull’Evoluzionismo e, con M. Marra, 1/2008 su Scienza e Speranza.


Andrey Smirnov
Mosca, 1958. Si è laureato nel 1981 all’Università degli Studi di Mosca,
al Dipartimento di arabistica della Facoltà di studi afro-asiatici, e
vanta due Ph.D.: il primo nel 1989 con una tesi, poi pubblicata nel
1993, intitolata The Philosophical Doctrine of Ibn ‘Arabī is a
systematic exposition of the philosophical doctrine of the mystical
Islamic philosopher; il secondo nel 1998, con una tesi dal titolo
Meaning-Formation Procedures in Classical Islamic Philosophy, più tardi
rivista ed ampliata a formare un libro pubblicato nel 2001 con il titolo
di Logic of Meaning. Theory and its application to the study of
classical Arabic culture. È ricercatore e responsabile capo del Centro
per gli Studi delle Filosofie Orientali, Volkhonka 14, Mosca, Russia.
Presso Università di Mosca e di Novgorod tiene i seguenti corsi: La
filosofia araba classica, La morale islamica, e Sufismo e cultura
islamica. Andrey Smirnov ha tradotto in russo i Fusūs al-Hikam (I
Castoni della Saggezza) di Ibn ‘Arabī, il Rahat al-aql (La Pace della
Mente; tra l’altro prima traduzione assoluta in una lingua europea) di
al-Kirmani e l’Hikmat al-ishraq (La Saggezza dell’Illuminazione;
attualmente in stampa) di Suhrawardi, contribuendo così allo studio di
queste grandi figure della filosofia islamica. I suoi lavori sono stati
pubblicati in inglese, italiano, persiano e russo. Ha inoltre scritto
circa 60 articoli sulla filosofia islamica – spaziando da argomenti
generici a categorie filosofiche principali, dalle correnti e scuole
principali per finire con le figure più rilevanti – per il quarto volume
della Nuova Enciclopedia Filosofica pubblicata a Mosca nel 2000-2001, e
ha contribuito con 30 articoli alla sezione dell’Etica Islamica per
l’Enciclopedia Etica (Mosca 2001). Recentemente ha pubblicato con
Simmetria La Filosofia mistica e la ricerca della Verità (2005).


Tatjana Tolstaja
Leningrado, 1951. Laureata in Filologia classica presso l’Università di
Leningrado, ha insegnato Lingua e Letteratura Russa presso la Princeton
University di New York e lo Skidmore College, ed è ritenuta uno degli
autori più importanti della letteratura russa contemporanea. È anche un
popolare personaggio televisivo. Negli Stati Uniti, dove si trasferì
durante gli anni ‘90, ha pubblicato su The New Yorker, The Paris Review,
The New York Review of Books. Il suo primo racconto, Na zolotom krilze
sideli (“Sotto il portico dorato”), apparve sulla rivista letteraria
Avrora nel 1983, e ne decretò immediatamente il successo sia in Unione
Sovietica che all’estero. Tra i racconti brevi e le novelle ricordiamo
Siužet (“Il soggetto”), Fakir (“Il fachiro”), Krug (“Il cerchio”),
Milaja Šura (“La cara Shura”), Somnambula v tumane (“La Sonnambula nella
nebbia”) e la raccolta Isioum (“Uva passa”) dalla quale è stato tratto
Il Quadrato. Il suo romanzo distopico Kys (Moskva, Podkova, 2001),
ambientato in un futuro imbarbarito dove è proibito detenere libri,
divenuto un caso letterario, è stato riedito nel 2007 in inglese dalla
prestigiosa collana “Classics” della New York Review of Books con il
titolo The Slynx. In italiano fino ad ora sono comparsi solo due
raccolte di racconti: Sotto il portico dorato, La Tartaruga, 1989; e La
più amata, Einaudi, 1994.
Tatjana Tolstaja è figlia del noto fisico Nikita Tolstoj, a suo volta
figlio dello scrittore Aleksej Tolstoj, il famoso autore fantastico
detto il “conte rosso”, marito dell’influente poetessa Natalja
Krandjevskaja. Il nonno materno, Mikhail Losinskij, ha prodotto la
traduzione classica in lingua russa de La Divina Commedia. Il figlio di
Tatjana, Artem Lebedev, è uno dei più importanti grafici di Russia
(www.artlebedev.com). Anche la sorella di Tatjana, Natalja, è una
scrittrice.


Marco Toti
Roma, 1976. Dottorando di ricerca presso l’Università di Messina,
collabora alla cattedra di Storia delle Religioni dell’Università di
Roma La Sapienza, ed è Fullbright Visiting Researcher presso la
University of South Carolina. Si occupa del metodo di orazione esicasta,
con particolare riferimento alle tecniche corporee ed al tema del mundus
imaginalis. Ha scritto Aspetti storico-religiosi del metodo di orazione
esicasta (2006) oltre che vari articoli su temi di mistica comparata e
religiosità postmoderna, tra cui i più recenti sono “The inner dimension
of the pilgrimage to Mount Athos”, in K. Ware et alii, The Monastic
Magnet: to and from Mount Athos (2007), “Morfologia religiosa ed
ermeneutica nel Padre spirituale di A. Scrima”, in Studi e Materiali di
Storia delle Religioni 73/2 (2007) e “The Proliferation of Postmodern
Religiosity in the late Sixties”, in Atti del Congresso Internazionale
“Esotericism”, Donner Institute for Research and Cultural History, Turku
(2007). Per Atrium (IX/4) ha pubblicato: “Note sul significato simbolico
ed antropologico del metodo di orazione esicasta (XIII-XIV secolo)”.