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Storia dello sguardo

di Ivan Illich - 02/09/2008

Fonte: traccefresche

 

Per quattro anni, dal 1990 al 1994, ho dedicato il mio insegnamento e ho concentrato le mie letture su una storia dei sensi. Nel farlo, mi sono avvalso di quella anarchica libertà che la rinuncia ad ogni inquadramento formale del mio insegnamento mi ha garantito. {di Ivan Illich ...Il sito di Brema..., 2000, a cura di David Cayley, stralci di Marco Sicco da Pervertimento del Cristianesimo, Edizioni it. Quodlibet ...edizioni quodlibet}

(...) Nell'antichità classica lo sguardo era un'attività con la quale la mia carne si sposava alla carne o, più precisamente, ai colori degli oggetti su cui si volgeva. Lo sguardo era chiaramente descritto come una proboksìs o mano psichica. Era chiamata psychopodium. Ta podia sono le mani e i piedi. Ci si protendeva all'esterno quando si aprivano gli occhi, quando si posava lo sguardo su qualcuno, quando si cercava il riflesso di Ivan nella pupilla di David Cayley. Pupilla significa esattamente la piccola immagine di me che io vi vedo. Il vedere era un'erezione fuori dalla pupilla, non meno amorosa di altre erezioni. Perciò, quando io ti guardo, ti accarezzo con gli occhi.

Fino a quando lo sguardo fu concepito come un'azione umana, il vedere fu concepito come qualcosa di intenzionale, che poteva essere addestrato al pari del parlare o dell'udire. L'opsis degli antichi, a cominciare da Euclide, era il supporto conoscitivo del giusto comportamento morale. (...) L'ottica era il fondamento del retto uso morale degli occhi in quanto parti del corpo che cercano, che toccano.
...la custodia oculorum, il controllo degli occhi ...spiega come l'occhio debba essere sorvegliato, difeso dal pericolo di vedere cose sbagliate, non visioni interiori, ma sogni, apparizioni, follie create dai miei desideri, nella costante consapevolezza che, così come posso addestrare le mie mani, io posso addestrare i miei occhi a rivolgere sempre lo sguardo giusto sugli oggetti giusti che ho scelto come modelli, che voglio interiorizzare. Come la virtù dell'ospitalità può essere sviluppata praticandola, finché la sua costante ripetizione la trasformi in una parte integrante del mio comportamento, delle mie intime abitudini, così la fede nell'esistenza di un insieme di sensi interni condusse, tra gli asceti, a un tentativo molto accurato di addestrate i giovani alla sorveglianza dei loro occhi. Nel secondo millennio diventò molto più importante la vigilanza su ciò che penetra all'interno; nel primo millennio essa era, in gran parte, vigilanza contro il precipitarsi su qualcosa che è là fuori, toccarlo e portarselo a casa.

(...) Il passaggio dallo sguardo che si protende verso l'esterno all'occhio concepito come una camera obscura è una precondizione perché sia possibile concepire l'immagine, la pittura, come un espediente didattico per conoscere la realtà. Nell'ottica moderna come scienza della luce, si può fingere di creare un fac-simile col quale l'artista, o il suo committente, trasmetta a te, per mezzo dei tuoi occhi, doxa e dogma: conoscenza. Non si può usare un fac-simile come sostituto della realtà là dove è lo sguardo a protendersi verso l'esterno. La possibilità di rendere la pittura rappresentativa è profondamente legata alla transizione del vedere come attività fisica, e attività virtuosa, alla vista come un'incorporazione passiva, almeno in parte.

(...) Intorno al 1502-03, quando dissezionava i cadaveri degli impiccati che comprava dal boia, Leonardo da Vinci dice: si deve disegnare tutto ciò che si vede dentro un corpo umano, perché nella carne l'occhio non può vedere niente. (...) La scienza moderna ha avuto inizio fondamentalmente con l'interpretazione di disegni.

(...) Una volta concepito lo sguardo come quello di una videocamera; una volta acquisita la capacità di parlare della visione satellitare del mondo (come se si trattasse di una visione!); una volta acquisita l'abitudine di vedere dinanzi ai miei occhi cose che per la loro propria natura non sono nell'ordine del visibile, forse perché fintanto che vivo si trovano sotto la mia pelle, come il battito del cuore, forse perché si tratta di invenzioni, come la rappresentazione visiva di dati quantitativi, sviluppatasi in modo così straordinario negli ultimi 150 anni, forse perché è un cosiddetto genoma che esercita il controllo e il comando: ebbene, una volta che ci siamo assuefatti a tutto questo, noi perdiamo sempre più l'abitudine di fissare il nostro sguardo su ciò che cade direttamente sotto i nostri occhi.

L'ottica antica aveva lo scopo di preparare un modo virtuoso di vedere, e di renderci consapevoli dei trabocchetti nei quali il nostro raggio visivo può cadere. Io penso che un'opsis contemporanea, lo studio razionale, disciplinato, metodico, dell'atto umano di guardare, dovrebbe rendermi consapevole di ciò che mi porto dietro nell'incontro quotidiano con la gente, dell'abitudine acquisita di prendere sul serio quelle finzioni, alla cui compagnia mi invitano continuamente i produttori di queste stesse non-entità di straordinaria attrattiva. Ho detto attrattiva, sì, ma poiché so come stanno le cose, dico: di straordinario potere di seduzione.